Matthew Ehret
canadianpatriot.org
Mentre l’attenzione del mondo è assorbita dai cambiamenti tettonici in atto in Ucraina e dal pericolo di un confronto militare tra la NATO e l’Eurasia, qualcosa di molto inquietante è rimasto “fuori dal radar” della maggior parte degli osservatori. Si tratta di un crollo finanziario delle banche transatlantiche che minaccia di scatenare il caos nel mondo. È questo crollo che è alla base degli sforzi disperati compiuti dai Neoconservatori per una guerra totale con la Russia, la Cina ed altri membri della crescente Alleanza Multipolare.
In articoli recenti, ho fatto presente che la “soluzione” voluta dalla Banca d’Inghilterra a questa imminente esplosione finanziaria della bolla dei derivati da 1,5 quadrilioni di dollari viene portata avanti sotto la copertura di un “Grande Reset Globale”, che, in pratica, è un brutto e disperato tentativo di usare la COVID-19 come copertura per l’imposizione di un nuovo sistema operativo dell’ordine mondiale post-pandemico. Poiché le “regole” di questo nuovo sistema sono molto simili alla “soluzione” escogitata dalla Banca d’Inghilterra nel 1923 per porre rimedio al caos economico della Germania, che, alla fine, aveva richiesto un meccanismo di governo di tipo fascista per imporlo alle masse, desidero approfondire le cause e gli effetti dell’inutile caduta della Germania di Weimar nell’iperinflazione e nel caos nel periodo 1919-1923.
In questo articolo, esaminerò ulteriormente come, nel 1933, quegli stessi architetti dell’iperinflazione si avvicinarono all’instaurazione di una dittatura globale dei banchieri e come questo primo tentativo di un Nuovo Ordine Mondiale fu fortunatamente fatto deragliare grazie ad una lotta coraggiosa successivamente cancellata dai libri di storia.
Analizzeremo in modo approfondito come fosse scoppiata una grande guerra all’interno dell’America, guidata da patrioti anti-imperiali in opposizione alle forze di Wall Street e dello Stato profondo di Londra, ed esamineremo come questo scontro di paradigmi fosse arrivato al culmine nel 1943-1945.
Questa analisi storica non è stato condotta per intrattenimento, né dovrebbe essere vista come un esercizio puramente accademico, ma è stata creata per il semplice fatto che il mondo sta arrivando ad un crollo sistemico totale e, se non vengono portati alla luce alcuni fatti soppressi della storia del XX secolo, le forze che hanno distrutto la nostra memoria collettiva di ciò che eravamo una volta continueranno ad agire, mentre la società viene trascinata verso una nuova era di fascismo e guerra mondiale.
Il Trattato di Versailles e la distruzione della Germania
La Gran Bretagna era stata la principale responsabile delle premesse che avevano portato alla Prima Guerra Mondiale e alla distruzione della potenziale alleanza tedesco-russo-americano-ottomana che aveva iniziato a prendere forma alla fine del XIX secolo, come aveva scoperto lo sciocco Kaiser Guglielmo (anche se purtroppo troppo tardi) quando aveva detto:
“Il mondo sarà inghiottito nella più terribile delle guerre, il cui scopo ultimo è la rovina della Germania. Inghilterra, Francia e Russia hanno cospirato per il nostro annientamento… questa è la nuda verità della situazione, che è stata lentamente ma inesorabilmente creata da Edoardo VII.”
Così come l’oligarchia britannica aveva gestito la guerra, aveva organizzato anche la conferenza sulle riparazioni in Francia che, tra le altre cose, aveva imposto alla Germania sconfitta il rimborso di un debito impossibile e creato la Società delle Nazioni che avrebbe dovuto diventare lo strumento per un “ordine mondiale post-nazionale”. Lloyd George aveva guidato la delegazione britannica insieme al suo assistente Philip Kerr (Lord Lothian), Leo Amery, Lord Robert Cecil e Lord John Maynard Keynes, che avevano un programma a lungo termine per realizzare una dittatura globale. Tutti questi personaggi erano membri del nascente Movimento della Tavola Rotonda (che aveva preso il pieno controllo della Gran Bretagna spodestando Asquith nel 1916) e che è al centro dell’odierno “Stato profondo”.
Dopo lo smantellamento dell’esercito e della Marina della Germania imposto dall’armistizio del 1918, la nazione, un tempo potente, era stata costretta a pagare l’impossibile somma di 132 miliardi di marchi d’oro ai vincitori e a cedere territori che rappresentavano il 10% della sua popolazione (Alsazia-Lorena, Ruhr e Slesia settentrionale), che costituivano il 15% della sua terra coltivabile, il 12% del suo bestiame, il 74% del suo minerale di ferro, il 63% della sua produzione di zinco e il 26% del suo carbone. La Germania dovette inoltre rinunciare a 8000 locomotive, 225.000 vagoni ferroviari e a tutte le sue colonie. Era stata l’epopea del saccheggio moderno.
Alla Germania erano rimaste poche opzioni. Le tasse furono aumentate e le importazioni furono tagliate completamente, mentre le esportazioni vennero spinte al massimo. Questa politica (che ricorda le tecniche di austerità del Fondo Monetario Internazionale in uso oggi) fallì completamente, poiché sia le importazioni che le esportazioni crollarono del 60%. La Germania rinunciò a metà delle sue scorte d’oro, ma i pagamenti del debito furono a malapena intaccati. Nel giugno del 1920 si decise di avviare una nuova strategia: aumentare la stampa di denaro. Invece di essere la “cura miracolosa” stupidamente auspicata da monetaristi disperati, questa soluzione portò ad una svalutazione asintotica della moneta fino all’iperinflazione. Dal giugno 1920 all’ottobre 1923 la massa monetaria in circolazione salì alle stelle, passando da 68,1 marchi d’oro a 496,6 quintilioni di marchi d’oro. Nel giugno 1922, ci volevano 300 marchi per 1 dollaro USA e, nel novembre 1923, 42 trilioni di marchi per ottenere 1 dollaro USA! Sono ancora disponibili immagini di tedeschi che spingono in strada carriole di denaro, solo per comprare un panetto di burro e del pane (1 kg di pane nel 1923 fu venduto per 428 miliardi di marchi).
