Selena Grimaldi per ComeDonChisciotte.org in riferimento all’approfondimento fatto nella puntata 8 di POLIS del 02.11.2023
Il caso Soumahoro è un tipico caso di scandalo politico che può investire tutti i tipi di candidati, ovvero sia coloro che hanno un’elevata professionalizzazione politica sia coloro che ne hanno una scarsa, e che può verificarsi in tutte le formazioni politiche (sinistra, centro, destra).
Detto questo bisogna capire perché questo si verifichi. Le mie ricerche sulla selezione e circolazione delle élite sia subnazionali che nazionali mi aiutano ad affrontare questo tema e a dare una prima risposta.
Prima di addentrarci nei metodi di selezione dei candidati dei principali partiti italiani è necessario fare una premessa di tipo contestuale.
Il sistema dei partiti italiano è drasticamente cambiato dagli anni Novanta in poi. Senza addentrarci troppo nei dettagli, possiamo sintetizzare dicendo che con la scomparsa dei principali protagonisti della politica italiana dal 1948 al 1992, ovvero DC e PSI e l’evoluzione del PCI verso la socialdemocrazia, si è passati dalla stagione dei partiti di massa a quella dei partiti leggeri, fluidi e personali. Ovvero partiti debolmente strutturati con una leadership forte volta a rappresentare l’essenza stessa del partito.
Questa cambiamento è iniziato con l’emergere di un partito nuovo, Forza Italia, espressione diretta del suo leader Berlusconi, che non aveva alcuna esperienza politica pregressa.
Il berlusconismo in Italia ha coinciso con due fenomeni che hanno toccato tutte le democrazie europee: 1) la personalizzazione della politica e 2) la presidenzializzazione della politica, che possono essere a loro volta ricompresi nella svolta avvenuta con la mediatizzazione della società e quindi anche della politica.
Gli effetti dirompenti del primo fenomeno hanno riguardato proprio le campagne elettorali, che sono passate da essere centrate su temi specifici e ideologie a essere centrate sui candidati ovvero sulle loro capacità, sulla loro reputazione, sulla loro immagine. L’altro effetto rilevante è stato quello della nascita dei partiti personali di cui quello di Belrusconi resta al contempo il prototipo e il caso maggiormente riuscito. Tuttavia, dalla seconda metà degli anni Novanta molti sono stati i partiti personali o con una fortissima personalizzazione, nati sia a destra che a sinistra dello spettro politico (Italia dei Valori di Di Pietro, Sinistra Ecologia Libertà Di Vendola, Italia Viva di Renzi ecc.). A questa logica della personalizzazione si è in parte anche se non completamente sottratto il PD di cui dirò tra poco.
Il secondo fenomeno ha riguardato la presidenzializzazione della politica ovvero la centralità assoluta degli incarichi esecutivi sia governativi che partitici su quelli legislativi e collegiali. Tale aspetto ha comportato la leaderizzazione della politica di partito anche sulle scelte fondamentali, temi e linee politiche ma anche e soprattutto selezione delle candidature. In effetti, se in FI era chiarissimo che la compilazione delle liste spettava a Berlusconi, la selezione dei candidati da parte del leader di partito – che ha di fatto l’ultima voce in capitolo – è divenuto un fenomeno diffuso in molte formazioni, soprattutto quelle organizzativamente più leggere o instabili.
Come avviene quindi la selezione dei candidati?
I partiti nati dagli anni Novanta in poi essendo soggetti nuovi in particolare FI hanno reclutato parte della loro classe dirigente recuperando personale della DC e del PSI, quindi candidati con un’elevata professionalizzazione politica, ma che dovevano essere legati al leader da un rapporto di fiducia personale. Tuttavia FI ha anche candidato una larga quota di persone con nessuna esperienza politica pregressa ma che potevano disporre di un capitale reputazionale rilevante o un certo riconoscimento sociale (ad es. in qualità di manager di aziende di successo o noti all’interno del mondo dello spettacolo).
D’altro lato nell’area del centro sinistra il maggior partito (PDS–DS–PD) prima ha visto indebolirsi la propria struttura organizzativa e al contempo ha progressivamente perso iscritti e voti. Va rimarcato però che il maggior partito di centrosinistra più di tutti ha resistito contro la logica della presidenzializzazione e della personalizzazione. Tuttavia questo aspetto ha esacerbato un tratto che ha finito per essere penalizzante nel nuovo contesto della politica mediatizzata, quello di non saper selezionare una leadership antagonista convincente a Berlusconi. Le primarie sono nate in questo clima: l’obiettivo era quello di rendere partecipi gli elettori di sinistra alla selezione dei candidati e dei leader per colmare la distanza che si era creata tra cittadini-elettori e partito. Alcuni hanno però sottolineato che questo metodo, pur incrementando la democratizzazione infrapartitica, costituiva una facile exit stategy per le élite di partito rispetto al loro coinvolgimento nei processi di reclutamento.
