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Il privilegio delle spigolatrici

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A cura di Davide
Il 24 Febbraio 2017
276 Views

DI MIGUEL MARTINEZ

kelebeklerblog.com

Non vi sarà sfuggita la notiziola dei dipendenti della Lidl di Follonica che hanno sorpreso due donne Rom a frugare tra i rifiuti (“angolo rotture”) e le hanno rinchiuse brevemente dentro il gabbione dei cassonetti, non solo prendendole in giro, ma anche filmandosi e pubblicando il tutto su Facebook. Che ancora una volta rivela il proprio lato positivo come sterminatoio darwiniano degli imbecilli.

https://youtu.be/RsWe0hDr-8k

Scontate le reazioni: duecentomila visualizzazioni del video, tanti che dicono “bravi” e tanti che dicono “cattivi” (e tanti che dicono “cattivi” a quelli che dicono “cattivi” e “bravi” a quelli che dicono “bravi” e così via, lo sterminatoio funziona così).

La Lidl prende le distanze:

“Siamo venuti a conoscenza del video diffuso in rete. Prendiamo le distanze senza riserva alcuna dal contenuto del filmato che va contro ogni nostro principio aziendale.

Lidl Italia si dissocia e condanna fermamente comportamenti di questo tipo. L’Azienda sta verificando le circostanze legate al video e si avvarrà di tutti gli strumenti a disposizione, al fine di adottare i provvedimenti necessari nelle sedi più opportune.”

Possiamo essere sicuri che alla fine i dipendenti in questione finiranno incornati dalla multinazionale e mazzolati dalla magistratura.

Al centro di questa vicenda, ci sono due donne Rom; eppure tutta questa sceneggiata è uno scambio di retoriche tra non-Rom. I diritti delle due donne (due minuti chiusi dentro il gabbiotto fanno “sequestro di persona”), il pericolo immigrati, i magistrati, la politica aziendale, la legalità, la proprietà privata.

Nessuno che si chieda, cosa ci stessero a fare le due donne.

C’è una multinazionale che produce una quantità enorme di ciò che i suoi clienti schizzinosi oppure regolamenti astratti definiscono “rifiuti” o “rotture”. Cose in buona parte perfettamente commestibili o utilizzabili in tantissimi modi, da persone meno schizzinose o succubi dei regolamenti.

La multinazionale decide che questa roba deve sparire nell’inceneritore, da cui ritornerà sotto forma di tante piccole particelle che terranno compagnia ai polmoni delle frequentatrici schizzinose della Lidl.

Due donne decidono invece di esercitare l’antico privilegio dei poveri, che è quello di spigolare.

La multinazionale ordina ai suoi subordinati di impedirglielo, e due dei suoi precari sgherri particolarmente infeisbucati obbediscono in maniera cretina, almeno dal punto di vista della magistratura e dell’immagine aziendale – le spigolatrici in genere prendono queste cose come gli inglesi prendono la pioggia, avendo cose ben più importanti a cui pensare.

I due dipendenti, da perfetti burocrati felici di esserlo, sghignazzano, “Non si può entrare nell’angolo rotture della Lidl!”

Eppure il mandante del delitto ha la faccia tosta di prendere le distanze.

Tutto questo mi ricorda uno straordinario post dell’amico Ugo Bardi, scritto un po’ di tempo fa. Consiglio di leggerlo integralmente, ma riporto qui la parte che ci riguarda direttamente. Ugo è uno dei pochi a non voler proiettare il mondo dei Gagè sui Rom.

 

Miguel Martinez

Fonte: http://kelebeklerblog.com

Link: http://kelebeklerblog.com/2017/02/24/il-privilegio-delle-spigolatrici/

24.02.2017

La parte che segue è tratta dal post di Ugo Bardi

Quindi, riguardo all’essere sovversivi, be’, se devo essere sovversivo posso fare molto di meglio che ringiovanire vecchie macchine. Guardate questo:

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Sì, sono io, Ugo Bardi, insieme a due signore Rom (zingare o gitane, se preferite) davanti ad un mucchio di oggetti d’acciaio e ferro raccolti per essere riciclati. Questa foto è stata fatta qualche anno fa, proprio di fronte al mio ufficio all’Università di Firenze. Era parte di un progetto finanziato dalla regione Toscana per aiutare i Rom a trovare lavoro e diventare finanziariamente indipendenti. Così, abbiamo avuto l’idea di concentrarci sulla raccolta dei rifiuti.

