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Michael Hudson: Una tabella di marcia per sfuggire alla morsa dell’Occidente

Il percorso geoeconomico di allontanamento dall'ordine neoliberale è irto di pericoli, ma le ricompense per l'instaurazione di un sistema alternativo sono tanto promettenti quanto urgenti
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A cura di Markus
Il 10 Ottobre 2022
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Pepe Escobar
thecradle.co

È impossibile seguire le turbolenze geoeconomiche inerenti alle “doglie del parto” del mondo multipolare senza le intuizioni del professor Michael Hudson dell’Università del Missouri, autore del già seminale Il destino della civiltà.

Nel suo ultimo saggio, [qui tradotto su CDC] il professor Hudson approfondisce le politiche economiche e finanziarie suicide della Germania, il loro effetto sull’euro, già in caduta, e accenna ad alcune possibilità per una rapida integrazione dell’Eurasia e di tutto Sud globale per cercare di spezzare la morsa dell’Egemone.

Ne è nata una serie di scambi di e-mail, in particolare sul ruolo futuro dello yuan, riguardo al quale Hudson ha osservato:

“I Cinesi con cui ho parlato per anni e anni non si aspettavano un indebolimento del dollaro. Non stanno piangendo per il suo aumento, ma sono preoccupati per la fuga di capitali dalla Cina, poiché penso che, dopo il Congresso del Partito [che inizierà il 16 ottobre], ci sarà un giro di vite nei confronti dei fautori del libero mercato di Shanghai.” La pressione per i prossimi cambiamenti si sta accumulando da tempo. Lo spirito di riforma per il controllo del ‘libero mercato’ aveva iniziato a diffondersi già più di dieci anni fa tra gli studenti [cinesi], e molti loro sono saliti in alto nella gerarchia del Partito.”

Sulla questione chiave dell’accettazione da parte della Russia del pagamento dell’energia in rubli, Hudson ha toccato un punto raramente esaminato al di fuori della Russia: “Non vogliono essere pagati solo in rubli. È l’unica cosa di cui la Russia non ha bisogno, perché può semplicemente stamparli. Ha bisogno di rubli solo per bilanciare i pagamenti internazionali e stabilizzare il tasso di cambio, non per farlo salire.”

Il che ci porta ai pagamenti in yuan: “Effettuare pagamenti in yuan è come effettuare pagamenti in oro – un bene internazionale che ogni Paese desidera, in quanto valuta non fittizia e che ha un valore se la si vende (a differenza del dollaro attuale, che può essere semplicemente confiscato, o, alla fine, abbandonato). Ciò di cui la Russia ha veramente bisogno sono alcuni prodotti industriali chiave come i chip per computer. Potrebbe chiedere alla Cina di importarli con gli yuan forniti dalla Russia.”

Keynes è tornato

In seguito ai nostri scambi di e-mail, il professor Hudson ha gentilmente accettato di rispondere in dettaglio ad alcune domande sui processi geoeconomici estremamente complessi in atto in Eurasia..

The Cradle: I BRICS e, crediamo, anche i BRICS+ [allargati] stanno studiando l’adozione di una moneta comune. Come potrebbe essere attuata in pratica? È difficile immaginare che la Banca Centrale brasiliana si armonizzi con quella russa e con la Banca Popolare Cinese. Si tratterebbe solo di investimenti, attraverso la banca di sviluppo dei BRICS? Si baserebbe su materie prime + oro? Come si inserisce lo yuan? L’approccio dei BRICS si basa sulle attuali discussioni dell’Unione Economica Eurasiatica (EAEU) con i Cinesi, guidate da Sergey Glazyev?  [Qui tradotto su CDC] Il vertice di Samarcanda ha fatto avanzare, in pratica, l’interconnessione dei BRICS e della SCO?

