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La Redazione

 

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Occhio alla Scuola (ed all’Autonomia delle Regioni): Appello al Movimento 5 Stelle

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A cura di Davide
Il 24 Marzo 2019
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Classe scolastica di un isututo paritario. Insegnante e alunni.

DI MARCO GIANNINI

comedonchisciotte.org

La Riforma del Titolo V della Costituzione attuata nel 2001 dal Governo D’Alema, con Giuliano Amato Ministro per le Riforme, aprì una autostrada verso l’attribuzione di poteri legislativi dallo Stato alle Regioni e verso l’attribuzione di funzioni amministrative ulteriori ai Comuni: in altre parole per conferire alle Regioni richiedenti maggiore Autonomia.

Con diverse “tinte”, al momento, si sono fatte avanti in modo convinto Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna poggiando sull’Articolo 116 della Costituzione.

Prima di addentrarmi nel “tecnico” della questione esprimo quattro personali convinzioni:

  • Una forza in cerca di un paradigma valoriale solido che quindi voglia ispirarsi ad una moderna socialdemocrazia “scandinava” (quelle nell’Unione Monetaria Europea da decenni non sono più socialdemocrazie pur chiamandocisi) difende l’interesse nazionale e non cede alle pressioni neoliberiste sia quando si tratti di immigrazione (per sapere come la penso consultare https://comedonchisciotte.org/che-facciamo-adesso/ ), sia quando nel mirino ci sono il livello dei diritti e quello dei salari dei propri cittadini (tutte questioni collegate più di quanto si pensi).
  • Rifiuta il combinato disposto “Democrazia liberale”, ripetuto alla Goebbels in modo subliminale dalla propaganda a reti unificate al fine, nemmeno tanto celato, di farlo divenire familiare (cioè “verosimile”) e quindi sinonimo, nonostante sia in realtà un ossimoro: la democrazia può avere Governi socialdemocratici, popolari, neoliberali, conservatori ecc ma ad attentare alla Democrazia da due decenni minimo, sono proprio i neoliberali.
  • Mette al centro l’Istruzione investendoci, valorizzando i Titoli di Studio, cuore pulsante della mobilità sociale e garantendo che su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali siano garantiti.
  • In nome del rispetto delle peculiarità antropologiche locali (concetto di “luogo antropologico” citando Augé) su base regionale ci possono essere scelte diverse sui temi etici ma non sui contenuti da trasmettere inerenti le Materie (si pensi all’insegnamento della Storia o delle Scienze ivi compresa la Medicina!).

Mi auguro che il Movimento 5 Stelle, forza di Governo, trovi la quadra con l’alleato leghista su queste basi, nell’interesse dell’unità e della coesione sociale della nostra Nazione.

Il potere di contrattazione che le due forze politiche di Governo otterranno dal voto europeo  stabilirà dove si fermerà l’ago della bilancia ma, per quanto, come noto, non sia io un pollo         d’allevamento del PD è necessario ricordare che le riforme attinenti campi quali Istruzione e  Sanità (Diritti Umani) non dovrebbero essere frutto di un compromesso di maggioranza           bensì espressione di una dialettica parlamentare tra tutte le forze politiche.

Il Governatore della Regione Veneto, anche per legittime ambizioni politiche personali  (Zaia può scalzare Salvini se riesce a farlo percepire “lontano” dal Nord) è ormai una sorta          di    grimaldello di Berlusconi (https://notizie.tiscali.it/politica/articoli/zaia-sfida-salvini/)   e  cerca di mettere Salvini in difficoltà estremizzando le richieste regionali cosa che   però non         giova agli interessi della Patria (interessante questa dichiarazione di Bossi   https://www.corriere.it/politica/18_marzo_23/bossi-salvini-guardi-pd-andare-il-m5s-salto-vuoto-de3fe470-2e7e-11e8-bf8b-26a1a7e4d9dd.shtml).

Rispetto ad Emilia Romagna e Lombardia il Veneto sta infatti sparando alto chiedendo in modo non ragionevole non solo il superamento del concetto della “spesa storica” (da sostituire con il calcolo dei LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni, secondo un non ben definibile algoritmo) ma attraverso la messa in discussione delle “norme generali dell’Istruzione” e della “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni riguardanti i diritti sociali e civili”(che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale), princìpi inviolabili sanciti dalla Costituzione. La Regione Veneto in “soldoni” chiede che l’80% minimo dei propri contributi restino sul territorio e non partecipino più alla fiscalità generale di tutta la Nazione.

Nello specifico le “norme generali dell’Istruzione” disciplinano su tutto il territorio nazionale (tra l’altro) i livelli minimi di ore di insegnamento per le scuole, mentre la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni riguardanti i diritti sociali e civili” garantisce la tutela dell’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini rimuovendo gli squilibri economici e sociali (valori che contengono la questione dei residui fiscali che vedremo).

