Laurent Guyénot
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Sono stanco di leggere che Netanyahu è uno psicopatico. Certamente non lo è. Non vedo alcun motivo per considerare lui, o qualsiasi altro leader israeliano, uno psicopatico nel senso medico della parola. Lui, e gli altri come lui, hanno una psicopatia collettiva, che è una cosa molto diversa.
La differenza è la stessa che c’è tra una nevrosi personale e una nevrosi collettiva. Secondo Freud, la religione (e lui intendeva il Cristianesimo) è una nevrosi collettiva. Freud non intendeva dire che le persone religiose sono nevrotiche. Al contrario, aveva osservato che la nevrosi collettiva tendeva a rendere immuni le persone religiose dalle nevrosi personali [1]. Non sottoscrivo la teoria di Freud, la uso solo solo per introdurre la mia: i Sionisti, anche i più sanguinari, non sono psicopatici a livello individuale; all’interno della loro comunità molti di loro sono persone affettuose e persino altruiste. Sono piuttosto i vettori di una psicopatia collettiva, cioè di un modo particolare (che potremmo definire non-umano) attraverso cui vedono e interagiscono collettivamente con le altre comunità umane.
Questo è un punto cruciale, senza il quale non potremo mai capire Israele. Chiamare psicopatici i loro leader non serve a nulla. Quello che dobbiamo fare è riconoscere Israele come un’entità affetta una psicopatia collettiva e studiare l’origine di questo carattere nazionale unico nel suo genere. È una questione di sopravvivenza per il mondo, così come è una questione di sopravvivenza per qualsiasi gruppo di persone riconoscere lo psicopatico tra di loro e capire i suoi modelli di pensiero e di comportamento.
Che cos’è uno psicopatico?
La psicopatia è una sindrome dei tratti psicologici classificata tra i disturbi della personalità. Lo psicologo canadese Robert Hare, sulla scia de La maschera della sanità mentale di Hervey Cleckley (1941), ne aveva definito i criteri diagnostici basandosi su un modello cognitivo oggi largamente adottato, anche se alcuni psichiatri preferiscono il termine “sociopatia” visto che, in realtà, [questa sindrome] ha a che fare con l’incapacità di socializzare in modo autentico [2]. Nel tentativo di mettere d’accordo tutti, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali ha proposto il termine “disturbo antisociale di personalità”; ma il termine “psicopatia” è ancora il più diffuso e, anche se solo per questo motivo, lo adotterò.
Il tratto più caratteristico dello psicopatico è la completa assenza di empatia e, di conseguenza, di inibizione morale nel far male agli altri, unita alla sete di potere. La psicopatia condivide anche alcuni tratti con il narcisismo: gli psicopatici hanno una visione grandiosa della propria importanza. Secondo loro hanno diritto a qualsiasi cosa perché si ritengono persone eccezionali. Non sbagliano mai e i fallimenti sono sempre colpa degli altri.
La verità non ha alcun valore per lo psicopatico; la verità è ciò che fa comodo in un dato momento. È un bugiardo patologico, ma non se ne rende conto. Per lui mentire è così naturale che il problema della sua “sincerità” è quasi irrilevante: lo psicopatico batte anche la macchina della verità.
Lo psicopatico prova solo emozioni molto superficiali e non ha sentimenti reali per nessuno; ma ha sviluppato una grande capacità di ingannare. Può essere affascinante fino a diventare carismatico. Non è in grado di provare empatia, ma impara a simularla. Il suo potere è la straordinaria capacità di fingere, ingannare, intrappolare e catturare. Sebbene sia immune dai sensi di colpa, diventa un maestro nel far sentire in colpa gli altri.
Poiché lo psicopatico non è in grado di mettersi nei panni degli altri, non può guardare a se stesso in modo critico. Sicuro di avere ragione in ogni circostanza, è sinceramente sorpreso dal rancore delle sue vittime e le punirà per questo. Se ruba qualcosa, considererà il risentimento del derubato alla stregua di un odio irrazionale.
