Nel mezzo tra Cersei e Daenerys

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DI ISRAEL SHAMIR

unz.com

Firmerà o non firmerà? Gli avventori del pub John Bull di Mosca provano a indovinare cosa farà il Presidente degli USA. Il pub in Nikitsky Boulevard, al centro di Mosca, é un buon posto dove andare a bere, perché é frequentato da funzionari minori del Ministero degli Esteri e da vari intellettuali.
“Non firmerà la propria resa”, dice veemente La Pinta Scura. “Non è possibile. Non credo gli piacerebbe diventar un anatra zoppa dopo solo sette mesi alla Casa Bianca. La Costitutzione è dalla sua parte!”
“Oh sì,firmerà”, insiste Gin Tonic. “Non può ignorare il volere del Congresso E per quanto riguarda la Costituzione, beh i tribunali gli hanno tolto il diritto di decidere sull’immigrazione, ora il Congresso gli toglierà la politica estera. Lui deciderà dove andare in vacanza, nulla più.”

E questo è proprio ciò che è successo come tutti sapete. Donald Trump ubbidientemente, seppur imbronciato, ha firmato le sanzioni contro la Russia e poi ha deciso di passare le vacanze in New Jersey, a giocare a golf, mentre il suo vecchio amico Putin è partito per una battuta di pesca in Siberia e ha addirittura infilzato un luccio gigante, dopo una lunga caccia di due ore, nel lago gelato. Non è grande come quello catturato quattro anni fa, ma a quel tempo non c’erano ancora le sanzioni americane.

A quanto sembra le sanzioni non sono stata così costose da spedirlo a nascondersi in un bunker.
Forse Putin è stato confortato dall’ insistenza di Rex Tillerson sul fatto che la legislazione debba essere rispettata “..a dimostrazione che gli americani vogliono che la Russia migliori le proprie relazioni con gli USA”; d’altronde cosa c’è di più confortante e rilassante di una buona risata?
La dichiarazione di Tillerson è stata certamente divertente come quella del film Mars Attacks:Non scappate, siamo vostri amici !
Un grande film di Hollywood, spesso presagio di eventi futuri.

Al contrario, i film “Il trono di spade” (The Game of Thrones) sembra molto più appropriato alla situazione attuale.
Il Presidente Trump contro la Palude è la battaglia chiave per il potere, come quella fra Cersei e Daenerys. La Russia di Putin è lo straniero che non vuole davvero rimanere invischiato nella lotta, se non per celebrarne il vincitore.
Putin non vuole inginocchiarsi né di fronte alla Clinton Collective né davanti a Trump, nonostante le simpatie sue e di molti russi fossero per Trump.
Se le simpatie e le preferenze contano come interferenze, allora la Russia ha interferito nelle elezioni USA, altrimenti non è così.
Lo sappiamo dalla miglior fonte: da Seymour Hersh il giornalista più affidabile degli States.

Il primo ministro russo, il Sig. Medvedev ha riassunto la situazione in un post sulla sua pagina facebook, in modo sintetico, andando dritto al punto opportunisticamente in Russo ed Inglese.
“Primo: le sanzioni pongono fine alle speranze di migliorare le relazioni tra la Russia e la nuova amministrazione americana.
Secondo: è una dichiarazione di guerra economica a pieno titolo contro la Russia. Terzo: l’amministrazione Trump ha mostrato un’assoluta debolezza concedendo al Congresso il potere esecutivo, nel modo più umiliante. Ciò che è accaduto cambia l’equilibrio di potere nelle sfere politiche americane.”

Il Primo Ministro è un uomo la cui opinione conta.
Non è così debole come l’opposizione nazionalista russa dice.
Da Presidente e Supremo Comandante delle forze armate, l’ 8.8.8 (8 Agosto 2008, per chi non l’avesse capito) ignorò gli appelli americani e l’opinione pubblica russa in quel momento divisa, fece avanzare i carrarmati oltre le montagne del Caucaso e sconfisse con una breve guerra i Georgiani arroganti insieme a i loro istruttori israeliani e americani. Tuttavia è un liberale, il suo governo porta avanti delle politiche liberali, e non sta cercando lo scontro.
Se dice che è guerra, seppure economica, allora lo è davvero e gli Stati Uniti l’hanno dichiarata contro la Russia.

