Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
Qualche settimana fa, assieme all’economista Warren Mosler, abbiamo analizzato i molteplici articoli riguardanti le dichiarazioni dell’economista russo Sergey Glazyev.
Pur considerando i grossi progressi che la Russia sta facendo a livello di comprensione dei sistemi monetari, abbiamo convenuto che se i suoi esperti di spicco avessero letto i lavori di Mosler e della MMT, sarebbero già molto più avanti nel loro lavoro.
Cerchiamo di capirci bene, un conto sono le proposte e le tesi, presunte innovative e risolutive, dei vari economisti e studiosi della materia monetaria, altra cosa è la realtà di quello che avviene nel mondo reale che è caratterizzato dalle scelte dei vari governi.
Il tema scottante e con più “appeal” nel mondo dell’informazione indipendente sui temi monetari è oggi il “fantomatico” ritorno del rublo al gold standard.
Ho usato il termine “fantomatico”, proprio perché, se vogliamo tagliare subito la “testa al toro” – ad oggi non vi è alcun segnale che si possa andare in tale (aggiungo io), nefasta direzione.
Come abbiamo visto, ancora più chiaramente, dagli eventi e dalle rappresentazioni grafiche succedutesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, il rublo è una moneta perfettamente “fiat”, ovvero senza valore intrinseco, emessa in regime di monopolio dalla Banca Centrale di Russia e che adotta la politica del cambio fluttuante.
Tornare al gold standard, vorrebbe dire che l’emissione del rublo sarebbe connessa alle riserve auree che la Russia detiene. Ma ad oggi, nulla: nessun provvedimento in tal senso è stato preso.
Il fatto che il governo russo tramite la sua Banca Centrale abbia deciso di sostenere il prezzo dell’oro e la sua industria estrattiva, come ho già spiegato nel mio recente articolo (“LA RUSSIA TORNA AL GOLD STANDARD” LO STUPEFACENTE ABBAGLIO DELLA CONTRO-CONTRO INFORMAZIONE), non significa assolutamente un ritorno del rublo alla parità con l’oro.
Nella mia analisi vorrei partire dal seguente fatto concreto, ammesso anche da Glazyev: l’élite dominante degli Stati Uniti, in un attacco di isteria russofobica, ha giocato il suo ultimo “asso” nella guerra ibrida contro la Russia. “Congelando” le riserve valutarie russe nei conti di deposito delle banche centrali occidentali, i regolatori finanziari di Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito hanno minato lo status del dollaro, dell’euro e della sterlina come valute di riserva globali. Questo passo ha fortemente accelerato l’attuale smantellamento dell’ordine economico mondiale basato sul dollaro.
Quello che, però, mi lascia perplesso è l’idea di Glazyev, su come lui intenda passare dall’attuale mondo tariffato in dollari ad un nuovo mondo dove i prezzi dei beni e dei servizi negli scambi internazionali, sarebbero identificati in una nuova moneta di pagamento digitale fondata attraverso un accordo internazionale basato su principi di trasparenza, equità, buona volontà ed efficienza. [1]
Credo che Glazyev faccia “confusione” tra la presunta importanza di essere una valuta di riserva e l’insignificanza di essere la valuta in cui si prezzano i beni scambiati nel mondo.
Premesso che anche l’essere una valuta di riserva ha una importanza relativa – qualora la controparte abbia ben chiaro il funzionamento della moneta moderna e naturalmente sia dotata di centri decisionali non asserviti a poteri con interessi diversi da quelli nazionali – il fatto che si decida di prezzare un qualcosa in una certa valuta, non ha nessuna influenza e nessuna controindicazione per un paese sovrano che utilizza la moneta che emette.
Approfitto ancora per ricordare, a tutti coloro che per anni hanno creduto, che senza l’euro od i dollari non saremmo stati in grado di acquistare il petrolio; il petrolio è solamente prezzato in dollari e lo puoi acquisire con qualsiasi valuta accettata da chi te lo vende. E qualora il venditore richiedesse dollari, non fai altro che andare nella tua banca e con una semplice operazione di cambio, saresti in grado di consegnare i dollari richiesti.
Tutto questo lo stiamo vedendo oggi, ancora in modo più esplicito, con la questione gas-russo e le relative sanzioni. I contratti sono prezzati in dollari, ma la Russia vuole essere pagata, giustamente e con diritto, in rubli.