In effetti il PD ha continuato a selezionare candidati con elevata professionalizzazione politica, nonostante in alcuni casi abbia ceduto alla logica della personalizzazione ovvero ha “scovato” nella società civile personalità di rilievo al fine di vincere la competizione elettorale. Del resto, spesso anche i cittadini elettori di sinistra reagiscono più efficacemente alla logica della personalizzazione rispetto a quella della competenza o della professionalizzazione premiando candidati al di fuori del partito rispetto ai militanti o quadri di lungo corso.
Dal 2013 in poi con l’exploit del Movimento 5 Stelle a livello nazionale si è assistito a un incremento sempre maggiore del reclutamento rivolto alla società civile anche in coerenza con l’ideologia “antiestablishment” o anti casta, secondo cui la professionalizzazione politica costituisce un problema e non un vantaggio competitivo. Di conseguenza la maggior parte dei candidati pentastellati sono totalmente estranei alla politica e spesso non hanno neppure un largo riconoscimento sociale tipico dei candidati outsiders eletti tra le fila del centrosinistra e del centrodestra.
L’ultimo punto da toccare è relativo quindi al forte incremento di candidati estranei alla politica da parte di quasi tutte le forze politiche. Tali candidati spesso non sono fidealizzati al partito che decide di metterli in lista. Di conseguenza, da un lato i partiti vedono il vantaggio di candidarli perché possono attrarre un numero consistenti di voti nella fase della campagna elettorale, ma durante la legislatura emerge la loro incapacità di gestirli. Infatti, questi eletti spesso agiscono senza nessuna considerazione delle direttive partitiche, rimanendo o uscendo dal partito nel momento più conveniente per loro.
Modelli di carriera
Passando dalla fase del reclutamento a quella dei modelli di carriera e alla fotografia che possiamo fare della XIX legislatura, dobbiamo innanzitutto premettere che la fase del decentramento e dell’incremento del ruolo delle regioni a partire dalla metà degli anni Novanta ha consentito anche in Italia di rendere particolarmente attrattivi alcuni incarichi subnazionali come quello di sindaco e di presidente della giunta regionale. Questo è rilevante perché al modello di carriera unidirezionale, tipico della fase dei partiti di massa che prevede che gli eletti abbiano una carriera politica pregressa che va dagli incarichi locali a quelli regionali e infine nazionali/europei secondo una chiara gerarchia e progressione lineare, se ne affiancano altri due. Il primo è il modello alternato che prevede una netta separazione tra incarichi nazionali e subnazionali; il secondo è il modello integrato che permette di fare dei salti tra un livello territoriale e l’altro senza che vi sia una chiara direzione né gerarchia tra i livelli di governo. Questo ultimo modello è tipico della fase della personalizzazione della politica dove un incarico di sindaco può essere più attrattivo di quello di parlamentare in termini di visibilità.
Ciò detto la fotografia dei parlamentari eletti nel 2022 rispetto ai modelli di carriera è la seguente:
Il modello unidirezionale è quello prevalente sia alla Camera che al Senato per la maggior parte dei partiti seguiti dai modelli alternato e integrato con due eccezioni rimarchevoli: il M5S e la Lega.
Per il M5S il modello preponderante è quello alternato ovvero la maggior parte degli eletti ha avuto solo esperienze a livello nazionale soprattutto come parlamentari. La Lega invece associa al modello unidirezionale -tipico dei partiti organizzativamente più strutturati- quello integrato dove un eventuale ritorno a incarichi subnazionali è auspicabile e in linea con l’ideologia originaria di tipo etno-regionalista.
Infine, i partiti minori come Alleanza Verdi e Sinistra, Noi Moderati ma in parte anche partiti più grandi come il M5S e FdI hanno una quota importante di newcomers tra i propri eletti ovvero persone che non hanno avuto alcuna esperienza politica, segnale che non dispongono di sufficiente personale politico e che debbono necessariamente pescarlo dalla “società civile”.
Questo quindi porta al problema con cui abbiamo iniziato: eletti che sono difficilmente controllabili dai partiti dopo la fase della campagna elettorale.
Per saperne di più (entrambi scaricabili gratuitamente)
Grimaldi, S. Venturino, F. (2023). Un nuovo inizio? Il Partito Democratico e l’elezione di Elly Schlein. Padova, Padova University Press.
https://www.padovauniversitypress.it/it/publications/9788869383717
Boldrini, M. e Grimaldi, S. (2023). Career Models in the New Tripolar Order. Political Profiles of the Italian MPs after the 2022 General Elections, «Italian Journal of Electoral Studies QOE-IJES», https://doi.org/10.36253/qoe-14368
Selena Grimaldi per ComeDonChisciotte.org
Selena Grimaldi è docente di Scienza politica e Comunicazione e linguaggio politico presso l’Università di Macerata. Attualmente è coordinatrice dello Standing Group “Candidate and Leader Selection” della Società Italiana di Scienza Politica (dal 2022). I suoi interessi di ricerca riguardano gli studi sulla leadership e la politica presidenziale; le elezioni regionali e locali; la classe politica e le carriere politiche; la comunicazione e il linguaggio politico dei leader. Ha recentemente pubblicato: The Informal Power of Western European Presidents, Palgrave Mac Millan, 2023.