Ciò nonostante la guerra più importante è quella fra la classe dirigente e il Presidente e non è certo finita. Trump è stato umiliato, è vero, ma ha perso una battaglia non la guerra.
È troppo presto per dichiararlo fuori dai giochi, come suggerisce Medvedev.
Il Presidente Putin lo ha capito quando ha ordinato l’espulsione dei diplomatici americani prima che Trump firmasse le sanzioni, anche se precedentemente aveva dichiarato che l’avrebbe fatto solo dopo che fossero diventate legge.
Se Putin avesse aspettato qualche giorno, l’espulsione avrebbe potuto essere considerata una risposta alla firma di Trump. Ma Putin ha preferito attribuire la responsabilità di quell’atto al Congresso.
Il Presidente Trump ha dato ragione a Putin, quando ha twittato:” Le nostre relazioni con la Russia non sono mai state così pericolosamente ai minimi termini. Potete ringraziare il Congresso per questo!”

Il senatore John McCain, nemico giurato dei russi, ha risposto: “Potete ringraziare Putin per questo!”, ma questi botta e risposta non portano da nessuna parte.
Trump é in una gran brutta situazione, ma ha solidi supporti.
E non intendo la gente, ma il settore reale degli affari americani.
La Palude si é nutrita dall’economia virtuale di Google, Microsoft, Facebook, dei mass media, della Federal Reserve e delle agenzie di spionaggio.
Ma i nemici della Palude, la gente dell’industria reale, sostiene Trump ed è improbabile che si arrendano.
Il conflitto ha attraversato l’Atlantico e ora imperversa in Europa, dove i sostenitori della Clinton Collective si sono ritrovati in una posizione scomoda.
Stanno perdendo denaro, perché il business americano non vuole più sostenerli.

L’élite svedese, grande sostenitrice della Clinton Collective, lo ha scoperto a proprie spese. La loro grande TNC Ericsson ha sofferto perdite ingenti l’anno scorso.
Quando hanno provato a stringere degli accordi con le compagnie americane sulla base dei loro precedenti contatti, hanno scoperto che gli uomini d’affari americani non erano interessati. Gli svedesi sono stati rispediti a casa senza che venisse firmato nessun accordo commerciale. (Ne ho scritto tempo fa) Un segnale del genere lascia il segno. Di recente ci sono stati emissari che sono giunti a Mosca a chiedere a Putin di prendere posizione in questa battaglia, di liberarsi dell’ala liberale del suo governo.
Ma Putin non è di questa idea, perché i liberali russi fanno la loro parte e non interferiscono con il suo agir.

Putin preferisce tenere la Russia decisamente fuori da tutta questa diatriba e nel caso non ci riuscisse non si potrà certo dire che non ci abbia provato.
Tuttavia il Presidente della Federazione Russa e i suoi sostenitori simpatizzano ancora per Trump e per i nazionalisti americani; non ci è difficile immaginare un possibile accordo fra loro, un accordo che permetta alla Russia di vivere pacificamente nella sua nicchia di mondo e di mercato.
Al contrario, è molto difficile anche solo immaginare un ipotetico accordo tra Putin e dei devoti globalizzatori, che vogliono ricostruire il mondo, compresa la Russia a propria immagine e somiglianza.

Nonostante tutto, però, Putin non ha intenzione di rimanere coinvolto nelle diatribe interne americane, per questo la cosa migliore e più semplice che potesse fare era aspettare sei mesi prima di agire, dopo l’espulsione dei diplomatici russi a dicembre.
Ora stiamo entrando in una fase nuova, una conclamata guerra fredda.
Devo ammettere che non è una cosa brutta per il mondo, per niente.
Una grande armonia tra Trump e Putin sarebbe anche meglio, come ho già detto, ma la guerra fredda è sicuramente la seconda scelta migliore.
Ci sono troppi fronti su cui l’America è impegnata ad attaccare.
Prima del 1990, erano parzialmente limitati dall’URSS.
Ma da allora, gli States hanno potuto fare tutto ciò che volevano, con risultati devastanti.
Gli interventi in Afghanistan, Panama, Iraq e altrove non si sarebbero verificati se ci fosse stato un controbilanciamento al potere americano.
Putin e la Russia non hanno voluto assumere il ruolo del contrappeso principale.
I russi hanno agito solo in territori molto limitati e con forze contenute.
Hanno evitato che la Crimea venisse trasformata in una base NATO, hanno fermato la distruzione in Siria. E va bene così, ma siamo ben lontani dal condurre una resistenza globale all’Impero. Al massimo si sono rifiutati di collaborare con i piani americani.
Se la guerra fredda accelerasse, la Russia sarebbe costretta a fare di più.
Un esperto di politica estera americana, un ex del Dipartimento di Stato, ce ne da un accenno: “C’è grande differenza tra rifiutarsi di collaborare con gli Stati Uniti e lavorare senza esitazione per contrastare le loro politiche, danneggiando l’America.

