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La Redazione

 

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Jihad 2.0: Come nasce il prossimo incubo

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A cura di Bosque Primario
Il 4 Giugno 2017
536 Views

DI PEPE ESCOBAR

Counterpunch.org

Cominciamo con i 28 leader europei che discutono sui Balcani occidentali  durante uno degli ultimi summit e si lamentano di una “aggressione russa” – e non poteva essere altro – subita nel giardinetto della UE.

Tanto per dare una mano a un procuratore del Montenegro che sospetta che “certi organismi statali russi”, durante le elezioni del 2016, abbiano tentato di fermare il paese che voleva aderire  alla NATO:  Questo è stato anche un segnale per il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, per ricordare che la retorica anti-UE di Donald Trump potrebbe portare ad una guerra nei Balcani.  

Juncker, disponibile come al solito, ha affermato che “se lasciamo da soli –  Bosnia-Erzegovina, Repubblica Serba, Macedonia, Albania – tutti questi paesi,  ci ritroveremo di nuovo in mezzo ad una guerra“.

E’ possibile che i Balcani siano vicini ad un’ altra esplosione. Ancora uno sconvolgimento, ma a differenza del 1999, la NATO non riuscirà a bombardare per altri 78-giorni una Belgrado indifesa. Una nuova generazione di missili russi potrebbe facilmente prevenirla.

La tragedia del 1999 nei Balcani è stata provocata sostanzialmente da falsi massacri in Kosovo preparati dalla intelligence tedesca della BND – infiltrando provocatori della BND tra gli albanesi del posto e  sparando da tutte e due le parti per far scoppiare una guerra e distruggere la Jugoslavia.

Tutti gli occhi sull’Albania

Quello che si sta muovendo in questo momento nella geopolitica è qualcosa di ancora più oscuro.

I soliti noti fanno quello che hanno sempre fatto; danno la colpa alla Russia, e non vogliono vedere l’evidenza.

Perciò lasciamoci guidare da qualcuno che conosce le cose dall’interno, il dr. Olsi Jazexhi, Direttore del Free Media Institute di Tirana, Albania.

A dicembre del 2016, John Brennan della CIA è andato in Albania ed ha lanciato una fatwa  “contro la Russia” , specialmente in Macedonia. Come spiega  il dr. Jazexhi,  “dopo che Brennan  si congedò da  Edi Rama –  il Primo Ministro dell’Albania e amico stretto di George Soros, riunì tutti i partiti politici albanesi in Macedonia e ordinò di sostenere Zoran Zaev contro Nikola Gruevski. Gruevski è visto come un politico filo-russo e contrario-alla-NATO, mentre Zaev è uno dei tanti barboncini da compagnia di Soros.

Cosicché, Gruevski fu boicottato dagli albanesi e Zaev ottenne un appoggio sufficiente per formare un governo. La promessa di Zaev agli albanesi fu che la Macedonia avrebbe accettato l’albanese come lingua ufficiale e che si sarebbe  così creato un terzo stato (mezzo)albanese nei Balcani. I macedoni stanno resistendo, ma Tirana e Edi Rama stanno manipolando i partiti politici albanesi contro Gruevski. La posta in palio di questa partita è far diventare la Macedonia un paese membro della NATO “.

Nel frattempo, in Kosovo – un covo di narco-mafiososi presentato come stato che ospita Camp Bondsteel, la più grande base militare transatlantica USA  del pianeta – Hashim Thaci, Presidente e ex  cecchino dell’esercito di liberazione kosovara (KLA), sta “costruendo un Esercito per il Kosovo, con l’obiettivo finale di integrare il Kosovo nella NATO, anche se la Serbia è contrari a un progetto del genere, per la sua ex provincia autonoma”. Jazexhi spiega anche come, “in Albania, ci siano due grandi organizzazioni terroristiche protette dagli americani e dagli europei”.

La prima è quella che Ankara chiama Fetullah Gulen Terror (FETO), probabilmente strumentalizzata dall’intelligence tedesco: “La Turchia protesta perché l’Albania sta ospitando il gruppo FETO ma gli americani li appoggiano contro Erdogan”.

La seconda è Mojahedin-e Khalq (MKO), che combatte contro Teheran: “L’Albania si è trasformata in una centrale del MKO. John Bolton è stato recentemente a Tirana, con altri sostenitori internazionali del MKO, che stanno attaccando l’Iran, che chiedono un cambio di regime”.

L’  “estroso” Marjam Rajavi del MKO  è stato  anche a Tirana, dove ha messo a punto dei piani per “rovesciare l’Ayatollah” in Iran.

Il tema chiave, come enfatizza Jazexhi, è che “dopo aver trasformato i Balcani in un centro di reclutamento ISIS-Daesh durante la guerra siriana, ora gli  americani stanno  trasformando l’Albania in uno stato da  jihad 2.0“.

