Julian Macfarlane – News Forensics – 24 novembre 2023
Ho studiato diverse arti marziali. L’ultima era lo Shorinji Kenpo, che è un misto di Kung-Fu Shaolin e Aiki-Jutsu, con un po’ di Zen.
In ogni sessione, il nostro insegnante ci teneva una breve lezione.
Un giorno disse:
“Le arti marziali insegnano a vincere. Ma come si fa a vincere se l’avversario è più grande di te, più forte e più abile? Come si fa a vincere contro più di un avversario? O contro un avversario con un’arma?“.
Ci fu silenzio.
L’insegnante continuò:
“Si vince non perdendo, ma imparando a schivare, a scappare, ad allontanarsi e, se necessario, a fuggire. Prima di imparare a tirare calci, pugni o lanci, bisogna imparare a scappare“.
“Se il vostro avversario non può colpirvi come intende, si arrabbierà e si innervosirà di più, esaurendosi. Nel momento in cui si mostra confuso, voi avete vinto“.
“A un certo punto commetterà un errore che potrete sfruttare. Per vincere ‘non perdendo’, non affidatevi alla forza, ma alla testa e al cuore“.
“E allenatevi sempre contro un avversario più forte“.
Ed è così che Hamas sta vincendo. Non perdendo. Usando “testa e cuore”.
Israele e gli Stati Uniti sono già confusi.
Israele e la seconda Nakba
Israele sarà anche un piccolo Paese, ma è stato militarizzato dagli Stati Uniti per procura, con una delle migliori forze aeree del mondo e molte attrezzature ad alta tecnologia, per non parlare dell’esercito, recentemente mobilitato, che ammonta a circa 500.000 uomini.
I Sionisti hanno conquistato a tutti gli effetti la parte occidentale e nord-occidentale della città di Gaza, anche se con gravi perdite, il cui numero esatto è impossibile da determinare.
L’obiettivo, secondo alcuni, è quello di prendere l’intera città (se così si può chiamare) ed espellere la popolazione sopravvissuta. Poi annettere Gaza, appropriandosi delle riserve di gas in mare aperto.
Ma perché ciò avvenga Hamas – la Brigata Qassam – deve prima perdere. E questo non sta accadendo.
Il conflitto costante negli anni contro l’avversario più forte e l’aiuto della Forza Qds l’hanno resa altamente professionale.
L’esercito di Hamas rimane comunque intatto, perché è in gran parte fuori portata.
Le perdite palestinesi sono per lo più civili. Storicamente, i palestinesi hanno visto di peggio. Sì, la carneficina è terribile. Ma non è una novità.
Ciò che è nuovo è l’attenzione che gli viene data!
Scaltri e invisibili
“Siate estremamente scaltri, fino a sembrare non aver corpo. Siate misteriosi come spiriti e non lasciate che il nemico oda ciò che fate. Così potrete diventare i padroni
del destino del vostro nemico”. Sun Tzu
Gli israeliani controllano solo una parte di Gaza in superficie. Sotto c’è una matrice sotterranea, centinaia di chilometri di tunnel a tre livelli costruiti nel corso di molti anni.
Carri armati e F-16 non servono a nulla in una città sotterranea.
Hamas è scaltro e invisibile.
Se l’IDF cercherà di penetrare nei suoi tunnel si troverà in difficoltà, non sapendo dove andare, non sapendo cosa c’è dietro l’angolo, fuori dal proprio elemento. Quindi, si limitano a ciò che è in superficie, a ciò che possono vedere.
Ma anche qui non si vede molto.
I bombardamenti nel centro di Gaza hanno creato montagne di macerie, edifici in rovina e luoghi in cui cecchini e razzi possono fare il loro dovere.
Controllare le macerie è una cosa difficile da fare. E potrebbe richiedere mesi.
Certo, Israele dispone di 500.000 soldati.
Ma la maggior parte di questi sono soldatini freschi di leva, dal momento che Israele ha appena mobilitato 380.000 giovani, abituati a “bombardarsi” con vodka e succo di lime, piuttosto che a farsi bombardare dalle granate. Volete davvero prendere dei ragazzini che vogliono solo andare in spiaggia e scopare, e infilarli in stretti tunnel al buio contro combattenti incalliti e ben addestrati?
I sacchi per i cadaveri non creano buoni elettori, come gli americani avevano imparato durante la guerra del Vietnam.
Israele, come gli Stati Uniti, non è abituato a subire perdite in guerra.
Di conseguenza, gli israeliani fanno come gli americani in Iraq e distruggono tutto dall’aria. I “danni collaterali” raramente, se non mai, sono “collaterali”, cioè accidentali, ma sono voluti.