Gli americani sono pronti ad una Russia che cambia le carte in tavola in Afghanistan, fornendo ai Talebani missili terra-aria per abbattere elicotteri e jet statunitensi?
O ad una Russia che firma nuovi accordi commerciali con la Corea del Nord, lavorando a stabilizzare l’economia zoppicante del regime di Kim?
O magari, ad una Russia che fornisce equipaggiamento e addestramento a gruppi terroristici anti americani? Sorprendentemente, queste decisioni non farebbero altro che replicare le azioni americane. Gli Stati Uniti hanno fornito ad Al Qaeda missili terra-aria, sia in Afghanistan che in Siria, per abbattere jet Russi e anche Siriani.
Gli Stati Uniti lavorano per stabilizzare il regime decrepito di Kiev. Gli Stati Uniti hanno messo a disposizione equipaggiamenti e addestramento ai terroristi antirussi del Caucaso, in Siria e in Ucraina.”

Ma perché mai fermarsi a questo?
A la guerre come à la guerre I Russi potrebbero far tornare i loro ICBM a Cuba e magari farli arrivare fino in Venezuela, incoraggiare la milizia bianca del Montana, supportare attivamente l’indipendenza del Texas e della California e sarebbero comunque sempre azioni che rispecchiano quelle dell’America.
Ma ciò che conta davvero è che queste azioni sarebbero vantaggiose per l’umanità, inclusi i cittadini americani.
Votando il Presidente Trump, la gente d’America ha espresso la volontà di far cessare le guerre all’estero, di porre fine all’immigrazione nel proprio paese, di smantellare la NATO (il candidato Trump l’ha definita obsoleta), di finirla con i cambi di regime.
Il volere della gente d’America va rispettato.

Gli sviluppi degli ultimi sei mesi negli Usa costituiscono un coup d’état.
Il Presidente eletto Trump è stato inseguito, perseguitato, spogliato dei propri poteri dai gruppi guerrafondai di neo conservatori.
Hanno usurpato il potere di cui era stato investito dal popolo americano.
Sarebbe un bene se la Russia aiutasse l’America a ristabilire la democrazia nella propria patria.
Considerando che gli usurpatori vogliono sguinzagliare i cani della guerra sulla Corea, sul Venezuela, sulla Siria e sull’Iran; considerando che vogliono proseguire con la loro illegale occupazione dell’Afghanistan e dell’Iraq, della Germania e della Francia; considerando che interferiscono con le elezioni in tutti i paesi europei e del latinoamerica ed ostacolano il libero commercio fra Russia e Europa; sembrerebbe giusto, morale e legale nel più alto senso della parola, resistere alle loro politiche.
E la guerra fredda darà lo scudo e la spada nucleare a coloro che resisteranno agli usurpatori.

Una guerra fredda potrebbe salvare il Venezuela, l’Iran e la Corea, dall’impellente intervento americano e potrebbe far arretrare le forze d’occupazione degli Stati Uniti.
Sarebbe un vantaggio per il mondo e farebbe bene anche agli americani.
La cosa peggiore che Putin potrebbe sognarsi di fare contro gli Stati Uniti sarebbe forzare l’America a chiudere le sue basi militari, porre fine ai propri interventi e ai cambi di regimi, distruggere la Federal Reserve e il valore del dollaro americano nel commercio internazionale. E sarebbe tutto un vantaggio per gli americani.
Il paese non invaderebbe più il mondo per poi invitarlo a casa propria.
Gli americano avrebbero di nuovo lavoro, un lavoro importante.
Il paese rifiorirebbe.
E sarebbe vantaggioso anche per i russi. Ma non nel senso che vi aspettereste.
Il regime autoritario di Putin ha dato alla nuova nobiltà russa, diventata nobile per soldi e nomine di stato, troppa libertà.
Hanno costruito gli yacht più grandi, spendendo denaro come se non ci fosse un domani, mentre la gente comune conduce una vita davvero molto modesta.
Il vice Primo Ministro Igor Shuvalov porta in giro il Corgis di sua moglie sul suo jet privato, possiede immobili per un valore di 100 milioni, mentre il salario medio russo(eccetto Mosca e San Pietroburgo) si aggira sui 200 dollari al mese.