Così quello che si sta ripetendo adesso è “lo stesso errore storico fatto dagli albanesi del Kosovo, che hanno legato il loro futuro – mani e piedi – a  Camp Bondsteel, per cui, se  gli USA o la NATO o se ne andassero dal paese (cosa che, prima o poi, sarà inevitabile), verrebbero immediatamente invasi dalla Serbia. Nel frattempo, l’Unione Europea e gli americani, che vogliono de-radicalizzare i musulmani wahhabi dall’Europa, fanno da mamma agli jihadisti iraniani “.

Il nemico “invisibile”

Quindi il pezzo chiave del puzzle è la configurazione dell’Albania come centro della Jihad 2.0 – contro gli slavi in Macedonia, contro Teheran e anche contro Ankara. Non desta nessuna meraviglia il fatto che il consulente-capo del governo albanese sia stato fino a pochi mesi fa, un certo Tony Blair.

Ma poi c’è un nemico “invisibile” ed è quello che conta davvero.

Alla fine di marzo, durante la sua ultima visita ufficiale prima delle elezioni del 2 aprile, il presidente serbo Tomislav Nikolic è andato a Pechino, dove il Presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato che la cooperazione economica con la Serbia e,  in generale con tutti Balcani, è una priorità per la Cina.

No question. Nel 2014, Pechino creò un fondo per investire 10 miliardi di euro in Europa centro-orientale. Lo scorso anno, China Everbright ha comprato l’aeroporto di Tirana in Albania. China Exim Bank finanzia la costruzione di autostrade in Macedonia e Montenegro.

In Serbia,  China Road e Bridge Corporation ha costruito il Ponte di Pupin sul Danubio a Belgrado – il “Ponte dell’Amicizia Sino-Serba” inaugurato nel 2014 e finanziato per l’85% da un prestito bancario della China Exim.

E la ciliegina sulla torta (dello sviluppo delle infrastrutture) sono i 350 km. di linea ferroviaria ad alta velocità che vale 2,89 miliardi di dollari che corre tra Atene e Budapest, passando per la Macedonia e Belgrado.

L’UE ha fatto suonare le sue campane  per il tratto principale che va da Budapest a Belgrado e che vale  1,8 miliardi di dollari, facendo una indagine  sul fatto se, per la parte ungherese dell’opera,  siano state violate le rigorose leggi della UE in base alle quali sono previste gare pubbliche di appalto per i grandi progetti di trasporto.

E’ proverbiale la congenita spocchia degli occidentali, che dicono che i cinesi non possono essere in grado di costruire infrastrutture ferroviarie ad alta velocità, come fanno gli europei, se non meglio, e ad un costo più basso.

Succede che  la Budapest-Belgrado sia il tratto cruciale della Land Sea Express Route che Pechino ha promesso di costruire, nel 2014, insieme a Ungheria, Serbia e Macedonia. Questo è il punto cruciale dello snodo della nuova Via della Seta,  in Europa sudorientale, cioè della Belt and Road Initiative (BRI), un canale commerciale che porta i container  che arrivano al Pireo, nel Mediterraneo –  un porto co-posseduto dalla China Ocean Shipping Company dal 2010 – fino all’Europa centrale.

Secondo l’opinione ufficiale della NATO è necessario che le sue basi restino ben piantate nei Balcani per combattere la “minaccia del Terrorismo”. Secondo il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg  “ho visitato recentemente la Bosnia-Erzegovina e il Kosovo e sono rimasto impressionato nel vedere quanto siano concentrati nel contrastare la minaccia dei combattenti stranieri“.

Beh, allora i “combattenti stranieri” si trovano proprio li, a casa loro, non solo in Kosovo, ma presto saranno anche in Albania, nella capitale della Jihad 2.0.

La NATO, dopo tutto, eccelle nel creare nuove “minacce” emergenti che sono essenziali per giustificare la sua propria esistenza. La Jihad 2.0 può essere puntata sia contro gli slavi in Macedonia, che contro l’Iran o contro la Turchia. Per non parlare del ventre molle dei russi. L’ottica invisibile è che [i combattenti della Jihad 2.0] possono sempre schierarsi  e mettere a repentaglio le intenzioni della Cina di far diventare l’Europa sudorientale lo snodo più importante per le Nuove Vie della Seta.

 

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge   e  Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).  Il suo ultimo libro è  Empire of Chaos.  È raggiungibile a  [email protected].

Fonte: http://www.counterpunch.org

Link:  http://www.counterpunch.org/2017/06/02/jihad-2-0-the-making-of-the-next-nightmare/

2.06.2017

 

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

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