Polizia? No grazie, meglio la Guerra Civile!!

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DI ALESSANDRO GUARDAMAGNA

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Ormai è ufficiale: il dipartimento di Polizia di Minneapaolis verrà chiuso, salvo che il sindaco democratico, Jacob Frey contrario alla decisione, non ponga il veto. E quello di New York subirà un drastico taglio di fondi. E mentre in tutto il mondo ci s’inginocchia in segno di solidarietà per la morte di George Floyd, Nancy Pelosi, la portavoce Dem alla Camera, dopo aver fatto anche lei l’inginocchiamento rituale di 8 minuti e 46 secondi, ha presentato il disegno di legge per la riforma della polizia americana. La riforma vieterebbe il “chokehold”, la stretta al collo, ma anche i mandati senza preavviso nei casi di droga, il cui spaccio è diffusissimo in molte comunità afroamericane. Inoltre, richiederebbe ai dipartimenti locali di polizia l’invio di dati sull’uso della forza al governo federale, e la creazione di un programma di aiuti finanziari che consenta ai procuratori generali di avviare un processo indipendente per indagare sulla cattiva condotta degli agenti. “Il martirio di Floyd ha portato un momento di angoscia nazionale che si sta trasformando in un movimento di azione nazionale, mentre gli americani di tutto il paese protestano pacificamente per chiedere la fine dell’ingiustizia”, ha affermato Pelosi, sottolineando che i Dem in Congresso sono dalla parte di coloro che “lottano per la giustizia e agiscono”. Non è chiaro che film abbia visto Pelosi nelle ultime due settimane, o forse alle finestre della sua dimora circondata da alti e spessi muri non sono arrivate le immagini di migliaia di edifici in fiamme per miliardi di dollari in danni a proprietà pubbliche e private, 11.000 arresti, 17 omicidi, tra cui due agenti di colore (Patrick Underwood a Oakland e David Dorn a St. Louis), del tentativo dei manifestanti di bloccare i pompieri di Richmond mentre cercavano di raggiungere una casa in fiamme dove si trovava un bambino, di un museo andato in fumo e dell’ospedale per bambini di Dallas dato alle fiamme, notizia, quest’ultima che, a differenza delle altre trova conferme e smentite.

Naturalmente tutti i Dem che contano, da Clinton a Biden passando per Obama, hanno una security personale, che è garantita a vita a tutti i presidenti ed ex-presidenti, e ai loro famigliari. L’unico a rinunciarvi fu Nixon nel 1985. Stessi alti standard di sicurezza possono permettersi gli altri grandi papaveri di Washington grazie ai mezzi economici di cui dispongono per pagarsela, e naturalmente lo stesso discorso vale per i padroni delle grandi corporations. Il cittadino invece la sicurezza se la vedrà ridotta, se passa questa riforma, ed in futuro magari gli verrà fatto capire che può farne a meno. Infatti se il trend non si inverte chi invocherà aiuto per alcuni crimini sarà inascoltato, e se protesterà potrebbe essere bollato di razzismo o gli potrebbe essere scatenata contro la manovalanza violenta. Gli agenti interverranno come prima, visto che se arrestano un afroamericano potrebbero rischiare se va bene il licenziamento, e se va male il linciaggio mediatico e la galera? In North Carolina per il momento alcuni agenti hanno iniziato a lavare i piedi ai pastori afroamericani. Poi si vedrà in futuro quando saranno chiamati ad intervenire in caso di un crimine violento che coinvolga un nero se saranno pronti a far fuoco, oppure si ridurranno a rispondere a chiamate per recuperare gattini dagli alberi, o a monitorare la crescita delle aiuole nei quartieri.

E poi vi è l’eco mondiale. In tutto il mondo manifestano per George Floyd, che dei suoi 46 anni ne ha trascorsi 10 in arresti e detenzioni per spaccio e consumo di droghe, furto e rapina. Intendiamoci; Floyd non era un delinquente incallito.