Hudson: “Qualsiasi idea di una moneta comune deve iniziare con un accordo di scambio di valute tra gli attuali Paesi membri. La maggior parte degli scambi commerciali dovrà avvenire nelle rispettive valute. Ma, per risolvere gli inevitabili squilibri (eccedenze e deficit della bilancia dei pagamenti), la nuova Banca Centrale dovrà creare una valuta artificiale.
In apparenza potrebbe assomigliare ai Diritti Speciali di Prelievo (DSP) creati dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), in gran parte per finanziare il deficit degli Stati Uniti per le spese militari e i sempre più onerosi interessi che i debitori del Sud del mondo devono ai prestatori statunitensi. Ma questa valuta artificiale sarà molto più simile al “bancor” proposto da John Maynard Keynes nel 1944. I Paesi in deficit potrebbero attingere ad una quota specifica di bancor, il cui valore sarebbe stabilito da una selezione comune di prezzi e tassi di cambio. I bancor (insieme alle valute nazionali) verrebbero così utilizzati per pagare i Paesi in surplus.

Ma, a differenza del sistema di DSP del FMI, l’obiettivo di questa nuova Banca Centrale alternativa non sarà semplicemente quello di sovvenzionare la polarizzazione economica e l’indebitamento. Keynes aveva proposto un principio secondo il quale se un Paese (all’epoca pensava agli Stati Uniti) avesse accumulato eccedenze croniche, sarebbe stato un segno del suo protezionismo o del suo rifiuto di sostenere un’economia reciprocamente stabile, e i suoi crediti avrebbero dovuto essere estinti, insieme ai debiti in bancor dei Paesi le cui economie impedivano la capacità di bilanciare i pagamenti internazionali e di sostenere la propria valuta.

Gli accordi proposti oggi sosterrebbero sì i prestiti tra le banche partecipanti, ma non allo scopo di sostenere la fuga di capitali (il destino principale dei prestiti del FMI, quando sembra probabile l’elezione di governi “di sinistra”), e il FMI e la sua alternativa associata alla Banca Mondiale non imporrebbero piani di austerità e politiche anti-lavoro ai debitori. La dottrina economica promuoverebbe l’autosufficienza alimentare e i beni di prima necessità, così come la formazione di capitale agricolo e industriale tangibile, non la finanziarizzazione.

È probabile che anche l’oro costituisca un elemento delle riserve monetarie internazionali di questi Paesi, semplicemente perché l’oro è un bene che centinaia di anni di pratica mondiale hanno già riconosciuto come accettabile e politicamente neutrale. Ma l’oro sarebbe un mezzo per regolare i saldi dei pagamenti, non per definire la valuta nazionale. Questi saldi si estenderebbero ovviamente al commercio e agli investimenti con i Paesi occidentali che non fanno parte di questa banca. L’oro sarebbe un mezzo accettabile per regolare i saldi del debito occidentale verso la nuova banca centrata sull’Eurasia. Si tratterebbe di un mezzo di pagamento che i Paesi occidentali non potrebbero semplicemente ripudiare, a condizione che l’oro sia conservato nelle mani dei membri della nuova banca e non più a New York o a Londra, come è stata la pericolosa prassi fin dal 1945.

Nella creazione di tale banca, la Cina si troverebbe in una posizione dominante, simile a quella degli Stati Uniti nel 1944 a Bretton Woods. Ma la sua filosofia operativa sarebbe molto diversa. L’obiettivo sarebbe quello di sviluppare le economie dei membri della banca, con una pianificazione a lungo termine o con i modelli commerciali più appropriati per le loro economie, per evitare il tipo di relazioni di dipendenza, le acquisizioni e le privatizzazioni che hanno caratterizzato la politica del FMI e della Banca Mondiale.
Questi obiettivi di sviluppo comporterebbero la riforma fondiaria, la ristrutturazione industriale e finanziaria, la riforma fiscale e le riforme bancarie e creditizie nazionali. I dibattiti degli incontri della SCO sembrano aver preparato il terreno per stabilire una generale armonia di interessi nella creazione di riforme in tal senso.”