Ecco che cadono tutte le falsità su cui il mainstream ha costruito il progetto-Euro. La moneta euro, doveva essere, a detta loro, quella che ci avrebbe protetto da ogni più nefasto cataclisma, quella che ci avrebbe consentito di riscaldarci e di fare il pieno alle nostre auto fino alla fine dei secoli e quella che ci avrebbe salvaguardato a vita dall’inferno dell’inflazione, ecc. – oggi tocchiamo con mano che non è così. Risulta sempre più chiaro che ci hanno ingannati e continuano ad ingannarci.
Oggi, i paesi europei per il proprio fabbisogno energetico non hanno più esigenza di dollari ma necessitano di rubli. E se il rublo si apprezza, avranno bisogno di quantità sempre maggiori di euro per l’approvvigionamento. Così funzionano le monete ed i sistemi monetari moderni.
La moneta è uno strumento e funge da equilibratore dei sistemi economici dei vari paesi. In un mondo dove si importa e si usufruisce di beni in cambio di estratti-conto….. tutto il ragionamento sull’oro e su ipotesi di progetti per un ritorno al gold-standard non ha nessun senso logico e difficilmente se ne possono intravedere i benefici.
Anche le recenti dichiarazioni, in tema di parità tra rublo e oro, rilasciate da Nikolai Patrushev, [2] dimostrano che sul tema persiste una certa “confusione” tra i vari consiglieri del Presidente Putin.
Quand’anche la Russia possa vantarsi di essere il terzo produttore di oro al mondo (dati 2018 dello US Geological Survey), e molte materie prime vengono estratte nel suo sottosuolo – ripeto, non esiste nessuna necessità a livello di funzionamento della moneta moderna – come invece sostiene Patruschev – di far determinare il valore del rublo facendolo sostenere sia dall’oro che da un paniere di materie prime e di allineare il suo tasso di cambio con la reale parità di potere d’acquisto.
Le valute devono essere libere di fluttuare, proprio perché come già detto, servono per riequilibrare le bilance commerciali dei vari sistemi economici che interagiscono tra loro.
Per un paese esportatore, ovvero con la bilancia commerciale fortemente attiva, è scientificamente logico che la sua valuta si apprezzi.
L’anomalia sono gli USA, che pur avendo da 50 anni la bilancia commerciale passiva, hanno preteso anche di avere una valuta forte, addirittura considerata di riserva.
Questo è avvenuto esclusivamente perché è stata imposta dai poteri USA con la forza, esportando guerre più o meno esplicite in tutto il mondo. E lo hanno fatto pur non essendovi una necessità scientifica a livello economico monetario per essersi così tanto prodigati a farlo. Di fatto giustificata solo da ragioni colonialiste, di potere ed interessi che vanno oltre quello delle nazioni e dei popoli.
Gli USA avrebbero potuto continuare a godere dei beni prodotti da altri paesi in cambio di estratti-conto, anche con un dollaro meno forte ed anche se gli altri paesi non fossero stati costretti a detenere dollari come riserva. Addirittura ingannati nell’attuare politiche di cambio fisso tra la loro valuta ed il dollaro, con la falsa paura dell’arrivo di fenomeni iperinflazionistici.
Quindi, allo stato attuale ed in base a quel poco che si possa comprendere del progetto di Glazyev, non vedo la necessità di creare una valuta di pagamento digitale internazionale che abbia come unica funzione quella di prezzare i beni scambiati nel mondo.
Questi possono essere prezzati tranquillamente nella valuta nazionale od in qualsiasi altra valuta più comoda, dollaro compreso.
Il mondo non ha bisogno di una una valuta aggiuntiva, ovvero di uno strumento in più. La cassetta degli attrezzi è già piena e fornita. Quello che occorre è la volontà politica nell’usare correttamente lo strumento.
La Russia da questo punto di vista, con il suo ritorno a mettere in primo piano la politica economica nazionale e lo sganciamento del rublo dal dollaro, parrebbe già sulla buona strada, mentre in Europa e soprattutto in Italia, siamo lontani anni luce dal cambiare rotta; anzi il nostro attuale governo sembra spingerci sempre più velocemente verso la strada tracciata dall’ormai fallito mondo globalista e unipolare.
Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
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