Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org
L’area a sud del Rìo Bravo è quella che fin dalla sua “scoperta” da parte dell’Occidente politico ha garantito grandi vantaggi per chi è riuscito ad influenzarla.
Se dal XV – XVI secolo furono gli spagnoli e i portoghesi (e in minima parte i francesi) a trarne enormi vantaggi attraverso la “conquista e colonizzazione”, il 1823 è invece l’anno decisivo per l’inizio “ufficiale” della presenza USA.
Inizio ufficiale in quanto l’allora Presidente Monroe emanò la sua Dottrina, passata appunto alla storia con il nome di “Dottrina Monroe”.
Dottrina che può essere riassunta così: l’America agli americani. Intendendo però un assunto ancora più specifico: l’America agli Stati Uniti.
In sostanza, tale enunciazione impegnava Washington a dedicare gran parte delle sue risorse all’allargamento della propria influenza nel continente, intimando al contempo alle potenze colonizzatrici europee arrivate nel XV secolo di non cercare di allargare i propri domini. E di fatto promuovendo anche tutta una serie di misure atte a “invogliare” le potenze del vecchio continente ad abbandonare l’area.
Accanto a questa enunciazione “materiale” si materializzò anche un assunto più “spirituale”: il “Manifest Destiny”. Ossia la convinzione di larga parte dell’élite politica USA che questa nazione fosse stata investita da un compito divino, che avesse avuto un destino chiaro e da mettere in campo: l’esportazione del proprio modello di convivenza, della propria civiltà ove essa non era presente.
Due pilastri sui quali sono state costruite le basi dell’impegno statunitense nel continente (e oltre).
Due pilastri che hanno fatto da base alla costruzione dell’ “Isola Geopolitica” di Washington e successivamente della sua capacità di espansione nel mondo.
Dove per Isola Geopolitica si intende il Continente americano, negli anni diventato sostanzialmente “immune” dalle interferenze esterne ad esso ma ha visto una preponderante influenza di una Nazione: gli Stati Uniti d’America.
Questa Isola creata da Washington nel Continente, dunque, insieme alla benevolenza geografica garantita dall’accerchiamento di essa da parte degli Oceani Pacifico ed Atlantico, ha garantito alla maggiore potenza dell’area vantaggi innegabili e indiscussi che hanno fatto da terreno fertile per la sua capacità di proiezione globale (una sorta di sviluppo della medesima Dottrina Monroe, da “continentale” a “mondiale”).
In primis due vantaggi:
- Materie prime vicine e a basso costo
- Reali minacce militari ai confini inesistenti
Situazione sostanzialmente diversa dalle altre Grandi Potenze globali o regionali nel mondo, tutte con vicini più o meno alla ricerca di un loro “posto al sole” da media o grande potenza e con capacità belliche decisamente superiori.
Situazione che ha dunque permesso agli USA di soppiantare la Gran Bretagna come prima potenza talassocratica del globo, sfruttando la sua posizione geografica e le sue immense risorse per espandere la propria influenza.
Situazione vantaggiosa per gli USA nel suo “cortile di casa” che ha vissuto i suoi maggiori momenti “di gloria” fino alla dissoluzione dell’URSS (nonostante “piccole” ma significative débâcle come la Rivoluzione Cubana).
Situazione dunque di sostanziale “sottomissione” dell’area latinoamericana e caraibica (prima sotto il dominio europeo e poi USA), comunque combattuta da ampi strati della popolazione durante i secoli (partendo dalle lotte dei “Libertadores” come Simòn Bolìvar).
Bolìvar che aveva intuito la situazione già a inizio XIX secolo quando espresse questa opinione: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza ad appestare l’America di miserie in nome della libertà”.[1]
Dopo la dissoluzione dell’URSS, dunque, il “rilassamento” di Washington dette la possibilità all’America Latina e ai Caraibi di ritentare uno sganciamento dal “padrino” del Nord e l’ondata socialista iniziata negli anni ’90 del ‘900 grazie alla vittoria alle elezioni del Comandante Chàvez in Venezuela ne fu la prova.
Un’ondata socialista e progressista mai sopita del tutto, nonostante vittorie e sconfitte.
Vittorie e sconfitte che hanno fatto dell’America Latina e dei Caraibi un’area comunque in grande fermento, ancora una volta promotrice di modelli di sviluppo alternativi (CELAC, ALBA – TCP, Socialismo del XXI secolo) e alla continua ricerca di una sua unità e indipendenza scevre dal giogo statunitense.
Un’area che è diventata terreno conteso, terreno di scontro decisivo fra chi aspira al mantenimento dell’ordine globale unipolare e che invece promuove e si impegna per la nascita di un mondo multipolare.
Terreno decisivo di scontro, quello latinoamericano e caraibico, in quanto senza di esso Washington non avrebbe certamente la possibilità di concentrare praticamente tutte le sue forze fuori dal continente, venendogli dunque meno quella sua capacità di proiezione esterna che gli ha garantito la possibilità di essere prima una delle due super potenze nel mondo bipolare e poi l’unica durante l’unipolarismo.
Ed è per questo, dunque, che Washington è tornato prepotentemente ad occuparsene già dagli inizi del III millennio.
Per fare qualche esempio:
- Il sostegno al colpo di stato di Carmona in Venezuela nel 2002, così come il sostegno al Presidente autoproclamatosi Guaidò dal 2019
- Il riconoscimento del contestato governo ad interim di Jeanine Áñez in Bolivia del 2019 – 2020
Ed è per questo, però, che anche la Cina e la Russia (le due maggiori potenze del globo alternative a Washington e al modello che esso propugna) si stanno impegnando così decisamente in quest’area.
Impegno politico, economico e militare in primis nel sostegno all’ “Asse del Male” (così definito dall’élite politica USA) Nicaragua – Cuba – Venezuela. Impegno che però si concretizza anche nella promozione del rafforzamento dei legami con vari Paesi dell’area sia bilateralmente che all’interno di organizzazioni sovranazionali (leggasi il Brasile nei BRICS e l’invito all’Argentina poi rifiutato da Milei).
Per fare qualche esempio:
- Cancellamento del 90% del debito cubano verso la Russia nel 2013 – ’14
- Investimenti per circa 50 miliardi di dollari in dieci anni nel terzo millennio da parte di Pechino in Venezuela
Uno scontro a tutto campo fra unipolarismo e multipolarismo, dunque, dove l’America Latina e i Caraibi giocano un ruolo decisivo e imprescindibile sia per chi difende il mondo unipolare sorto dopo la fine della Guerra Fredda che per chi aspira al mondo multipolare dove tale area sarebbe uno dei poli uniti e indipendenti.
Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org
NOTE
[1] Simòn Bolìvar, Carta al Colonnello Patricio Campbell, Guayaquil, 1829.