Il mondo – e il 5G – nascosto dai ragazzini…15 MARZO: kolossal della mistificazione, deresponsabilizzazione, distrazione

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DI FULVIO GRIMALDI

Mondocane

Greta: bimba di distrazione di massa

Ciò che gli editocrati di schermo ed edicola ci hanno propinato nelle 72 ore, impestate di retorica e ipocrisia climatiche, tra il 14 e il 16 marzo, su ordine di servizio dei mandanti nella Cupola, non suscita solo il sospetto che merita ogni campagna politico-mediatica dell’establishment e dei media incorporati. Merita l’accusa di ipocrisia, mistificazione, occultamento della realtà. E’ uno dei più cinici assalti alla nostra integrità intellettuale e morale da almeno l’11 settembre e dalle armi di distruzione di massa di Saddam. Supera e riunisce tutte le campagne ordite e lanciate nel corso delle ultime sei presidenze Usa, dei contemporanei papati e proconsolati UE, da Delors e Prodi a Barroso e Juncker: terrorismo islamico, migrazioni, diritti umani, “dittatori” arabi e latinoamericani (limitatamente ai non-dittatori disobbedienti), #metoo, “non una di meno”, razzismo-fascismo (da che pulpito!!!), antisemitismo (sulla cui sciagurata identificazione con l’antisionismo imperversa con un inserto di ben quattro pagine il solito “manifesto”), sovranismo, populismo, medicalizzazione, bergoglismo, eccetera, eccetera.

Il suprematista bianco australiano che, uccidendo una cinquantina di musulmani in Nuova Zelanda, coglie tre piccioni con una serie di raffiche: rilancia lo scontro di (in)civiltà tra razze da colonizzare e razze colonizzanti; pompa a bue la rana esopica della minaccia razzista-fascista finalizzata a oscurare la corsa genocida alla dittatura dei pochi su chi sta fuori; collateralmente distoglie dalla catastrofe climatica che, a dispetto dei bravi ragazzi in piazza in cento paesi, torna a farsi prioritaria nella consapevolezza della gente, insieme, però, all’individuazione dei suoi responsabili. Quella che manca nelle piazze dei bravi ragazzi.

E che non ci sono neppure nei proclami della nuova Santa Giovanna d’Arco, Greta Thunberg, la ragazzetta svedese affetta dalla sindrome di Asperger (riconosciuta ufficialmente dall’Onu nel 1993, si tratta di una forma di autismo che comprende una serie di difficoltà legate soprattutto all’interazione sociale, alla sfera affettiva e motivazionale), che la campagna ha messo a capo del primo movimento mondiale degli adolescenti. E già questo ci fa pensare a un’astuta manipolazione. Alcune fonti, subito smentite, parlano di influencer ed esperti del marketing. Più probabile che un fenomeno di questa portata planetaria, con la necessaria mega-organizzazione e relativi finanziamenti, possa far intravvedere qualche altro manipolatore, più grosso, più bravo, più cosmopolita. Più in grado di spostare l’attenzione da problematiche imbarazzanti, come guerre di sterminio, sanzioni sociocide, crimini bancari. Rita Pavone non ha esitato ad andare controcorrente e della nuova icona del bene ha detto: “Inquietante, da film horror”. Il che è un po’ cattivo e non ci dice nulla sulla ragazza, alla quale dovremmo, fino a prova contraria, riconoscere sincerità di sentimenti e altrettanta inconsapevolezza circa chi se ne fa scudo. Perché è qui che casca l’asino.

Dove (non) casca l’a(ssas)sino

L’asino precipita con un gran tonfo nella celebrazione che ne fanno compatti il monopolarismo politico-economico-culturale occidentale e i suoi ragazzi di bottega mediatici. Bastano quattro frasette mandate a memoria, assolutamente generiche e indirizzate a un nebuloso orizzonte del passato, sulle colpe degli “adulti”, delle “precedenti generazioni”, di “chi è venuto prima”, poi sull’ultima generazione che ancora può fare qualcosa e, con Greta a Davos, a Bruxelles, al Premio Nobel (quello di Kissinger e Obama) va in atto un meraviglioso lavacro, un processo di autoassoluzione che solo una bimbetta di 16 anni, che non ne dimostra nemmeno 10, quindi ancora più innocente e verginale, una piccola madonna, poteva provocare. L’assassino del clima se ne va tranquillo e nel fiume non passa nessun cadavere.