Prima delle sanzioni, i ricchi della Russia non si preoccupavano per i loro concittadini meno fortunati. Andavano in ferie in Costa Azzurra, mandavano i figli a studiare a Oxford e Yale. Erano distaccati dai russi comuni come lo erano i nobili di Leo Tolstoy. Le sanzioni hanno un poco aiutato la situazione.
Ad alcuni dei rappresentanti del governo Putin è stato vietato espatriare, son stati costretti, perciò, a scoprire il piccoli disagi della terra natia.
Se la guerra fredda gli togliesse le proprietà in occidente o gli sequestrasse il loro conti offshore, sarebbero costretti a contribuire maggiormente al benessere del loro paese. Di sicuro non hanno interessa che ciò avvenga, ecco perché il nuovi ricchi della Russia di Putin sono una fazione contro la guerra fredda e hanno già fatto un appello per arrendersi alla clemenza statunitense.  La nuova guerra fredda renderà queste persone irrilevanti, come lo sono stati i comunisti americani nel clima duro della prima guerra fredda.

Le sanzioni americane non sono una brutta notizia neppure per l’Europa.
Intromettendosi nelle elezioni europee, gli USA hanno creato una classe politica di mercanti. Questi ciechi seguaci dei liberali americani e della loro politica “prima ti invado poi ti accolgo”, sono stati un disastro per gli europei.
Con l ‘avvento di Trump, hanno iniziato a staccarsi dal seno americano.
È probabile che le sanzioni colpiscano il punto debole europeo: il portafoglio.
Sono già infastiditi da ciò che considerano l’extra territorialità della legge americana, dalle pesanti sanzioni applicate alle banche europee per poter svolgere attività che negli USA sono vietate, ma perfettamente legali in Europa, come ad esempio commerciare con l’Iran.
L’attacco degli USA ai rifiorimenti di gas russo a buon prezzo da parte dell’Europa, farà probabilmente allontanare gli europei seguaci americani dai loro principi.
Quindi è una cosa positiva.
In breve, la nuova guerra fredda è un buon compromesso.

Certo, l’armonia sarebbe meglio, ma finché aspettiamo che arrivi, vogliamo la guerra fredda!

* * *

P.S.
Mi piacerebbe concludere in modo ottimista, ma visto che non sono pagato né da Putin né da Trump, aggiungo che la guerra fredda non è ancora arrivata.
Putin, nonostante i suoi modi da macho, è un politico molto cauto.
Non si sta addentrando nelle diatribe con gli USA più di quanto sia strettamente necessario. È pronto ad aspettare.
Lo abbiamo visto nel caso dei diplomatici: Obama ha espulso 35 diplomatici, Putin ha aspettato pazientemente per sette mesi. Durante l’attesa, ha ricordato del debito molte volte. Solo quando si è scontrato con il tergiversare americano, ha deciso di agire, espellendo un numero di diplomatici venti volte superiore.
(l’esatto numero non è ancora chiaro, ma si parla di circa 700 possessori di passaporto diplomatico americano). Questo è lo stile russo.
I russi procrastinano, aspettano, rimandano e quando pensi che se ne siano dimenticati o abbiano rinunciato, agiscono in fretta.
Ora, dopo le sanzioni, la Russia di Putin ha votato, proprio oggi sabato 5 Agosto, nel Consiglio per la Sicurezza dell’ONU, la bozza proposta dall’America sulle nuove sanzioni alla Corea del Nord.

La bozza americana vieta alla Corea del Nord l’esportazione di carbone, minerale di ferro, piombo, minerale di piombo e frutti di mare.
Proibisce anche agli altri paesi d’incrementare il numero di lavoratori Coreani all’estero, vieta nuove collaborazioni imprenditoriali con la Corea del Nord e nuovi investimenti in quelle già in atto,dice Reuters. Quindi sostenendo la proposta americana la Russia sta punendo se stessa e sta sanzionando la Corea, che è un suo alleato.(La Russia infatti, importa beni dalla Corea del Nord, fa lavorare i coreani e ha parecchie collaborazioni imprenditoriali con loro). Sono dispiaciuto per questa decisione, ma Putin è fatto così: non vuole aggravare i dissensi fra Russia e USA.
È pronto a contrattaccare come in Counter-Strike, se necessario, ma non ha fretta d’incontrare Doomsday.
Non vuole dare la possibilità di unirsi contro di lui, né a Cersei né a Daenerys.
Preferisce aspettare ancora un po’, mentre le due regine combattono fra loro.

Io preferirei un guerra fredda, molto fredda con molto ghiaccio e una fetta di limone, ma d’altronde io non ho inseguito un luccio per due ore nella fredda acqua siberiana.

Israel Shamir ([email protected])

Fonte: www.unz.com

Link: http://www.unz.com/ishamir/between-cersei-and-daenerys/

7.08.2017

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org  a cura di MANUELA FERRANDO

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