Julian Macfarlane – News Forensics – 9 agosto 2023
Quando la Polonia è stata Polonia?
Recentemente ho scritto un articolo sulla possibilità di una guerra tra la Russia e la Polonia e ho affermato che la Polonia non è esistita come nazione fino alla fine della prima guerra mondiale.
Uno dei miei lettori ha giustamente sottolineato che ciò che chiamiamo “Polonia” ha una lunga storia che risale al Regno di Polonia del 1035 (qualche lettore del precedente articolo di Julian ha espresso opinioni simili, N.d.T.).
Per questo intelligente commentatore, “nazione” significa una cosa; per me – almeno quando ho scritto il mio articolo – significa, o significava, un’altra. Abbiamo o avevamo entrambi ragione, da prospettive diverse.
Per me la storia è importante. Ma gli eventi del passato remoto sono meno importanti di quelli più recenti per ciò che sta accadendo oggi. È la catena di causalità che conta. Per quanto riguarda le “nazioni”, sono tutte diverse, e certamente non sono più quelle di una volta.
La parola “nazione” deriva dal latino “natio” che significa “discendenza” o “razza”, non come la definiamo oggi – ma in termini di un mondo che nel 100 a.C. era prevalentemente tribale(il link rimanda all’antica Roma, N.d.T.).
In altre parole, il significato centrale di “nazione” ha a che fare con il tribalismo, il che è molto chiaro se guardiamo all’esempio polacco.
D’altra parte, la storia passata ci dice molto sulla natura umana che, ovviamente, può informarci sul perché le cose accadono nel presente.
Il tribalismo, per esempio, non è scomparso, si è solo trasformato.
I polacchi e i loro “Gordi”
La Polonia di oggi può essere intesa come (più o meno) un’unica grande tribù.
Ma in epoca medievale e pre-medievale era abitata da molti popoli tribali, prima dalle tribù tedesche in fuga dagli Unni, poi dagli Slavi occidentali provenienti da est.
Le tribù slave occidentali lechite, i “Polani” – il “popolo dei campi aperti” – si riunirono per paura delle incursioni da est. Alla fine formarono la base di uno Stato ducale sotto il duca Mieszko I della dinastia Plast e si convertirono al cattolicesimo. Il dominio di Meiszko fu chiamato Civitas Schinesghe o “Gordi ducali”, dove i “gordi” sono difese.
Questi proto-polacchi temevano l’Oriente proprio come i polacchi moderni oggi, nonostante provenissero da lì.
Ma “l’Oriente” allora non era la Russia, bensì la Rus’ origine slava orientale di Kiev che, come si può vedere, comprendeva la maggior parte dell’attuale Ucraina.
I polani parlavano il lechitico, che è tanto diverso dal polacco moderno quanto l’inglese moderno lo è dal primo anglosassone. E ogni tribù lechitica potrebbe essere considerata una “nazione” a sé stante, come lo sono le “Prime Nazioni” del Canada.
Mieszko morì sperando che il suo dominio fosse diviso tra i suoi figli. Non aveva un senso di “Polonia” come Stato unico.
Suo figlio Boleslaw, invece, era ambizioso. Incoraggiato dal Papato, creò il Regno dei Polacchi – la Polonia, o meglio la Polska – che in realtà era composta da diverse Polskas.
Prima la Staropolska, “Vecchia Polonia”, poi la Wielkopolska – “Grande Polonia” – a cui si aggiunse la Małopolska “Piccola Polonia”, le terre delle minoranze conquistate.
Ovviamente non tutti in “Polonia” erano “polacchi” ed è improbabile che qualcuno provasse qualcosa di simile all’identità “nazionale” che la maggior parte delle persone assume oggi – quel sentimento mega-tribale di essere parte di una famiglia nazionale.
Le “nazioni” oggi sono astrazioni come qualsiasi altra cosa; esistono prima nella mente e nell’immaginazione – almeno finché non dobbiamo pagare le tasse. Ai tempi di Mieszko le realtà dominavano, soprattutto i gruppi di parentela. La famiglia era la cosa più importante.
I numeri di Dunbar sono i numeri più importanti.
Questo è vero anche oggi. Le nazioni sono grandi. Ma chi conta di più? Molte persone che non conosciamo e non vogliamo conoscere? O le nostre mogli, i nostri mariti e amanti, i nostri figli, i nostri genitori, i nostri amici?
La cultura è una cosa, la natura umana un’altra.
Uno dei concetti più importanti dell’antropologia è il Numero di Dunbar, basato sulle ricerche di Robin Dunbar, secondo il quale gli esseri umani sono in grado di stabilire relazioni reali solo con un numero finito di persone.
Alcuni ricercatori sono in disaccordo con Dunbar per quanto riguarda i numeri superiori a 150 – 300, 400 o 500. Ma 150 sembrano significativi. È la dimensione media delle compagnie militari, con le “squadre” delle forze speciali che sono molto più piccole.
