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La Redazione

 

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Posizioni insostenibili: i segnali di allarme abbondano

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A cura di Markus
Il 14 Marzo 2024
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Alastair Crooke

strategic-culture.su

“Le elezioni locali di martedì sono state un campanello d’allarme per Israele. I partiti ultraortodossi, i gruppi sionisti religiosi e i partiti di estrema destra e razzisti si sono organizzati in poche comunità e hanno ottenuto guadagni sproporzionati rispetto alle reali dimensioni dei gruppi da loro rappresentati. Al contrario, il campo democratico [in gran parte laico liberale ashkenazita], che per quasi un anno ha partecipato settimanalmente a gigantesche manifestazioni in Kaplan Street a Tel Aviv e in decine di località in tutto il Paese, nella maggior parte dei casi non è riuscito a capitalizzare la rabbia e a trasformarla in guadagni elettorali nei governi locali”.

“Un’altra conclusione da trarre dalle elezioni”, continua l’editoriale di Haaretz, “è la crescente somiglianza tra il partito di governo Likud e il partito [di Ben Gvir] di estrema destra Otzma Yehudit (Supremazia ebraica). A Tel Aviv, i due partiti hanno corso insieme, una mossa inimmaginabile nel Likud pre-Benjamin Netanyahu… Possiamo capire da questo che il Likud sta cambiando: Meir Kahane [fondatore della destra radicale ebraica e del partito Kach] ha sconfitto Ze’ev Jabotinsky; la supremazia ebraica e il trasferimento forzato di popolazione hanno sostituito la libertà”.

In parole povere, Israele si sta spostando sempre più a destra.

Un altro segnale di allarme: in un’elezione primaria (praticamente) incontrastata negli Stati Uniti,

“Una coalizione di gruppi filo-palestinesi si era prefissata il modesto obiettivo di 10.000 voti non impegnati – il margine di vittoria di Trump in Michigan nel 2016 – per inviare il messaggio che la frustrazione degli elettori per il sostegno di Biden alla campagna militare di Israele avrebbe potuto costargli cara a novembre… I “non impegnati”, tuttavia, hanno superato l’obiettivo dei 10.000 e sono arrivati a 101.400 voti – circa il 13% del totale. Biden ha ottenuto più dell’80% dei voti, ma il numero di voti non impegnati è stato sufficiente per inviare due delegati “non impegnati” alla convention nazionale del Partito Democratico in agosto”.

“Il pericolo maggiore per il Presidente non è che troppe persone abbiano votato ‘senza impegno'”, ha dichiarato l’ex rappresentante Andy Levin (D., Mich.), che ha appoggiato l’iniziativa. “Il pericolo maggiore è che [Biden] non recepisca il messaggio”.

Un terzo segnale d’allarme: con il suo piano per Gaza, da attuarsi dopo la cessazione delle operazioni militari, Netanyahu ha formalmente dichiarato guerra a Biden e alla sua campagna per la rielezione:

“Lungi dal muoversi verso [la] soluzione dei due Stati voluta da Biden, Netanyahu chiede un’occupazione israeliana più estesa e illimitata nel tempo non solo di Gaza ma anche della Cisgiordania e di tutte le altre aree che altrimenti costituirebbero uno Stato palestinese indipendente. In effetti, Netanyahu chiede la conquista totale da parte di Israele dei resti della Palestina – l’esatto contrario di ciò che Biden e il resto del mondo stanno suggerendo”.

In parole povere: Netanyahu sta mettendo Biden “tra l’incudine e il martello”. Il primo sa che Biden per la sua potenziale rielezione dipende fortemente non solo dal voto ebraico, ma soprattutto dal denaro ebraico. Netanyahu sembra ritenere di avere il margine di manovra necessario per ignorare Biden e, per i prossimi otto mesi circa, perseguire senza ostacoli il suo ambizioso progetto: prendere il controllo del “Grande Israele” (fino al fiume Litani, nel Libano meridionale) e consolidare una Gerusalemme ebraica.

Persino Tom Friedman del New York Times mostra segni di panico:

“Personalmente mi era sembrato che il mondo fosse pronto, inizialmente, ad accettare che ci sarebbe stato un certo numero di vittime civili se Israele avesse voluto sradicare Hamas e recuperare i suoi ostaggi… Ma ora abbiamo una combinazione tossica di migliaia di vittime civili e un piano di pace di Netanyahu che promette solo un’occupazione senza fine… Quindi l’intera operazione Israele-Gaza comincia a sembrare – ad un numero sempre maggiore di persone – un tritacarne umano il cui unico obiettivo è ridurre la popolazione [palestinese], in modo che Israele possa controllarla più facilmente… E, ripeto, tutto questo metterà l’amministrazione Biden in una posizione sempre più insostenibile”.

