La Storia della Sinistra: dal Lavoro al Capitale. Intervista a Paolo Borgognone

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Di Jacopo Brogi, ComeDonChisciotte.org

Compagni, dai campi e dalle officine, Prendete la falce, portate il martello, Scendete giù in piazza, picchiate con quello, Scendete giù in piazza, affossate il sistema”, cantava nel lontano ’66 Paolo Pietrangeli, lo stesso che poco più di trenta anni più tardi avrebbe poi diretto il talent show televisivo “Amici di Maria de Filippi”. Può banalmente essere sintetizzata così la parabola ascendente (in termini di classe) della Sinistra italiana, dal Lavoro al Capitale. Dalle lotte di popolo alla Società dello spettacolo, dove “Lo spettacolo è il capitale a un tale grado di accumulazione da divenire immagine”(1).

Se la sinistra sembra aver vinto plasmando la globalizzazione ai voleri dei più ricchi, mentre i popoli sono passati dallo stato solido del dopoguerra, allo stato liquido di inizio secolo per poi rischiare di evaporare nella virtualità e nel distanziamento sociale, qualcosa non ha funzionato. O magari ha funzionato fin troppo bene, in termini di classe. Vincitori e vinti.

Assieme allo storico e saggista Paolo Borgognone abbiamo intrapreso un viaggio alle origini: dalla nascita del Partito Radicale allo Statuto dei lavoratori. Dalla “via italiana al socialismo” all’eurocomunismo di Enrico Berlinguer, dal suo salvifico “ombrello della Nato” alla “politica di austerità e rigore” che oggi farebbe magari da specchio alla decrescita felice di Greta Thunberg e Papa Bergoglio.

La parte politica che prima rappresentava le fasce popolari ha tradito o ha semplicemente fallito il suo compito? Le risposte che troverete nell’intervista, che via via è diventata un dialogo profondo che va alle radici politiche, economiche, sociali e culturali della nostra contemporaneità, non sono affatto scontate.

Coscienze serve della norma e del capitale” (2), così Pier Paolo Pasolini definiva alcuni radicali. Un qualcosa che attualmente pervade perlopiù l’intero parlamento, e soprattutto quella Sinistra che, secondo Borgognone, è diventata Radicale: sempre più neoliberista. Dalle guerre umanitarie all’integrazione europea, fino al lockdown.

Se l’operaio di ieri fu assimilato dalla società dei consumi eterodiretta da quel “Potere senza volto” che oggi sembra abbia gettato un bavaglio sul mondo intero, il commesso e il magazziniere non potranno accettare a lungo di tacere dietro una maschera.

Il saggio di Paolo BorgognoneL’immagine sinistra della globalizzazione” (Zambon, 2016) è riconosciuto un patrimonio a livello internazionale tanto da essere gelosamente custodito da biblioteche e università prestigiose: London School of Economics, University of Oxford, Harvard College Library, Yale University Library, Columbia University New York, New York University, Princeton University, University of Toronto Robarts Library, Stanford University Library, UC Berkeley Libraries, University of California.

Abbiamo avuto l’opportunità e l’onore di conversare lungamente e dibattere assieme all’autore per cercare di comprendere come sia stato possibile che una grande speranza politica collettiva a livello internazionale, di libertà e giustizia sociale, sia stata traslata “dai campi e dalle officine”, al servire “il sistema” delle più grandi multinazionali di questo mondo. Anche e soprattutto per questo, esso ha potuto pianificare per noi un futuro di soli ricchi e soli poveri, senza più nulla in mezzo.

Di Jacopo Brogi, ComeDonChisciotte.org

Regia e montaggio video di Filippo Altobelli, ComeDonChisciotte.org

Paolo BorgognonePaolo Borgognone (Canale (CN), 1981), laureato in Scienze storiche, collabora dal 2012 con il “Centro Iniziative per la Verità e la Giustizia” di Torino, per il cui sito (www.civg.it) ha redatto numerosi articoli e saggi. È inoltre autore dei seguenti volumi: “Il fallimento della sinistra «radicale»” (Zambon, 2013); “La disinformazione e la formazione del consenso attraverso i media” (3 voll., Zambon, 2013); “Capire la Russia. Correnti politiche e dinamiche sociali nella Russia e nell’Ucraina postsovietiche” (Zambon, 2015).

 

NOTE

(1) = Debord Guy, La Société du spectacle, Buchet/Chastel, Paris 1967 – Debord Guy, La società dello spettacolo, Ed. Italiana p.54/par.34, Massari Editore, 2002

(2) = Pier Paolo Pasolini, Ad alcuni radicali -“La religione del mio tempo”, Garzanti 1961

19.09.2020

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