Le “tribù” sono normalmente di circa 2.000 persone, ma sono composte da sotto-tribù o clan di 400 persone, che si suddividono in sotto-clan o gruppi di parentela di 30-50 persone.
In ogni caso, questo regno della Polska ebbe implicitamente vita breve e si devolse a livello tribale.
In seguito, però, nacque il Commonwealth polacco-lituano – un impero – che era una bestia completamente diversa, uno Stato multinazionale successivamente dissolto alla fine del XVIII secolo dalla Prussia, dall’Impero absburgico e dai russi.
La durata media di un impero è di soli due secoli. Perché?
I numeri di Dunbar.
La nascita del nazionalismo moderno
Solo nel XIX secolo – l’età del nazionalismo – è apparso il nazionalismo polacco come lo conosciamo oggi, insieme a tutti gli altri nazionalismi, tra cui quello tedesco, italiano e simili. Mega-tribù, se vogliamo.
Prima di allora, Luigi XIV poteva dire a ragion veduta “L’etat c’est moi”, cioè “La France c’est moi“. Con la Rivoluzione francese tutto cambiò. La fedeltà si spostò su una nozione astratta di “nazione”. Non che questo precludesse l’esistenza di governanti assoluti, come quelli ipotizzati nel Leviatano di Hobbes, che avrebbero dovuto impedirci di ucciderci a vicenda. Dopo la Rivoluzione arrivò Napoleone.
I nuovi “Stati nazionali” di questo periodo unificarono diversi gruppi, proprio come aveva fatto il duca Miezko, alcuni etnici, altri politici, ma di solito con la pretesa che chi governava lo facesse per il “popolo” nel suo complesso e non per “moi”, come avrebbe detto Luigi; la nazione, una grande famiglia; il capo di Stato, papà o mamma.
Questa genesi ha richiesto strati di astrazione – una mitologia nazionale, valori nazionali spesso incarnati in costituzioni e documenti simili – una “identità” nazionale inventata e un sacco di simboli. L’istruzione universale ha aiutato molto. Il lavaggio del cervello viene fatto fin dall’asilo.
Si tratta di una forma di etnogenesi: un tentativo di rompere o almeno trasformare le tradizioni culturali per creare un nuovo tipo di società, un’etnia, in questo caso artificiale, che cerca anche di trascendere le limitazioni naturali dei Numeri di Dunbar, in modo che le persone possano sentire un legame con persone che non conoscono e di cui non si preoccupano. È un’illusione, ma la gente muore per questo.
Gli Stati Uniti d’America ne sono un buon esempio.
Lo zio Sam può volervi per qualcosa, ma non gli importa di voi. Eppure vi viene insegnato a preoccuparvi per lui.
La Germania è un altro esempio di etnogenesi, anche se in forma diversa dagli Stati Uniti.
Prima degli anni ’70 del XIX secolo era un miscuglio di Paesi diversi. Nel 1914 era diventata probabilmente uno dei Paesi più progressisti d’Europa, una monarchia costituzionale con il suffragio universale maschile, cosa che nel Regno Unito non è stata raggiunta fino al 1918.
Hitler cercò – e in parte ci riuscì – di creare una nuova Germania, con una nuova storia delle origini, miti di supremazia ariana, molti simboli e vessilli e simili. Per non parlare dei nemici nazionali: gli ebrei e i russi. L’odio e la paura sono grandi motivatori.
Sebbene l’Illuminismo abbia fornito le basi intellettuali per questi cambiamenti, i veri motori furono le nuove tecnologie che portarono all’industrializzazione, che richiese una ristrutturazione sociale e culturale e livelli di organizzazione sempre più elevati. In quale altro modo si potrebbero alimentare gli “oscuri mulini satanici” di Blake e l’ascesa degli imperi coloniali. Per creare una nuova società, bisogna rompere quella vecchia.
La nazione del XX secolo
Nel XX secolo, il “progresso” tecnologico, i cambiamenti nello stato industriale e nel commercio internazionale, insieme agli inevitabili problemi degli imperi, hanno ridefinito il contesto geopolitico generale. Questo, ovviamente, ha portato alla prima guerra mondiale. Le nazioni dovettero ridefinirsi e ne nacquero di nuove. Ci fu una nuova ondata di etnogenesi. La Polonia di Wilson fu un risultato. “L’Ucraina” fu un altro.
Quella che l’Occidente chiama “Ucraina” non esisteva prima della prima guerra mondiale, non come nazionalità.
Il nazionalismo ucraino ha avuto origine in Galizia, che era polacca, rutena ed ebraica, governata dalla nobiltà polacca dopo la dissoluzione del Commonweath polacco-lituano, con la maggior parte della popolazione rutena che era composta da servi della gleba – gestiti da ebrei costretti a questo servizio.