Non solo. A cosa questa campagna dà nuovo impulso, sotto l’iridato ombrello della lotta per il clima? Forse allo scontro generazionale tra giovani e adulti? Forse, dato che in prima fila sono le altre grete spuntate come funghi dopo la pioggia, tutte solo femminucce, lo scontro tra i generi? Forse un altro contributo al divide et impera della frantumazione sociale? A pensar male….A pensar male si arriva, per esempio, a Ravenna. In mezzo al tripudio per l’ambientalismo di Greta, sindacati, Confindustria, petrolieri e tutti i loro media, dallo scassapadroni Landini riuniti in larghe intese, celebrano le 90 trivelle che perforano l’Adriatico. Cosa non si fa per un mare più pulito e un clima migliore!

Guerre? La corda in casa dell’impiccato.

Ma, soprattutto, fa sembrare lo tsunami che sconvolse l’Asia nel 2004 un ponentino romano il sospiro di sollievo fatto da chi so io per non avere né Greta, né tutti i suoi emuli nell’innocente infanzia mondiale, ansiosa di un mondo risanato, pronunciato la parola guerra. E neppure menzionato le sette guerre d’aggressione condotte da Usa e Nato dal 2001, o i 6 trilioni spesi per esse dagli Usa, con i loro quattro milioni di ammazzati e le decine di milioni di rifugiati, e neanche le sanzioni inflitte a tutti i paesi che non stanno bene alla Cupola, con il risultato di milioni di morti non calcolate e tragedie ambientali peggiori dell’Amazzonia sradicata sotto Bolsonaro, o di Taranto sotto l’Ilva, privata o di Stato.

In “Nemo”, una bella trasmissione sulla rete di Carlo Freccero, RAI 2, c’è stata la puntata dedicata a clima e poi TAV. Non poteva mancare il gruppetto di Greti e Grete liceali che, belli e beneducati, ricchi di buone intenzioni e a corto di competenze, ripetevano le giaculatorie sui ragazzi vittime degli adulti. Di tutti gli adulti. Mancava l’adulta Befana che porta carbone. Mancava la Libia, polverizzata a un’ora di volo da qui. Con commossi e compiaciuti apprezzamenti da parte di soggettoni, come l’eterno imprenditore, l’inevitabile madamina Si Tav l’immancabile guru del calcio che, un attimo prima, avevano irriso coloro che, pretendendo di arrestare gli idrocarburi, preferivano tornare alla candela e al carro dei buoi. Sono bastati pochi decine di secondi di Luca Mercalli, Pecoraro Scanio e un’attivista No Tav per sotterrare tutti sotto una frana di dati e, finalmente, dei relativi responsabili.

Bambinocrazia e buchi neri

Già, perché nell’Operazione Greta ciò che manca, polverizzato tra “adulti” e “precedenti generazioni”, è appunto un fattarello come la guerra che devasta clima e ambiente peggio di tutto il resto. E manca un nome. Che so, un Marchionne, una Exxon, una Monsanto, qualche banchiere, Obama, Trump, D’Alema, qualche generale del Pentagono, i fautori di un Tav che in 15 anni di lavori sparerebbe più gas serra in cielo di tutte le vacche del Brasile, pur flatulenti di metano, messe insieme. Tutti, proprio tutti, coloro che hanno distrutto il clima, l’ecosistema, le specie viventi, il 47% dei vertebrati, stanno dentro a quell’1% che, grazie all’ecocidio praticato dall’inizio della rivoluzione industriale e accelerato con la rivoluzione digitale, controlla più ricchezza del resto dell’umanità. Altro che “gli adulti, la generazione precedente, i nostri padri…”

Da noi, sui nostri schermi, si è intestato la protesta dei bravi ragazzini Don Ciotti, beneficiato di una gigantesca sede a Torino dal compianto Gianni-CO2-Agnelli, imperatore dei beni sottratti alla mafia, Gran Maestro della cattoretorica sull’accoglienza.universale, furibondo difensore delle Ong che agevolano i minerari, petrolieri, agroaffaristi, bellicisti, multinazionali a svuotare il Sud del mondo delle sue genti e delle sue risorse. Ma anche da lui, che pure è grandicello e uomo di mondo, neanche un nome, una sillaba, un logo. Un sistema. Che so, capitalismo?