Con la perdita di valore della moneta, la produzione industriale diminuì del 50%, la disoccupazione salì ad oltre il 30% e l’alimentazione crollò di oltre la metà rispetto ai livelli prebellici. Il film “Il dottor Mabuse” (Il giocatore d’azzardo) del regista tedesco Fritz Lang, del 1922, mostra la follia speculativa della popolazione tedesca: chi ne aveva i mezzi aveva iniziato a scommettere contro il marco tedesco per proteggersi, contribuendo così solo a far crollare il marco dall’interno. Questo ricorda molto gli Americani che oggi vendono allo scoperto il dollaro USA invece di lottare per una soluzione sistemica.
C’era stata resistenza
Le tragiche conseguenze del Trattato di Versailles non erano sconosciute e il destino di una Germania macchiata dal nazismo era tutt’altro che predeterminato. È un fatto dimostrabile, spesso tralasciato nei libri di storia, che le forze patriottiche russe, americane e tedesche tentarono coraggiosamente di cambiare la tragica traiettoria dell’iperinflazione e del fascismo, il che AVREBBE impedito l’ascesa di Hitler e la Seconda Guerra Mondiale se i loro sforzi non fossero stati sabotati.
Dalla stessa America, una nuova squadra presidenziale sotto la guida di William Harding aveva rapidamente ribaltato il programma favorevole alla Lega delle Nazioni del presidente Woodrow Wilson, un rabbioso anglofilo. Un importante industriale statunitense di nome Washington Baker Vanderclip, che nel 1920 aveva portato al più grande accordo commerciale della storia con la Russia per un valore di 3 miliardi di dollari, aveva definito Wilson “un autocrate ispirato dal governo britannico”. A differenza di Wilson, il presidente Harding sostenne l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Russia e minò la Società delle Nazioni rafforzando la sovranità americana e dichiarando nel 1921 trattati bilaterali con Russia, Ungheria e Austria al di fuori del controllo della Società. Il Movimento della Tavola Rotonda Britannica in America, di recente formazione (nato come Council on Foreign Relations), non ne era stato felice.
Proprio mentre stava manovrando per riconoscere l’Unione Sovietica e stabilire un’alleanza con Lenin, il presidente Harding mangiò alcune ostriche “andate a male” e morì il 2 agosto 1923. Ovviamente non ci fu nessuna autopsia e la sua morte costò all’America un decennio di controllo anglofilo su Wall Street e pose fine ad ogni opposizione al governo mondiale da parte della presidenza. Questo periodo portò alla bolla speculativa dei ruggenti anni ’20, il cui crollo nel venerdì nero del 1929 scatenò quasi un inferno fascista in America.
Il Trattato di Rapallo tra Russia-Germania viene fatto fallire
Dopo mesi di organizzazione, i principali rappresentanti di Russia e Germania si accordarono per una soluzione alternativa al Trattato di Versailles che avrebbe dato nuova linfa ai patrioti tedeschi e stabilito in Europa una potente amicizia russo-tedesca che si sarebbe scontrata con altre nefaste agende.
Sotto la guida dell’industriale e ministro degli Esteri tedesco Walter Rathenau e del suo omologo ministro degli Esteri russo Georgi Chicherin, il 16 aprile 1922 fu firmato a Rapallo il trattato che prevedeva la cancellazione di tutti i debiti di guerra e la rinuncia a tutte le rivendicazioni territoriali da entrambe le parti. Il trattato prevedeva che Russia e Germania avrebbero “cooperato in uno spirito di reciproca buona volontà per soddisfare le esigenze economiche di entrambi i Paesi”.
Quando il 24 giugno 1922 Rathenau venne assassinato da una cellula terroristica chiamata “Organizzazione dei Consoli”, lo spirito del Trattato di Rapallo perse la sua forza e la Germania venne travolta da un’ondata di caos e di stampa di denaro. L’Organizzazione dei Consoli si era macchiata dell’assassinio di oltre 354 personalità politiche tedesche tra il 1919 e il 1923 e, quando fu messa al bando nel 1922, il gruppo cambiò semplicemente nome e si trasformò in altri gruppi paramilitari tedeschi (come i Freikorps), diventando il braccio militare del nuovo Partito Nazionalsocialista.
1923: viene imposta la soluzione della City di Londra
Quando con l’esplosione iper-inflazionistica della Germania si arrivò alla totale ingovernabilità dello Stato, a Wall Street si pensò aduna soluzione, denominata “Piano Dawes”, che richiedeva l’uso di un golem addestrato a Londra di nome Hjalmar Schacht. Introdotto come commissario valutario nel novembre 1923 e divenuto subito presidente della Reichsbank, il primo atto di Schacht fu quello di recarsi a Londra dal governatore della Banca d’Inghilterra Montagu Norman, che fornì a Schacht un progetto per procedere alla ristrutturazione della Germania. Schacht ritornò per “risolvere” la crisi utilizzando lo stesso veleno che l’aveva causata.
