DI OLIVER BULLOUGH
theguardian.com
La vera storia del modo in cui la City ha inventato la banca “offshore”.
Ogni anno in Gennaio, in occasione del forum economico mondiale di Davos, Oxfam (1) ci spiega come le persone più ricche del mondo diventano ancora più ricche. Nel 2016, il loro rapporto indicava che le 62 persone più ricche al mondo possedevano la stessa ricchezza della metà inferiore della popolazione mondiale. Quest’anno, il numero era sceso a 42, ovvero tre dozzine e mezza di persone possedevano la stessa ricchezza di 3 miliardi e mezzo di abitanti del mondo
Questo rito annuale ormai fa parte del ciclo dell’informazione e la diseguaglianza che mette in evidenza non ci stupisce più. I ricchissimi che si arricchiscono ulteriormente ormai fanno parte della vita, come il susseguirsi delle stagioni, ciononostante dovremmo essere estremamente preoccupati : la loro ricchezza sempre in aumento dà loro un controllo sempre maggiore sulla nostra politica e sui nostri mezzi di informazione. I paesi che prima erano delle democrazie diventano delle plutocrazie; le plutocrazie diventano delle oligarchie; le oligarchie diventano delle cleptocrazie.
Le cose non sono sempre state così. Negli anni che hanno seguito la Seconda Guerra Mondiale, la tendenza era opposta: i poveri diventavano più ricchi, noi tutti diventavamo più uguali. Per capire come e perché questo è cambiato, dobbiamo ritornare agli ultimi giorni della guerra, in un centro di villeggiatura del New Hampshire, dove un gruppo di economisti cercava di assicurare il futuro dell’umanità.
Questa è la storia della sconfitta del sogno di questi economisti e di come la brillante idea di un banchiere londinese ha spezzato il mondo.
Negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, il denaro circolava tra le nazioni, più o meno come voleva chi ne era in possesso, destabilizzando le monete e le economie nella ricerca di un minimo profitto. Molti ricchi si arricchirono in quei tempi, anche se l’economia crollava. Il caos che ne seguì portò all’elezione di governi estremisti in Germania e altrove, a svalutazioni competitive e a tasse doganali proibitive, a guerre commerciali e, alla fine, agli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Gli alleati hanno voluto impedire che questo si riproducesse. Quindi nel 1944, durante una riunione al centro di villeggiatura di Bretton Woods, nel New Hampshire, hanno negoziato i particolari di un’architettura economica che mettesse fine per sempre ai flussi finanziari incontrollati. Speravano in questo modo di impedire ai governi di utilizzare il commercio come un’arma per intimidire i loro vicini e creare quindi un sistema stabile che avrebbe contribuito ad assicurare la pace e la prosperità.
Secondo questo nuovo sistema, tutte le monete sarebbero state collegate al dollaro, che a sua volta sarebbe stato collegato all’oro. Un’oncia d’oro costava 35 dollari (ovvero circa 500 dollari/394 lire sterline del giorno d’oggi). In altri termini il tesoro americano si è impegnato a far sì che un governo straniero che si presentasse con $35 potesse sempre comprare un’ oncia di oro. Gli Stati Uniti promettevano di fornire a tutti una quantità di dollari sufficiente a finanziare il commercio internazionale e di mantenere delle riserve di oro sufficienti per garantire il valore del dollaro.
Per impedire agli speculatori di attaccare queste monete fisse, i flussi monetari internazionali sono stati severamente limitati. Il denaro poteva spostarsi all’estero ma solo sotto forma di investimenti a lungo termine, e non per speculare a breve termine sulle valute o sulle obbligazioni.
Per capire il funzionamento di questo sistema, immaginate una petroliera. Se questa ha un solo grande serbatoio, il petrolio può scappare in avanti e indietro formando delle ondate sempre più grandi, fino a destabilizzare la nave, che può allora rovesciarsi e affondare. Nella conferenza di Bretton Woods, il petrolio è stato diviso in serbatoi più piccoli, uno per ogni paese. Il liquido poteva andare a sbattere dentro questi piccoli compartimenti, ma non avrebbe potuto raggiungere una velocità sufficiente a danneggiare l’integrità della nave.