Il mondo salvato dai bambini. Per Paperone.

Ma la trasparenza della gigantesca distrazione diventa assoluta quando ti trovi davanti a partiti, edicole e schermi unificati che, ieri, facevano dipendere la sopravvivenza del paese e il suo futuro dalla riapertura di 600 cantieri, dal boicottaggio del referendum contro le mille trivelle in terra e in mare, dallo Sblocca Italia, dai nuovi quartieri di grattacieli, da strade, autostrade, discariche, inceneritori, Tav, Tap, Terzo Valico, Eastmed, Ilva. Tutto, con il benefico effetto di far tracimare i depositi di quattro Zii Paperone e accelerare la fine di tutto il resto. E oggi, gli stessi identici, senza che nessuno dei bravi, puliti, ordinati ragazzi gli infligga un qualche rilievo di complicità, tutti a infatuarsi per Greta, applaudire la proliferazione di suoi emuli, altrettanto buoni e innocui, auspicare il Premio Nobel per l’innocente burattino. Sentite un fastidio alla bocca dello stomaco? Andate in bagno e liberatevi.

Domani tutto questo “si sarà perso nel tempo come lacrime nella pioggia”. I responsabili dei crimini contro l’umanità e gli altri viventi l’avranno scampata e ci diranno che, tanto, fino al 2050 c’è tempo, che ci sarà una tecnologia per trasformare gli escrementi in energia pulita, che non vorremmo mica tornare alla candela e al carro dei buoi. Continueranno guerre, sanzioni, finanzcapitalismo neoliberista e guerrafondaio, colonialismo predatore ed espropriatore di popoli nel segno Ong, buonista, cattolico, sorosiano, dell’accoglienza di schiavi per sostenere le nostre economie sminuzzando i nostri salari.

Euroelezioni: con Greta si batte il populismo

Ma ci sarà anche un effetto non tanto secondario e immediato: benedetti dalle sacre imposizioni delle mani di Greta e dell’esercito mondiale dei bambini per il clima, il partito Verde arriverà alle prossime elezioni europee a vele gonfiate da milioni di aliti inquinati in ansia di purificazione. L’equivoco di un partito, eminentemente tedesco, che si dice ecologico, ma ha appoggiato o ignorato tutti i genocidi da neoliberismo, guerre e sanzioni, si perpetuerà. E finalmente il sovranismo populista troverà pane per i suoi denti. A un popolo che, saturo di veleni d’ogni sorta, per illuminare nel buio una via d’uscita, aveva acceso cinque stelle nel firmamento, rimarranno i ricordi. Che “andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia (facciamo le corna).

Mentre questo accadeva di nuovo si costituiva quello che ho chiamato il monopolarismo: dal pulviscolo della stremata “sinistra”, attraverso la borchia di latta lucidata Bersani, il mortaretto Calenda, il galeotto Berlusconi, la patriota al ketch up Meloni, fino a Hulk-Salvini. Tutti uniti nel patto sacro per Tav, trivelle, F35 e Usa, ma anche per Greta. E tutti uniti, suppongo anche con i bambini ecologici, contro la Cina e per gli Usa nella questione One Road One Belt (OROB), la Via della Seta. E un altro asino casca qui. Possibile che Greta e tutta la sua ecclesia non si siano accorti, non solo delle guerre e sanzioni che ne ammazzano di più – e volontariamente – dello smog, di quell’altro smog, l’elettromagnetico, non per nulla chiamato elettrosmog, con il quale due superpotenze, le stesse del primato dello smog, preparano il più radicale spopolamento del pianeta dai tempi della quinta estinzione?

Via della Seta, o via dell’elettrosmog?
Ennesimo scazzo: 5Stelle pro memorandum con Xi Jinping (sai che export!), Salvini e tutto il monopolarismo contro (ci comprano e ci spiano. Gli americani invece…). Se dovessi scegliere, a dispetto di quanto aggiungo dopo, non avrei dubbi tra chi dal 1949, con invasioni militari, sanzioni e colpi di Stato, ha aggredito una sessantina di paesi, dalla Corea al Venezuela, facendo una cinquantina di milioni di morti (solo da effetti diretti) e chi, al di là dell’ assediarmi con prodotti di schifo, non ha fatto nulla di male né a me, né ad altri e neppure ha mosso guerra a nessuno. Cosa , questa, che al sovranista Salvini rende del tutto preferibile gli Usa alla Cina. Comunque sempre globalizzazione è, che, come s’è visto, alla vita, ai territori, alle comunità, alla cultura, all’identità, porta a nulla di buono. 8000 chilometri di interconnessioni saranno pure utili, ma chilometro zero è meglio.