Annunciando per la prima volta una nuova moneta chiamata “rentenmar””, ad un valore fisso di 1 trilione di reichsmark per 1 nuovo rentenmark, i Tedeschi furono derubati ancora una volta. Questa nuova moneta avrebbe operato secondo “nuove regole” mai viste prima nella storia della Germania: Le privatizzazioni di massa portarono all’acquisto di imprese statali da parte di conglomerati anglo-americani. IG Farben, Thyssen, Union Banking, Brown Brothers Harriman, Standard Oil, JP Morgan e Union Banking presero il controllo delle finanze, delle miniere e degli interessi industriali della Germania sotto la supervisione di John Foster Dulles, Montagu Norman, Averill Harriman e altri attori dello Stato profondo. Tutto questo è stato descritto nel famoso film del 1961 “Vincitori e vinti” di Stanley Kramer.
Schacht tagliò poi il credito alle industrie, aumentò le tasse e impose un’austerità di massa sulle “spese inutili”: 390.000 dipendenti pubblici furono licenziati, i sindacati e la contrattazione collettiva furono distrutti e i salari ridotti del 15%.
Come si può immaginare, questa distruzione della vita dopo l’inferno di Versailles era intollerabile e i disordini civili cominciarono a ribollire in modi che nemmeno i potenti banchieri di Londra-Wall Street (e i loro mercenari) riuscivano a controllare. Per imporre al popolo il modello economico di Schacht era necessario un esecutore che non fosse non ostacolato dalle istituzioni democratiche della Repubblica. Un pittore fallito che, l’8 novembre 1923, aveva fatto scalpore per un putsch in una birreria era perfetto.
Un ultimo tentativo per salvare la Germania
Anche se Hitler era salito al potere nel decennio successivo a quello dell’economia schachtiana, un ultimo sforzo repubblicano venne compiuto per evitare che la Germania precipitasse in un inferno fascista, con la vittoria elettorale del novembre 1932 del generale Kurt von Schleicher come cancelliere della Germania. Schleicher era stato co-architetto del Trattato di Rapallo insieme a Rathenau un decennio prima ed era un forte sostenitore del programma di lavori pubblici e miglioramenti interni della Società Friedrich List, promosso dall’industriale Wilhelm Lautenbach. Il partito nazista perse il sostegno pubblico e si ritrovò in bancarotta. Hitler cadde in depressione e stava addirittura meditando il suicidio quando l’élite anglo-americana scatenò un “colpo di Stato legale” che portò i fondi di Wall Street a riversarsi nelle casse naziste.
Il 30 gennaio 1933 Hitler ottenne il cancellierato, e assunse rapidamente poteri dittatoriali in virtù dello “stato di emergenza” causato dall’incendio del Reichstag, nel marzo 1933. Nel 1934, la Notte dei Lunghi Coltelli vide l’assassinio del generale Schleicher e di centinaia di altri patrioti tedeschi, solo pochi anni prima che il mostro di Frankenstein della City di Londra e di Wall Street facesse irruzione nel mondo.
Com’era stato architettato il crollo del 1929
Anche se tutti sanno che in America il crollo del mercato del 1929 aveva scatenato quattro anni di inferno che si erano poi rapidamente diffusi in Europa con la Grande Depressione, non molti si sono resi conto che non si era trattato di un evento inevitabile, ma piuttosto di un’esplosione controllata.
Le bolle degli anni Venti erano iniziate nel 1923 con la morte prematura del presidente William Harding ed erano cresciute sotto l’attenta guida del presidente Coolidge e del finanziere Andrew Mellon (segretario al Tesoro) della JP Morgan, che avevano de-regolamentato le banche, imposto l’austerità al Paese e messo a punto uno schema di prestiti da intermediario che permetteva agli speculatori di prendere in prestito il 90% delle loro azioni. Negli anni ‘20 Wall Street fu deregolamentata, gli investimenti nell’economia reale bloccati e la follia divenne la norma. Nel 1925 i prestiti dei broker ammontavano a 1,5 miliardi di dollari, erano saliti a 2,6 miliardi nel 1926 e avevano raggiunto i 5,7 miliardi di dollari alla fine del 1927. Nel 1928, il mercato azionario era sopravvalutato di quattro volte!
Con la bolla gonfiata al punto giusto, si decise di coordinare un “richiamo” totale dei prestiti da intermediario. Prevedibilmente, nessuno riuscì a pagarli, con il conseguente crollo dei mercati. Gli “addetti ai lavori” fecero piazza pulita con i “clienti privilegiati” di JP Morgan e altri colossi finanziari che vendettero prima del crollo per poi riacquistare i beni fisici dell’America a prezzi di svendita. Un personaggio degno di nota che aveva fatto fortuna in questo modo era stato Prescott Bush della Brown Brothers Harriman, che, nel 1932, avrebbe salvato il partito nazista in bancarotta. Questi finanzieri erano strettamente legati alla City di Londra e coordinavano le loro operazioni attraverso il sistema bancario centrale privato della Federal Reserve e della Banca dei Regolamenti Internazionali.
L’inferno vivente della Grande Depressione
Durante la Grande Depressione, la popolazione fu spinta al limite, rendendo l’America facile preda del fascismo, mentre la disoccupazione saliva al 25%, la capacità industriale crollava del 70% e i prezzi agricoli scendevano ben al di sotto dei costi di produzione, accelerando i pignoramenti e i suicidi. I risparmi di una vita andarono persi con il fallimento di 4000 banche.