Stranamente una delle migliori rievocazioni di questo sistema scomparso da molto tempo è Goldfinger, il libro di James Bond. Il film omonimo ha una trama leggermente diversa, ma entrambi presentano il tentativo di scalzare il sistema finanziario occidentale interferendo con le sue riserve auree. “L’oro e le monete collegate all’oro sono i fondamenti del nostro credito internazionale”, spiega a “007” un responsabile della Banca d’Inghilterra chiamato Colonnello Smithers.
Il problema è che la Banca è disposta a pagare solo 1000 sterline per un lingotto d’oro, il che equivale al prezzo di 35 dollari all’oncia pagato in America, mentre lo stesso oro vale il 70% in più in India, dove la richiesta di gioielli in oro è forte. È dunque molto redditizio esportare l’oro di contrabbando dal paese e venderlo all’estero.
L’astuzia del mercante Goldfinger è di possedere dei Monti di Pietà in tutta la Gran Bretagna, e grazie a questi comprare dei gioielli e degli ammennicoli in oro dai comuni cittadini inglesi che hanno bisogno di un po’ di soldi, poi fonderli, attaccarli alla sua Roll Royce, e portarli in Svizzera, dove vengono rilavorati e inviati in India. Facendo questo, Goldfinger non soltanto danneggerà la moneta e l’economia britannica, ma guadagnerà anche dei profitti che potrà utilizzare per finanziare i comunisti e altri miscredenti. Centinaia di impiegati della Banca d’Inghilterra tentano di impedire questo genere di truffa, dice Mr Smithers a 007, ma Goldfinger è troppo intelligente per loro. Segretamente è diventato l’uomo più ricco della Gran Bretagna e possiede 5 milioni di lire sterline di lingotti d’oro nei forzieri di una banca delle Bahamas.
“Le chiediamo di arrestare Goldfinger perché renda conto delle sue azioni, Mr. Bond, e di recuperare quell’oro”, dice Smithers “Lei è certamente al corrente della crisi monetaria e degli elevati tassi di interesse. L’Inghilterra ha veramente bisogno di quell’oro e più presto ciò avverrà, meglio sarà.”
Secondo le regole attuali, Goldfinger non farebbe niente di male, a parte forse schivare alcune imposte. Compra dell’oro al prezzo a cui vi sono delle persone disponibili a venderlo, poi lo vende su un altro mercato dove vi sono persone disponibili a pagarlo di più. Sono soldi suoi. È il suo oro. Dunque qual è il problema? Unge gli ingranaggi del commercio, investendo efficacemente il capitale laddove può essere utilizzato meglio, non è vero?
Ebbene no, perché non è così che funzionava Bretton Woods. Il colonnello Smithers considerava che l’oro appartenesse non solo a Goldfinger, ma anche alla Gran Bretagna. Il sistema non considerava che il proprietario del denaro fosse l’unica persona che potesse dire la sua su ciò che succedeva a questo denaro. Secondo regole attentamente elaborate, le nazioni che creavano denaro e ne garantivano il valore, avevano anche dei diritti su questo denaro. Esse limitavano i diritti dei detentori del denaro nell’interesse di tutti gli altri. A Bretton Woods gli alleati, nell’intento di evitare di ripetere gli orrori della depressione nel periodo tra le due guerre e quelli della Seconda Guerra Mondiale, hanno deciso che in materia di commercio internazionale, i diritti della società prevalevano su quelli dei proprietari dei capitali.
Tutto questo è difficile da immaginare per qualcuno che non abbia conosciuto il mondo se non dopo gli anni ‘980, perché attualmente il sistema è molto diverso. Il denaro circola incessantemente tra le varie nazioni, trovando delle possibilità di investimento in Cina, in Brasile, in Russia o altrove. Se una valuta è sopravvalutata, gli investitori sentono la sua debolezza e le girano intorno come squali intorno a una balena malata. In tempi di crisi mondiale, il denaro si rifugia nella sicurezza dell’oro o delle obbligazioni del governo americano. In periodi di prosperità fa salire il valore delle azioni nella sua incessante ricerca di un maggior rendimento. Queste ondate di capitali liquidi hanno un tale potere che possono far saltare qualunque governo, salvo i più forti. Gli attacchi speculativi prolungati contro l’euro, il rublo o la lira sterlina, che hanno caratterizzato gli ultimi decenni, sarebbero stati impossibili nel quadro del sistema di Bretton Woods, che era stato concepito apposta per mettervi fine.