Quando nel XIX secolo i polacchi cercarono di creare uno Stato nazionale indipendente dall’Impero absburgico, la popolazione rutena sostenne gli austriaci. Furono ricompensati con l’abolizione della servitù della gleba e con una certa rappresentanza come etnia a Vienna. Come sapete, fin dall’adolescenza,”l’identità” conta molto.
Nel 1900 abbiamo avuto il saggio di Mikhonovsky “Un’Ucraina indipendente” che citava il trattato di Pereiaslav del 1654, in cui i russi promettevano di proteggere l’Etmanato cosacco contro i polacchi. Si trattava anche di una manipolazione, se non di una falsificazione della storia, il genere di cose che caratterizza molti, se non la maggior parte dei movimenti politici etnogenetici. Quando si è in dubbio, si manipola la storia.
Gli ucraini sono russi?
I fatti della cultura e della storia complicano le moderne mitologie nazionali e quindi devono essere “aggiustati” o forse semplicemente dimenticati, come avviene in Giappone.
Chi erano esattamente i Ruteni?
Erano russi o “proto-russi”. Dopo tutto, “Rutenia” è solo la traduzione latina di “Russia”! E i vari dialetti ucraini hanno dall’80% all’85% di comunanza con il russo, che è più di molti dialetti dell’inglese.
A parte questo, i nazionalismi etnogenetici dell’era industriale non ammettono ostacoli alle aspirazioni, come la storia o i fatti. È la sospensione dell’incredulità.
I coloni americani erano per lo più inglesi, parlavano inglese e avevano parenti in Inghilterra, ma non volevano essere inglesi. Volevano essere “americani”. Questo portò all’odio e alla violenza: linciaggio dei lealisti e attacchi genocidi contro le tribù delle Sei Nazioni.
Non sentirete parlare molto di queste cose, così come non leggerete molto nei MSM sulle atrocità ucraine – l’etnogenesi genera “narrazioni” – finzioni con poco spazio per la verità.
La creazione della Polonia e la sua conquista dell’Ucraina occidentale portarono alla soppressione delle aspirazioni ruteno-ucraine. I ruteni erano di nuovo servi della gleba, ma con un altro nome: ucraini.
Ma, come ha fatto notare Putin, fu data loro una speranza da Lenin e dai russi, che promossero “l’ucrainizzazione” per creare un’identità ucraina per il territorio da loro controllato, vietando ad esempio il russo nelle scuole. Questo durò un decennio, finché Stalin non lo ribaltò nel 1933.
Quando la Polonia cadde nel 1939, la Russia si riprese le terre storiche della ‘Rus’, compresa la Galizia. Stepan Bandera, oggi “padre” dell’Ucraina, guidò il massacro di migliaia di polacchi e di ebrei nel 1943. Ora è stato canonizzato dai neonazisti.
Come si può vedere, è improbabile che gli ucraini occidentali accolgano i polacchi – o che i polacchi vogliano cercare di governare l’Ucraina occidentale. Olio e acqua.
Etnogenesi nella Nuova Nuova Russia (Novorossiya)
Le regioni russofone dell’Ucraina, che comprendono il Sud, la costa del Mar Nero, la regione di Kharkov e gran parte dell’Ucraina a ovest del Dniepr, non erano tutte uniformemente filorusse nel 2014, tranne la Crimea. Piuttosto, erano anti-galiziane e pro-democrazia. Hanno visto il colpo di Stato correttamente come un colpo di Stato di una tribù estremista. Molti volevano solo quello che Putin aveva offerto a Minsk: una federazione democratica e pluralista. Soprattutto volevano libertà di scelta – la propria lingua, la propria religione, i propri costumi e le proprie politiche.
I neonazisti volevano creare una nuova identità nazionale, come quella sognata da Hitler per gli europei attraverso l’arianesimo. Era implicitamente razzista. La cultura del Donbas e di Lugansk deve morire per far nascere quella ucraina.
I risultati sono stati atrocità – omicidi, stupri, massacri, bombardamenti e bombardamenti – che hanno ispirato la resistenza, poi una maggiore violenza in cui sono morti uomini, donne e bambini innocenti – ben 14.000 – fino all’intervento della Russia. I popoli di Donbas e Lugansk e di altri due oblast hanno votato per unirsi alla Russia perché riconoscono che la definizione russa di nazione è diversa, affermando la loro identità anziché negarla.
Come abbiamo visto nel video dell’articolo precedente, “Io sono russo”, essere russo non significa rinunciare alla propria nazionalità, lingua, religione, tradizioni o valori. È piuttosto una garanzia di autonomia culturale. In quanto russi, i diversi popoli dell’Ucraina possono essere liberi di scegliere.
Quello che si sta formando nell’Ucraina meridionale e orientale è quindi un nuovo tipo di entità nazionale. Un’entità più in linea con un mondo multipolare, multicentrico e multiculturale, di cui parleremo la prossima volta.
Julian Macfarlane è un analista di strategia e media, di base a Tokyo
Link: https://julianmacfarlane.substack.com/p/the-evolution-of-the-21st-century
Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte
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