Questa disperazione fu replicata in tutta Europa e in Canada, con i fascisti amanti dell’eugenetica che guadagnarono popolarità in tutti i Paesi. Nel 1932, l’Inghilterra vide l’ascesa dell’Unione Britannica dei Fascisti di Sir Oswald Mosley, il Canada inglese ebbe la sua soluzione fascista con la Lega della Ricostruzione Sociale della “Fabian Society” degli studiosi di Rhodes (che in seguito prese il controllo del Partito Liberale) che auspicava una “gestione scientifica della società”. Nel 1932 la rivista Time aveva pubblicato ben sei articoli Duce e alla gente veniva detto che il fascismo corporativo era la soluzione economica per tutti i problemi economici dell’America.
Nel 1931, nel bel mezzo della crisi, la City di Londra si ritirò dal gold standard, il che fu un colpo paralizzante per gli Stati Uniti, in quanto provocò una fuga dell’oro dall’America, causando un’ulteriore contrazione della massa monetaria e quindi l’incapacità di rispondere alla depressione. Contemporaneamente, le merci britanniche si riversarono negli Stati Uniti, schiacciando la scarsa produzione rimanente.
È in questo clima che, nel 1933, si svolse una delle battaglie meno conosciute.
1932: Il tentativo di dittatura dei banchieri
In Germania, una vittoria a sorpresa nel dicembre 1932 del generale Kurt Schleicher causò la sconfitta del partito nazista etero-diretto da Londra, minacciando di liberare la Germania dalla tirannia della Banca Centrale inglese. Poche settimane prima della vittoria di Schleicher, Franklin Roosevelt aveva conquistato la presidenza americana, minacciando di regolamentare le banche private e di affermare la sovranità nazionale sulla finanza.
Vedendo sfumare i suoi piani di fascismo globale, la City di Londra annunciò la necessità di creare in fretta un nuovo sistema globale controllato dalle banche centrali. Il loro obiettivo era quello di usare la crisi economica come pretesto per togliere agli Stati nazionali ogni potere sulla politica monetaria, rafforzando al contempo il potere delle Banche Centrali indipendenti come esecutori di “bilanci globali equilibrati”.
Nel dicembre 1932, la Società delle Nazioni organizzò una conferenza economica “per stabilizzare l’economia mondiale” sotto la guida della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e della Banca d’Inghilterra. La BRI era stata istituita come “Banca Centrale delle Banche Centrali” nel 1930 per facilitare il rimborso del debito della Prima Guerra Mondiale e si sarebbe rivelata uno strumento fondamentale per finanziare la Germania nazista, anche molto tempo dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. La Conferenza economica di Londra riunì 64 nazioni del mondo in un ambiente controllato, presieduta dal Primo Ministro britannico e inaugurata dal Re in persona.
Una risoluzione approvata dal Comitato monetario della Conferenza affermava che:
“La Conferenza ritiene essenziale, al fine di arrivare ad un gold standard internazionale con il necessario meccanismo per un funzionamento soddisfacente, la creazione di Banche Centrali indipendenti, dotate dei poteri e della libertà necessari per condurre un’appropriata politica valutaria e creditizia, nei Paesi sviluppati che attualmente non dispongono di un’adeguata istituzione bancaria centrale.”
E che:
“La Conferenza desidera riaffermare la grande utilità di una stretta e continua cooperazione tra le Banche Centrali. La Banca dei Regolamenti Internazionali dovrebbe svolgere un ruolo sempre più importante non solo per migliorare i contatti, ma anche come strumento di azione comune.”
Facendo eco alla moderna fissazione della Banca d’Inghilterra per l’“equilibrio matematico”, le risoluzioni affermavano che il nuovo gold standard globale controllato dalle banche centrali era necessario “per mantenere un equilibrio fondamentale nella bilancia dei pagamenti” dei vari Paesi. L’idea era quella di privare gli Stati nazionali del potere di generare e indirizzare il credito per il proprio sviluppo.
FDR silura la Conferenza di Londra
La resistenza del cancelliere Schleicher alla dittatura dei banchieri si risolse nel gennaio 1933 con un “colpo di stato morbido” che estromise il leader patriottico a favore di Adolph Hitler (sotto il controllo di un prestanome della Banca d’Inghilterra di nome Hjalmar Schacht), mentre Schleicher venne assassinato l’anno successivo. In America, un tentativo di assassinio di Roosevelt fu sventato il 15 febbraio 1933 quando a Miami una donna tolse la pistola di mano ad un anarchico massone, causando la morte del sindaco di Chicago, Cermak.
Senza il cadavere di FDR, la conferenza di Londra incontrò una barriera insormontabile, in quanto FDR si rifiutò qualsiasi cooperazione americana. Roosevelt riconosceva la necessità di un nuovo sistema internazionale, ma sapeva anche che doveva essere organizzato da Stati nazionali sovrani asserviti al benessere generale del popolo e non da banche centrali dedicate al benessere dell’oligarchia. Prima di qualsiasi cambiamento internazionale, gli Stati nazionali, esenti dagli effetti della depressione, dovevano prima riprendersi economicamente per rimanere al di sopra del potere dei finanzieri.
Nel maggio del 1933, la Conferenza di Londra si era sgretolata quando FDR si era lamentato dell’incapacità della Conferenza di affrontare i veri problemi della crisi, “una catastrofe che equivale ad una tragedia mondiale” e che la fissazione sulla stabilità a breve termine era “un vecchio feticcio dei cosiddetti banchieri internazionali”. FDR aveva continuato affermando:
“Gli Stati Uniti cercano il tipo di dollaro che tra una generazione avrà lo stesso potere d’acquisto e di pagamento del debito del valore del dollaro che speriamo di raggiungere nel prossimo futuro. Questo obiettivo è più importante per il bene delle altre nazioni di un rapporto fisso per un mese o due. La fissazione del tasso di cambio non è la vera risposta.”
I Britannici avevano redatto una dichiarazione ufficiale in cui si affermava che “la dichiarazione americana sulla stabilizzazione rendeva del tutto inutile la prosecuzione della conferenza”.