Questo sistema ha conosciuto un successo notevole: la crescita economica nella maggior parte dei paesi occidentali è stata praticamente ininterrotta durante tutti gli anni ‘50 e ’60 del novecento, le società sono diventate più uguali, mentre i governi portavano dei miglioramenti massicci alla sanità pubblica e alle infrastrutture. Tutto questo naturalmente non è stato a buon prezzo. Le tasse dovevano essere alte per poterlo pagare e i ricchi avevano difficoltà a spostare il loro denaro fuori dalla portata del fisco – grazie ai compartimenti separati della petroliera. I fans dei Beatles si ricorderanno di George Harrison che cantava nella canzone Taxman (L’agente del fisco) che il governo si accaparrava 19 scellini per ogni scellino che poteva tenersi lui; era il riflesso esatto della parte dei suoi guadagni che andava al Tesoro, un tasso marginale di imposta del 95%.
Non c’erano soltanto i Beatles a detestare questo sistema. Lo stesso valeva per i Rolling Stones, che presero la residenza in Francia per registrare Exile on Main St. Lo stesso capitava a Rowland Baring, discendente della dinastia bancaria Barings, terzo Conte di Cromer e governatore della Banca d’Inghilterra dal 1962 al 1966. “Il controllo dei cambi è un attentato ai diritti del cittadino” scriveva in una nota al governo nel 1963 “considero dunque che da un punto di vista etico sia un male.”
Una delle ragioni per cui Baring detestava queste restrizioni era che uccidevano la City di Londra. “Era come guidare a 40 all’ora una vettura potente”, si lamentava un banchiere, a proposito del suo destino alla guida di una grande banca britannica.“Le banche sono state anestetizzate. Era come vivere in un sogno.” A quell’epoca i Banchieri arrivavano tardi al lavoro, se ne andavano presto e la maggior parte del tempo folleggiavano tra un pasto ben innaffiato di alcool e il seguente. Tutti se ne fregavano, perché comunque non c’era molto da fare.
Oggi, guardando sopra il suo profilo di vetro e di acciaio, è difficile immaginare che la City di Londra in quanto centro finanziario un giorno abbia rischiato di morire. Negli anni ‘950-’960 La City non rivestiva che un ruolo minore nei discorsi nazionali. Eppure, nonostante ben pochi libri riguardanti gli anni ‘60 menzionino la City, qualche cosa di molto significativo si stava preparando – qualcosa che avrebbe cambiato il mondo molto di più di quanto avrebbero potuto fare i Beatles o Mary Quant o David Hockney, qualche cosa che avrebbe distrutto lo spirito ben organizzato del sistema di Bretton Woods.
Quando Ian Fleming pubblica Goldfinger nel 1959, c’erano già alcune fughe attraverso i compartimenti della petroliera. Il problema è che tutti i governi stranieri non avevano molta fiducia che gli Stati Uniti avrebbero onorato il loro impegno di utilizzare il dollaro come moneta internazionale imparziale; e non avevano del tutto torto a pensarlo, poiché Washington non sempre agiva come arbitro equanime. Negli anni che seguirono immediatamente la Seconda Guerra Mondiale, il governo americano ha sequestrato le riserve d’oro della Jugoslavia comunista. I paesi del blocco dell’est, turbati da ciò, hanno preso allora l’abitudine di conservare i loro dollari nelle banche europee piuttosto che a New York.
Allo stesso modo, quando la Gran Bretagna e la Francia hanno cercato di riprendere il controllo del Canale di Suez nel 1956, Washington che disapprovava il tentativo, ha congelato il loro accesso ai dollari e condannato l’impresa. Non sono le azioni di un arbitro neutrale. A quell’epoca la Gran Bretagna passava da una crisi all’altra. Nel 1957, ha alzato i suoi tassi di interesse ed ha impedito alle banche di utilizzare la Lira Sterlina per finanziare il commercio, per poter mantenere forte la sterlina (erano la “crisi monetaria e il tasso di sconto elevato” di cui Smithers parlava a Bond).