Era semplicemente una persona, come altri afroamericani, nata e cresciuta in contesto svantaggiato da cui non si è mai del tutto affrancato, e che spesso è ricorso al crimine come un espediente per sbarcare il lunario. Del resto dopo aver perso il suo ultimo lavoro, in seguito alla crisi causata dal COVID-19, è stato arrestato lo scorso 25 Maggio perché tentava di utilizzare banconote false. Insomma, non un delinquente recidivo, ma neppure un angelo modello di rettitudine. Questo non toglie che sia morto ingiustamente a causa del trattamento inflitto da sciagurati agenti di polizia, ma farne un martire della sete di giustizia planetaria è insensato ed offensivo. I poliziotti che morirono nel tentativo di salvare vite umane durante la tragedia dell’11 Settembre 2001 sono stati per 19 anni ricordati con qualche secondo o al massimo 2 minuti di silenzio. Demonizzati in tutta gli USA, gli agenti di polizia sono ora sostituiti dall’icona simbolo del coraggio e della rivincita: un uomo morto ingiustamente durante un arresto.

Insomma della serie, siccome un poliziotto è incapace, razzista o corrotto allora elimino il dipartimento, così curo il mal di testa con la decapitazione. Se iniziassero a farlo con i politici e a guardare più accuratamente all’interno della Fondazione Clinton, potrebbero ripulire anche i parlamenti. In Italia poi lo show è stato surreale, con la Boldrini che va a ginocchioni come la Pelosi e chi in piazza a Bologna ha manifestato a favore dei Black Lives Matter, che mandano a fuoco una nazione utilizzando gli stessi metodi che tradizionalmente si attribuiscono ai fascisti, ma che nessun media in USA o in Italia ha osato definire tali. E a simpatizzare da noi sono gli stessi che qualche mese fa scendevano in piazza cantando “Bella Ciao!”, cosa che gli valse il plauso di Soros, un altro che della polizia dello stato può – e vuole – fare a meno, a differenza dei suoi inconsapevoli fan della piazza. Mai vista tanta gente mobilitarsi per i Gilet Gialli, che da Novembre 2018 hanno manifestato per migliori condizioni sociali e di lavoro in Francia, e più in generale in Europa. Nessuno si è scandalizzato più di tanto se la polizia francese ha cavato occhi sparandogli con proiettili di gomma a distanza ravvicinata, spaccato crani e menomano centinaia di loro in pestaggi e sparatorie.

Qualche danno a dire il vero i Gilet Gialli lo hanno fatto, ma sono scesi in piazza per dei diritti sostanziali legati al lavoro e non per una crociata contro un fantomatico razzismo che nelle istituzioni americane, con ex-presidenti, politici e star di colore, non esiste come sistema, se non nella retorica e narrativa stupefacente dei Dem e dei media che controllano. Quindi tutti assembrati in ginocchio per George Floyd, ma non in ginocchio per sostenere le 800 mila persone che non hanno ancora ricevuto la Cassa Integrazione.

Però è così. I diritti sostanziali non contano, perché non interessano più ai detentori del grande capitale mondiale che in occidente, prima della caduta del Muro di Berlino, dovevano creare una classe dirigente ed una classe media lavoratrice competente, per cui qualche diritto ad una salute, istruzione e giustizia migliori insieme alle ferie pagate e a standard di vita decenti li dovevano pur concedere. Ora chi detiene il grande capitale guadagna di più con la finanza creativa, col traffico di esseri umani, e di produrre beni sostanziali di qualità non gli frega più nulla. Preferisce farli fare in Cina o in altre economie emergenti del Terzo Mondo, per rivenderli per pochi spicci in tutto il globo a stuoli di proletari e nuove generazioni di poveracci che al momento stanno ancora col cartello dei Black Lives Matter in mano senza sapere neppure perché.

