Una sentenza storica sul cancro da glifosato costituisce un precedente per tutte le persone avvelenate dai pesticidi

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GEORGINA DOWNS

counterpunch.org

Una storica sentenza emessa venerdi scorso da un tribunale di San Francisco ha fatto scalpore in tutto il mondo. Dopo aver deliberato per tre giorni, i giurati hanno riconosciuto le ragioni del querelante, Dewayne Johnson, un giardiniere di un istituto scolastico che aveva contratto una forma mortale di linfoma non-Hodgkin dopo aver ripetutamente spruzzato grossi quantitativi di erbicidi a base di glifosato Monsanto, riconoscendogli un risarcimento di 250 milioni di dollari per i danni punitivi, più circa altri 40 milioni di dollari per i danni subiti, portando così il totale a 289 milioni di dollari.

Questa è stata le prima sentenza del genere contro il pesticida più venduto al mondo: l’erbicida glifosato. Questa delibera potrebbe benissimo costituire un precedente ed ha riacceso la speranza, fra tutti coloro che soffrono di malattie causate da questi pericolosi prodotti agro-chimici, che finalmente possa esserci il giusto riconoscimento dei danni che questi pesticidi causano alla salute umana in tutto il mondo.

Il verdetto della giuria californiana non solo ha stabilito che il Roundup Monsanto e gli altri erbicidi a base di glifosato costituiscono un forte pericolo per coloro che ne vengono a contatto, ma che esistono anche “prove chiare e convincenti” di come i rappresentanti della Monsanto abbiano agito con “malizia, intimidazioni o frode” nel non aver adeguatamente avvertito la popolazione sui rischi [che questi prodotti comportano] per la salute pubblica.

Infatti, i responsabili della Monsanto e delle altre aziende produttrici di pesticidi hanno per molto tempo difeso a spada tratta la sicurezza di tutti i prodotti chimici di questo genere. Come reagirà allora la Monsanto dopo il verdetto sul glifosato? “La giuria si è sbagliata,” ha affermato, subito fuori dal tribunale, il vice-presidente Scott Partridge. In un comunicato scritto l’azienda ha affermato di essere “solidale con il sig. Johnson e la sua famiglia,” ma che “avrebbe continuato a difendere attivamente il suo prodotto, che ha alle spalle 40 anni di utilizzo sicuro.”

Anche Bayer, l’azienda tedesca che, dopo la recente fusione, attualmente è proprietaria di Monsanto ha ribadito subito dopo la sentenza che gli erbicidi che contengono glifosato sono “sicuri.

In una conferenza a cui avevo partecipato nel 2003 avevo avuto una breve discussione con un rappresentante della Monsanto. Continuava a dire che il glifosato era così sicuro da potersi bere. Allora gli avevo chiesto se potevamo fissare un appuntamento, durante il quale lui ne avrebbe bevuto un po’ e io lo avrei filmato con la mia telecamera. Aveva incominciato ad agitarsi e mi aveva detto nervosamente: “non credo che l’ufficio legale della Monsanto mi permetterebbe di fare una cosa del genere.” Al che, avevo replicato: “Allora non vada a dirlo in giro, è fuorviante e pericoloso.”

In ogni caso, un atteggiamento del genere da parte delle aziende che producono questi agenti chimici non è affatto sorprendente, dal momento che il loro obbiettivo primario, che poi è anche l’unico, è quello di proteggere le vendite e i profitti ad essi correlati, facendo ovviamente in modo che questi pesticidi continuino ad essere utilizzati.

Considerando che le vendite all’anno dei pesticidi, nella sola Gran Bretagna, ammontano a circa 627 milioni di sterline (1), mentre quelle a livello mondiale arrivano all’esorbitante cifra di 58,46 miliardi di dollari (2), diventa chiaro come questo sia indubbiamente un giro d’affari enorme, dove allignano fortissimi interessi di parte ed egoistici.

Anche un rapporto delle Nazioni Unite del 2017 (3) criticava pesantemente le multinazionali produttrici di pesticidi, accusandole di “negazione sistematica dei danni prodotti,” “tecniche di marketing aggressive ed eticamente scorrette” e di esercitare sui governi di tutto il mondo pesanti pressioni che “erano di ostacolo alle riforme e paralizzavano la messa in atto di normative mondiali restrittive  sull’uso dei pesticidi.”

Il resoconto del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo concludeva che: “La tesi sostenuta dall’industria agro-chimica, secondo cui i pesticidi sarebbero necessari per arrivare alla sicurezza alimentare non solo è inesatta, ma anche pericolosamente fuorviante. In linea di massima, esiste cibo sufficiente a sfamare il mondo intero; é colpa dei sistemi di produzione e di distribuzione non equi se esistono grossi ostacoli che ne impediscono l’accesso a chi ne ha bisogno.”

