Di Sara Iannaccone per ComeDonChisciotte.org
NAPOLI
Un drammatico evento ha sconvolto la città partenopea: lo scorso 24 giugno una macchina che transitava all’uscita della tangenziale è improvvisamente esplosa, terrorizzando chi era a pochi metri di distanza dal veicolo.
Nonostante l’esplosione, nessun altro è stato coinvolto nell’incidente e al momento opportuno, la gente è scesa dalle proprie auto in soccorso delle povere vittime.
Il 25enne era stato scaraventato fuori dall’abitacolo, mentre la 66enne era rimasta intrappolata. Secondo alcuni testimoni sembrava che il giovane, anche se sofferente, potesse farcela; era in piedi, non riusciva a muoversi, ma mostrava di avere le forze per lottare.
Ma dopo giorni di agonia, sono morti entrambi.
Maria Vittoria Prati, ricercatrice del CNR, è deceduta il 27 giugno di pomeriggio, aveva ustioni sul 90% del corpo.
Fulvio Filace, laureando alla Magistrale di Ingegneria Meccanica e giovane tirocinante dell’Istituto motori del CNR, è deceduto il 29 giugno di mattina, aveva ustioni sul 70% del corpo.
La rabbia, l’angoscia e la tristezza è ora nei cuori dei familiari, le troppe domande forse non avranno mai una risposta.
Tante persone nel loro piccolo hanno cercato di dare un piccolo aiuto, si sono recate in ospedale a seguito di un appello che richiedeva una donazione del sangue per salvarli.
La domada che sta affliggendo i parenti e chiunque si sia interessato del tragico episodio è: che cosa è accaduto? Al momento non c’è una risposta definitiva su cosa abbia realmente causato l’esplosione, ma una cosa è certa: una donna ed un ragazzo sono state vittime di un esperimento tecnologico.
L’auto infatti era un prototipo di un progetto del CNR denominato “LIFE-SAVE – Make your car a solar hybrid” che ha l’obiettivo di convertire le auto tradizionali in modelli ibridi-solari, uno spin-off dell’Università di Salerno, portato avanti da quattro partner italiani (eProInn, Mecaprom, LandiRenzo e Solbian).
In sostanza il veicolo oltre che diesel, usava l’energia solare attraverso i pannelli installati sul tetto della macchina.
Un campione diesel-elettrico, con due motori che erano stati montati sui mozzi delle ruote posteriori.
Inoltre all’interno erano state sistemate due bombole d’ossigeno o altro liquido infiammabile che, secondo alcuni, potrebbero aver favorito l’esplosione.
Ora sono aperte le inchieste, si indaga sui flussi di finanziamenti pubblici regionali ed europei arrivati alle società che fanno parte del progetto «Life-save», e se quel viaggio che è costato la vita a Prati e Filace fosse stato autorizzato.
Un’inchiesta è partita dal CNR, che deve chiarire le ragioni di quel percorso in tangenziale e come mai a bordo della Volkswagen Polo ibrida ci fosse anche Filace che era un laureando, uno stagista.
La seconda è della Procura di Napoli, che ha dato mandato ai carabinieri del Ris di Roma di effettuare una super-perizia sia sull’autovettura esplosa – la Polo – che sulla seconda macchina ibrida: una Fiat Punto sequestrata alla “eProInn” di Fisciano, la società che ha realizzato il progetto sperimentale.
Un paio di giorni fa, la famiglia di Fulvio Filace ha postato un comunicato sui social chiedendo giustizia. Poche frasi, ma sono così vere che fermano a riflettere:
È giusto che la tecnologia progredisca e vada avanti, non vogliamo però che un ragazzo pieno di sogni possa diventare un martire dell’innovazione. Fulvio è vittima di un test fallimentare che cambierà per sempre la sua vita e quella della nostra famiglia. E troppe domande oggi ci tormentano.
Gustizia possiamo ottenerla, innanzitutto, non lasciando che queste persone siano morte invano. I cambiamenti partono dal basso, il dovere di un cittadino è difendersi anche dal progresso se questo lede la vita di un povero innocente inconsapevole.
Ultimamente, gli incidenti legati alla tecnologia sono tanti, troppi. Sempre più diffusi quelli connessi alle auto elettriche.
Davvero non esistono alternative più sicure e pulite che tutelano l’ambiente, il cittadino e la società?
Di Sara Iannaccone per ComeDonChisciotte.org
29.06.2023