DI TOM LUONGO
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Il vice primo ministro italiano Matteo Salvini ha avuto ragione nell’accusare l’UE del crollo del ponte a Genova di questa settimana. È stato un atto di basso profilo politico, ma che in fin dei conti ha senso.
È il momento perfetto per far aprire gli occhi sui reali costi che comporta l’aver affidato la propria sovranità finanziaria a qualcun altro, in questo caso la Troika – Commissione Europea, BCE e FMI.
L’Italia sta lentamente morendo grazie all’euro. Non c’è altro modo per descrivere la situazione. La coalizione populista capisce i problemi fondamentali, ma, politicamente, non può affrontarli frontalmente perché ostacolata.
La volontà politica di riportare l’Italia sulla retta via, cioè lasciare l’euro, semplicemente non c’è. Poiché però il governo è pronto a scontrarsi con Bruxelles sul budget proposto, le questioni sull’euro potrebbero tornare sotto la lente d’ingrandimento.
Guardare il bilancio è un passo verso la giusta direzione – flat tax, non aumento dell’IVA – ma anche uno in quella sbagliata – reddito di base.
Aprire i mercati italiani ed abbassare i fardelli dei contribuenti è la via per una crescita organica sostenibile. Non è questo però il fine delle austerità in stile FMI, che invece è esattamente il contrario, cioè strangolare l’Italia alla morte per poi estrarne la ricchezza, come avvenuto in Grecia ed ancor prima in Russia negli anni ’90.
Osservando quindi la situazione attuale, mentre aumenta la tensione tra Turchia e Stati Uniti, è ovvio che l’Italia possa essere contagiata dai problemi del sistema bancario europeo.
Come sottolinea Martin Armstrong, le banche europee, in particolare quelle italiane, portoghesi e spagnole, si sono comprate grosse fette di corporate debt turco, pagando folli tassi, a causa della crisi finanziaria nella zona euro.
Mentre nell’ultimo decennio le banche centrali pompavano denaro nel sistema, nazioni come la Turchia ed altri mercati emergenti hanno incrementato il proprio debito “a buon mercato”, per poter aumentare la propria produttività. Il paese ha attirato capitali dall’Europa, alla ricerca di rendimenti più elevati, a causa della politica dei tassi d’interesse negativi della BCE. Ora abbiamo una crisi in Turchia che è anche il risultato del QE di Draghi.
Quanto è grande il problema?
Beh, secondo Morningstar:
La Banca Centrale Europea è preoccupata per la salute delle banche dell’Europa meridionale, che hanno prestato ingenti somme di denaro alla Turchia. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionalin, quelle spagnole detengono 83,3 miliardi di dollari di debito turco, quelle francesi 38,4 e quelle italiane 17.
Più che sufficiente per diventare una vera preoccupazione per tutti, soprattutto dal momento che Draghi continua a dire che entro fine anno smetterà di comprare il debito sovrano dell’UE.
Sappiamo tutti però che sono mesi che la BCE è l’unica compratrice marginale del debito sovrano italiano. Inoltre, come sottolinea Zerohedge, le banche italiane hanno iniziato ad acquistare il debito sovrano, incappando in quello che è noto come il Ciclo del Debito:
Questo circolo vizioso delle banche del Paese X (in questo caso l’Italia) che acquistano obbligazioni del Paese X durante i periodi di stress – con la rete di protezione della BCE – è stato per anni il temuto ciclo del debito sovrano dell’Europa. E, come l’Italia ha chiaramente dimostrato, gli aggressivi e ripetuti tentativi dei regolatori europei di interrompere definitivamente il ciclo (più recentemente con l’introduzione della direttiva BRRD del 2014, che cercava di rimuovere la necessità di salvataggi bancari, e che invece ha inaugurato il bail in), sono stati un miserabile fallimento.
In mezzo a questa situazione, il diverbio geopolitico tra Turchia e Stati Uniti, sull’evidente desiderio turco di abbandonare le restrizioni dell’Occidente, sta ricadendo duramente sull’Europa, man mano che la liquidità in dollari va scarseggiando.
È un caso che la liquidazione del debito italiano, che la BCE ha preso sotto controllo nelle prime settimane del nuovo governo, è ricominciata proprio dopo che è stato rivelato il piano italiano sul bilancio?
Ed ora quella svendita sta accelerando di nuovo, perché pressioni sulle banche italiane hanno probabilmente limitato il loro acquisto del debito sovrano.
La parte centrale della curva dei rendimenti dell’Italia si sta muovendo più velocemente, con i titoli a 5 anni a quasi un punto pieno in sole 4 settimane. I rendimenti a 3 mesi stanno tornando verso il positivo, contro i desiderata della BCE.
Questa debolezza si è diffusa anche all’euro, che è sceso a $1,15 ed ora si sta direzionando verso i $1,10.
Né la Turchia né gli Stati Uniti sembrano in grado di far marcia indietro a questo punto. E questo è un vero problema per l’Europa, soprattutto per l’Italia.
Gli USA hanno appena annunciato nuove sanzioni. Non si può uscire dalla schiavitù del debito FMI.
Ne ho parlato nel mio ultimo post sul blog.
Erdogan, da parte sua, li ha quasi accusati di aver orchestrato il tentato golpe del 2016. I suoi legali stanno premendo affinché interroghi il personale americano di stanza ad Incerlik.
Se il prossimo passo nella guerra finanziaria è quello di minacciare la Turchia di espellerla dallo SWIFT, causa il voler fare affari con l’Iran, la prossima mossa turca potrebbe essere quella di fare un blitz ad Incerlik ed arrestare quelli che Erdogan ritiene colpevoli di aver organizzato il colpo di stato.
Entrambe sono opzioni nucleari; se una è sul tavolo, anche l’altra lo è.
E quello è il momento in cui si inizierà a fare sul serio.
Gli Stati Uniti hanno appena detto che, anche se il pastore Brunson venisse riconsegnato, le sanzioni rimarrebbero in vigore. Perché allora Erdogan dovrebbe cedere?
Questa dunque la situazione: la Turchia ha potere sull’Europa a causa del debito, gli Stati Uniti per la valuta in cui è denominato tale debito.
Alla fine però, una volta che i tassi inizieranno a salire, scopriremo che Draghi non ha altra scelta se non continuare a comprare debito, altrimenti i tassi esploderanno.
Questo il motivo per cui la situazione è così delicata, e lo stallo tra Stati Uniti e Turchia è così pericoloso. Cosa ancor più vera se Cina e Russia assisteranno la Turchia nel debt swap, lasciando esposte le banche UE.
Per l’Italia vale la stessa cosa. Ha un vantaggio nella sua imminente disputa con l’UE sul proprio bilancio. Il crollo del ponte di Genova è un evento emotivo, facilmente utilizzabile da Salvini ed alleati per spingere la Germania, in particolare, a concedere riforme strutturali, che allentino il controllo della Troika sugli stati membri.
Se l’Europa dovesse non ripensarci, allora sarà ancor più facile abbandonare. Una volta che si scatena il caos, tutto è possibile. E Salvini può far passare l’indipendenza dall’UE come una questione di orgoglio nazionale.
Tom Luongo
Fonte: https://tomluongo.me
Link: https://tomluongo.me/2018/08/16/italian-default-menu/
16.08.2018
Traduzione per www,comedonchisciotteorg a cura di HMG