Sebbene lo psicopatico possa essere giudicato pazzo furioso, non è pazzo nel senso medico del termine, poiché non soffre: gli psicopatici non vanno dallo psichiatra se non costretti. In un certo senso, lo psicopatico è molto ben adattato alla vita sociale, se lo scopo della vita sociale è quello di cavarsela individualmente. Ecco perché il vero mistero, da un punto di vista darwiniano, non è l’esistenza degli psicopatici, ma la loro bassa percentuale nella popolazione.
La stima più ottimistica della loro presenza nella popolazione occidentale è dell’1%. Non vanno confusi con il proverbiale 1% che possiede metà della ricchezza mondiale, anche se uno studio condotto tra gli alti dirigenti di grandi aziende aveva dimostrato che i tratti psicopatici sono molto diffusi tra di loro [3].
Israele come Stato psicopatico
Il fatto che gli Ebrei siano oggi rappresentati in modo sproporzionato nell’élite (costituiscono la metà dei miliardari americani, pur rappresentando solo il 2,4% della popolazione) [4] non significa che la psicopatia sia più diffusa tra gli Ebrei. In un certo senso, è vero il contrario: gli Ebrei dimostrano reciprocamente un alto grado di empatia, o almeno di solidarietà, spesso fino al sacrificio personale. Ma la natura selettiva di questa empatia fa capire che è rivolta non tanto all’umanità in generale quanto alla loro ebraicità.
In effetti, gli Ebrei tendono a confondere ebraicità con umanità. Per questo motivo ciò che è buono per gli Ebrei deve necessariamente essere buono per l’umanità. Al contrario, un crimine contro gli Ebrei è un “crimine contro l’umanità”, un concetto che avevano creato nel 1945. Confondere l’ebraicità con l’umanità è un segno di narcisismo collettivo, ma, quando si arriva a considerare i non Ebrei come sub-umani, diventa un segno di psicopatia collettiva.
Collettivamente, gli Ebrei si considerano innocenti delle accuse mosse contro di loro. Per questo motivo il pioniere sionista Leo Pinsker, un medico, considerava la giudeofobia “un’aberrazione psichica. Come aberrazione psichica è ereditaria e come malattia trasmessa da duemila anni è incurabile”. Di conseguenza, gli Ebrei sono “il popolo scelto per attirare l’odio universale” (anche gli Ebrei atei non possono fare a meno di definire l’ebraicità come uno degli aspetti dell’essere scelti) [5].
Israele, lo Stato Ebraico, è lo psicopatico tra le nazioni. Agisce verso le altre nazioni come uno psicopatico agisce verso i suoi simili. “Solo gli psichiatri possono spiegare il comportamento di Israele”, aveva scritto il giornalista israeliano Gideon Levy su Haaretz, nel 2010. Tuttavia, la sua diagnosi, che comprende “paranoia, schizofrenia e megalomania”[6], è sbagliata. Considerando l’assoluta presunzione di Israele, la disumanizzazione dei palestinesi e la sua straordinaria capacità di mentire e manipolare, [è evidente che] abbiamo a che fare con uno psicopatico.
Facendo un parallelo tra la psicopatia e l’atteggiamento di Israele, non biasimo gli israeliani o gli Ebrei in quanto individui. Partecipano a questa psicopatia collettiva solo nella misura in cui sono sottomessi all’ideologia nazionale. Possiamo fare un paragone con un altro tipo di entità collettiva. In The Corporation: The Pathological Pursuit of Profit and Power, Joel Bakan ha osservato che le grandi aziende si comportano come psicopatici, insensibili alla sofferenza di coloro che schiacciano nella loro ricerca del profitto: “Il comportamento delle aziende è molto simile a quello di uno psicopatico”[7]. La mia analisi di Israele si basa sullo stesso ragionamento. Solo che Israele è molto più pericoloso di qualsiasi mega-azienda (persino di Pfizer), perché l’ideologia che causa il suo disturbo della personalità è molto più folle dell’ideologia liberale e social-darwiniana che governa il mercato azionario. L’ideologia di Israele è biblica.
