Italiani e giapponesi al tempo dell’inflazione

Il Giappone vara un pacchetto anti-inflazione da 113 miliardi abbassando tasse ed aumentando gli stipendi. In Italia invece ci si preoccupa ancora del deficit e del debito Pubblico. Il ministro delle Finanze Giorgetti sul nostro debito: "è suonata la sveglia"

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di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Negli ultimi due anni stiamo scoprendo che nel mondo, oltre alla giustizia, esiste un’altra cosa che pare non essere uguale per tutti: l’inflazione!

Eppure quando parliamo dei fenomeni inflativi in tutte le loro forme, pur riferendoci ad un qualcosa che in dottrina economica è ben definito, vediamo che invece, chi ha il compito istituzionale di gestirli, lo fa attraverso misure che contrastano in modo palese tra loro.

E’ il caso del Giappone e del suo governo, che di fronte al fenomeno inflattivo in corso, a carattere globale e con le medesime origini, agisce con misure di politica fiscale diametralmente opposte a quelle che invece vengono applicate nel mondo occidentale e per quanto ci interessa dal governo italiano.

Il premier giapponese Fumio Kishida ha spiegato, in un intervento di alcuni giorni fa, che il governo spenderà oltre 17mila miliardi di yen (113 miliardi di dollari) in un pacchetto di misure per attutire gli effetti dell’inflazione, che comprende tagli alle tasse.

Per finanziare parte della spesa, il governo dovrà effettuare una revisione di bilancio per l’anno fiscale in corso di 13,1 trilioni di yen, ha detto Kishida.

Includendo la spesa dei governi locali e i prestiti garantiti dallo Stato, la dimensione del pacchetto ammonterà a 21,8 trilioni di yen.

«L’economia del Giappone vede aprirsi una grande opportunità per passare ad una nuova fase per la prima volta in 30 anni» mentre esce da una lunghissima spirale deflazionistica, ha detto Kishida giovedì 2 novembre in una riunione del governo e dei dirigenti del partito. «Ecco perché dobbiamo aiutare le aziende ad aumentare la redditività e i ricavi per alzare i salari», ha aggiunto il premier. [1]

Sempre il capo del governo giapponese ha ribadito in una sessione straordinaria del Parlamento:

  «Stiamo vedendo segnali di cambiamento in un’economia che si era concentrata sulla riduzione dei costi per tre decenni. Per garantire che questo cambiamento prenda piede, dobbiamo ottenere aumenti salariali strutturali e sostenuti e promuovere gli investimenti attraverso la cooperazione tra pubblico e privato. Do la massima priorità all’economia». [2]

Ed è proprio facendo seguito a queste parole che il governo guidato da Kishida sta valutando la possibilità di spendere oltre 17 trilioni di yen per un pacchetto di aiuti a famiglie ed imprese, che includerà tagli temporanei alle tasse su reddito e casa, nonché sussidi per ridurre benzina e bollette.

Quindi, mentre il governo giapponese reagisce all’inflazione con politiche fiscali espansive, il nostro va in direzione diametralmente opposta. E tale diacronia si rileva anche nelle politica monetaria che mettono in atto le rispettive banche centrali: mentre la Bce segue la Fed da almeno due anni sulla strada di un rialzo selvaggio dei tassi, a Tokyo li mantengono costantemente a zero.

Da quando la Fed ha iniziato il rialzo dei tassi, come potete vedere dal grafico qua sopra, lo yen ha perso il 24% sul dollaro. Non disponendo Tokyo di materie prime, ti aspetteresti un’inflazione superiore sia a quella rilevata in USA che in UE, no?

Ed invece con la Boj (la banca centrale nipponica) che tiene i tassi a zero ed il governo che opera con politiche fiscali adeguate, in Giappone hanno avuto un tasso di inflazione che è la metà rispetto a noi.

Vorrà dire qualcosa, oppure no, tutto questo?

A nessuno sorge il dubbio che forse loro stanno seguendo le ricette giuste e noi quelle sbagliate?

Insomma, se curando diversamente lo stesso fenomeno, uno ottiene risultati e l’altro no.. le probabilità che chi non li sta ottenendo stia seguendo la cura sbagliata, sono molto alte.. non credete?

E non venite a dirmi che il nostro alto debito rispetto al Pil (145% circa), non ci permette di intraprendere misure di spesa in deficit, poiché – fermo restando che tale rapporto, in dottrina, vale meno di niente per certificare lo stato di salute di un paese – quello del Giappone lo supera di gran lunga (260% circa).