Le banche della City, che non potevano più utilizzare la lira sterlina come avevano l’abitudine di fare, hanno incominciato ad utilizzare al suo posto dei dollari, ed hanno ottenuto questi dollari dall’Unione Sovietica, che li teneva a Londra e a Parigi per evitare di diventare vulnerabile alle pressioni americane. Questo modo di agire si è rivelato redditizio. Negli Stati Uniti c’erano dei limiti per i tassi di interesse che le banche potevano esigere sui prestiti in dollari, ma questo non succedeva a Londra.
Questo mercato – i Banchieri chiamavano questi dollari eurodollari – ha dato un po’ di vita alla City alla fine degli anni ‘50, ma non molto. Le grandi emissioni di obbligazioni avevano ancora luogo a New York, il che disturbava numerosi banchieri di Londra. Dopo tutto una buona parte delle imprese che prendevano in prestito il denaro erano europee, ma erano le banche americane che incassavano le grosse commissioni.
Un banchiere in particolare non era disposto a tollerarlo: Sigmund Warburg [nipote del famoso Paul Warburg ispiratore della fondazione della Federal Reserve] . Warburg era uno straniero nel mondo accogliente della City. Da un lato era tedesco. Dall’altro non aveva rinunciato all’idea che il lavoro di un banchiere consistesse nel fare degli affari. Nel 1962, Warburg apprese da un amico della Banca Mondiale che circa 3 miliardi di dollari circolavano all’esterno degli Stati Uniti e disponibili ad essere utilizzati. Warburg era stato banchiere in Germania negli anni ‘20 e si ricordava di aver combinato delle transazioni di obbligazioni in valute straniere. Perché i suoi Banchieri non potevano rifare la stessa cosa?
Fino a quel momento, se un’impresa voleva prendere in prestito dei dollari, doveva farlo a New York. Warburg però sapeva dove poteva trovare una parte importante di quei 3 miliardi di dollari: in Svizzera. Almeno dagli anni ‘20 gli svizzeri si occupavano di tesaurizzare denaro e beni per conto di stranieri che volevano evitare qualunque controllo. Negli anni ‘60, forse il 5% di tutto il denaro europeo si trovava nei forzieri d’acciaio della Svizzera.
Per i finanzieri più ambiziosi della City, era una grande tentazione: c’era tutto questo denaro sprecato che non faceva granché, ed era esattamente ciò di cui avevano bisogno nella loro ricerca per ricominciare a vendere delle obbligazioni. Secondo Warburg, se avesse potuto avere accesso a quel denaro, dargli una veste e imprestarlo, avrebbe fatto dei buoni affari. Warburg pensava che avrebbe potuto convincere le persone che pagavano dei Banchieri svizzeri per occuparsi del loro denaro, a decidere di ricavarne un reddito migliore comprando le sue obbligazioni. E poi non avrebbe potuto persuadere le imprese europee a prendere in prestito questo denaro da lui per evitare di pagare i diritti elevati richiesti a New York?.
Era una buona idea, ma c’era un problema: i compartimenti stagni della petroliera bloccavano i passaggi. Era impossibile per Warburg trasferire questo denaro dalla Svizzera via Londra a dei clienti che volevano prenderlo a prestito. Ma chiese a due dei suoi migliori dipendenti di farlo, nonostante tutto.
Costoro hanno cominciato il loro tentativi nell’ottobre 1962, lo stesso mese in cui i Beatles cantavano Love me do. I Banchieri misero a punto il loro sistema il primo luglio dell’anno seguente, nello stesso giorno in cui i Fab-Four registravano She Loves You, la canzone che ha scatenato la beatlemania mondiale. Questi nove mesi straordinari non hanno rivoluzionato solo la musica pop, ma anche la geopolitica, perché furono anche segnati dalla crisi dei missili cubani e dal discorso di John Fitzgerald Kennedy “Ich bin ein Berliner” (Io sono un Berlinese). In queste circostanze è comprensibile che la simultanea rivoluzione della finanza mondiale sia stata poco notata.