In passato, Sion aveva combattuto guerre convenzionali in cui il supporto occidentale, tecnologicamente superiore, gli aveva permesso di cavarsela con perdite minime: solo 776 soldati nella Guerra dei Sei Giorni, ad esempio, poco più di 2.400 nella più lunga guerra dello Yom Kippur.
Nel conflitto attuale le perdite israeliane pubblicate sono circa 1.200, senza contare le perdite in Libano, di cui forse meno di 400 “militari”. Ma questi numeri si riferiscono al 7, 8 e 9 ottobre.
Le stime di Hamas sulle perdite israeliane sembrano più accurate. Le loro affermazioni sono supportate da prove video – finora più di 60 veicoli dell’IDF, compresi i veicoli trasporto truppe. Si può ipotizzare che le perdite israeliane siano in realtà molto più di 400!
Come ho indicato altrove nel mio articolo del 7 ottobre, le fonti ufficiali israeliane non sono solo insincere, ma spesso oltraggiosamente disoneste.
Il che è un errore, perché la verità verrà sempre a galla – e lo ha già fatto con i resoconti dei media, compresi i video che mostrano che molte delle vittime “civili” di Israele erano riservisti senza uniforme dell’IDF ma armati.
Anche gli elicotteri israeliani avevano ucciso molte persone in quel famoso rave.
Perché proprio ora dovremmo fidarci di qualsiasi cosa gli israeliani dicono adesso?
Hanno mentito una volta? Mentiranno mille volte? Solo i media tradizionali lo accettano.
La rete che tessiamo quando ci esercitiamo a ingannare è molto intricata e non solo: molto appiccicosa.
Ma, del resto, cosa potevamo aspettarci? Israele è un Paese basato sulla menzogna.
Un po’ di storia per capire
Tra il 1945 e il 1948, la popolazione sionista della Palestina era composta per lo più da Ebrei ashkenaziti provenienti dall’Europa. Presero il potere con il terrorismo e la violenza, cacciando i “nativi” proprio come i bianchi fecero con i nativi americani in Nord America.
Le politiche di Netanyahu sono in linea con la brutale storia di Israele, che non è stata moderata dall’indipendenza.
Dopo il 1948, infatti, le cose sono peggiorate.
Come alcuni avevano previsto, molti Stati arabi espulsero le proprie popolazioni ebraiche che migrarono poi in Israele.
“Gli Ebrei saranno d’ora in poi trattati come stranieri in tutti i Paesi tranne che in Palestina… Quando si dirà agli Ebrei che la Palestina è la loro patria, ogni Paese vorrà immediatamente sbarazzarsi dei propri cittadini ebrei, e si troverà una popolazione in Palestina che scaccerà i suoi attuali abitanti, arraffando tutto il meglio del Paese” Sir Edwin Montagu (ebreo) commentando la Dichiarazione Balfour
Questi nuovi israeliani erano di lingua araba – culturalmente arabi – e guardati con disprezzo dagli ebrei europei. Erano arrabbiati. In primo luogo, contro i Paesi che li avevano costretti ad emigrare. Poi contro la maggioranza israeliana che li aveva respinti.
Divennero quelli che oggi sono chiamati Mizrahim, il nucleo della destra israeliana, e una forza trainante per gli insediamenti in Cisgiordania e l’annessione. Sono ancora arrabbiati. Odiano, anche se non sono sicuri di cosa odiano.
La Nakba infinita e l’AIPAC
La Nakba continuò davvero dopo il 1948. La Guerra dei Sei Giorni e la Guerra dello Yom Kippur permisero a Israele di espandere i propri territori fino a comprendere tutta Gerusalemme, la Cisgiordania, Gaza e le alture del Golan. Il Libano meridionale era nel mirino.
Ma l’ascesa di Israele dipendeva quasi interamente dal sostegno americano ed europeo, per non parlare del sostegno degli Ebrei americani di destra.
L’AIPAC fu fondata nel 1953 come Comitato Sionista Americano per gli Affari Pubblici, il comitato d’affari del Consiglio Sionista Americano, nel tentativo di coprire le notizie sulle atrocità israeliane, in particolare il massacro di Qibya.
Nel 1963 era stato ricostituito come American Israel Public Affairs Committee – AIPAC – che ha avuto un’immensa influenza nel Congresso, nonostante non sia al passo con l’opinione ebraica tradizionale. Il Sionismo ha fatto breccia anche nell’industria dei media e dell’intrattenimento, per non parlare del mondo accademico. Come possiamo vedere nella censura odierna verso coloro che in questi campi sono a favore dei palestinesi, molti dei quali sono Ebrei!