Sapete che i Rom hanno la fama di raccogliere le cose, occasionalmente, anche senza il permesso del proprietario. Questo viene detto comunemente, ma sono sicuro che i Rom preferiscono di gran lunga evitare la seccatura ed il rischio di questo tipo di riciclaggio, se solo hanno l’opportunità di fare il loro lavoro legalmente. Se gli viene data quest’opportunità, infatti, i Rom si rivelano dei raccoglitori di rifiuti efficienti: quello che possono riusare lo riusano o vendono, quello che non possono riusare lo rivendono come rottame. Infatti, il governo locale ha incoraggiato i Rom a metter su delle cooperative di riciclaggio – hanno anche fornito loro assistenza legale.

Ma i governi, come sappiamo, sono completamente schizofrenici. Così, alcune parti del governo hanno deciso che riciclare acciaio era un’attività criminale ed hanno mandato pattuglie della polizia con le mitragliette a fermare le cooperative. E’ vero, era come in un film. O almeno così mi è stato raccontato (erano coinvolti diversi gruppi di Rom oltre a quello con cui lavoravo io). In più, ogni cooperativa è stata multata per alcuni milioni di euro perché la legge, apparentemente, richiede che ogni pezzo di acciaio debba essere accompagnato da un foglio di carta stampato e firmato che descrive esattamente da dove viene. Per inciso, i Rom non erano particolarmente preoccupati da tutti quei milioni di euro che si supponeva dovessero pagare. E’ il lato buono del non possedere nulla.

Quindi, vedete quanto possa essere sovversivo suggerire che la gente possa farsi una vita da sé e sopravvivere senza i sussidi dello stato. Tuttavia, l’idea sembra attrarre alcune persone e mostra segni di diffusione nel mondo sotto la definizione di “gestione collettiva partecipata dei rifiuti”. Eccone un esempio.

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A sinistra vedete un “catador” brasiliano (raccoglitore di rifiuti), sulla destra c’è la professoressa Jutta Gutberlet dell’Università di Vittoria, in Canada. E’ una storia affascinante e la Prof.ssa Gutberlet ci ha lavorato per anni. I catadores dell’America Latina si guadagnano da vivere raccogliendo e riciclando i rifiuti urbani (e riusando ciò che possono). Non è certo un modo per diventare ricchi, naturalmente, ma sembra essere un modo per guadagnarsi dignità è un posto nella società. Persino il presidente Lula sembra aver riconosciuto questa cosa – dev’essere un gran sovversivo. Qui lo vedete con alcuni catadores brasiliani nel 2009.
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Posso dirvi che, una volta che cominciate ad occuparvi di queste cose, la vostra visione del mondo cambia, e cambia parecchio. Ma cos’è che fanno esattamente questi catadores? Ha senso? Penso proprio di sì. Penso che abbia molto senso se torniamo alla definizione di rifiuti che abbiamo visto prima. I rifiuti sono alimenti, abbiamo detto, e per questa gente ciò è assolutamente vero: si guadagnano da vivere coi rifiuti. E quello che fanno non è nemmeno nuovo, è parte di una vecchia usanza umana che ci ha accompagnato per millenni. Lasciate che ve lo mostri:

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Questo è un dipinto del 1857 del pittore francese Francois Millet. Mostra delle spigolatrici al lavoro. Ora, “spigolare” è un termine che oggi è diventato quasi sconosciuto. Nella mia esperienza, quando lo domando, quelli che sanno cos’è la spigolatura sono una minoranza, forse un 10% o qualcosa del genere. E tuttavia, il fatto stesso che esista una parola specifica per questa attività, significa che fosse molto comune e che avesse uno scopo specifico nell’economia, molto tempo fa.