Eurasia o fallimento

The Cradle: Nel medio termine, è possibile aspettarsi che gli industriali tedeschi, contemplando l’imminente deserto e la loro stessa fine, si ribellino in massa alle sanzioni commerciali e finanziarie imposte dalla NATO contro la Russia e costringano Berlino ad aprire il Nord Stream 2? Gazprom garantisce che il gasdotto è recuperabile. Non c’è bisogno di entrare nella SCO per farlo…

Hudson: “È improbabile che gli industriali tedeschi facciano qualcosa per impedire la deindustrializzazione del loro Paese, data la morsa degli Stati Uniti e della NATO sulla politica dell’Eurozona e gli ultimi 75 anni di ingerenze politiche da parte dei funzionari statunitensi. È più probabile che i dirigenti delle aziende tedesche cerchino di sopravvivere mantenendo intatta la propria ricchezza personale e aziendale dopo chela Germania si sarà trasformata in un relitto economico di tipo baltico.

Si è già parlato di spostare la produzione – e la gestione – negli Stati Uniti, il che impedirà alla Germania di ottenere energia, metalli ed altri materiali essenziali da qualsiasi fornitore non controllato dagli interessi statunitensi e dai loro alleati.

Il grande interrogativo è se le aziende tedesche emigreranno verso le nuove economie eurasiatiche, la cui crescita industriale e la cui prosperità sembrano destinate a superare di gran lunga quella degli Stati Uniti.

Ovviamente i gasdotti Nord Stream sono recuperabili. È proprio per questo che le pressioni politiche del Segretario di Stato Blinken sono state così insistenti affinché la Germania, l’Italia e gli altri Paesi europei raddoppiassero l’isolamento delle loro economie dal commercio e dagli investimenti con la Russia, l’Iran, la Cina e gli altri Paesi di cui gli Stati Uniti stanno cercando di bloccare la crescita.”

Come sfuggire a “Non c’è alternativa”

The Cradle: Stiamo forse raggiungendo il momento in cui gli attori chiave del Sud globale – più di 100 nazioni – si metteranno finalmente d’accordo e decideranno di mandare tutto al diavolo e impedire agli Stati Uniti di mantenere l’economia globale artificiale neoliberista in uno stato di coma perpetuo? Questo significa che l’unica opzione possibile, come lei ha sottolineato, è quella di istituire una valuta globale parallela che aggiri il dollaro USA, mentre i soliti sospetti, nella migliore delle ipotesi, fanno balenare l’idea di una Bretton Woods III. Il casinò finanziario dell’economia FIRE (finanza, assicurazioni, immobili) è abbastanza forte da schiacciare ogni possibile concorrenza? Prevede altri meccanismi pratici oltre a quelli discussi da BRICS/ EAEU/ SCO?

Hudson: “Un anno o due fa sembrava che il compito di progettare un vero e proprio sistema alternativo di valuta, moneta, credito e commercio a livello mondiale fosse così complesso che difficilmente si sarebbe potuto pensare ai dettagli. Ma le sanzioni statunitensi si sono rivelate il catalizzatore necessario per rendere tali discussioni pragmaticamente urgenti.

La confisca delle riserve auree del Venezuela a Londra e dei suoi investimenti negli Stati Uniti, il sequestro di 300 miliardi di dollari di riserve valutarie russe detenute negli Stati Uniti e in Europa e la minaccia di fare lo stesso con la Cina e gli altri Paesi che resistono alla politica estera statunitense hanno reso urgente la de-dollarizzazione. Ho spiegato questa logica in molti punti, dal mio articolo sul Valdai Club (con Radhika Desai) al mio recente libro Il destino della civiltà, alla serie di conferenze che ho preparato per Hong Kong e per la Global University for Sustainability.