Il virus biblico
La psicopatia collettiva di Israele non è genetica, è culturale, ma si è formata in tempi molto antichi ed quindi è radicata nel suo subconscio ancestrale (qualunque cosa esso sia): deriva in ultima analisi da un dio geloso inventato dai Leviti per controllare le tribù affamate che erano partite alla conquista della Palestina circa tremila anni fa. Per nascita, Israele è la nazione di un dio psicopatico.
Yahweh, “il dio di Israele”, è un dio vulcanico, arrabbiato e solitario, che manifesta verso tutti gli altri dei un odio implacabile e finisce per considerarli dei non-dei, essendo lui, in realtà, l’unico vero dio. Questo lo caratterizza molto chiaramente come uno psicopatico tra gli dei. Al contrario, per gli Egizi, secondo l’egittologo tedesco Jan Assmann, “gli dèi sono esseri sociali”, e l’armonia tra loro garantisce l’armonia del cosmo [8]. Esisteva, inoltre, un certo grado di traducibilità tra i pantheon delle diverse civiltà. Ma Yahweh aveva insegnato agli Ebrei il disprezzo per le divinità dei popoli circostanti, rendendo gli Ebrei, agli occhi dei loro vicini, una minaccia per l’ordine cosmico e sociale. Yahweh è, secondo Assmann, essenzialmente un dio teoclasta: “Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.” (Deuteronomio 12, 2-3).
Yahweh potrà anche essere un personaggio di fantasia, ma la sua presa sulla mente ebraica è comunque reale. “Appellarsi ad un padre pazzo e violento, e per tremila anni, ecco cosa significa essere un Ebreo pazzo!” [9] diceva Smilesburger in Operazione Shylock di Philip Roth. Agli Ebrei è stato insegnato da Yahweh a rimanere rigorosamente separati dagli altri popoli. Le proibizioni alimentari servono ad impedire qualsiasi socializzazione al di fuori della tribù: “Vi separerò da tutti questi popoli, perché siate miei” (Levitico 20:26).
La natura dell’alleanza non è morale. L’unico criterio di approvazione da parte di Yahweh è l’obbedienza alle sue leggi e ai suoi comandi arbitrari. Massacrare a tradimento centinaia di profeti di Baal è bene, perché è la volontà di Yahweh (1Re 18). Mostrare misericordia al re degli Amaleciti è male, perché quando Yahweh dice “uccidete tutti”, intende “tutti” (1Samuele 15). Nella storiografia biblica, il destino del popolo ebraico dipende dall’esecuzione degli ordini di Yahweh, per quanto folli. Come giustamente osserva Kevin MacDonald:
L’idea che la sofferenza ebraica derivi dal fatto che gli Ebrei si sono allontanati dalla loro stessa legge ricorre quasi come un costante battito di tamburi in tutta la Tanakh, un continuo richiamo al fatto che la persecuzione degli Ebrei non è il risultato del loro comportamento nei confronti dei gentili, ma piuttosto il risultato del loro comportamento nei confronti di Dio”[10].
Se gli Ebrei seguono il comando di Yahweh di estraniarsi dal resto dell’umanità, in cambio Yahweh promette di renderli padroni dell’umanità: “seguite le sue vie, osservate i suoi statuti, i suoi comandamenti, le sue usanze e ascoltate la sua voce” e Yahweh “vi innalzerà più di ogni altra nazione che ha creato“; “farete di molte nazioni i vostri sudditi, ma non sarete sottomessi a nessuna” (Deuteronomio 26:17-19 e 28:12). Questo, in realtà, sembra quasi il patto che Satana aveva proposto a Gesù: “Il diavolo gli mostrò tutti i regni del mondo e il loro splendore. E gli disse: ‘Ti darò tutto questo, se cadrai ai miei piedi e mi renderai omaggio'”. (Matteo 4:8-9).
