Elis Gjevori – Middle East Eye – 24 ottobre 2023
Il sostegno dell’Unione Europea alla guerra di Israele contro Gaza ha visto emergere spaccature, confusione e, apparentemente, la definizione di una politica in movimento.
Dopo l’attacco a sorpresa di Hamas del 7 ottobre contro il sud di Israele dalla Striscia di Gaza – che ha causato la morte di circa 1.400 israeliani – Oliver Varhelyi, commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato [della commissione von der Leyen], ha dichiarato che “non si può [più] fare come al solito“.
Cogliendo di sorpresa gli altri Stati membri dell’UE, Varhelyi ha aggiunto che la portata dell’attacco di Hamas evidenziava un “punto di svolta” e che 729 milioni di dollari di aiuti umanitari per i palestinesi sarebbero stati sospesi fino a nuovo ordine.
Diversi Stati membri, tra cui l’Irlanda, la Spagna e i Paesi Bassi, hanno pubblicamente criticato la decisione, affermando che la necessità di aiuti umanitari era ancora più necessaria visto che Israele aveva annunciato un nuovo “assedio totale” di Gaza, tagliando acqua, energia e cibo all’enclave palestinese, già sottoposta a un assedio di 16 anni.
L’Irlanda ha persino affermato che: “Riteniamo che non esiste una base legale per una decisione unilaterale di questo tipo da parte di un singolo commissario e non ci aspettiamo una sospensione degli aiuti“.
Il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, ha contraddetto Varhelyi e ha annunciato che “gli aiuti umanitari dell’UE ai palestinesi bisognosi continueranno finché sarà necessario” (seppure Israele consentirà che giungano a destinazione, N.d.T.)
Il pubblico botta e risposta tra i politici e gli Stati membri dell’UE sembra mettere a nudo la mancanza di coordinamento o di una politica chiara nei confronti della condotta di guerra di Israele o della situazione umanitaria dei palestinesi.
Dall’inizio del conflitto, l’esercito israeliano ha ucciso almeno 5.087 palestinesi, tra cui più di 2.000 bambini, secondo l’ultimo conteggio fornito dal ministero della Sanità palestinese. Circa il 70% delle vittime sono bambini, donne e anziani.
Una leadership fallita
Quando la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che si è sempre più proposta come volto dell’UE sulla scena globale, ha offerto il suo pieno sostegno a Israele, i parlamentari dell’UE hanno condannato la sua mancanza di mandato per parlare di questioni di politica estera.
“L’approccio della Presidente von der Leyen è stato del tutto unilaterale e non è riuscita a dare prova di leadership e a guidare una risposta coerente alla crisi“, ha dichiarato a Middle East Eye Grace O’Sullivan, deputata irlandese del Partito Verde al Parlamento europeo.
Riferendosi a Varhelyi ha aggiunto: “È stato chiaro fin dall’inizio che il gabinetto di commissari del presidente non stava comunicando sulla questione e stava invece rilasciando dichiarazioni unilaterali“.
Da allora, la O’Sullivan ha chiesto le dimissioni immediate di Varhelyi.
In una rara dimostrazione di protesta, circa 800 membri del personale dell’UE hanno scritto una lettera alla von der Leyen, contestando quella che, a loro dire, è un’ingiustificabile parzialità nei confronti di Israele e la mancata menzione della necessità di istituire uno Stato palestinese, che è la politica ufficiale dell’UE.
Altri politici dell’UE hanno espresso più apertamente le loro preoccupazioni sul fatto che l’UE non abbia compreso quanto dannosa sia stata la sua posizione sulla scena internazionale.
L’UE continua a trascurare la questione centrale, ovvero che “Israele è la potenza occupante e i palestinesi sono un popolo occupato“, ha dichiarato Margrete Auken, politico danese del Parlamento europeo.
Secondo la Auken, Israele sta commettendo “un genocidio” a Gaza. “Dove sono le proteste della nostra leadership politica?“.
“Perché non abbiamo con Israele lo stesso standard che abbiamo nei confronti della Russia?“, ha detto a MEE.
“Se vogliamo promuovere la democrazia e i diritti umani nel Sud globale e loro vedono quanto la grande maggioranza dei Paesi occidentali sia parziale e passiva, ciò è molto dannoso“.
La guerra di Israele contro Gaza implica anche il potenziale di avere un impatto sull’Europa, destabilizzando ulteriormente la regione. Le ricadute economiche e un’altra crisi migratoria comportano il rischio potenziale di polarizzare in modo significativo la politica all’interno del blocco, come è accaduto in passato, in particolare nel 2015, quando 1,3 milioni di persone, la maggior parte delle quali siriane, sono entrate in Europa.
L’invito di Israele a metà della popolazione della Striscia di Gaza a lasciare le proprie case e a dirigersi verso la porzione meridionale della Striscia (che è stata comunque bombardata, N.d.T.) ha anche aumentato i timori in Egitto di un massiccio afflusso di rifugiati nel Sinai.
Il governo egiziano ha rifiutato le proposte di accettare il reinsediamento dei rifugiati palestinesi nel Sinai settentrionale.
Secondo quanto riportato, il governo egiziano è arrivato a dire a un diplomatico europeo: “Volete che prendiamo un milione di persone? Bene, le manderemo in Europa. Vi preoccupate tanto dei diritti umani – beh, prendeteli voi“.
“Nel complesso, l’UE non ha mostrato una leadership compassionevole e sono rimasto scoraggiato dalla riluttanza dei leader e dei partiti dell’UE a chiedere un cessate il fuoco e a porre fine allo spargimento di sangue a Gaza“, ha dichiarato la O’Sullivan.