Il panico si sta allargando anche nei confronti dell’Ucraina: in Europa, i leader sono stati convocati all’Eliseo con un preavviso di 24 ore per ascoltare il Presidente Macron, che ha avvertito gli Stati dell’UE che la situazione sul terreno in Ucraina è così critica e la posta in gioco per l’Europa così alta che: “Siamo ad un punto critico del conflitto in cui dobbiamo prendere l’iniziativa: siamo determinati a fare tutto il necessario per tutto il tempo necessario”.

Macron ha sottolineato i crescenti dubbi sul continuo sostegno dell’America a Kiev e ha messo in guardia da una potenziale nuova offensiva russa e da attacchi brutali pianificati [da parte dei russi] per “scioccare” gli ucraini e i loro alleati. “Siamo convinti che la sconfitta della Russia sia essenziale per la sicurezza e la stabilità dell’Europa… È in gioco l’Europa”.

Senza mezzi termini, Macron si è messo in mostra per strappare la leadership della difesa e della sicurezza europea alla Germania (che sta costruendo un asse militare con gli Stati Uniti, la Polonia, i Paesi Baltici e con la presidente della Commissione europea, l’ex ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen) e riportarla in Francia.

In ogni caso, l’offerta di Macron è stata “un fallimento”. La sua richiesta è stata immediatamente respinta, sia all’interno della Francia che dagli altri leader europei. Nessuno dei pari di Macron si è detto d’accordo con lui (tranne forse il leader olandese). Dietro il precipitoso “teatrino” dell’Eliseo, tuttavia, si nasconde un obiettivo più serio: quello di accentrare ulteriormente il controllo dell’UE attraverso un processo comune di approvvigionamento della difesa.

Per finanziare questa capacità di difesa unificata europea, la Commissione sta cercando di avviare l’emissione di obbligazioni unitarie dell’UE e un meccanismo di tassazione centralizzato (entrambi vietati dai Trattati UE). Questi sono i progetti non dichiarati che si celano dietro la narrazione “allarmistica” dell'”intenzione” russa di invadere l’Europa.

In Europa, cominciano ad essere disperati e si cercano i colpevoli per il fallimento dell’Ucraina: il Cancelliere Scholtz, nel difendere la decisione di Berlino di non fornire missili Taurus a lungo raggio a Kiev, ha gettato Francia e Regno Unito “sotto l’autobus”.

Scholtz ha affermato che la fornitura di missili Taurus richiederebbe l’assistenza di truppe tedesche sul terreno: “come fanno i britannici e i francesi, in termini di controllo del bersaglio [dei missili] e di assistenza al controllo del bersaglio. I soldati tedeschi non possono in nessun momento e in nessun luogo essere collegati agli obiettivi raggiungibili da questo sistema [a lungo raggio]”, ha insistito Scholz.

Inutile dire che la sua esplicita ammissione sulla presenza di truppe europee impegnate in Ucraina ha scatenato un putiferio in Europa. Il fatto, che si sospettava da tempo, è ora ufficiale.

Ma cos’è che ha provocato tutta questa isteria in Europa (al di là del teatrino di Macron)?

Molto probabilmente due cose: In primo luogo, la fuga delle forze ucraine da Avdeevka, unita alla rivelazione, un vero e proprio shock, che non ci sono vere linee difensive ucraine dietro Avdeevka – alcuni piccoli villaggi e poi solo campagna.

In secondo luogo, il concomitante ed epico saggio del New York Times The Spy War: How the C.I.A. Secretly Helps Ukraine Fight Putin (La guerra delle spie: come la C.I.A. aiuta segretamente l’Ucraina a combattere Putin) di Adam Entous e Mitchell Schwirtz, che descrive un decennio di cooperazione tra la CIA e l’Ucraina e ricorda a tutti che gli Stati Uniti potrebbero separarsi da Kiev molto presto (a meno che non venga approvata una legge sulla spesa).

Adam Entous è anche coautore del pezzo del 2017 del Washington Post intitolato “La lotta segreta di Obama per punire la Russia per l’assalto alle elezioni di Putin”, che, come nota Matt Taibbi, racconta la storia romanzata di come John Brennan [allora capo della CIA] avesse consegnato a Barack Obama una “bomba di intelligence” proveniente da una fonte preziosa “nel profondo del governo russo”.

“L’avvincente racconto ha rivelato che la CIA non solo era venuta a conoscenza del coinvolgimento diretto di Vladimir Putin in una campagna per “danneggiare” Hillary Clinton e “aiutare ad eleggere il suo avversario, Donald Trump”, ma aveva anche mantenuto la notizia segreta, solo per gli occhi del Presidente, (prima di raccontarla al mondo intero, ovviamente)”.

Si trattava, ovviamente, di un’assurdità: era la narrativa per la messa in scena del Russiagate.