Se Israele seguirà scrupolosamente la Legge, la promessa di Yahweh è che Israele potrà sottomettere tutte le nazioni al suo dominio e distruggere quelle che opporranno resistenza. “I re cadranno prostrati davanti a te, con la faccia a terra, e leccheranno la polvere ai tuoi piedi“, mentre “le nazioni e i regni che non ti serviranno periranno” (Isaia 49:23 e 60:12). Le nazioni dovranno riconoscere la sovranità di Israele o essere distrutte. Yahweh dice a Israele di aver individuato “sette nazioni più grandi e più forti di te“e “tu le voterai allo sterminio” e “non farai con esse alleanza né farai loro grazia“. Quanto ai loro re, “farai perire i loro nomi sotto il cielo” (Deuteronomio 7:1-2, 24).
Il codice di guerra del Deuteronomio 20 ordina di sterminare “qualsiasi essere vivente” nelle città conquistate di Canaan. In pratica, la regola è estesa a tutti i popoli che resistono alle conquiste degli israeliti. Era stata applicata da Mosè ai Madianiti, anche se in questo caso Yahweh aveva concesso ai suoi guerrieri di tenersi le giovani ragazze vergini (Numeri 31). Era stata applicata da Giosuè alla città cananea di Gerico, dove gli israeliti “imposero la maledizione della distruzione a tutti coloro che si trovavano in città: uomini e donne, giovani e vecchi, compresi i buoi, le pecore e gli asini, massacrandoli tutti” (Giosuè 6,21). Nella città di Ai, tutti i dodicimila abitanti erano stati massacrati, “finché non ne rimase in vita nemmeno uno e nessuno riuscì a fuggire. … Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai in campo aperto e nel deserto dove li avevano inseguiti, e quando ogni singolo cadde di spada, tutto Israele tornò ad Ai e massacrò la popolazione rimasta“. Le donne non erano state risparmiate. “Come bottino, Israele prese solo il bestiame e il bottino di questa città” (Giosuè 8:22-27). Poi era stato il turno delle città di Makkedah, Libnah, Lachish, Eglon, Hebron, Debir e Hazor. In tutto il paese, Giosuè “non lasciò un solo superstite e mise ogni essere vivente sotto la maledizione della distruzione, come Yahweh, dio di Israele, aveva ordinato” (10:40).
Come ha scritto Avigail Abarbanel in “Perché ho lasciato il culto“, i conquistatori sionisti della Palestina “hanno seguito molto da vicino il dettame biblico di Giosuè di entrare e prendere tutto. … Per un movimento apparentemente non religioso, è straordinario quanto il Sionismo … abbia seguito da vicino la Bibbia” [11]. Kim Chernin, un altro dissidente israeliano, ha scritto in “I sette pilastri della negazione ebraica“: “Non riesco a contare il numero di volte in cui ho letto la storia di Giosuè come una storia del nostro popolo che entra in legittimo possesso della terra promessa senza fermarmi a dire: ‘ma questa è una storia di stupri, saccheggi, massacri, invasioni e distruzione di altri popoli’”[12].
Yahweh offre solo due strade possibili a Israele: la dominazione sulle altre nazioni, se Israele rispetterà il patto con Yahweh sulla separazione dagli altri popoli, o l’annientamento da parte di queste stesse nazioni, se Israele romperà il patto:
“Perché, se fate apostasia e vi unite al resto di queste nazioni che sono rimaste fra di voi e vi imparentate con loro e vi mescolate con esse ed esse con voi, allora sappiate che il Yahweh, il vostro dio, non scaccerà più queste genti dinanzi a voi, ma esse diventeranno per voi una rete, una trappola, un flagello ai vostri fianchi; diventeranno spine nei vostri occhi, finché non siate periti e scomparsi da questo buon paese che Yahweh, il vostro dio, vi ha dato.” (Giosuè 23:12-14)
Espropriare gli altri o essere espropriati, dominare o essere sterminati: Israele non riesce a pensare oltre questa alternativa.