5G, la morte che non cammina sul filo

Abbiamo visto il tabù innominabile dei ragazzini per il clima e dei loro sponsor: i nomi dei delinquenti. C’è un altro tabù, ugualmente scaltro e con esiti parimenti letali. Il 5G. Ciò per cui si accapigliano nordamericani e cinesi è lui, il 5 G e su chi ci faccia i soldi e a spese di chi, facendosi pagare l’ipervelocità delle connessioni (100 volte più veloci dell’attuale 4G) dagli utenti e facendone pagare il costo ultimo, l’avvelenamento elettromagnetico, a tutti. Compreso il miliardo, un sesto della popolazione mondiale, che muore di fame e stenti nelle bidonville, ma ha comunque uno smartphone in famiglia e un’antenna sulla testa.

Da noi il 5G è già sperimentato in varie località, compresi gli stadi di Roma e Udine che, essendo spesso densamente popolati, offrono un ottimo risultato in termini di efficacia e vittime. Verranno installate, al posto di fibra e cavi, che sono del tutto inoffensivi alla salute delle creature, centinaia di migliaia di nuove antenne, una per palazzo, ogni 250 metri, perché l’ultravelocità fa onde più corte e copre poca distanza. Ognuna di queste emetterà ininterrottamente potenti radiazioni elettromagnetiche ad altissima frequenza e altissima intensità. Quelle che già col 2G, 3G, 4G, erano state scoperte nocive all’udito, al cervello, agli organi. Usavano frequenze tra 1 e 5 gigahertz. Le 5G vanno dai 24 e i 90 gigahertz. Più alta la frequenza e più nociva per i viventi. Ma le radiazioni non si vedono e così la gente non ci fa caso. E pensare che in un’università israeliana hanno scoperto che il corpo umano fa pure lui da antenna e assorbe alla grande radiazioni 5G.

5G: non si nasce più e si muore prima

Ci dicono, i don Ciotti e affini, che gli immigrati vengono a colmare il nostro deficit di natalità. Forse quei maschi e quelle femmine preferirebbero mettere al mondo i loro figli a casa loro, quella cancellata dalla diga o dalla coltivazione intensiva Monsanto, piuttosto che sotto lamiere al lato di campi di pomodori S.Marzano. E forse quel nostro deficit non sarebbe tale, tra le altre cause neoliberiste e di gender, se non avessimo attraversato, da nascita a vecchiaia, il tempo dei vari G. Tutti gli studi fatti dal 2005 sui topi confermano che le radiazioni dai cellulari creano tumori, danneggiano gli spermatozoi e riducono la fertilità. Gli stessi esperimenti fatti in molti centri di ricerca, da Cleveland a Exeter e a Washington, estendono i risultati alle persone. Alla prima esposizione a cellulari, la fertilità del seme calava dell’8%. Conseguenza in Usa ed Europa: un calo della fertilità del 2% ogni anno.

Non rimane spazio per parlare di altri effetti. Quelli dei tumori e delle malattie cardiocircolatorie causate dall’alterazione delle cellule provocata dal bombardamento elettromagnetico. E neanche delle nostre vite spiate in ogni dettaglio dalle piattaforme a beneficio dei poteri che ci esigono sottomessi e anche parecchio stupidi. E dunque controllati e condizionati. Come se il rincoglionimento e l’alienazione da società e realtà, che ricaviamo dallo sprofondamento nel cellulare, non bastassero.. E ora arriva il 5G. Nel silenzio e nel buio. Decine di milioni di antenne addosso, senza un solo test biologico sulla loro sicurezza. Principio di precauzione? Un fastidio arcaico da bypassare. Del resto, si tratta solo delle nostre vite.

E Greta non ne parla. E a Greta non hanno detto di parlarne. E a Greta hanno detto di non parlarne? 

 

Fulvio Grimaldi

Fonte: http://fulviogrimaldi.blogspot.com/

Link: http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2019/03/il-mondo-e-il-5g-nascosto-dai-ragazzini.html

17.03.2019

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