La nuova emissione di obbligazioni di Warburg -queste obbligazioni sono diventate delle “euro-obbligazioni”- , seguendo l’esempio degli eurodollari- era diretta da Ian Fraser, un eroe di guerra scozzese diventato giornalista e poi banchiere. Lui e il suo collega Peter Spira hanno dovuto trovare dei sistemi per aggirare le tasse e i controlli immaginati per impedire ai capitali mobili di attraversare le frontiere, e trovare dei mezzi per beneficiare delle differenti regole nei vari paesi per il nuovo sistema.
Se le obbligazioni fossero state emesse in Gran Bretagna, sarebbero state assoggettate ad una tassa del 4% e allora Fraser le ha ufficialmente emesse nell’aeroporto di Schiphol, in Olanda. Se gli interessi (sulle obbligazioni) avessero dovuto essere pagati in Gran Bretagna, avrebbero comportato un’altra tassa, allora Fraser ha fatto in modo che fossero pagati in Lussemburgo. Poi è riuscito a persuadere la borsa di Londra a quotare le obbligazioni nonostante non fossero state né emesse, né rimborsate in Gran Bretagna, e si è rivolto alle banche centrali di Francia, di Olanda, di Svezia, di Danimarca e di Gran Bretagna, le quali tutte si sono preoccupate a giusto titolo dell’impatto che le euro-obbligazioni avrebbero avuto sui controlli monetari. L’ultima astuzia era dichiarare che il prestatore era Autostrade, la società di autostrade italiana – mentre invece si trattava in realtà dell’IRI, una società pubblica. Se il prestatore fosse stato l’IRI, avrebbe dovuto trattenere l’imposta alla sorgente, mentre Autostrade non era obbligata a farlo.
L’effetto cumulativo di questo slalom giuridico è stato che Fraser ha creato un’obbligazione che garantiva un buon tasso di interesse, sulla quale nessuno doveva pagare nessun tipo di imposta, e che poteva essere riconvertita in denaro contante dovunque. Noi le chiamiamo obbligazioni al portatore. Chiunque abbia in mano il titolo ne è proprietario; non vi sono registri di proprietà né l’obbligo di registrare la partecipazione che da nessuna parte è registrata.
Le euro-obbligazioni di Fraser erano magiche. Prima delle euro-obbligazioni non si poteva fare gran cosa della ricchezza nascosta in Svizzera, ma adesso si potevano comprare questi fantastici pezzi di carta, che potevano essere trasportati dovunque, rimborsati dovunque, che garantivano degli interessi ai loro proprietari, senza che su questo si pagassero delle imposte. In breve, schivare le imposte e realizzare dei guadagni nel mondo intero.
Allora chi comprava l’invenzione magica di Fraser? Chi forniva il denaro che lui prestava all’ IRI, via Autostrade? “I principali compratori di queste obbligazioni erano dei privati, generalmente dell’Europa dell’Est, ma spesso anche dell’America latina, che volevano avere una parte della loro fortuna sotto forma mobile, in modo da poter partire rapidamente con le loro obbligazioni in una valigetta” scrive Fraser nella sua autobiografia “C’era ancora una massiccia migrazione di popolazione ebrea sopravvissuta dall’Europa centrale in direzione di Israele e dell’Occidente. A questo si aggiunga la migrazione verso Est dei dittatori sudamericani caduti sul campo di battaglia. Tutto questo denaro era nascosto in Svizzera”.
Più tardi gli storici hanno cercato di minimizzare un po’ il racconto di Fraser e di far credere che i politici corrotti – questi dittatori sudamericani caduti in battaglia – non rappresentassero che un quinto circa della domanda di queste prime emissioni obbligazionarie. Gli altri quattro quinti provenivano da evasori fiscali classici – i “dentisti belgi”, come li chiamavano i Banchieri – dei professionisti ad alto reddito che hanno spostato in Lussemburgo o a Ginevra una parte dei loro redditi e che hanno accolto bene questa nuova forma di investimento.