“Invece di avallare l’assedio di Gaza, dobbiamo far valere la nostra influenza su Israele e chiedere un cessate il fuoco adesso“, ha detto, aggiungendo che prolungare la guerra non farebbe che danneggiare ulteriormente la “credibilità internazionale” della UE.
Tuttavia, ripristinare la credibilità dell’UE potrebbe già essere una battaglia persa.
L’ipocrisia occidentale
In riferimento al pieno sostegno dell’Occidente alle azioni israeliane a Gaza un alto diplomatico del G7, parlando con il Financial Times, ha avvertito che “abbiamo decisamente perso la battaglia nel Sud globale“,.
“Tutto il lavoro che abbiamo fatto con il Sud globale [sull’Ucraina] è andato perduto…“. “ Dimenticate le regole, dimenticate l’ordine mondiale. Non ci ascolteranno mai più“, ha aggiunto il diplomatico.
Parlando con MEE la scorsa settimana Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, ha criticato il “doppio standard” dell’UE nei confronti di Israele rispetto alle osservazioni fatte in passato dall’UE a sostegno dell’Ucraina.
Nell’ottobre del 2022, la von der Leyen aveva dichiarato che i tentativi della Russia di tagliare l’acqua e l’elettricità a uomini, donne e bambini erano “atti di puro terrorismo“.
Quando Israele ha fatto lo stesso a Gaza due settimane fa, la von der Leyen ha affermto che “Israele ha il diritto di difendersi“.
Marc Botenga, un politico belga del Parlamento europeo, ha dichiarato a MEE di aver avvertito l’Alto rappresentante Josep Borrell, che si occupa della politica estera del blocco, riguardo ai due conflitti.
“I Paesi di tutto il mondo che hanno subito pressioni da parte dell’Unione Europea per imporre sanzioni alla Russia o consegnare armi all’Ucraina hanno spesso sottolineato che l’UE difendeva l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma non stanno facendo nulla per difendere l’integrità territoriale dei territori palestinesi occupati da Israele“, ha detto Botenga.
“Il fatto che a Borrell venga posta questa domanda ogni giorno dimostra quanto gli altri Paesi sentano l’ipocrisia europea e occidentale“, ha detto Botenga, aggiungendo che “i doppi standard della politica estera della UE sono diventati molto evidenti“.
Molti Paesi non occidentali hanno storicamente sostenuto la causa palestinese, considerandola una lotta contro il colonialismo e affermando il diritto all’autodeterminazione.
In privato, alcuni politici di alto livello della UE temono che il sostegno con carta bianca a Israele non solo allontani molti di questi Paesi, ma comprometta anche l’efficacia della politica estera del blocco.
Un alto funzionario dell’UE, che ha parlato in condizioni di anonimità con Mujtaba Rahman, analista della UE presso l’Eurasia Group, ha avvertito che la posizione del blocco su Gaza rischia di “scatenare flussi migratori” verso l’UE.
“La UE non ha la massima credibilità come attore di politica estera, ma questo è un fiasco di dimensioni mai viste“, ha detto il diplomatico.
Valori selettivi
Secondo Botenga, quando Borrell ha partecipato alla riunione del G-20 tenutasi in India a settembre, molti dei partner internazionali dell’Europa hanno detto ai funzionari dell’UE che “difendevano i valori in modo selettivo“.
“La riluttanza dell’Europa a chiedere conto a Israele dei suoi decenni di occupazione e colonizzazione illegale, o a chiedere un cessate il fuoco immediato a Gaza, manda il messaggio che, agli occhi dei governi europei, gli obblighi in materia di diritti umani e il diritto internazionale sono validi solo per alcuni Paesi e persone“, ha aggiunto Botenga.
Nonostante la mancanza di coordinamento e l’incoerenza dell’approccio della UE nei confronti di Israele, “il risultato finale è che i governi europei si sono schierati a pieno sostegno di Israele“, ha dichiarato Julien Barnes-Dacey, direttore del programma Medio Oriente e Nord Africa presso l’European Council on Foreign Relations.
Sebbene negli ultimi giorni i politici dell’UE abbiano fatto alcuni riferimenti alla necessità che Israele rispetti il diritto internazionale, “c’è stata pochissima volontà di fare pressione sul governo Netanyahu affinché agisca in conformità con i principi umanitari“, ha dichiarato Barnes-Dacey a MEE.
Nonostante le voci di dissenso nel Parlamento europeo, le divisioni all’interno del blocco sono “sopravvalutate“, ha affermato Barnes-Dacey, e riflettono in gran parte “la competizione politica interna con la von der Leyen piuttosto che un forte disaccordo con la sua posizione“.
Il sostegno dell’UE a Israele “indubbiamente danneggerà le relazioni dell’Europa con il Sud globale“, ha aggiunto.
“Non tanto perché i Paesi non occidentali sono di per sé di alti principi, ma perché permette loro di mostrare facilmente i doppi standard europei per quanto riguarda la centralità dell’ordine globale basato sulle regole, che è stato il punto centrale di discussione dell’Occidente negli ultimi 20 mesi“.
Elis Gjevori, PhD in Studi africani ed Orientali presso l’Università di Londra, è un giornalista di Istanbul. Si occupa di Balcani, Turchia e Medio Oriente.
Link:
https://www.middleeasteye.net/news/israel-gaza-war-eu-rush-defend-undermines-moral-authority
Scelto e tradotto da CpHook per ComeDonChisciotte
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