Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
Oggi proverò a fare chiarezza su alcuni temi, che in questi giorni vengono trattati in modo confusionale e falso; talvolta da chi li affronta in modo approssimativo e privo dei concetti scientifici di base; spesso da chi, invece, si schiera nel nutrito team della contro-contro informazione.
Si, cari Amici, siamo passati dall’informazione indipendente o contro-informazione (ovvero NOI, come ComeDonChishiotte ed altri), che per ovviare all’informazione a senso unico di regime, ci siamo presi sulle spalle l’onere di ricercare di raccontare i fatti e la realtà per ciò che è, ad esempi concreti e sempre più frequenti di contro-contro informazione.
Oggi, che Putin sta facendo vedere al mondo con i fatti, le falsità su cui è stato costruito il mondo globale, caratterizzato del “Dio mercato” sopra tutto e tutti (Stati democratici compresi); la contro-contro informazione ha iniziato il suo numero da circo del salto triplo, con l’intento di riportare il cittadino comune (che, proprio adesso inizia a comprendere), di nuovo in stato confusionale.
Tenere i popoli, il più possibile, lontani dalla verità è sempre stato il “must” per eccellenza, usato dall’élite, per mantenere saldamente nelle loro mani il bastone del comando. Come del resto, da quando il mondo è mondo, la lotta di classe ne è eternamente il suo “leitmotiv”.
Ma veniamo ai fatti. In riferimento alle dichiarazioni di Putin e le conseguenti azioni del Cremlino e della Banca Centrale di Russia, susseguitesi alle sanzioni inflitte dal mondo occidentale – nel mainstream ed in certi blog, si stanno mischiando una serie di concetti e previsioni che non trovano corrispondenza – nè con le parole, nè con i fatti oggetto delle azioni del presidente russo e tantomeno con le verità che la scienza economica ci insegna.
Il panico e la confusione sul web, lo ha scatenato una decisione della Banca Centrale di Russia, la quale è uscita con un comunicato molto chiaro che vi riporto qua sotto in originale, reperito direttamente dal sito ufficiale [1]:
Traduzione dall’inglese
Per bilanciare domanda e offerta nel mercato interno dei metalli preziosi, la Banca di Russia acquisterà oro da istituti di credito a prezzo fisso a partire dal 28 marzo 2022. Il prezzo sarà di 5.000 rubli russi per 1 grammo dal 28 marzo 2022 fino al 30 giugno 2022. Il livello dei prezzi stabilito consente di mantenere un’offerta stabile di oro ed il regolare funzionamento dell’industria mineraria dell’oro nell’anno in corso. Dopo il periodo specificato, il prezzo di acquisto dell’oro può essere adeguato tenendo conto dell’equilibrio emergente tra domanda e offerta nel mercato interno.
Dicevo, appunto, che alla vista di tutto questo: “apriti cielo” – frasi come “si ritorna al gold standard” e “la Russia ha connesso l’emissione del rublo alle riserve auree” – hanno riempito il web di notizie e commenti da parte degli eterni nostalgici.
A tutto ciò, in maniera determinante, ha contribuito il pur autorevole opinionista americano Tom Luongo, con l’uscita di questo suo articolo (#GotGoldorRubles? Russia Just Broke the Back of the West) – autorevole, spesso nelle analisi e nelle visioni geopolitiche, quanto approssimativo in fatto di temi di economia monetaria.
Luongo, in primis, si avventura in una spiegazione sulle finalità strategiche delle sanzioni, che sinceramente ha dell’incredibile. L’analista americano, in poche parole, afferma che le sanzioni sarebbero finalizzate a costringere la Russia a comprare beni reali con le sue riserve di oro, stante appunto il non poter disporre delle riserve bloccate. E una volta esaurite le riserve di oro con il rublo ridotto a carta straccia in conseguenza del preventivato default, la Russia non sarebbe stata più in grado di approvvigionarsi dal mondo esterno.
In secundis, poi arriva ad affermare, che tale mossa di connettere il rublo all’oro (in pratica un ritorno al gold standard), sarebbe la genialata di Putin, che avrebbe fatto fallire questo piano.
Andiamo in contro ordine e partiamo dal secondo punto.
Quello che la Bank of Russia dice nel comunicato sopra riportato, non è assolutamente interpretabile come la volontà di ritornare ad una politica del cambio fisso (gold standard), ovvero di connettere l’emissione del rublo alle riserve auree possedute.
Ma poi, oltre alla chiarezza delle parole, c’è la verità dei fatti, la quale ha dimostrato nei giorni scorsi, come appunto la politica del cambio fluttuante usata dal Cremlino nei confronti del rublo, è stata proprio la scelta che lo ha reso immune dal default, che molti garantivano certo.