Com’è possibile che un piccolo Paese come Israele abbia il sopravvento su un grande Paese come gli Stati Uniti? E se gli americani iniziassero a incolpare gli Ebrei per i loro problemi, come fecero i tedeschi sotto Hitler? L’AIPAC genera odio e antisemitismo.
Eppure, senza il sostegno americano, Israele avrebbe potuto comunque vincere la Guerra dei Sei Giorni. Ma avrebbe dovuto applicare le risoluzioni delle Nazioni Unite e cedere le sue conquiste territoriali. In seguito avrebbe anche dovuto onorare l’accordo di Oslo. E ci sarebbe stata una punizione per il tentato affondamento della USS Liberty.
Israele è una costruzione artificiale. In definitiva, è il figlio dell’imperialismo americano. “I peccati dei padri”. Il resto lo conoscete.
Un crogiolo di fusione dove nulla si fonde
Gli Stati Uniti dovrebbero essere un “crogiolo di fusione”, termine che nasconde le loro numerose divisioni razziali ed etniche, una certa promiscuità sociale.
Israele imita “paparino”, comprese le sue malattie sociali che, come i loro equivalenti fisici, alla fine attaccano il cervello
Spostamenti demografici, spaccature sociali…
Negli anni ’90 la demografia israeliana era cambiata con l’enorme afflusso di Ebrei russi – o almeno di russi che si dichiaravano ebrei. Come si è poi scoperto, molti non erano affatto ebrei, il che ha comportato dei problemi. 30 anni dopo, gli Ebrei russi sono ancora discriminati in Israele e nel lavoro, nella società e nel governo.
Israele è sempre stata una società frammentata. Nel primo secolo a.C. c’erano i Farisei, i Sadducei, gli Esseni e i Sicarii che credevano tutti in un unico Dio e nella Torah, proprio come le varie sette musulmane credono in un unico Dio e nel Corano. Ma questo non significava unità. Si odiavano a vicenda. Gesù non sembrava andare d’accordo con nessuna delle quattro sette principali. Era odiato dai Farisei, anche se il Sinedrio che lo giudicava era composto da Sadducei, che non lo amavano molto neppure loro.
Pilato si dimostrò abbastanza furbo a lavarsi le mani dell’odio settario israeliano: gli americani dovrebbero fare lo stesso.
Oggi Israele è diviso come ai tempi dei Romani.
È diviso tra Ebrei e non Ebrei, compresi i drusi, gli arabi israeliani e altri, per non parlare dei russi. È diviso anche tra Ebrei laici ed Ebrei religiosi che hanno diverse interpretazioni della Torah. È diviso in base all’etnia: europea, russa, araba, africana e americana. È divisa politicamente tra destra e sinistra.
È un casino
Come raggiungere l’unità?
Ma con la guerra, naturalmente. È quello che fanno gli americani, trovare un nemico. Se non lo si trova, lo si crea.
“La guerra non è fatta per essere vinta, ma per essere continuata. La società gerarchica è possibile solo sulla base della povertà e dell’ignoranza… La guerra è condotta dal gruppo dirigente contro i suoi stessi sudditi e il suo obiettivo non è la vittoria sull’Eurasia o sull’Asia orientale, ma mantenere intatta la struttura stessa della società”. George Orwell, 1949, da ‘1984’.
È possibile giustificare una guerra se c’è una minaccia alla casa e al cuore – la vostra famiglia, i vostri amici, se volete – il vostro “diritto alla vita”. Ma questo non è quel tipo di guerra, tranne che per i palestinesi che stanno difendendo il proprio “diritto alla vita”. Le proprie case, le proprie famiglie.
Questa guerra è orwelliana. È uno strumento di coesione sociale.
Gli israeliani sono solo avidi e [ritengono di essere] privilegiati.
“Cosa hai fatto in guerra, papà?”
“Ho ucciso dei bambini”.
Ahi.
Contraccolpi
Netanyahu è un ebreo in secondo luogo. In primo luogo, è un politico. Non è l‘Ebraismo il suo problema, ma la sociopatia. È stato ufficialmente incriminato per frode e corruzione. Ora uccide bambini, è un mostro, ma dietro di lui ci sono mostri più grandi.
Potete aspettarvi che la guerra a Gaza sia condotta nell’interesse personale di Bibi, senza tener conto degli interessi di Israele stesso, del popolo ebraico o della morale comune. Non dovreste essere sorpresi dalla crudeltà e dalla brutalità.
Israele si è guadagnato l’avversione della maggior parte del mondo e di una parte significativa, se non una pluralità, della comunità ebraica globale, con post a favore dei palestinesi sui media alternativi 15 volte superiori a quelli a sostegno di Israele.