E allora, come mai la stragrande maggioranza dei governi di tutto il mondo non si è data da fare per proteggere la popolazione dai pesticidi? Qui in Gran Bretagna, ma anche in Europa e negli Stati Uniti, esiste un sistema regolatorio assolutamente perverso, in cui i controllori lavorano insieme alle stesse aziende che, in teoria, dovrebbero controllare, basandosi inoltre quasi esclusivamente sui dati forniti dalle industrie medesime. I controllori, in pratica, non fanno altro che approvare i dati forniti dalle aziende, comprese le conclusioni e le false affermazioni sulla sicurezza dei loro prodotti.

Il sistema inglese è poi particolarmente spregevole, dal momento che l’ente di vigilanza del Chemicals Regulation Directorate (CRD) ha un bilancio che per il 60% è costituito dai fondi provenienti dal settore agro-chimico, che comprendono le tasse di licenza e le imposte sul fatturato delle aziende produttrici di pesticidi (4). Con questo sistema, sono ormai parecchi anni che il CRD riceve annualmente più di 7 milioni di sterline dalle industrie del comparto agro-chimico (5). Questo è da sempre uno schema assolutamente inappropriato, dal momento che il CRD ha un interesse economico in ogni politica e/o decisione regolatoria in merito.

Perciò, mentre la priorità assoluta del CRD dovrebbe essere la salvaguardia dai pesticidi della salute pubblica e dell’ambiente, questa politica entra in conflitto con il fatto che i principali clienti del CRD sono anche i suoi legittimi datori di lavoro (costituiti sopratutto dalle aziende agro-chimiche) e contrasta anche con l’obbligo, da parte del CRD, di ripianare in modo autonomo le spese sostenute per le proprie attività, comprese quelle per la registrazione e l’approvazione dei prodotti.

La struttura stessa del CRD sembra fatta apposta per subordinare le istanze sanitarie ed ambientali a quelle sul controllo dei pesticidi. (Questo conflitto di interessi si era visto anche durante lo storico procedimento legale da me intentato nel 2008 contro la DEFRA [Department for Environment, Food and Rural Affairs] , ed era stato anche notato dalla Royal Commission on Environmental Pollution nella sua relazione d’inchiesta del 2005).

L’attuale politica inglese sui pesticidi e sulla loro regolamentazione è basata su una struttura totalmente inappropriata e ciò spiega in parte come mai l’industria dei pesticidi abbia avuto per molti anni, anche per decenni, un simile controllo sulle decisioni del governo inglese riguardanti i pesticidi, in modo particolare il loro utilizzo in agricoltura.

Se è l’industria dei pesticidi che effettivamente “paga” per i controlli che vengono (o che non vengono) messi in atto per la salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente, allora è ovvio che la medesima industria cercherà di pagare volontariamente il meno possibile per il minor numero di controlli possibile e preferirà magari farlo solo su base volontaria (cosa che ovviamente ha continuato a fare). Questo è il classico caso di “chi paga l’orchestra sceglie la musica.”

Fino ad ora, l’arroganza dell’industria dei pesticidi e il modo con cui essa prende di mira con deliberate calunnie e tentativi di ridurre al silenzio chiunque (vittime dei pesticidi, attivisti, giornalisti, scienziati, medici) osi dire qualcosa contro i suoi prodotti sono sempre stati dei comportamenti normali. Però la sentenza californiana ha finalmente fatto luce sui metodi dolosi e fraudolenti di queste aziende e su quello che sarebbero disposte a fare per proteggere loro stesse e i loro prodotti.

Questi non sono neanche lontanamente prodotti sicuri, i fatti conclamati e le prove sui danni causati negli ultimi decenni dall’uso del glifosato e degli altri pesticidi sono ormai abbastanza evidenti.

Non solo il glifosato è stato associato a diversi tipi di tumore, ma, in studi scientifici precedenti, era stata dimostrata la sua correlazione con il Parkinson e l’infertilità, e, inoltre, si sa che è dannoso per la pelle e che può causare danni oculari.

In relazione ai pericoli generici dei pesticidi agricoli, gli stessi foglietti illustrativi dei prodotti riportano diversi avvertimenti, del tipo “molto tossico per inalazione,” “non respirare il nebulizzato, i fumi o i vapori,” “rischi di gravi danni oculari,” “pericoloso, eventuali rischi di effetti irreversibili per inalazione,” “l’inalazione può causare il cancro” e “può essere mortale se inalato.”

Considerando che questo è il genere di avvertenze per i prodotti da banco, che cosa dobbiamo aspettarci allora da quei miscugli incontrollati di veleni agricoli che vengono nebulizzati in tutta la Gran Bretagna?

