DI DIMITRIS AVRAMOPOULOS
politico.eu
È ora di iniziare ad elaborare le nostre politiche di conseguenza.
È tempo di affrontare la realtà. Non siamo e non saremo mai in grado di fermare l’immigrazione.
La crisi dei rifugiati in Europa potrebbe ridursi, ma la migrazione a livello globale non si fermerà. Oggi, nella Giornata Internazionale dei Migranti, oltre 244 milioni di persone vivono al di fuori del proprio paese di nascita. La mobilità umana definirà sempre più il 21° secolo. Se vogliamo essere pronti, dobbiamo iniziare a prepararci ora.
La migrazione è una questione emotiva, sensibile e politica. Ha contribuito a determinare le elezioni in Europa e nel mondo. Ma non possiamo più parlare solo di gestione delle crisi: la migrazione è la nostra nuova realtà. È giunto il momento di iniziare a pensare, parlare ed agire sulla migrazione in un modo più completo ed a lungo termine, mettendo in atto politiche volte a promuovere l’integrazione e l’inclusione.
Negli ultimi due anni, l’Europa è stata principalmente impegnata nell’affrontare le urgenze immediate della migrazione globale e della crisi dei rifugiati – ed anche con discreto successo. I flussi irregolari sono diminuiti del 63%. Oltre 32.000 rifugiati sono stati trasferiti in Europa. Più di 25.000 persone bisognose di protezione sono state reinsediate nel continente, con altre 50.000 che dovrebbero arrivare nei prossimi due anni. E migliaia di migranti sono stati aiutati sul campo in Libia, in collaborazione con partner internazionali.
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Certo, resta ancora molto da fare nell’Unione Europea. Dobbiamo mantenere le promesse di evacuare migliaia di migranti dalla Libia attraverso il reinsediamento o il ritorno volontario assistito nei prossimi mesi. Dobbiamo raggiungere una riforma globale ed equa entro giugno. Dobbiamo anche potenziare i canali legali per la migrazione economica, con una Carta Blu più ambiziosa per i lavoratori altamente qualificati, ed avviare progetti mirati alla migrazione di manodopera.
Ma non possiamo continuare ad adottare un approccio ad hoc, pensando ed agendo tenendo conto solo delle scadenze a breve termine. Quando si tratta di migrazione, ci siamo impegnati per il lungo periodo. Questo non è un problema da risolvere o una sfida da affrontare. La migrazione è profondamente intrecciata con le nostre politiche in materia di economia, commercio, istruzione ed occupazione – per citarne solo alcune.
Sfortunatamente, il recente discorso sulla migrazione – influenzato dall’aumento di nazionalismo, populismo e xenofobia – ha limitato le nostre opportunità di attuare politiche migratorie intelligenti e lungimiranti, sia a livello nazionale che europeo.
È sciocco pensare che la migrazione scomparirà se si adotta un linguaggio severo. È ingenuo pensare che le nostre società rimarranno omogenee se si costruiscono recinti. Non è saggio pensare che la migrazione rimarrà dall’altra parte del Mediterraneo, se si dimostra solidarietà solo in termini finanziari.
Dobbiamo iniziare ad essere onesti con quei cittadini che sono preoccupati di come gestiremo il fenomeno. Potremmo non essere in grado di fermarlo, ma possiamo essere più intelligenti e proattivi nel gestirlo. Non raggiungeremo però questo obiettivo se non cambiamo atteggiamento.
L’UE ha concesso protezione a più di 700.000 persone l’anno scorso. Hanno trovato sicurezza in Europa, ora dobbiamo anche assicurarci che trovino una casa. Non è solo un imperativo morale, ma anche socio-economico per il nostro continente che sta invecchiando – ed una delle maggiori sfide per il prossimo futuro.
Di recente ci sono stato dibattiti su diversità ed inclusione – anche attraverso discussioni avviate da POLITICO – ma non abbastanza da indurre i cambiamenti che le nostre società devono fare per essere pronte alle realtà del XXI secolo.
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Integrazione ed inclusione possono sembrare discussioni di lusso quando si deve trovare ancora un accordo sulla Convenzione di Dublino, che regola il modo in cui le domande di asilo vengono elaborate nell’UE.
Ma lasciare queste considerazioni a lungo termine fuori dalla conversazione sarebbe un errore – già fatto in passato e per il quale ancora oggi stiamo pagando i costi sociali ed economici.
Alla fin fine, tutti dobbiamo essere pronti ad accettare la migrazione, la mobilità e la diversità come la nuova norma, ed adattare di conseguenza le nostre politiche. L’unico modo per rendere stabili le nostre politiche di asilo e migrazione, è cambiare prima il nostro modo di pensare.
Fonte: www.politico.eu
Link: https://www.politico.eu/article/europe-migration-migrants-are-here-to-stay-refugee-crisis/
21.12.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di HMG