Il Sionismo è biblico
Cosa c’entra il Sionismo, vi chiederete? Il sionismo non è un’ideologia laica? Credo sia giunto il momento di dissipare questo equivoco. Il Sionismo è un prodotto dell’Ebraismo, e l’Ebraismo è radicato nella Bibbia ebraica, la Tanakh. Che l’abbia letta o meno, che la giudichi storica o mitica, ogni Ebreo basa in ultima analisi il suo Ebraismo sulla Bibbia o su ciò che sa della Bibbia. L’Ebraismo è l’interiorizzazione del dio psicopatico. Non fa molta differenza se gli Ebrei definiscono il loro essere Ebrei in termini religiosi o in termini etnici. Da un punto di vista religioso, la Bibbia conserva la memoria e l’essenza dell’Alleanza con Dio, mentre, da un punto di vista laico, la Bibbia è la narrazione fondamentale del popolo ebraico e il modello con cui gli Ebrei interpretano tutta la loro storia successiva (la Dispersione, l’Olocausto, la rinascita di Israele e così via).
È vero che Theodor Herzl, il profeta del sionismo politico, non si era ispirato alla Bibbia. Tuttavia, aveva chiamato “Sionismo” la sua ideologia, utilizzando il nome biblico di Gerusalemme. I Sionisti successivi a Herzl e gli effettivi fondatori del moderno Stato d’Israele, invece, si erano ispirati alla Bibbia. “La Bibbia è il nostro mandato”, aveva dichiarato Chaim Weizmann nel 1919 e, nel 1948, aveva regalato a Truman un rotolo della Torah per il suo ruolo nel riconoscimento di Israele. Così inizia la Dichiarazione di Fondazione dello Stato di Israele:
ERETZ-ISRAEL [(ebraico) – la Terra d’Israele, la Palestina] è stato il luogo di nascita del popolo ebraico. Qui si è formata la loro identità spirituale, religiosa e politica. Qui ha raggiunto per la prima volta la condizione di Stato, ha creato valori culturali di importanza nazionale e universale e ha donato al mondo l’eterno Libro dei Libri.
Non c’è dubbio che lo Stato di Israele sia stato fondato sulla base della rivendicazione biblica.
David Ben-Gurion, l’autore di questo documento e padre della nazione, aveva una visione biblica del popolo ebraico. Per lui, secondo il biografo Dan Kurzman, la rinascita di Israele nel 1948 “era equivalsa all’Esodo dall’Egitto, alla conquista del territorio da parte di Giosuè, alla rivolta dei Maccabei”. Ben-Gurion non era mai stato in sinagoga e mangiava carne di maiale a colazione, eppure era impregnato di storia biblica. “Non ci può essere una valida educazione politica o militare su Israele senza una profonda conoscenza della Bibbia”, era solito dire [13]. Tom Segev scrive [di Ben-Gurion] nella sua più recente biografia:
[Ben Gurion] sponsorizzava un corso di studi biblici a casa sua ed era solito ribadire due concetti per caratterizzare il carattere morale dello Stato di Israele e il suo destino e dovere verso se stesso e il mondo: il primo era quello del “popolo eletto”, un termine che deriva dall’alleanza tra Dio e il popolo di Israele (Esodo 19:5-6); il secondo era l’impegno del popolo ebraico verso i principi di giustizia e pace che lo rendono una “luce per le nazioni”, nello spirito dei profeti (Isaia 49:6). Aveva parlato e scritto spesso di questi concetti [14].