La guerra di FDR contro Wall Street
Nel suo discorso inaugurale del 4 marzo, il nuovo presidente aveva lanciato il guanto di sfida dicendo:
“I cambiavalute sono fuggiti dai loro alti seggi nel tempio della nostra civiltà. Possiamo ora riportare quel tempio alle antiche verità. La misura della restaurazione sta nella misura in cui applichiamo valori sociali più nobili del mero profitto monetario.”
FDR dichiarò guerra a Wall Street a diversi livelli, iniziando con il sostegno alla Commissione Pecorra che mandò in prigione migliaia di banchieri e smascherò le attività criminali dei vertici della struttura di potere di Wall Street che manipolavano la depressione, comprando cariche politiche e propugnando il fascismo. Ferdinand Pecorra, che dirigeva la commissione, aveva apertamente denunciato lo Stato profondo quando aveva detto che “questo piccolo gruppo di finanzieri di alto livello, che controlla le sorgenti stesse dell’attività economica, detiene più potere reale di qualsiasi altro gruppo simile negli Stati Uniti”.
Il successo molto pubblicizzato di Pecorra autorizzò FDR ad imporre una regolamentazione radicale sotto forma di 1) separazione tra banche commerciali e d’investimento (legge Glass-Steagall), 2) riorganizzazione fallimentare e 3) creazione della Security Exchange Commission per supervisionare Wall Street. Soprattutto, FDR esautorò la Federal Reserve, controllata da Londra, insediando un suo uomo alla presidenza (l’industriale Mariner Eccles) che la costrinse, per la prima volta dal 1913, ad obbedire alle direttive nazionali, creando al contempo un meccanismo di prestito “alternativo” al di fuori del controllo della FED, chiamato Reconstruction Finance Corporation (RFC), che, per tutti gli anni Trenta, in America fu il primo prestatore per la realizzazione di infrastrutture.
Una delle politiche più controverse per cui FDR viene oggi demonizzato fu l’abolizione del gold standard. Il gold standard stesso limitava l’offerta di moneta ad un rigido scambio di oro per dollaro cartaceo, impedendo così i miglioramenti interni necessari per rilanciare la capacità industriale e rimettere al lavoro milioni di disoccupati per i quali non esistevano risorse finanziarie. La manipolazione del dollaro da parte dei finanzieri internazionali lo aveva reso in quel momento un’arma di distruzione piuttosto che di creazione. Poiché i prezzi delle materie prime erano scesi al di sotto dei costi di produzione, era fondamentale aumentare il prezzo dei beni con una forma di “inflazione controllata”, in modo che le fabbriche e le aziende agricole potessero diventare solvibili. FDR impose tariffe protettive per favorire la ripresa agroindustriale su tutti i fronti, ponendo fine ad anni di rapace libero scambio.
Nel 1934 FDR espose la sua filosofia politico-economica:
“Il vecchio concetto fallace dei banchieri da una parte e del governo dall’altra, come unità più o meno uguali e indipendenti, è passato. Il governo, per forza di cose, deve essere il leader, deve essere il giudice, degli interessi contrastanti di tutti i gruppi della comunità, compresi i banchieri.”
Il vero New Deal
Una volta liberati dalle catene delle banche centrali, FDR e i suoi alleati furono in grado di avviare una vera e propria ripresa ripristinando la fiducia nel settore bancario. Dopo 31 giorni dalla forzata chiusura di quattro giorni di tutte le banche d’America voluta da FDR [bank holiday], il 75% delle banche era operativo ed era stata creata la FDIC per assicurare i depositi. Quattro milioni di persone ottennero un lavoro immediato e centinaia di biblioteche, scuole e ospedali furono costruiti e dotati di personale, tutti finanziati dalla RFC. La prima chiacchierata davanti al caminetto di FDR fu fondamentale per ricostruire la fiducia nel governo e nelle banche ed è ancora oggi come una severa lezione sulle banche che i banchieri centrali non vogliono farvi conoscere.
Nel periodo 1933-1939 furono realizzati 45000 progetti infrastrutturali. I numerosi progetti “locali” erano governati, come l’odierna Belt and Road Initiative cinese, nell’ambito di un “grande disegno” che FDR definì i “Le Quattro Direzioni” , con zone di megaprogetti come l’area della Tennessee Valley Authority a sud-est, la Zona del Trattato sul fiume Columbia a nord-ovest, la zona della St Laurence Seaway a nord-est e la zona della diga di Hoover/Colorado a sud-ovest. Questi progetti avevano avuto un effetto di trasformazione che il denaro non potrà mai misurare: l’alfabetizzazione dell’area del Tennessee era passata dal 20% nel 1932 all’80% nel 1950 e le zone depresse e razziste del sud sono diventati la base dell’industria aerospaziale americana grazie all’energia idroelettrica abbondante ed economica. Come ho già riportato su The Saker, FDR non era un keynesiano (anche se è indubbio che lo fossero i numerosi studiosi di Rhodes e i Fabiani che avevano infiltrato la sua amministrazione).
Wall Street sabota il New Deal
Coloro che oggi criticano il New Deal ignorano il fatto che i suoi fallimenti hanno più a che fare con il sabotaggio di Wall Street che con qualcosa di intrinseco al programma. Ad esempio, Lewis Douglass (direttore del bilancio degli Stati Uniti) al soldo della JP Morgan, nel 1934 aveva forzato la chiusura della Civil Works Administration, con il conseguente licenziamento di tutti i suoi 4 milioni di lavoratori.