Approssimativamente, l’80% all’anno dei pesticidi usati in Gran Bretagna sono per uso agricolo. Anche se vengono utilizzati in un certo numero di altri settori (silvicoltura, casa e giardinaggio, servizi vari, insieme ad altri prodotti) il comparto agricolo è di gran lunga il loro maggior utilizzatore.

Infatti, ci sono attualmente circa 2.000 prodotti a base di pesticidi approvati in Gran Bretagna per uso agricolo. Le statistiche governative ci mostrano che nel 2014, riguardo ai soli pesticidi (non contando quindi i fertilizzanti chimici e gli altri prodotti agro-chimici usati nelle coltivazioni tradizionali), l’area trattata per l’agricoltura e l’orticoltura era stata di 80.107,993 ettari, con una quantità totale di sostanze irrorate pari a 17.757.242 kg. (6)

L’entità di questa enorme diffusione dell’uso dei pesticidi in tutta la nazione non è mai stata correttamente valutata politicamente qui in Gran Bretagna o, comunque, in altre nazioni al mondo.

Anche un importante consulente scientifico governativo, il professor Ian Boyd, ha recentemente rilasciato una relazione d’inchiesta sugli approcci normativi a livello mondiale per i pesticidi ad uso agricolo, anche se le manchevolezze [di queste normative] non sono state assolutamente riportate in modo esteso o dettagliato. [Boyd] ha anche denunciato la mancanza di un monitoraggio vero e proprio.

L’articolo del professor Boyd, pubblicato sulla rivista Science (7), afferma che i vari sistemi di controllo che operano a livello mondiale ignorano l’impatto dovuto alla “somministrazione su tutto il territorio” e perciò le asserzioni degli organi di vigilanza mondiali sulla sicurezza dell’uso dei pesticidi su scala industriale “sono false” e devono essere cambiate.

Mentre gli operatori e gli agricoltori che maneggiano i pesticidi agricoli usano solitamente delle protezioni, indumenti protettivi, respiratori, cabine di guida ad aria filtrata, ecc, i residenti e le comunità che si trovano in prossimità dei campi irrorati non hanno alcuna protezione. In nessun caso le popolazioni delle zone rurali si aspetterebbero di dover indossare un simile equipaggiamento sulle loro proprietà e sui loro terreni!

L’ex Ministro per l’Agricoltura, la Pesca e l’Alimentazione, in un documento del 1975 dichiarava che: “L’utilizzo ripetuto dei pesticidi, anche in minime quantità, può avere effetti cumulativi, che possono anche non essere percepiti prima del raggiungimento di concentrazioni pericolose.”

Questa disambigua dichiarazione di 43 anni fa dimostra che tutti i governi successivi sono stati sempre ben consci degli effetti cumulativi dei pesticidi, ma che non è mai stato fatto nulla per prevenire l’esposizione e le reazioni negative sulle popolazioni residenti.

Se consideriamo quanti milioni di persone che, nelle campagne, si trovano a dover convivere con questa situazione (compresi i neonati, le donne incinte, gli anziani, le persone già malate e/o disabili), o che hanno un’esposizione elevata a queste sostanze, allora questo è senza dubbio un fallimento assolutamente scandaloso delle politiche sulla sicurezza e sulla salute pubblica.

Numerose relazioni internazionali hanno descritto in modo dettagliato i danni causati all’organismo umano dai sistemi di coltivazione chimico-industriali intensivi dei nostri giorni. Per esempio:

Il resoconto del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo del marzo 2017, che aveva messo in luce la correlazione esistente fra l’esposizione cronica ai pestici agricoli e alcune patologie e condizioni cliniche (compreso il cancro, i disturbi dello sviluppo e la sterilità) e aveva ribadito la particolare vulnerabilità all’esposizione a queste sostanze chimiche per chiunque viva nelle vicinanze delle zone irrorate.

Il rapporto IPES-FOOD, che sottolinea i danni inaccettabili provocati dalle attuale tecniche agricole basate sulla chimica; fa luce, solo in parte, sui costi astronomici a carico del sistema sanitario dovuti a questo sistema; e trova che esistano dei presupposti validi ed importanti per adottare misure pratiche. Secondo il rapporto, molte delle patologie più gravi che interessano la popolazione mondiale, dalle malattie respiratorie ai vari tipi di tumore, sono collegabili al cibo industriale e alle pratiche zootecniche, compresa l’agricoltura chimico-intensiva.

La Commissione Lancet sull’inquinamento, sulle condizioni sanitarie, sulle morti a livello mondiale e sulle malattie croniche dovute all’inquinamento atmosferico, che comprende anche i danni derivanti dall’uso dei pesticidi. Il responsabile di questa commissione ha asserito che la sua maggior preoccupazione è rappresentata dall’impatto [sull’ecosistema] delle centinaia di agenti chimici industriali e pesticidi già ampiamente diffusi in tutto il mondo.