La mentalità biblica di Ben-Gurion era diventata sempre più evidente con l’avanzare dell’età. Si consideri ad esempio il fatto che, mentre implorava Kennedy di dare al suo popolo la bomba atomica perché gli egiziani minacciavano di sterminarli (come avevano fatto sotto Mosè), sulla rivista Look (16 gennaio 1962) profetizzava che, entro venticinque anni, Gerusalemme sarebbe stata “la sede della Corte Suprema dell’Umanità, per dirimere tutte le controversie tra i continenti federati, come profetizzato da Isaia” [15]. Ben-Gurion non era pazzo, stava semplicemente pensando in modo biblico.
Quasi tutti i leader israeliani della generazione di Ben-Gurion e di quelle successive condividono la stessa mentalità biblica. Moshe Dayan, l’eroe militare della Guerra dei Sei Giorni del 1967, aveva giustificato l’annessione dei nuovi territori in un libro intitolato Living with the Bible (1978). Anche Naftali Bennett, ministro israeliano dell’Istruzione, aveva giustificato con la Bibbia l’annessione della Cisgiordania [16]. I Sionisti possono trovare nella Bibbia tutte le giustificazioni che vogliono: per Gaza, hanno Giudici 1:18-19: “Giuda prese Gaza con il suo territorio… Ora Yahweh fu con Giuda ed essi presero possesso della regione collinare“. Attualmente, nel governo israeliano ci sono dei fanatici della Bibbia, come il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che ogni giorno spara citazioni bibliche. “Dio ha dato la terra d’Israele al popolo ebraico” è l’alfa e l’omega del Sionismo, non solo per gli israeliani, ma anche per i Cristiani che, dal 1917, hanno sostenuto la rivendicazione ebraica e sostengono Israele oggi.
Ancor più di Ben-Gurion, Benjamin Netanyahu pensa in modo biblico, e questo diventa sempre più chiaro man mano che invecchia. Sa anche che i Cristiani non possono argomentare seriamente contro le rivendicazioni bibliche. Il 3 marzo 2015 aveva drammatizzato davanti al Congresso americano la sua fobia per l’Iran facendo riferimento al libro biblico di Ester:
Siamo un popolo antico. Nei nostri quasi 4.000 anni di storia, molti hanno cercato ripetutamente di distruggere il popolo ebraico. Domani sera, in occasione della festa ebraica del Purim, leggeremo il libro di Ester. Leggeremo di un potente viceré persiano di nome Haman, che aveva complottato per distruggere il popolo ebraico circa 2.500 anni fa. Ma una coraggiosa donna ebrea, la regina Ester, aveva smascherato il complotto e dato al popolo ebraico il diritto di difendersi dai suoi nemici. Il complotto era stato sventato. Il nostro popolo era stato salvato. Oggi, il popolo ebraico si trova ad affrontare un altro tentativo di distruzione da parte di un altro potentato persiano [17].
Netanyahu aveva programmato il suo discorso alla vigilia del Purim, che celebra il lieto fine del Libro di Ester: il massacro di 75.000 uomini, donne e bambini persiani. Nel 2019, durante un tour in Cisgiordania, Netanyahu aveva pronunciato queste parole : “Credo nel libro dei libri e lo leggo come una chiamata all’azione: ogni generazione deve fare ciò che può per assicurare l’eternità di Israele”. La Bibbia occupa una parte così grande del suo cervello che vorrebbe mandare una Bibbia sulla Luna!
Quindi, per favore, smettete di chiamare psicopatico Netanyahu. O almeno, chiamatelo psicopatico biblico, adoratore di un dio psicopatico. E, già che ci siete, imparate a vedere la Bibbia ebraica per quello che è: “una cospirazione contro il resto del mondo”, come aveva scritto H. G. Wells. Nei libri della Bibbia, “la cospirazione è chiara e lampante, … una cospirazione aggressiva e vendicativa. … Non è tolleranza ma stupidità chiudere gli occhi sulla loro qualità” [18].