Wall Street fece di tutto per soffocare l’economia. Nel 1931, i prestiti delle banche di New York all’economia reale ammontavano a 38,1 miliardi di dollari, nel 1935 erano scesi a soli 20,3 miliardi. Se nel 1929 le banche di New York detenevano il 29% dei loro fondi in obbligazioni e titoli statunitensi, nel 1935 la percentuale era salita al 58%, impedendo al governo di emettere credito produttivo a favore dell’economia reale.
Quando, nel 1937, il Segretario al Tesoro di FDR lo convinse a cancellare i lavori pubblici per vedere se l’economia “fosse in grado di reggersi da sola”, Wall Street ritirò il credito dall’economia facendo crollare l’indice di produzione industriale da 110 a 85, cancellando sette anni di guadagni, mentre l a produzione di acciaio scese dall’80% di capacità ai livelli di depressione del 19%. Vennero bruciati due milioni di posti di lavoro e il Dow Jones perse il 39% del suo valore. Non era diverso dal dare un calcio alle stampelle di un paziente in riabilitazione e non sfuggiva a nessuno che coloro che davano il calcio sostenevano apertamente il fascismo in Europa. Il patriarca dei Bush, Prescott Bush, allora rappresentante della Brown Brothers Harriman, nel 1942 sarebbe stato dichiarato colpevole di aver commerciato con il nemico!
Un tentativo sventato di colpo di Stato in America
In questo periodo i banchieri non si limitarono al sabotaggio finanziario, ma tentarono anche un colpo di stato militare di stampo fascista che fu smascherato dal Magg. Gen. Smedley Butler nella sua testimonianza al Congresso del 20 novembre 1934. Butler aveva testimoniato che il piano era iniziato nell’estate del 1933 ed era stato organizzato dai finanzieri di Wall Street che avevano cercato di usarlo come dittatore fantoccio, mandandolo all’assalto della Casa Bianca con i 500.000 membri della Legione Americana. Mentre Butler parlava, quegli stessi finanzieri avevano appena fondato un’organizzazione anti-New Deal chiamata American Liberty League, che si batteva per tenere l’America fuori dalla guerra in difesa di un governo globale fascista anglo-nazista con cui erano desiderosi di collaborare.
La American Liberty League cambiò registro solo quando divenne evidente che Hitler era diventato un mostro di Frankenstein disobbediente, che non si accontentava di essere asservito all’idea britannica di un Nuovo Ordine Mondiale.
In risposta al programma della Liberty League, FDR disse: “Alcuni parlano di un Nuovo Ordine Mondiale, ma non è nuovo e non è un ordine”.
La visione anticolonialista di FDR nel dopoguerra
Una delle più grandi testimonianze viventi della visione anticolonialista di FDR è contenuta in un libro poco conosciuto del 1946, scritto dal figlio Elliott Roosevelt che, in qualità di confidente e aiutante del padre, era al corrente di alcune delle riunioni più delicate a cui il padre aveva partecipato durante la guerra. Alla morte di FDR, il 12 aprile 1945, assistendo al crollo della sua visione del dopoguerra e all’emergere di una presidenza filo-Churchill sotto Harry Truman, che non aveva perso tempo a sganciare bombe nucleari su un Giappone sconfitto, inaugurando una caccia alle streghe in patria e lanciando una Guerra Fredda all’estero, Elliott scrisse “As He Saw It” (1946) per lasciare una testimonianza vivente del potenziale andato perduto con la scomparsa del padre.
Ecco come Elliott aveva descritto il motivo che lo aveva spinto a scrivere il libro:
“La decisione di scrivere questo libro è stata presa più di recente ed è motivata da eventi urgenti. Il discorso di Winston Churchill a Fulton, nel Missouri, ha avuto un peso in questa decisione… la crescente scorta di bombe atomiche americane è un fattore impellente; tutti i segni di crescente disunione tra le principali nazioni del mondo, tutte le promesse non mantenute, tutte le rinascenti politiche di potere per un imperialismo avido e disperato sono stati i miei stimoli per questa impresa… E ho visto le promesse violate, le condizioni sommariamente e cinicamente disattese e la struttura della pace rinnegata… Scrivo questo, quindi, a voi che siete d’accordo con me che… la strada da lui tracciata è stata gravemente e deliberatamente abbandonata.”
Le quattro libertà
Prima ancora che l’America entrasse in guerra, principi di armonia internazionale enunciati da FDR nel suo discorso delle Quattro Libertà del 6 gennaio 1941 al Congresso degli Stati Uniti, servirono da guida in ogni battaglia dei successivi quattro o cinque anni. In questo discorso FDR disse:
“Nei giorni futuri, che cerchiamo di assicurare, ci aspettiamo un mondo fondato su quattro libertà umane essenziali.
La prima è la libertà di parola e di espressione, ovunque nel mondo.
La seconda è la libertà di ogni persona di adorare Dio a modo suo, ovunque nel mondo.
La terza è la libertà dal desiderio – che, tradotta in termini mondiali, significa intese economiche che assicurino a ogni nazione una vita sana in tempo di pace per i suoi abitanti – ovunque nel mondo.
La quarta è la libertà dalla paura – che, tradotta in termini mondiali, significa una riduzione mondiale degli armamenti ad un punto tale e in modo così completo che nessuna nazione sarà in grado di commettere un atto di aggressione fisica contro un vicino – ovunque nel mondo.
Questa non è la visione di un lontano millennio. È una base precisa per un tipo di mondo realizzabile nel nostro tempo e nella nostra generazione. Questo tipo di mondo è l’antitesi del cosiddetto nuovo ordine di tirannia che i dittatori cercano di creare con lo scoppio di una bomba.