Ma vediamo cosa invece dice il comunicato nella realtà. La Banca centrale russa, si dichiara disponibile a comprare oro ad un certo prezzo per un certo periodo di tempo. Non solo (bastava che Tom Luongo leggesse), la stessa ci dice anche i motivi per cui lo fa: “il livello dei prezzi stabilito consente di mantenere un’offerta stabile di oro ed il regolare funzionamento dell’industria mineraria dell’oro nell’anno in corso”.
Ora, già sento le voci dei commenti di alcuni: “ma tu, Megas, sei fissato con la MMT…..”
Scusate ma questa volta non posso esimermi:
“Siamo all’apoteosi della MMT e di Warren Mosler”
L’istituto centrale russo sta seguendo un preciso indirizzo di politica fiscale del governo. Ovvero mette a disposizione la sua potenza di fuoco (la moneta sovrana), per fare in modo di mantenere stabile l’offerta di oro che serve a tenere in vita l’industria estrattiva e quindi l’occupazione.
Se poi l’oro, come Putin ha fatto trasparire nel suo recente discorso [3] (che vi ho già riportato nell’articolo “Putin: l’era della globalizzazione è finita”), possa servire, anche ad una eventuale strategia per mandare in deficit il settore finanziario, lo vedremo in seguito. Ma questo non ha niente a che vedere, allo stato attuale, con il ritorno al gold standard.
Ma c’è di più, questa scelta, come ho detto, di politica fiscale del Cremlino, è l’ennesima dimostrazione, che il livello dei prezzi è deciso dalla spesa dello Stato e non dal mercato. O più correttamente, da quanto lo Stato è disponibile a pagare per un certo prodotto e/o servizio. E qui invito (chi ha voglia di capire ed approfondire), a leggersi l’ultimo lavoro fatto da Warren Mosler sull’inflazione e sul livello dei prezzi (“Un quadro per l’analisi del livello dei prezzi e dell’inflazione”).
Quindi, e qui veniamo ai problemi di casa nostra, se il livello dei prezzi è determinato dalla spesa dello Stato e non dai mercati, mi spiegate perché tutti noi stiamo pagando bollette da capogiro e la benzina come fosse champagne, oltre naturalmente ad assistere da anni, alla discesa dei nostri salari, come acqua dal cielo durante un temporale!?
Certo, anche i salari vengono determinati in base a quanto lo Stato è disposto a pagare per acquistare le nostre prestazioni. A tal proposito, la proposta dei Piani di Lavoro Garantiti (PLG) della MMT, è l’esempio più calzante.
Quello che sta facendo il Cremlino con l’industria mineraria è lì a dimostrare quanto vi sto affermando.
Ma torniamo al primo punto, ovvero alla presunta strategia, adombrata da Luongo, di costringere Putin a comprare beni reali usando le proprie riserve di oro.
Se ci infiliamo nel tunnel del tutto è possibile, nessuno (tantomeno il sottoscritto), può sapere mai dove andremo a finire; ma se usciamo da tutto questo e torniamo con i piedi per terra, quello che afferma Luongo, è una follia, che proverò a spiegare, sperando di riuscirci.
Per capire che l’intento delle sanzioni non è quello indicato dall’analista statunitense, basta analizzare il corretto funzionamento dei sistemi monetari. Ovvero come avvengono nella realtà gli scambi internazionali di beni e servizi contro riserve di valuta (in pratica estratti conto).
Prendiamo ad esempio l’Italia, dove Eni compra gas da Gazprom per 1 mld di euro (i nomi e le cifre sono soltanto un esempio, voglio solo cercare di far capire il concetto):
Eni si reca alla sua banca (Unicredit nome di fantasia) ed ordina un bonifico di 1 mld di euro con beneficiario Gazprom. Unicredit tramite il sistema dei pagamenti delle banche centrali, trasferisce 1 mld dal conto di Eni al conto di Gazprom. Nella realtà Eni e Gazprom hanno degli estratti conti, ma la gestione dei “bit” (euro in questo caso) rimangono nei computer delle banche. Per la precisione il miliardo in euro di cui è titolare Gazprom a bonifico avvenuto (la quale è libera di trasformarlo in rubli oppure di utilizzarlo per pagamenti in euro), resta segnato come riserva a disposizione della Banca di Russia presso la BCE.
Il problema, ormai noto, è sorto con il blocco delle riserve che l’istituto centrale russo detiene presso le banche centrali dei paesi sanzionatori. Riserve che, allo stato attuale non sono rese disponibili.
Alla banca centrale russa (che può creare riserve in rubli all’infinito), questo blocco crea danni limitati per non dire nulli, se escludiamo la gestione della quotazione del rublo.
Mentre, diversi problemi, li può creare al settore privato russo che si trova a non poter disporre degli incassi relativi alle forniture eseguite. Ed è proprio su questo punto (farei notare a Luongo), che invece il mondo occidentale voleva andare a colpire. Ovvero mandare in default il sistema economico-finanziario e produttivo russo, per costringere Putin alla ritirata.