Non ci sono dubbi ormai sul fatto che l’ampia diffusione dei pesticidi in agricoltura sta causando gravi danni all’ambiente, alla fauna e, sopratutto, alla salute umana.

Tutto questo si può vedere nelle testimonianze veramente raccapriccianti di migliaia di persone che ne hanno subito gli effetti, raccolte in una petizione, tuttora in corso, dove si chiede al Primo Ministro Theresa May e al Segretario della DEFRA, Michael Gove, di garantire urgentemente la sicurezza dei cittadini e delle comunità di campagna vietando completamente l’uso di tutti i pesticidi e la loro dispersione sul terreno presso i luoghi di abitazione, le scuole e i parchi gioco per bambini (8). La petizione è già stata firmata da un folto numero di personalità, comprendenti Hillsborough QC Michael Mansfield, Stanley Johnson, Jonathon Porritt, Gordon Roddick, Ben Goldsmith, fra gli altri.

Contaminare la persone con sostanze tossiche è considerato un reato, per cui non dovrebbe esserci nessuna esenzione in agricoltura per un fatto del genere, e questa è una cosa che va cambiata urgentemente. Il primo dovere di ogni governo dovrebbe essere quello di proteggere i suoi cittadini, sopratutto i più vulnerabili.

La nuova normativa sull’agricoltura della Gran Bretagna post-Brexit rappresenta una vera opportunità per risanare l’agricoltura e adottare una politica agricola di tipo non-chimico, in modo da non dover più utilizzare nella produzione alimentare sostanze chimiche tossiche. In questo modo proteggeremmo non solo la salute degli abitanti e delle comunità di campagna, ma anche quella di tutta la popolazione, l’ambiente, la fauna, gli insetti impollinatori ecc.

I metodi trradizionali agricoli delle origini non comprendevano la dipendenza dai prodotti chimici per la produzione di massa. Simili veleni non dovrebbero trovare posto nell’aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo e nell’ambiente in cui viviamo.

E’ perciò necessario un radicale cambio di paradigma per abbandonare completamente l’uso dei pesticidi in agricoltura. Una mossa del genere sarebbe assolutamente essenziale per il benessere e la vita di tutti quelli che vivono nelle campagne inglesi, ma anche per tutte quelle specie che sono a rischio di estinzione per l’uso continuo di tutte queste sostanze tossiche.

Il rischio di cancro causato dall’erbicida più venduto al mondo, il glifosato, è solo la punta dell’iceberg dei danni alla salute causati dall’esposizione ai pesticidi e agli altri agenti agrochimici tossici. E’ arrivato il momento per i governi di tutto il mondo di rimediare al loro scandaloso fallimento nel proteggerci da questo miscuglio di veleni con cui vengono irrorate le coltivazioni!

La guerra chimica che in campagna va sotto il nome di “agricoltura convenzionale” deve finire, per la salvaguardia di tutti noi e delle generazioni future.

Come ha dimostrato la sentenza californiana da 289 milioni di dollari, non proteggere le persone dai rischi che comporta l’uso di quelle pericolose sostanze chimiche non è un’alternativa praticabile.

Georgina Downs

Fonte: counterpunch.org

Link: https://www.counterpunch.org/2018/08/15/landmark-glyphosate-cancer-ruling-sets-a-precedent-for-all-those-affected-by-crop-poisons/

15.08.2018

Scelto e tradotto da MARKUS per comedonchisciotte.org

 

Riferimenti

(1) Taken from an email from the CRD finance department on 25th September 2012 confirming this figure
(2) In 2015, see https://marketcheetah.com/2016/02/24/global-pesticides-market-trends-and-forecasts-2015-2020-decreasing-arable-land-increasing-population-driving-growth-research-and-markets/
(3) http://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=21306&LangID=E
(4) Source para 3.1 of the 2011 DEFRA document at:- http://www.defra.gov.uk/consult/files/110210-pesticides2011-condoc.pdf
(5) For example, see para 3.1 of the 2010 DEFRA document at:- http://www.defra.gov.uk/consult/files/110210-pesticides2011-condoc-ia.pdfin relation to the figure for 2009/2010 which was £7.4 million.
(6) As informed by the Government’s Pesticide Usage Survey Group.
(7) http://science.sciencemag.org/content/357/6357/1232.full
(8) https://www.change.org/p/the-prime-minister-rt-hon-theresa-may-mp-ban-all-crop-spraying-of-poisonous-pesticides-near-our-homes-schools-and-playgrounds

 

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