SAM LEVIN
theguardian.com
Monsanto gestiva un “centro informativo” (fusion center) per monitorare e screditare giornalisti ed attivisti e aveva preso di mira una reporter che aveva scritto un libro critico sull’azienda, rivelano alcuni documenti. La società agrochimica aveva anche condotto indagini sul cantante Neil Young e redatto un memo interno sulla sua attività sui social media e in ambito musicale.
I documenti esaminati dal Guardian mostrano come Monsanto avesse adottato una strategia su più fronti per prendere di mira Carey Gillam, una giornalista di Reuters che aveva studiato il diserbante della società e i suoi legami con il cancro. Monsanto, ora di proprietà della società farmaceutica tedesca Bayer, aveva anche monitorato un’organizzazione di ricerca alimentare senza fini di lucro attraverso il suo “centro informativo di intelligence,” un termine che l’FBI e le altre forze di polizia usano per operazioni incentrate sulla sorveglianza e sul terrorismo.
I documenti, per lo più dal 2015 al 2017, sono stati divulgati in quanto facenti parte di una causa legale in corso sui rischi per la salute del diserbante societario Roundup. Questi documenti mostrano che:
• Monsanto aveva pianificato una serie di “azioni” per attaccare un libro scritto dalla Gillam ancor prima della sua pubblicazione, compresa la stesura di “punti di discussione” per “terze parti” allo scopo di criticare il libro e suggerire ai “clienti del settore industriale ed agricolo” come diffondere recensioni negative.
• Monsanto aveva pagato Google affinché indirizzasse le ricerche sui termini “Glifosate Monsanto Carey Gillam” verso risultati che criticassero il suo lavoro. Lo staff delle Pubbliche Relazioni di Monsanto aveva anche discusso in via riservata su come esercitare costanti pressioni su Reuters, suggerendo che “avrebbero continuato a tenere assolutamente a bada gli editori [della Gillam] ogni volta che ne avessero avuto la possibilità” e che speravano che [la giornalista] “venisse riassegnata [ad altro incarico].”
• I funzionari del “centro informativo” di Monsanto avevano redatto un lungo rapporto sull’atteggiamento anti-Monsanto del cantante Neil Young, monitorandone l’impatto sui social media e, ad un certo punto, prendendo in considerazione anche la possibilità di “azioni legali.” Il centro informativo aveva anche seguito l’attività di US Right to Know (USRTK), un’organizzazione senza fini di lucro, stilando rapporti settimanali sull’attività online dell’organizzazione.
• I funzionari del “centro informativo” di Monsanto si erano più volte preoccupati per il rilascio di documenti attestanti i loro rapporti finanziari con scienziati, documenti in grado di corroborare le accuse secondo cui [Monsanto] stava “nascondendo i risultati delle ricerche poco lusinghiere.”
Queste comunicazioni interne danno ancora più credito alle affermazioni fatte in tribunale secondo cui Monsanto avrebbe “minacciato” critici e scienziati e lavorato per nascondere i pericoli del glifosato, l’erbicida più usato al mondo. L’anno scorso, due giurie statunitensi avevano stabilito che Monsanto era responsabile per il linfoma non Hodgkin (NHL), un tumore del sangue, contratto dai querelanti e avevano ordinato alla società di pagare somme importanti ai malati di cancro. Bayer ha continuato ad affermare che il glifosato è sicuro.
“Ho sempre saputo che a Monsanto non piaceva il mio lavoro … e che aveva lavorato per fare pressioni sui redattori e farmi tacere,” ha detto in un’intervista la Gillam, che è anche una collaboratrice del Guardian ed ora direttrice della ricerca all’USRTK. “Ma non avrei mai immaginato che un’azienda multimiliardaria avrebbe effettivamente speso così tanto tempo, energia e personale su di me. È sorprendente.”
La Gillam, autrice del libro del 2017, Whitewash: The Story of a Weed Killer, Cancer, and the Corruption of Science [Insabbiamento: la storia di un diserbante, del cancro e della corruzione della scienza], ha dichiarato che queste rivelazioni sono “solo un altro esempio di come la società lavori dietro le quinte per cercare di manipolare quello che il pubblico conosce sui suoi prodotti e sulle sue pratiche.”
Monsanto aveva un tabulato intitolato “Carey Gillam Book,” con elencate più di 20 possibili azioni dedicate alla contestazione del suo libro ancora prima della sua pubblicazione, inclusi gli sforzi per “coinvolgere terze parti filo-scientifiche” nelle critiche e la collaborazione con “esperti SEO” (ottimizzazione dei motori di ricerca), per la diffusione dei loro attacchi. La strategia di marketing della società prevedeva la denominazione della Gillam e di altri critici come “attivisti anti-glifosato e organizzazioni capitaliste pro-organiche.”
La Gillam, che ha lavorato per 17 anni presso l’agenzia di stampa internazionale Reuters, ha detto al Guardian che, subito dopo la pubblicazione ufficiale di Whitewash, su Amazon era apparsa una raffica di recensioni negative, molte delle quali sembravano ripetere argomenti quasi identici.
“Questo è il mio primo libro. È appena stato pubblicato. Ha avuto recensioni brillanti da parte di revisori professionisti,” ha detto. Ma su Amazon, “dicevano cose orribili su di me … Era molto sconvolgente ma sapevo che erano falsità e che erano state pianificate dall’azienda. Ma non so se le altre persone ne fossero al corrente.”