Questo nuovo pezzo in stile revisionista del New York Times sull’Ucraina, pieno di affermazioni discutibili, che parla della CIA e, in particolare, del ruolo di John Brennan – probabilmente è stato inteso dai servizi segreti occidentali come una lettera di addio in vista di un divorzio imminente. La CIA si sta preparando a lasciare l’Ucraina.

Come ci si può aspettare, in ogni lettera di commiato il testo è strutturato in modo da scagionare “l’autore” da ogni colpa e responsabilità legale (per omicidio e assassinio): “Un sottile leitmotiv attraversa il testo: l’America civilizzata implora continuamente gli ucraini di smettere di commettere atrocità”.

“Dopo il 2016”, con l’intensificarsi della partnership , riporta il Times, gli ucraini “hanno iniziato a mettere in scena omicidi e altre operazioni letali, violando i termini che la Casa Bianca pensava fossero stati accettati dagli ucraini”. Gli americani erano “infuriati” e “avevano minacciato di tagliare il sostegno”, ma non lo avevano mai fatto. (Nota Taibbi).

Non è chiaro se Mike Johnson, il portavoce della camera dei Rappresentanti, riuscirà a resistere e si rifiuterà di portare in aula il disegno di legge sugli aiuti esteri, che prevede 60 miliardi di dollari per Kiev, o se dovrà capitolare.

Tuttavia, i fatti sono ormai evidenti, come ha osservato il leader della minoranza del Senato Mitch McConnell, annunciando il suo imminente ritiro da leader del Senato: “La politica si è spostata, me ne rendo conto”, ha detto.

La base del Partito Repubblicano non è favorevole alla concessione di ulteriori fondi all’Ucraina – e le prospettive che questi vengano approvati sono scarse o nulle.

Il punto – che chiaramente spaventa i servizi di intelligence europei – è che gran parte del successo ottenuto dall’Ucraina deriva da un fattore chiave: l’eccesso di capacità occidentale nel settore ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance). Gli armamenti della NATO hanno deluso; la dottrina militare della NATO è stata criticata dalle forze ucraine, ma l’ISR è stato fondamentale.

Il saggio del New York Times è chiaro: “un passaggio nascosto porta in un bunker sotterraneo dove squadre di soldati ucraini tracciano i satelliti spia russi e origliano le conversazioni tra comandanti russi…”. Si tratta di “soldati ucraini” o di tecnici della NATO?

Quando la CIA se ne andrà a causa dei tagli ai fondi, non sarà solo il suo personale ad andarsene. La CIA non lascerà dietro di sé kit sensibili e apparecchiature di intercettazione, che verrebbero catturati dalle forze russe e sottoposti ad autopsia forense. È già successo? Quei bunker segreti si trovavano forse ad Avdeeka? Stanno per trapelare dettagli sensibili?

In ogni caso, l'”assistenza” dell’intelligence europea all’Ucraina sarà in gran parte annullata dal ritiro di personale e attrezzature da parte della CIA. In tal caso, cosa potranno fare gli europei? Potranno dedicarsi alla sorveglianza aerea; potranno utilizzare i satelliti della NATO, ma non in modo capillare.

E poi, gli ucraini, arrabbiati e abbandonati, potrebbero manipolare le loro stesse narrazioni? Il capo dei servizi segreti ucraini, Kirill Budanov, ha appena afflosciato la narrazione occidentale di “Putin ha ucciso Navalny”. Interrogato sulla morte [del dissidente russo], Budanov ha detto: “Forse vi deluderò, ma sappiamo che è morto per un coagulo di sangue. È più o meno confermato. Non è una notizia tratta da Internet”.

Budanov ha anche demolito altre narrazioni statunitensi: la settimana scorsa la Reuters aveva citato sei fonti che avevano riferito che “l’Iran ha fornito alla Russia un gran numero di potenti missili balistici di superficie”. Budanov ha risposto dicendo che i missili iraniani “non sono qui” e che tali informazioni “non corrispondono alla realtà”. Ha anche smentito le dichiarazioni sullo schieramento da parte della Russia di missili nordcoreani, un’altra recente storia americana: “Sebbene siano stati utilizzati alcuni missili nordcoreani”, ha detto, “le affermazioni di un loro uso diffuso non corrispondono al vero”.

Qui sta il nocciolo del pezzo del New York Times: il timore di ricadute da parte di funzionari ucraini scontenti. “Soprattutto in un anno di elezioni, qualsiasi guerra di parole tra ex alleati potrebbe diventare spiacevole in un batter d’occhio”.

Biden è avvisato. Però potrebbe essere già troppo tardi.

Alastair Crooke

Fonte: strategic-culture.su

Link: https://strategic-culture.su/news/2024/03/04/untenable-positions-warning-signs-abound/

04.03.2024

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Alastair Crooke CMG, asseex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.

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