I resistenti che da tredici giorni presidiano il parlamento di Canberra oggi hanno visto realizzarsi le loro più rosee aspettative: già in mattinata gli attivisti del Canberra Convoy sono iniziati ad arrivare nella capitale uno dopo l’altro, in una lunghissima processione di cui non si vedeva la fine. Nonostante i media di regime, locali e non, cercano il più possibile di minimizzare in vaghe “migliaia”, il colpo d’occhio oggi a Capital Hill, la zona del parlamento, è davvero impressionante. Meglio di sabato scorso, comunque partecipatissimo. Cita fonti della polizia dal palco Riccardo Bosi, attivista australiano, quando parla di 1,4 milioni di veicoli giunti oggi nella capitale. Diversamente dal primo giorno di presidio e da come siamo stati abituati dal governo Morrison, stavolta i poliziotti sono stati buoni, e lo stesso premier, intimidito da tanta partecipazione di popolo, ha stranamente dichiarato che protestare è un diritto – cosa che gli era evidentemente sfuggita quando questo settembre i poliziotti sparavano ad altezza uomo – e, in un impeto di coraggio ponziopilatesco ha scaricato tutta la responsabilità degli obblighi vaccinali sui governatori delle province. Ma gli australiani liberi non hanno dimenticato i campi di concentramento per i non vaccinati, né la schedatura digitale avviata dall’attuale governo, su cui non hanno dubbi: dimissioni immediate.
MDM 12/02/2022