Strategia, a mio modesto parere, alquanto folle, quanto manifesta della prepotenza abbinata all’ignoranza, di chi da anni colonizza il mondo usando la falsità più assoluta, in tema di reale e corretto funzionamento dei sistemi monetari moderni.
Purtroppo per i paesi ostili, Lo Zio Vladimir, sta dimostrando di comprendere alla perfezione, che il dollaro non è la santità delle monete, ma una moneta fiat esattamente identica a tutte le altre valute fiat.
Torniamo ora ad analizzare, sempre con un esempio pratico, lo scenario dopo che Putin ha richiesto, in maniera più che legittima, il pagamento in rubli:
a questo punto ENI, per acquistare la medesima fornitura di 1 mld di gas russo, deve sempre recarsi all’Unicredit, ma questa volta ordinando non più un bonifico in euro, bensì in rubli per il controvalore di 1 mld di euro. L’Unicredit, sempre tramite il sistema dei pagamenti delle banche centrali, questa volta deve acquistare rubli in cambio di euro. A questo ci pensa la BCE che intrattiene un rapporto di conto corrente con la Banca di Russia. Quindi, Francoforte e Mosca si scambiano nei loro conti di riferimento euro contro rubli per un controvalore di 1 mld. Ma i “bit” di euro e rubli scambiati rimangono sempre presso i computer delle banche centrali a cui fa riferimento la valuta. Ovvero, mi spiego meglio, gli euro rimangono come riserva della Banca di Russia presso la BCE, mentre i rubli, viceversa, rimangono come riserva della BCE presso la Banca di Russia
Lo so, gira la testa anche a me, ma è così!
Quello che però cambia, a questo giro, è il risultato finale, ovvero quello che vuole Putin e che invece non vorrebbero i paesi sanzionatori:
far atterrare sul conto corrente di Gazprom rubli disponibili ad essere spesi, invece di euro bloccati presso la BCE
Ora, se siete arrivati fino a qua e se avete compreso come è nato tutto questo, ovvero dal rendere indisponibili “asset di prima classe” (ed uso le esatte parole di Putin) – quali il dollaro e l’euro – tanto da far perdere la fiducia al presidente russo – vi immaginate cosa avrebbe comportato la “fantasia” di Tom Luongo, secondo la quale, ripeto, le intenzioni dei paesi ostili, sarebbero state quelle di portare la Russia, a fare acquisti esclusivamente in oro?
Il ragionamento di Tom Luongo fa acqua da tutte le parti, sia dal punto di vista matematico contabile che da quello logistico.
Primo, perché la Russia ha la bilancia commerciale attiva, ovvero vende all’estero più di quello che acquista e quindi, anche ipotizzando pagamenti in oro, materialmente non potrà mai esaurirlo.
Secondo, vi sembra plausibile in uno scenario, dove non ci fidiamo più di un trasferimento di un “bit” in dollari o euro, che Putin possa mai fidarsi di un trasferimento di un foglietto di carta seppur autografato dal più autorevole governatore, attestante che il suo oro si trova depositato presso i caveau della FED o della BCE?!
Alla conseguente risposta logica al quesito che vi ho posto, credo molti di voi, ci stiano già arrivando – e se per spiegarlo, a chi, ancora non lo avesse compreso, volessimo tornare all’esempio pratico a questo giro ad ogni ordine di acquisto di gas che ENI farebbe da Gazprom, dovrebbe esserci un forziere con polizia al seguito, diretto verso Mosca. Quand’unque ENI, riesca a reperire (fisicamente), l’oro necessario.
Insomma, Tom Luongo, con la sua previsione ci fa fare un giro nel tempo con ritorno al passato, riportandoci indietro di almeno 500 anni. Mentre noi, intanto nell’attesa che l’oro venga materialmente consegnato, per scaldarci, faremmo prima ad accendere il caminetto.
Fortuna del caso, a confermarmi di essere sulla strada giusta, è arrivata la notizia riportata dall’Agenzia di stampa AGI, che vi mostro fedelmente qua sotto:
In un incontro chiarificatore tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e Vladimir Putin, quest’ultimo ha tenuto a precisare tranquillizzandolo, che finché Gazprombank rimarrà fuori dalle sanzioni, i clienti europei potranno continuare a pagare il gas russo in euro. Tanto poi sarà la stessa Gazprombank a convertirli in rubli.
Questo, secondo l’Agenzia di stampa, lo avrebbe riferito il portavoce del governo di Berlino, aggiungendo che: “Scholz ha espresso disaccordo con questa procedura durante la conversazione ma ha chiesto informazioni scritte per capirla meglio”.
Rimango basito dalle parole del cancelliere tedesco, in effetti non mi sembra che ci sia tanto da capire…… forse, è opportuno che Putin su quel foglietto gli faccia un disegnino!
Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
NOTE
[1] Bank of Russia to buy gold in domestic market | Bank of Russia (cbr.ru)
[2] #GotGoldorRubles? Russia Just Broke the Back of the West – Gold Goats ‘n Guns (tomluongo.me)