Detenere titoli denominati in dollari, e persino detenere oro o investimenti negli Stati Uniti e in Europa, non è più un’opzione sicura. È chiaro che il mondo si sta dividendo in due tipi di economie molto diverse tra loro e che i diplomatici statunitensi e i loro satelliti europei sono disposti a distruggere l’ordine economico esistente nella speranza che una crisi dirompente consenta loro di uscirne vincitori.

È anche chiaro che la sottomissione al FMI e ai suoi piani di austerità è un suicidio economico e che seguire la Banca Mondiale e la sua dottrina neoliberale di dipendenza internazionale è autodistruttivo. Il risultato è stato quello di creare un cumulo impagabile di debiti denominati in dollari USA. Questi debiti non possono essere pagati senza prendere in prestito crediti dal FMI e accettare i termini di resa economica dei privatizzatori e degli speculatori statunitensi.

L’unica alternativa all’imposizione dell’austerità economica è escire dalla trappola del dollaro e dare un taglio netto all’economia del “libero mercato” sponsorizzata dagli Stati Uniti (mercati liberi dalla protezione del governo e dalla capacità di quest’ultimo di recuperare i danni ambientali causati dalle compagnie petrolifere e minerarie statunitensi e dalla dipendenza industriale e alimentare ad esse associata).

La rottura sarà difficile e la diplomazia statunitense farà tutto il possibile per ostacolare la creazione di un ordine economico più stabile. Ma la politica statunitense ha creato uno stato di dipendenza globale in cui, letteralmente, non c’è altra alternativa se non quella di staccarsi.”

Germanexit?

The Cradle: Qual è la sua analisi sulla conferma da parte di Gazprom che la linea B del Nord Stream 2 non è stata toccata dal terrore dei gasdotti? Questo significa che il Nord Stream 2 è praticamente pronto a partire – con una capacità di pompare 27,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, che, si dà il caso, è la metà della capacità totale del Nord Stream – danneggiato. Quindi la Germania non è condannata. Questo apre un capitolo completamente nuovo; una soluzione dipenderà da una seria decisione politica del governo tedesco.

Hudson: “Ecco il punto cruciale: La Russia non sosterrà di certo i costi [del ripristino della condotta] per rischiare poi di vedere il gasdotto saltare nuovamente in aria. Dipenderà dalla Germania. Scommetto che l’attuale regime dirà “no.” Questo dovrebbe rendere interessante l’ascesa dei partiti alternativi.

Il problema finale è che l’unico modo in cui la Germania può ripristinare gli scambi con la Russia è ritirarsi dalla NATO, rendendosi conto di essere la principale vittima della guerra della NATO. Questo potrebbe riuscire solo allargandosi all’Italia e anche alla Grecia (che non è stata protetta dalla Turchia, fin dai tempi di Cipro). Sembra che lo scontro sarà lungo.

Forse è più facile che l’industria tedesca faccia le valigie e si trasferisca in Russia per contribuire a modernizzare la sua produzione industriale, in particolare BASF per la chimica, Siemens per l’ingegneria, ecc. Se le aziende tedesche si trasferiranno negli Stati Uniti per poter continuare a produrre, questo sarà percepito come un’incursione degli Stati Uniti nell’industria tedesca, a tutto vantaggio degli Stati Uniti. Anche così, questo non avrà successo, visto che l’economia americana è in una condizione di post-industrializzazione.

Quindi, l’industria tedesca potrà spostarsi verso est solo se creerà un proprio partito politico nazionalistico anti-NATO. La costituzione dell’UE richiederebbe alla Germania di ritirarsi dall’UE, il che metterebbe gli interessi della NATO al primo posto a livello federale. Il prossimo scenario sarà quello di discutere l’ingresso della Germania nella SCO. Potremmo scommettere su quanto tempo ci vorrà.”

Pepe Escobar

Fonte: thecradle.co
Link: https://thecradle.co/Article/Interviews/16536
06.10.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

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