Un portavoce della Bayer, Christopher Loder, ha rifiutato di fare commenti su documenti specifici o sul centro informativo, ma in una dichiarazione al Guardian ha affermato che i registri mostrano che “le attività di Monsanto erano intese ad assicurare che vi fosse un dialogo equo, accurato e basato su fatti scientifici riguardo l’azienda e i suoi prodotti, in risposta a significative disinformazioni, comprese le azioni di risposta alla pubblicazione di un libro scritto da una persona spesso critica nei confronti di pesticidi e OGM.”
Ha poi ribadito che i documenti erano stati “scelti con cura dagli avvocati dei querelenti e dai loro surrogati” e che non contraddicevano i rapporti scientifici esistenti a sostegno dell’uso continuato del glifosato, aggiungendo: “Prendiamo molto sul serio la sicurezza dei nostri prodotti e la nostra reputazione e lavoriamo per garantire che tutti … abbiano informazioni accurate ed equilibrate.”
(Un portavoce di Reuters ha dichiarato che l’agenzia “ha trattato Monsanto in modo indipendente, equo e serio,” aggiungendo “ribadiamo la correttezza dei nostri articoli.“)
‘Ci hanno considerati una minaccia’
I documenti interni non offrono dettagli significativi sulle attività o sugli obiettivi del centro informativo, ma mostrano che le operazioni di “intelligence” consistevano nel monitoraggio della Gillam e di altri. Un documento dal titolo “Monsanto Corporate Engagement, Fusion Center” aveva fornito analisi dettagliate sui tweet relativi al lavoro della Gillam nel 2016.
Il centro informativo aveva anche prodotto grafici dettagliati sull’attività Twitter di Neil Young, che, nel 2015, aveva pubblicato un album intitolato Monsanto Years. Il centro “aveva valutato i testi del suo album per sviluppare un elenco di oltre 20 potenziali argomenti che [il cantante] avrebbe potuto affrontare” e aveva messo a punto un piano per “produrre contenuti in modo proattivo e capacità di intervento sulle risposte,” aveva scritto un funzionario della Monsanto nel 2015, aggiungendo che si stavano “attentamente monitorando le discussioni” su un concerto con Young, Willie Nelson, John Mellencamp e Dave Matthews.
“Abbiamo contattato il team legale e li stiamo tenendo informati sulle attività di Neil, nel caso in cui qualche azione legale si rivelasse appropriata,” riferiva l’e-mail.
In una pagina LinkedIn, qualcuno che aveva dichiarato di essere un manager di “intelligence e indagini globali” di Monsanto aveva affermato di aver istituito un “centro informativo di intelligence interna” e di aver gestito una “squadra responsabile della raccolta e dell’analisi di attività criminali, attiviste/estremiste, geo-politiche e terroristiche che incidevano sulle attività aziendali in 160 paesi.” Aveva detto di aver creato il “programma per le minacce interne” di Monsanto, guidando gli analisti che avevano collaborato “a controbattere in tempo reale il rischio fisico, informatico e d’immagine.”
“Ci hanno visto come una minaccia”, ha dichiarato in un’intervista Gary Ruskin, co-fondatore dell’USRTK. “Stavano conducendo un qualche tipo di indagine su di noi e, più di questo, non sappiamo.”
I centri informativi governativi sollevano sempre più preoccupazioni sulla privacy riguardo al modo in cui le forze dell’ordine raccolgono dati, sorvegliano i cittadini e condividono informazioni. Le società private potrebbero avere centri di intelligence che monitorano minacce criminali legittime, come gli attacchi informatici, ma “diventa preoccupante vedere aziende che utilizzano i loro soldi per indagare sulle persone che chiedono solo che vengano rispettati i loro diritti garantiti dal Primo Emendamento,” ha affermato Dave Maass, ricercatore investigativo anziano presso la Electronic Frontier Foundation.
David Levine, professore di diritto all’Università della California di Hastings, ha dichiarato di non conoscere altre società private che gestiscono “centri informativi,” ma ha detto di non essere sorpreso che Monsanto fosse impegnata in questo tipo di monitoraggio digitale intensivo.
I rapporti mostrano anche che Monsanto era preoccupata per le richieste di Ruskin rivolte alla società sulla base del Freedom of Information Act (FOIA); i documenti sulle sue relazioni con i ricercatori erano “potenzialmente assai dannosi” e avrebbero potuto “avere un impatto negativo sull’intero settore industriale.”
Nel 2016, un funzionario di Monsanto si era detto frustrato dalle critiche secondo cui la società avrebbe pagato alcuni ricercatori accademici per la stesura di rapporti favorevoli ai propri prodotti: “Il problema NON era che volevamo pagare gli esperti, ma si trattava un riconoscimento del fatto che gli esperti avrebbero dovuto essere compensati per il tempo che avevano speso nel redigere relazioni per l’attività esterna. Nessuno lavora gratis!”
Michael Baum, uno degli avvocati coinvolti nei processi al Roundup che hanno scoperto i registri, ha dichiarato che questi documenti sono ulteriori “prove del riprovevole e consapevole disprezzo dei diritti e della sicurezza altrui” e che sarebbero stati di aiuto alle richieste di risarcimento danni in corso per le persone che si erano ammalate di cancro dopo aver usato il Roundup.
“Dimostrano un abuso di potere guadagnato con il raggiungimento vendite così grandi,” ha aggiunto. “Hanno un sacco di soldi ed è veramente tanto quello che stanno cercando di proteggere.”
Sam Levin
Fonte: theguardian.com
Link: https://www.theguardian.com/business/2019/aug/07/monsanto-fusion-center-journalists-roundup-neil-young
08.08.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org