Le Eurobbligazioni hanno tolto i vincoli alla ricchezza e furono il primo passo verso la creazione del “Paese Virtuale dei Ricchi” che io chiamo MoneyLand. Questo paese ospita la finanza extraterritoriale, ma è molto più vasto di questa, poiché protegge da un esame attento tutti gli aspetti della vita di una persona ricca, e non soltanto il suo denaro. La stessa dinamica lucrativa che ha spinto Fraser ad aggirare il controllo dei capitali in nome dei suoi clienti, incita i suoi omologhi di oggi a trovare dei mezzi perché le persone più ricche del mondo possano evitare il controllo dei visti, la sorveglianza dei giornalisti, la responsabilità legale e molto altro. MoneyLand è un posto dove, se siete abbastanza ricchi, chiunque voi siate e da dovunque venga il vostro denaro, a voi le leggi non si applicano.
Ė il piccolo sporco segreto alla base della rinascita della City, l’avvio del processo che ha alla fine condotto alla stratosferica disuguaglianza attuale. Tutto questo è stato possibile grazie alle comunicazioni moderne – il telegramma, il telefono, il telex, il fax, la posta elettronica – e questo ha permesso alle persone più ricche del mondo di schivare le responsabilità della cittadinanza.
La prima emissione fu di 15 milioni di dollari. Ma una volta trovato il sistema di aggirare gli ostacoli che impedivano ai flussi di tesoreria di sfuggire all’estero, niente impediva che altre somme di denaro seguissero il movimento. Nel secondo semestre del 1963, 35 milioni di dollari di euro-obbligazioni sono stati venduti. Nel 1964 il mercato era di 510 milioni di dollari. Nel 1967 la somma totale ha superato per la prima volta un miliardo di dollari, e oggi questo è uno dei più grandi mercati del mondo.
Il risultato finale è che a poco a poco il sistema creato a Bretton Woods è crollato. Sempre più dollari fuggivano all’estero, dove potevano evitare i regolamenti e le tasse imposte dal governo americano. Ma erano ancora dollari, e dunque 35 dollari valevano ancora una oncia d’oro.
Il problema veniva dal fatto che i dollari non restavano inerti. Si moltiplicavano. Se depositavate un dollaro in una banca, la banca lo utilizzava come garanzia per il denaro che prestava a qualcun altro, il che significa che vi erano più dollari -il vostro dollaro e i dollari che qualcun altro aveva preso a prestito. E se questa persona metteva il denaro in un’altra banca e questa banca lo imprestava, aumentava ancora la quantità di dollari, è così via.
Dato che ciascuno di questi dollari valeva nominalmente una quantità fissa di oro, gli Stati Uniti avrebbero dovuto continuare a comprare sempre più oro per soddisfare la domanda potenziale. Inoltre se gli Stati Uniti lo avessero fatto, avrebbero dovuto comprare questo oro in dollari, cosa che avrebbe significato un aumento dei dollari in circolazione, che a loro volta si sarebbero moltiplicati, cosa che avrebbe significato più acquisti di oro e più dollari, finché il sistema non fosse crollato sotto il peso del fatto che questo non aveva alcun senso; non se ne sarebbe più usciti con tutti questi dollari all’estero.
Il governo americano ha cercato di difendere il rapporto dollaro/oro, ma ogni restrizione che metteva sul movimento dei dollari rendeva ancora più redditizio tenere i propri dollari a Londra, e questo spingeva ancora più denaro ad andarsene all’estero, e dunque aumentava la pressione sul rapporto dollaro/oro. Dove andavano i dollari, lì andavano i banchieri. La City aveva dei regolamenti più morbidi e dei politici più accomodanti di Wall Street, e le banche adoravano questo. Nel 1964, 11 banche americane avevano delle succursali nella City di Londra. Nel 1975, 58 banche.
L’ufficio del controllore della moneta degli Stati Uniti, che amministrava il sistema bancario federale, aveva aperto un ufficio permanente a Londra per ispezionare ciò che facevano le succursali britanniche delle banche americane. Ma gli americani non avevano alcun potere nel Regno Unito e non ottenevano alcun appoggio dai locali. Jim Keogh, responsabile della Banca d’Inghilterra per la sorveglianza di queste banche, dichiarava: “M’ importa poco che Citibank si sottragga oppure no ai regolamenti americani a Londra.”