È vero che i sondaggi americani mostrano che l’85% degli Ebrei sostiene lo Stato sionista. Ma l’accuratezza e la neutralità politica di questi sondaggi sono state messe in discussione. La protesta di massa degli Ebrei contro il genocidio israeliano è un dato di fatto.
Come già detto, l’esercito di Hamas non è stato praticamente toccato.
E più l’IDF combatte, più le brigate di Hamas diventano forti e più forte è la determinazione del popolo palestinese. Con la morte di ogni bambino, 20 palestinesi si offriranno volontari per combattere. Le azioni dell’IDF a Gaza sono ovviamente crimini contro l’umanità e, a un certo punto, è probabile che Israele dovrà affrontare la Corte di Giustizia Internazionale.
Mahmoud Abbas e l’Autorità Palestinese potrebbero oggi invocare la convenzione sul genocidio alle Nazioni Unite, ma non l’hanno ancora fatto. D’altra parte, Fatah non era stata eletta alla guida della Palestina – era stato Hamas! Era stato Israele a metterli al potere.
Gli israeliani avevano architettato il riconoscimento di Fatah come Autorità Palestinese, sostenendo al contempo Hamas, per minarla e mantenerla debole, in modo che la soluzione dei due Stati non potesse mai essere attuata e Israele potesse continuare ad annettere la Cisgiordania in modo graduale.
In passato, Netanyahu ha attaccato Gaza e Hamas, per poi sostenerlo indirettamente permettendo agli aiuti del Qatar di mantenere in vita l’organizzazione, utilizzando Hamas e il suo rifiuto della soluzione dei due Stati per minare Fatah e sostenere il graduale assorbimento della Cisgiordania.
Questo era il piano che Hamas ha anticipato con l’attacco del 7 ottobre e la sua continua resistenza, mobilitando l’opinione pubblica mondiale e affermando la sua legittimità a rappresentare tutti i popoli palestinesi.
Possiamo supporre che in questo caso gli israeliani faranno qualcosa di simile. I bombardamenti genocidi su Gaza soddisfano la sete di sangue della destra israeliana – principalmente i Mizrahim – e i coloni in Cisgiordania possono scatenarsi e distruggere villaggi e case palestinesi.
Nel frattempo, gli israeliani sanno che impegnare Hamas nei tunnel provocherebbe troppe vittime. Ci saranno quindi scambi di ostaggi e cessate il fuoco, come quello di oggi: quattro giorni. Ma il processo continuerà.
Israele farà una dimostrazione di risposta alle pressioni internazionali – mentre estorce miliardi di aiuti agli americani – spostando l’attenzione da Gaza e dalla Cisgiordania all’Iran e al Libano. Che sono nemici più attraenti per gli americani.
Senza i soldi americani, il fatto è che Israele non può sopravvivere. Almeno dal punto di vista strutturale, la sua economia è in cattive condizioni. Israele soffre di un alto livello di povertà.
Eppure Israele è un Paese ricco, ma solo per alcune persone.
Il costo della vita è alto.
Il PIL sta affondando.
Il problema è che gli Stati Uniti – il “paparino” – hanno molti degli stessi problemi.
Sì, gli Stati Uniti possono fare bancarotta, se il dollaro perde il suo status di valuta di riserva, cosa che prima o poi accadrà. Ciò significa che anche Israele può andare in bancarotta. Un giorno o l’altro.
Per il momento – forse per il prossimo decennio – Israele ha bisogno di mantenere un flusso costante di denaro. Ha anche bisogno di distrarre l’attenzione dai suoi problemi sociali, ma per riuscirci non può continuare a fare quello che sta facendo. Di conseguenza, potrebbe dover accettare Hamas come legittimo governo di uno Stato palestinese e smantellare i suoi insediamenti in Cisgiordania.
Hamas non ha bisogno di distruggere Israele ma, allo stesso tempo, non deve riconoscere Israele e le sue pretese sulle terre palestinesi. La coesistenza viene prima di tutto ma, ironicamente, la mancanza di riconoscimento farà sì che il denaro continui a fluire – non solo verso Israele, ma anche verso la Palestina – per pagare una pace non facile. L’incrementalismo può funzionare anche per i palestinesi.
Questo nel breve termine. A lungo termine, tutto ciò che la Palestina deve fare è stare in disparte e osservare i cancri sociali all’interno di Israele e degli Stati Uniti, che li stanno indebolendo.
Alla fine, si vince semplicemente non perdendo.
Julian Macfarlane è un analista di strategia e media, di base a Tokyo
Link: https://julianmacfarlane.substack.com/p/hamas-winning-by-not-losing
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