Dei diritti sostanziali quindi non gli frega più niente. Roba vecchia ed inutile, anzi pericolosa. Peggio ancora, preferisce tagliare sui costi e svuotarli di significato o proprio toglierli dalla circolazione, e al suo posto sostituirvi i nuovi diritti manifesto di una società globale di successo che avendo sconfitto malattie, crimini e disuguaglianze del passato deve guardare oltre celebrando le gioie della convivenza planetaria, non importa se forzata.

“Fatevene una ragione”, mi scriveva in un commento non richiesto una delle voci amanti dei BLM proprio ieri. “Il mondo sta cambiando, il passato non ci interessa più. Vengono giù le statue.. e vabbè, ora di cambiare la decorazione”. Si direbbe che questo sia “lo spirito della rivoluzione” a cui stiamo assistendo. Così devono affermarsi nel breve tempo i diritti cosmetici, quelli sui colori, perché con quelli chi controlla il capitale e la politica ci gioca per far credere che il cittadino possa reclamare quello che vuole e troverà chi gli dirà e darà – e generalmente sarà un Dem a farlo – il diritto di sposare il suo pesce rosso, se lo desidera, ma… se non gli piacciono i pesci rossi, e chiede più protezione, o migliori standard sanitari, o una migliore istruzione per i suoi figli, allora son kaxxi suoi. Ti fanno capire che di cose serie non vogliono occuparsi, perché se scendi in piazza verrai sprangato, sparato, gassato e magari bruciato e su di te scenderà il silenzio dei media mainstream che si occupano, comprensibilmente, solo dei diritti cosmetici per il nuovo proletariato in formazione, nutrito da aspettative e pretese di riscatto. Alternativamente ti scateneranno contro la manovalanza multicolorata e se chiami gli sbirri mentre ti sfasciano la casa o peggio, potresti sentirti rispondere che il fine settimana non lavorano e comunque se il gatto o il pesce rosso non sono in pericolo di vita non sono tenuti ad intervenire. Sono stati riformati secondo linee “più giuste”.

Dietro a chi propone di riformare la polizia, che è un altro modo per dire che si preferirebbe che i poliziotti fossero destinati ad altri usi, magari meno in linea con il proteggere e solo col servire, come si fa con il cliente, vi sono gli stessi che volevano togliere tutte le statue confederate dagli USA perché simbolo di una società razzista. Che la fine della Guerra Civile e il permettere agli ex-combattenti di entrambe le parti di erigere statue per ricordare i sacrifici fatti ed i caduti per le rispettive cause fu un modo per dare un senso ad un’ecatombe e per riappacificare una nazione, a costoro non entra nella testa. La statua di Lee a Charlottesville offendeva gli afroamericani nel 2017? E quella dello Shaw Memorial nel centro di Boston che celebra le truppe di colore del 54th Massachusetts allora offende gli americani bianchi che hanno avi nel Sud? Poi cosa faremo? Tiriamo giù anche le statue di Franklin e di Jefferson, visto che entrambi possedevano schiavi? O certo, le statue confederate sono state erette anche per ricordare le leggi razziste di Jim Crow e la posizione di inferiorità i cui erano tenuti gli afroamericani oltre 100 anni fa negli stati del Sud… leggi che non esistono più, come non esiste più il razzismo istituzionalizzato. Se il problema è la statua da rimuovere perché offende la sensibilità dei vandali che la vogliono distruggere e appiccano incendi filmando il tutto, viene da pensare che il vero problema rimarrà irrisolto.

Poi resta da vedere cosa fare delle altre statue, anche nordiste, come ad esempio quella di Sherman, che contribuì durante la Guerra Civile a liberare milioni di schiavi, ma sui neri non aveva idee molto diverse da alcuni che combatteva, tanto che già allora era definito razzista. Per il momento è salva; per il futuro si vedrà. Intanto si inizia a cancellare dalla programmazione della piattaforma streaming HBO Max Via Col Vento, film razzista. Stessa sorte per Cops, il reality show che elogia la polizia mostrando i suoi inseguimenti e gli arresti dei sospettati, è stato cancellato. Dopo 33 anni e numerosi premi la Paramount Network, che doveva ospitare la nuova stagione a partire dal 15 Giugno, ha pensato di orientarsi diversamente. E poi? Poi la cosa si allarga perché c’è già chi propone di togliere da Milano la statua di Montanelli, perché razzista.