Lasciate che vi spieghi. Quando diciamo “i rifiuti sono alimenti” intendiamo che il ciclo industriale debba essere chiuso in modo tale da rendere l’economia umana simile ad un’ecologia: un sistema che ricicla ciò che usa e non esaurisce mai niente. Ora, se sapete come funziona un’ecologia, osserverete che ogni organismo produce rifiuti. Nessun organismo è efficiente al 100% e non potrebbe esserlo. Ma ciò che è rifiuto per un organismo è cibo per un altro. Così, un’ecologia è creata dalla collaborazione di molte specie che gestiscono il flusso di nutrienti minerali in modo tale che quasi niente venga buttato e quasi tutto venga riciclato.

Torniamo alla spigolatura. Pensate al raccolto del grano in tempi antichi. Significa che un gruppo di contadini armati di falci andavano sui campi a mietere e raccogliere le spighe di grano, legandole in covoni. Notate che il lavoro dei mietitori non era quello di raccogliere ogni spiga che cade a terra. Se avessero dovuto tornare sui propri passi per farlo, avrebbero perso tempo e sarebbero stati meno efficienti. E’ una cosa ben conosciuta in economia: la legge dei rendimenti decrescenti.

Così, il sistema agricolo si è evoluto in modo tale da ottimizzare il rendimento dei campi, sviluppando un sottosistema chiamato “spigolatura”. Gli antichi contadini dovevano fare i conti con una risorsa dal rendimento relativamente basso: le spighe sul terreno. Raccogliere quelle spighe con un rendimento positivo richiedeva un processo molto efficiente. Veniva fatto mobilitando risorse umane che non potevano essere usate per il pesante lavoro del raccolto: le donne, i giovani e gli anziani. Veniva fatto senza attrezzature, informalmente, senza ordini, gerarchie o strutture sociali. La gente camminava semplicemente nei campi, raccogliendo ciò che trovava – questa è la spigolatura. E veniva praticata non solo col grano, ma con qualsiasi prodotto agricolo. Sembra semplice, ma era estremamente importante nell’antica società agricola: era per il fatto che era così efficiente. La spigolatura ha un posto fondamentale nella Bibbia ed è ancora legale praticarla in alcuni posti. Non dappertutto, comunque. Al tempo di Stalin, in Unione Sovietica, ti sparavano sul posto se venivi sorpreso a spigolare. Così, vedete, anche la spigolatura sembra essere qualcosa di sovversivo. Ma è probabile che molti dei nostri avi siano sopravvissuti perché potevano spigolare il proprio cibo. E così eccoci ad oggi!

Ci sarebbe molto da dire sulla spigolatura, ma l’ho presa come paradigma del modo di fare i conti con risorse a basso rendimento. Ciò che chiamiamo “rifiuto”. Non possiamo trattare trattare i rifiuti come abbiamo trattato le risorse minerali. Il rendimento dei rifiuti è troppo basso per trattarlo con gigantesche macchine minerarie. Ci servono processi specifici adattati al basso rendimento delle risorse. Processi che siano ragionevolmente liberi dalla burocrazia, dalle gerarchie, dalle legislazioni complesse e da strutture dall’alto verso il basso. Processi che dovrebbero essere il risultato dell’auto-organizzazione in direzione della massima efficienza e che potremmo chiamare “spigolatura urbana” o “spigolatura industriale”. Secondo me, questi metodi non possono essere imposti per legge o dall’alto. Devono essere sviluppati gradualmente dalla gente, proprio come negli ecosistemi le specie si sono gradualmente evolute nei propri ruoli ecologici.

Ci sarebbe molto ancora da dire su questo argomento, ma credo che mi fermerò qua e spero di avervi dato un po’ di rifiuti – …ehm cibo – per la mente. Vorrei concludere con una foto di alcuni bambini Rom del gruppo col quale ho lavorato.

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Vedete, questi bambini sono considerati un problema e, sotto diversi aspetti, lo sono. Ma sono anche una grande opportunità. Non perché li voglia vedere come lavoro a buon mercato per la raccolta dei rifiuti – assolutamente no. E’ perché guardando questi bambini per quello che sono, cioè allegri, simpatici e amichevoli, vedi anche te stesso come un essere umano e vedi la difficile situazione dell’umanità che stiamo affrontando oggi. Non possiamo risolvere niente se dimentichiamo che noi tutti siamo esseri umani e che dobbiamo risolverli insieme. E’ il solo modo che abbiamo e spero che sia la strada che sceglieremo.

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