A quel punto Washington si è piegata all’inevitabile ed ha smesso di promettere di scambiare dollari in cambio di oro a $35 l’oncia. Fu la prima tappa di uno smantellamento progressivo di tutte le garanzie create a Bretton Woods. La domanda filosofica di sapere chi possedeva realmente il denaro, – sia che fosse la persona che lo guadagnava o il paese che lo aveva creato- aveva trovato una risposta.
Se avevate del denaro, grazie ai banchieri compiacenti di Londra o della Svizzera, ora potevate farne ciò che volevate e i governi non potevano impedirvelo. Se anche un solo paese tollera la presenza di banche offshore come fa la Gran Bretagna, gli sforzi degli altri paesi non arrivano a nulla. Se i regolamenti si fermano alle frontiere di questo paese ma il denaro può circolare dove gli pare meglio, i suoi detentori possono aggirare tutti i legislatori del mondo.
Gli sviluppi cominciati con Warburg non si sono soltanto fermati alle semplici euro-obbligazioni. Il modello di base era riproducibile all’infinito. Trovate un settore di attività che possa far guadagnare del denaro a voi e ai vostri clienti; cercate nel mondo intero una giurisdizione che abbia le regole favorevoli per questa impresa – in Liechtenstein, nelle le isole Cook o Jersey – adottatela come sede sociale.
Se non trovate una giurisdizione con delle regole favorevoli, allora ne minacciate o incoraggiate una finchè non cambia le sue regole per compiacervi. Warburg stesso ha cominciato spiegando alla banca d’Inghilterra che se la Gran Bretagna non avesse reso i suoi regolamenti competitivi e le sue tasse meno elevate sarebbe andato a mettere la sua banca altrove, magari in Lussemburgo.
Allora rapidamente sono state cambiate le regole e la tassazione, in questo caso il diritto di timbro sulle obbligazioni al portatore, è stata abolita. La reazione del resto del mondo a questa evoluzione era egualmente completamente prevedibile. A poco a poco gli Stati hanno abolito le regole che facevano fuggire il denaro all’estero (come gli Stati Uniti hanno fatto abolendo le regole che le banche evitavano quando si trasferivano a Londra), facendo sì che il mondo terrestre assomigli sempre più al mondo pirata offshore creato dai Banchieri di Warburg. I vari paesi sono colpiti da MoneyLand in modi diversi. I cittadini ricchi dei paesi ricchi d’Europa e d’America possiedono la più grande quantità totale di denaro liquido all’estero, ma è una percentuale relativamente bassa della ricchezza nazionale, data la grande dimensione dell’economia di questi paesi. L’economista Gabriel Zucman stima che sia solamente il 4% negli Stati Uniti. Per la Russia invece, il 52% della ricchezza privata si trova all’estero, fuori portata del governo (e da qui la benedizione per il governo russo che sono state le sanzioni prese dal governo statunitense contro certi oligarchi russi – nota del traduttore francese). Nei paesi del Golfo la percentuale sale a uno stupefacente 57%.
“È molto facile per gli oligarchi dei paesi in via di sviluppo, dei paesi non democratici nascondere la loro ricchezza. Questo li incita enormemente a depredare il loro paese e non vi sono mezzi di sorveglianza”, spiega Zucman.
A gennaio avremo un altro aggiornamento sulla ricchezza mondiale che questi oligarchi si sono accaparrati. La sola sorpresa sarà il volume preciso della loro nuova acquisizione e il poco che rimane per gli altri. Ma non dovremmo attendere fino ad allora per renderci conto dell’urgenza della situazione.
Dobbiamo agire adesso per far luce sulle loro ricchezze, quella materia oscura il cui potere gravitazionale piega il tessuto delle nostre società. Forse abbiamo ignorato MoneyLand ma i suoi cittadini errabondi non hanno ignorato noi. Se vogliamo riprendere il controllo delle nostre economie e delle nostre democrazie, dobbiamo agire adesso. Ogni giorno che tardiamo sempre più denaro si accumula contro di noi.
Oliver Bullough
Fonte: www.theguardian.com
Link: https://www.theguardian.com/news/2018/sep/07/the-real-goldfinger-the-london-banker-who-broke-the-world
7.09.2018
Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49
1 – Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief il nome esteso in inglese) è una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Ne fanno parte 18 organizzazioni di Paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 nazioni per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia. (da Wikipedia)