Laurent Guyénot
Riferimenti:
[1] Freud developed this theory in three books: Totem and Taboo, Civilization and Its Discontents and The Future of an Illusion.
[2] Robert Hare, Without Conscience: The Disturbing World of the Psychopaths Among Us, The Guilford Press, 1993.
[3] Paul Babiak and Robert Hare, Snakes in Suits: When Psychopaths Go to Work, HarperCollins, 2007.
[4] Benjamin Ginsberg, The Fatal Embrace: Jews and the State, University of Chicago Press, 1993; J.J. Goldberg, Jewish Power: Inside the American Jewish Establishment, Basic Books , 1997.
[5] Leon Pinsker, Auto-Emancipation: An Appeal to His People by a Russian Jew, 1882 , on www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Zionism/pinsker.html
[6] Gideon Levy, “Only psychiatrists can explain Israel’s behavior,” Haaretz, January 10, 2010, www.haaretz.com/print-edition/opinion/only-psychiatrists-can-explain-israel-s-behavior-1.261115
[7] Joel Bakan, The Corporation: The Pathological Pursuit of Profit and Power, Free Press, 2005. Watch also the documentary of the same title.
[8] Jan Assmann, Of God and Gods: Egypt, Israel, and the Rise of Monotheism, University of Wisconsin Press, 2008, p. 47.
[9] Philip Roth, Operation Shylock: A Confession, Simon & Schuster, 1993, p. 110.
[10] Kevin MacDonald, Separation and Its Discontents: Toward an Evolutionary Theory of Anti-Semitism, Praeger, 1998, kindle 2013, kindle l. 6187–89.
[11] Avigail Abarbanel, “Why I left the Cult,” Oct 8, 2016, on https://mondoweiss.net/author/avigail/
[12] Kim Chernin, “The Seven Pillars of Jewish Denial,” Tikkun, Sept. 2002, quoted in Kevin MacDonald, Cultural Insurrections: Essays on Western Civilization, Jewish Influence, and Anti-Semitism, Occidental Press, 2007, pp. 27-28.
[13] Dan Kurzman, Ben-Gurion, Prophet of Fire, Touchstone, 1983, pp. 17–18, 22, 26–28.
[14] Tom Segev, A State at Any Cost: The Life of David Ben-Gurion, Apollo, 2019, kindle l. 286.
[15] David Ben-Gurion and Amram Ducovny, David Ben-Gurion, In His Own Words, Fleet Press Corp., 1969, p. 116.
[16] “Israeli minister: The Bible says West Bank is ours” on www.youtube.com/watch?v=Png17wB_omA
[17] “The Complete Transcript of Netanyahu’s Address to Congress,” on www.washing tonpost.com.
[18] Herbert George Wells, The Fate of Homo Sapiens, 1939 (archive.org), p. 128.
Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/article/israels-biblical-psychopathy/
22.10.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Laurent Guyénot è nato in Francia nel 1960. Dopo essersi laureato come ingegnere all’École Nationale Supérieure de Techniques Avancées di Parigi e aver lavorato per due anni nell’industria degli armamenti negli Stati Uniti, si è dedicato allo studio della storia religiosa e dell’antropologia. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Studi Medievali alla Sorbona di Parigi e da allora è autore di diversi libri in francese sull’”antropologia narrativa” medievale, tra cui La lancia sanguinante (2010) e La morte delle fate (2011). Ha inoltre pubblicato un’indagine sui danni psicologici e sociali della pornografia di massa. Negli ultimi otto anni ha condotto ricerche sulla “storia profonda” dell’America e ha collaborato con Voltairenet.org. Il suo libro JFK-911 è un contributo significativo alla comprensione dei fili comuni che collegano i due più gravi crimini dello Stato Profondo nella storia americana.