A questo nuovo ordine, noi opponiamo una concezione più grande: l’ordine morale. Una buona società è in grado di affrontare senza timore i progetti di dominio mondiale e le rivoluzioni straniere.
Fin dall’inizio della storia americana, siamo stati impegnati in un cambiamento, in una rivoluzione pacifica e perpetua, che procede in modo costante e tranquillo, adattandosi alle mutevoli condizioni, senza campi di concentramento e senza calce viva nella fossa. L’ordine mondiale che cerchiamo è la cooperazione dei Paesi liberi, che lavorano insieme in una società amichevole e civile.
Questa nazione ha riposto il suo destino nelle mani, nelle menti e nei cuori di milioni di uomini e donne liberi e la sua fede nella libertà sotto la guida di Dio. Libertà significa supremazia dei diritti umani ovunque. Il nostro sostegno va a coloro che lottano per ottenere o mantenere tali diritti. La nostra forza è la nostra unità di intenti.”
Nell’udire questo discorso sulle libertà, il pittore americano Norman Rockwell dipinse quattro capolavori che furono esposti in tutta l’America e trasmisero la bellezza dello spirito di FDR a tutti i cittadini.
Il patriottico vicepresidente di FDR (l’uomo che avrebbe DOVUTO essere presidente nel 1948) Henry Wallace, nel 1942 aveva delineato la visione di FDR in un appassionato discorso filmato, che dovrebbe essere visto anche da tutti i cittadini del mondo oggi:
Churchill contro FDR: Lo scontro tra due paradigmi
I resoconti di Elliott sullo scontro di paradigmi tra suo padre e Churchill, avvenuto tra il 1941 e il 1945, sono preziosi sia per la loro capacità di far luce sul vero carattere nobile e costituzionale dell’America, personificato nella persona di Roosevelt, sia per dimostrare il bellissimo potenziale di un mondo che AVREBBE DOVUTO ESSERE se non fossero intervenuti alcuni eventi innaturali a far deragliare l’evoluzione della nostra specie da un’epoca di cooperazione di mutuo vantaggio, ragione creativa e armonia.
In “As He Saw It”, Elliott documenta un episodio, avvenuto subito dopo l’ingresso dell’America nella Seconda Guerra Mondiale, in cui il padre aveva chiaramente espresso le sue intenzioni anticolonialiste dicendo:
“Sto parlando di un’altra guerra, Elliott. Sto parlando di ciò che accadrà al nostro mondo, se dopo questa guerra permetteremo a milioni di persone di scivolare di nuovo nella stessa semi-schiavitù!
Non pensare nemmeno per un momento, Elliott, che gli Americani non starebbero morendo nel Pacifico stasera, se non fosse stato per la miope avidità dei Francesi, degli Inglesi e degli Olandesi. Dovremmo permettere loro di rifare tutto da capo? Tuo figlio avrà l’età giusta, tra quindici o vent’anni.
Una frase, Elliott. Poi ti caccio fuori di qui. Sono stanco. Questa è la frase: quando avremo vinto la guerra, mi impegnerò con tutte le mie forze affinché gli Stati Uniti non siano costretti ad accettare alcun piano che favorisca le ambizioni imperialistiche della Francia o che aiuti o favorisca l’Impero Britannico nelle sue ambizioni imperiali.”
Questo scontro giunse al culmine durante un importante confronto tra FDR e Churchill durante la Conferenza di Casablanca del 24 gennaio 1943, in Marocco. In quell’occasione, Elliott documenta come suo padre avesse affrontato per la prima volta la convinzione di Churchill di mantenere gli accordi commerciali preferenziali dell’Impero Britannico, su cui si fondava il suo sistema di saccheggio:
“Naturalmente”, osservò [FDR], con una sorta di sorniona sicurezza, “naturalmente, dopo la guerra, una delle precondizioni di qualsiasi pace duratura dovrà essere la massima libertà possibile di commercio.”
Fece una pausa. Il Primo Ministro [inglese] aveva la testa abbassata; osservava FDR con attenzione, da sotto un sopracciglio.
“Nessuna barriera artificiale”, continuò il FDR. “Il minor numero possibile di accordi economici preferenziali. Opportunità di espansione. Mercati aperti a una sana concorrenza.” Il suo sguardo vagava innocentemente per la stanza.
Churchill si spostò sulla poltrona. “Gli accordi commerciali dell’Impero Britannico”, iniziò pesantemente, “sono…”.
Mio padre lo interruppe: “Sì. Gli accordi commerciali dell’Impero sono un esempio. È a causa loro che i popoli dell’India e dell’Africa, di tutto il Vicino e l’Estremo Oriente coloniale, sono ancora così arretrati.”
Churchill, con il collo tutto rosso, si chinò in avanti. “Signor Presidente, l’Inghilterra non intende perdere neanche per un momento la sua posizione di favore tra i Domini britannici. Il commercio che ha reso grande l’Inghilterra continuerà e alle condizioni stabilite dai ministri inglesi.”
“Vede”, disse lentamente FDR, “è qui da qualche parte che è probabile che ci sia qualche disaccordo tra lei, Winston, e il sottoscritto.”
“Io sono fermamente convinto che se vogliamo arrivare ad una pace stabile, questa deve comportare lo sviluppo dei Paesi arretrati. Popolazioni arretrate. Come si può fare? Non si può fare, ovviamente, con i metodi del XVIII secolo. Ora…”
“Chi parla di metodi settecenteschi?”
“Chiunque dei vostri ministri raccomandi una politica che sottrae ricchezza in materie prime ad un Paese coloniale, ma che non restituisce nulla alla popolazione di quel Paese in cambio. I metodi del ventesimo secolo prevedono di portare l’industria in queste colonie. I metodi del ventesimo secolo includono l’aumento della ricchezza di un popolo, migliorando il suo tenore di vita, educandolo, portandogli i servizi igienici, facendo in modo che riceva un ritorno per la ricchezza grezza della sua comunità.”