Allora dove sta la differenza, molti si chiederanno?!

La differenza sta in una cosa molto semplice, i giapponesi, a differenza nostra, dispongono di una Banca Centrale che risponde al proprio governo, cosa essenziale per gestire la politica economica di un paese all’interno di quelli che sono gli stati moderni che utilizzano una valuta fiat emessa in regime di monopolio.

Ed è così che noi, a differenza dei giapponesi, siamo ancora costretti ad ascoltare le solite novelle sul debito da parte dei nostri politici, per giustificare l’ennesima legge di bilancio (per i meno giovani: “la finanziaria”) funzionale al saccheggio del paese a vantaggio delle nostre élite.

E’ il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti a togliere ogni speranza di salvezza agli italiani, con le stesse affermazioni che ormai rappresentano dei veri e propri dogmi, all’interno del pensiero unico a cui i nostri governanti si allineano senza farsi domande:

“Sul debito pubblico è suonata la sveglia”  – grida con forza il ministro Giorgetti [3] 

E’ il nostro tallone d’Achille e non va sottovalutato, aggiunge sempre il ministro leghista,  insieme a parole come “cautela” e  “scelte dolorose” che caratterizzano l’ennesima manovra estremamente attenta a non far rialzare la testa a lavoratori, imprese e famiglie.

“Più debito significa più spesa per interessi e risorse sottratte al sostengo delle famiglie e delle imprese” – è l’equazione su cui Giorgetti richiama la politica e le istituzioni alla giornata del Risparmio, sottolineando che il tema non va “sottovalutato”.

Anche riguardo agli interessi che paghiamo per servire il debito, il problema rimane sempre lo stesso, ovvero quello di non disporre di una banca centrale con la quale è possibile portare a zero questo costo e ricondurlo ad una pura scelta di politica fiscale, seppur altamente regressiva, poiché fornisce un reddito a chi ha soldi, in proporzione dei soldi che possiede.

Se dovessimo dar retta ai dogmi del  pensiero Neoliberal, tanto decantati dai nostri economisti main stream e che rappresentano la Bibbia economica per i politici italiani, il Giappone sarebbe sull’orlo del fallimento. Questo perché, tutto quello che di negativo identifica tale pensiero, il sistema economico del Giappone lo possiede.

Come detto, ha il rapporto debito pubblico/prodotto interno lordo al 260%, oltre quattro volte quello che indicano i famosi parametri di Maastricht, come limite massimo. Ha una bilancia commerciale che da due anni è costantemente passiva, non dispone di materie prime. La sua moneta sta perdendo enorme terreno nei confronti del dollaro e per ultimo ma non ultimo, ha reagito al fenomeno inflattivo in corso mantenendo una politica dei tassi a zero, a differenza della vulgata dei molti economisti occidentali per i quali non esiste altro credo che alzare i tassi per fermare l’inflazione.

Ora, se il Giappone, pur avendo tutto quello che ci può essere di negativo secondo i vari Marattin & company, ha un’inflazione che è la metà della nostra, qualche domanda dobbiamo pur farcela e magari mettere anche in dubbio che forse siamo noi dalla parte sbagliata della dottrina economico-monetaria!

Sarà mica che casomai il livello dei prezzi, ossia la così detta inflazione, sia un fenomeno direttamente connesso alle politiche fiscali dei singoli governi!? …. Chiedo per un amico!

Vi assicuro che è stancante dover ripetere sempre le stesse cose e scrivere articoli che spesso sono fotocopie degli stessi concetti con sfondi diversi per poter portare all’illuminazione più gente possibile.

Perché solo così riusciremo a liberarci da questa schiavitù, che seppur imposta in salsa digital soft, per fare in modo che la massa non se ne accorga, sempre di schiavitù si tratta.

di Megas Alexandros

Fonte: Italiani e giapponesi al tempo dell’inflazione – Megas Alexandros

Note:

[1] Nikkei tonico, il Giappone vara un pacchetto anti-inflazione da 113 miliardi, giù le tasse, su gli stipendi – MilanoFinanza News

[2] Giappone, il governo scende in campo per combattere l’inflazione. Ed intanto si aspetta la BoJ – Business24 La TV del Lavoro (business24tv.it)

[3] Giorgetti: ‘Sul debito pubblico è suonata la sveglia’ – Notizie – Ansa.it

 

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