E Manzoni? Non aveva sicuramente scritto a favore di Mussolini, ma non si direbbe di vedute progressiste. Basti osservare che fece fare figli alla moglie fino a farla morire, e poi nei Promessi Sposi non c’è neppure un personaggio di colore, qualcosa vorrà dire, o no?! Naturalmente qualcuno potrebbe avere da ridire su Garibaldi che coi Mille attaccò il Regno Borbonico delle Due Sicilie, e da allora una parte degli Italiani considerano lui e i Savoia come invasori. Vogliamo offendere la sensibilità di costoro e lasciare i monumenti all’Eroe dei Due Mondi e ai Garibaldini?

E i monumenti ai soldati Italiani caduti nella Seconda Guerra Mondiale? Vanno abbattuti, visto che combattevano per un regime fascista, e sfido chiunque a sostenere il contrario. E poi i monumenti eretti agli Asburgo in Italia li teniamo o no? Si potrebbero togliere e per fare tutti contenti sostituirli con busti alati di Floyd ammantati da una sciarpa Kente o afghana…

Viene davvero da chiedersi se coloro che sostengono questa grande “rivoluzione colorata” siano consapevoli delle intenzioni di chi gli detta l’agenda. Che la risposta la si trovi rifacendosi all’effetto Dunning-Kruger, che dimostra che vi sono individui troppo stupidi persino per capire di essere stupidi?

Obama in questi giorni ripete che la protesta è giusta, perché l’America è nata da una protesta, e sorvola naturalmente sul fatto che la protesta del 1776 nasceva perché i coloni americani erano cittadini di serie B, discriminati nelle istituzioni del parlamento di Londra di cui subivano le iniziative legislative, mentre lui è un cittadino nero, figlio di un immigrato che è arrivato alla presidenza e se questi fossero stati gli standard nel 1776, nelle 13 colonie non avrebbero tirato un colpo agli Inglesi. Lui e Biden, gli stessi che invitavano al social distancing per combattere il coronavirus, ora spronano la gente a scendere in piazza tutti insieme, mentre negli USA ogni giorno si registrano in media 15.000 nuovi contagi e circa un migliaio di morti. Il 25 Maggio, lo stesso giorno in cui moriva Floyd, Biden faceva la sua prima apparizione in pubblico dopo due mesi, e quattro giorni fa ha invitato tutti i membri del suo staff ad indossare la maschera e tenersi a distanza l’uno dall’altro. Mentre il manager della campagna elettorale, Jen O’Malley Dillon, ha dichiarato che il partito democratico non avrebbe fatto nulla durante le presidenziali “per mettete in pericolo la vita del suo staff e dei suoi votanti”.

Ma evidentemente l’America è razzista nelle sue istituzioni, la polizia lo è, e allora bisogna cambiare. E quindi Obama, Biden e gli altri associati continuano a parlare del fatto che le violenze vanno condannate, però sono comprensibili e giusta la rabbia, che è come dire “fate pure”. Ed ecco che inizia a profilarsi uno scenario dove la polizia, che ora lava i piedi, in futuro non darà più così fastidio, ne sarà poi così necessaria per proteggere i cittadini, perché forse nel frattempo tutti gli uomini saranno diventati fratelli?

Quello a cui stiamo assistendo è un esempio di Guerra Civile dove una parte politica gioca al minuetto dei formalismi nelle stanze del confronto istituzionale, si inginocchia ad onorare la memoria di martiri immaginari con fedine penali che parlano da sole, e allo stesso tempo usa la violenza di piazza ed i media nazionali ed internazionali per delegittimare l’altra parte che detiene il potere, e che da quando lo esercita è stata sistematicamente etichettata come razzista, prevaricatrice, irrispettosa dei diritti umani e costituzionali, e che deve farsi da parte.