In tutta la sala, tutti noi eravamo protesi in avanti con attenzione. Hopkins sorrideva. Il comandante Thompson, assistente di Churchill, aveva un’aria cupa e allarmata. Il Primo Ministro stesso cominciava a sembrare apoplettico.
“Ha parlato dell’India”, aveva ringhiato.
“Sì. Non posso credere che possiamo combattere una guerra contro la schiavitù fascista e, allo stesso tempo, non lavorare per liberare i popoli di tutto il mondo da una politica coloniale arretrata.”
“E le Filippine?”
“Sono contento che le abbia nominate. Otterranno l’indipendenza, sa, nel 1946. Hanno ottenuto servizi sanitari moderni, un’istruzione moderna; il loro tasso di analfabetismo è diminuito costantemente…”.
“Non si possono manomettere gli accordi economici dell’Impero.”
“Sono artificiali…”
“Sono il fondamento della nostra grandezza.”
“La pace”, disse mio padre con fermezza, “non può includere alcun dispotismo continuato. La struttura della pace richiede e otterrà l’uguaglianza dei popoli. L’uguaglianza dei popoli implica la massima libertà di commercio competitivo. Non si potrebbe forse dire che il tentativo della Germania di dominare il commercio nell’Europa centrale non sia stato un fattore importante che ha contribuito alla guerra?”.
Era una discussione dove non ci poteva avere un accordo tra questi due uomini…
Il giorno seguente, Elliott descrive come fosse proseguita la conversazione tra i due uomini, con Churchill che aveva affermato:
“Signor Presidente”, esclamò, “credo che lei stia cercando di eliminare l’Impero Britannico. Ogni idea che lei ha sulla struttura del mondo postbellico lo dimostra. Ma nonostante ciò” – e agitò l’indice – “nonostante ciò, sappiamo che lei rappresenta la nostra unica speranza. E” – la sua voce si abbassò drammaticamente – “voi sapete che noi lo sappiamo. Sapete che sappiamo che senza l’America l’Impero non reggerà.”
Churchill, in quel momento, aveva ammesso di sapere che la pace poteva essere conquistata solo secondo i precetti che gli Stati Uniti d’America avrebbero stabilito. E, così facendo, aveva riconosciuto che la politica coloniale britannica sarebbe stata un’anatra morta, che i tentativi britannici di dominare il commercio mondiale sarebbero stati un’anatra morta e che le ambizioni britanniche di contrapporre l’URSS agli Stati Uniti sarebbero state un’anatra morta. O lo sarebbero state, se Roosevelt fosse vissuto
Questa storia è stata raccontata per intero durante una conferenza del 15 agosto dall’autore:
La visione postbellica di FDR viene distrutta
Sebbene la lotta di FDR avesse cambiato il corso della Storia, la sua morte prematura durante i primi mesi del suo quarto mandato aveva portato ad una perversione fascista della sua visione postbellica.
Piuttosto che vedere l’FMI, la Banca Mondiale o l’ONU utilizzati come strumenti per l’internazionalizzazione dei principi del New Deal, al fine di promuovere prestiti a lungo termine e a basso interesse per lo sviluppo industriale delle ex colonie, gli alleati di FDR erano stati estromessi dal potere con il suo cadavere ancora caldo e quelle organizzazioni riconquistate dalle stesse forze che, nel 1933, avevano tentato di indirizzare il mondo verso una dittatura delle banche centrali.
L’American Liberty League si è trasformata in varie organizzazioni anticomuniste “patriottiche” che erano arrivate al potere con l’FBI e il maccartismo nella nebbia della Guerra Fredda. Questa è la struttura di cui Eisenhower aveva messo in guardia quando, nel 1960, lo aveva definito “il complesso industriale militare” e contro cui John Kennedy aveva combattuto durante i suoi 900 giorni di presidenza.
Questa è la struttura che stava preparando un colpo di Stato negli Stati Uniti nel novembre 2020 ed è intenzionata a fare a pezzi la Repubblica con una prossima guerra civile. Questo Stato Profondo a gestione britannica è rimasto pietrificato nell’idea che in America possano riattecchire i valori di FDR, che potrebbero allinearsi con il New Deal internazionale del XXI secolo che emerge dalla Belt and Road Initiative e dall’alleanza eurasiatica della Cina. Il ministro delle Finanze francese Bruno LeMaire e Marc Carney hanno dichiarato di temere che se il Green New Deal non verrà imposto dall’Occidente, la Nuova Via della Seta e lo yuan diventeranno la base del nuovo sistema mondiale.
Il Green New Deal voluto dalla Banca d’Inghilterra e spinto sotto la nebbia del Great Green Global Reset della COVID-19, che promette di imporre vincoli draconiani all’umanità con il pretesto della difesa della natura dall’umanità, non ha nulla a che vedere con il New Deal di Franklin Roosevelt e, men che meno, con la conferenza di Bretton Woods del 1944. Questi sono solo i sogni bagnati dei banchieri centrali per lo spopolamento e il fascismo “dal volto democratico”, che i loro sforzi del 1923 e del 1933 non erano riusciti a realizzare e che potranno avere successo solo se la gente rimane cieca alla propria storia recente.
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Articolo originale di Matthew Ehret
Link: https://canadianpatriot.org/2022/05/11/hyperinflation-fascism-and-war-how-the-new-world-order-may-be-defeated-once-more/
11.05.2022
Traduzione di Costantino Ceoldo
Rivisto da Markus per comedonchisciotte.org