E’ una lotta per la ripresa del potere negli USA condotta dalle élite neoliberiste che hanno il loro braccio politico nei Democratici, che non ci stanno a vedere altri alla Casa Bianca e che non vogliono nessuna riforma di nessuna giustizia, se non quella che fa comodo ai propri interessi. E per conseguirli sono disposti a tutto.

Con “l’operazione pandemia”, nata dal modo in cui è stata manipolata la situazione dovuta all’emergenza COVID-19, stanno tentando di distruggere le economie nazionali e di potenziare le organizzazioni internazionali in mano a cricche della finanzia.

Con “l’operazione giustizia per gli oppressi del pianeta” in nome di Floyd, la stessa gente tenta di abbattere l’attuale governo di Washington e le libere nazioni, e lo fa iniziando a demolire il passato e la storia ritenuta razzista, quindi sbagliata, o semplicemente inutile. L’idea per il futuro sarà di insegnare solo la storia, che serve, in videoconferenza alle giovani generazioni. Del resto ci sono già libri come Good Night Stories for Rebel Girls che parlano di Hillary Clinton (p. 70) e Michelle Obama (p. 142) come esempi di donne straordinarie dotate di spirito rivoluzionario, capaci di cambiare i tempi in cui vivono.

Non è chiaro in cosa si sostanzi per loro tale “rivoluzione”, ma neppure è chiaro quali siano i meriti di George Floyd che ora giace onorato “nella tomba là nel pian”, ed esattamente come accadde al fantasma di John Brown, che incombeva sulle elezioni presidenziali del 1860, quello di Floyd sarà invocato fino al prossimo Novembre, per cui stupirsi non serve.

E mentre sono tutti a piangere Floyd, nuovo martire per la libertà degli oppressi, manco fosse Guevara morto assassinato, e a celebrare la nuova era che vedrà la fine dei soprusi di una polizia razzista, nessuno in USA, a Roma, a Bologna o altrove ha detto una parola sul fatto che lo scorso fine settimana a Chicago 23 persone sono state uccise in 48 ore, più di una cinquantina sono rimaste ferite e la maggioranza dei morti sono vittime di violenze fra gang di colore.

Nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda Lunedì scorso, l’ex capo del dipartimento di polizia di New York, Bernard Kerik, ha sottolineato che se l’organizzazione Black Lives Matter e il gruppo anarchico di sinistra Antifa credessero davvero che le vite nere contano: “Sarebbero in marcia per tutta Chicago”.

Ma non succede, come non succede che la Apple sia interessata ad aprire un suo megastore nel South Side della città, che non avrà mai grandi scuole, nonostante sia stata governata dai Dem per 88 anni consecutivi, esattamente dal 1931. Perché non costruiscono scuole decenti, oltre al fatto che “gli insegnanti hanno paura ad andare a lavorare lì”? Ma di quelle vite di afroamericani morti sulle strade di Chicago lo scorso fine settimana non importa a nessuno, proprio come dei diritti sostanziali, né per loro Pelosi si inginocchia alla Camera o altrove. La rivoluzione colorata è servita, in tutti i sensi. Ora si vedrà se riuscirà a far cadere la testa del tiranno, o se imploderà in corso d’opera a causa del patriottismo fanatico, uno dei mali peggiori dell’America che ora i Dem alimentano ad arte.

 

Alessandro Guardamagna

12.06.2020

Alessandro Guardamagna lavora come insegnante d’inglese e auditor qualità a Parma. In precedenza ha ottenuto un PhD in Storia e un Master in American Studies presso University College Dublin, in Irlanda, dove ha lavorato e vissuto per 10 anni. Da sempre sovranista, scrive articoli di politica e storia su ComeDonChisciotte dal 2017.

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