La riforma del 2001 nacque per un goffo e frettoloso tentativo del centro sinistra (ribadito anche dai Governi Renzi e Gentiloni sempre in merito alle autonomie), finalizzato a conquistare parte del bacino elettorale della Lega Nord ma non sortì l’effetto sperato sia in termini di consenso che in termini di efficienza: i risultati conseguiti nella Sanità con servizi per niente migliorati e con il moltiplicarsi di centri di spesa e corruttele (oltre al costo dei diversi ricorsi presso la Corte Costituzionale per definire le competenze tra Stato e Regione) sono un pessimo déjà vu (https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/politica/19_febbraio_09/principio-fu-riforma-titolo-v-costituzione-1a9b397a-2c4d-11e9-8c89-2eb30187a754.shtml).

Il Veneto di Zaia chiede che tutto il personale della scuola venga regionalizzato, di poter decidere sulla destinazione dei fondi alle scuole paritarie private e che l’80% delle tasse pagate dai veneti sia speso nella stessa regione.

A prima vista si potrebbe pensare che tale ragionamento sia corretto ma ad una analisi più approfondita ci si accorge che questa impostazione è scorretta a meno che non si tratti di Stati Confederati (cioè Stati distinti che mettono in comune solo un minimo di interessi tipo la componente militare e una blanda solidarietà) e non di regioni di una singola Nazione.

Ciò di cui stiamo parlando è il concetto che segue: ogni Regione raccoglie un tot. di imposte e riceve dallo Stato finanziamenti per far funzionare i propri servizi; la differenza tra le prime ed i secondi è detto residuo fiscale.

Come il Nobel Buchanan dimostrò tale residuo va redistribuito tra tutti i cittadini di una nazione e non tra territori (tra Regioni) poiché esso esprime già di per sé un dislivello (uno spread per utilizzare un termine tanto di moda) di benessere tra persone di realtà territoriali differenti. Uno spread da compensare senza il quale la fine dell’unità nazionale è dietro l’angolo.

Questa forma indiretta di redistribuzione poco compresa e molto facile da criticare facendo leva su quella parte di pancia che non ha ragione (perché c’è una parte di pancia che molte volte non ha torto) è un profondo cardine di parità del punto della partenza e non una norma bolscevica che imponga l’uguaglianza “a valle” del processo.

Gli Stati moderni sono nati per difendere ciascuno di noi dall’homo homini lupus e in 200 anni (parafrasando Giorgio Quaggiotto) sono stati approvati statuto dei lavoratori, servizi sanitari nazionali, scuola pubblica statale, il diritto al voto ecc cercando di porre un limite a quel fenomeno che vede la ricchezza in aumento ma sempre più per pochi. Va tenuto ben chiaro che una volta che questa sensibilità si disgregasse sarebbe questione di tempo per venir tutti “digeriti”, franti dall’esclusione e dalla miseria (vedasi finanziarizzazione dell’economia).

Gli insegnanti veneti (o comunque di tutte le Regioni interessate) non si lascino strumentalizzare: se anche le intenzioni del proprio Governatore fossero impregnate della massima buona fede diverrebbero potenzialmente soggetti a dumping sociale (ad esempio il malcostume della chiamata diretta) e salariale qualora la parità tra scuola pubblica e privata divenisse assoluta. Senza più il Contratto Nazionale del Lavoro a tutela, la competizione al ribasso tra scuola pubblica e privata diverrebbe realtà (un malcelato target che fa gola alle associazioni cattoliche?) se non nell’immediato, in un futuro prossimo. La regionalizzazione dei contratti, il superamento del suddetto Contratto Nazionale del Lavoro vedrebbe gli aumenti salariali corrisposti in cambio di un aumento dell’orario di lavoro unito a vincoli sulla mobilità, a limitazioni nella fruizione delle ferie estive ecc ecc.

Tornando al M5s già in passato avevo chiesto alla forza guidata da Di Maio di mettere al centro la scuola, di distinguersi su questo piano dall’alleato (più che su questioni pretestuose, vedasi i malpancisti alla Nugnes) liberista leghista e di confrontarsi col Sindacato della Gilda (o comunque con altri Sindacati del settore) a cui sono iscritto da qualche mese, perché posso assicurare che il mondo della categoria è tremendamente deluso dall’operato pentastellato nel “comparto”, almeno fino ad ora, proprio per le argomentazioni appena esposte (mi auguro con semplicità).

Ps:

Mi raccomando diffondete la seguente petizione per il Test della Coca (del capello) per i Parlamentari, nessuna forza politica e ripeto nessuna (non mi sorprende) ci sta appoggiando; in rete sono molti gli influencer pagati che rispondono col prevedibile “eh ma allora si fa a tutti o a nessuno” (peccato gli assistenti di volo ed i piloti già siano soggetti a questo controllo) chi legifera è tenuto ad essere ben distante da potenziali ricatti visto che è in palese conflitto di interesse se consuma…). Tutto questo non è una accusa contro qualcuno, solo un fatto di coerenza.

Ciò che è scandaloso è che chi chiede il pugno di ferro contro la droga a maggior ragione dovrebbe associare questa proposta a qualsiasi DDL e pure chi chiede la legalizzazione della Marijuana, integrando la proposta con questa battaglia contro questa droga (pesante), la renderebbe molto più accettabile, credibile ed efficace…intanto le Iene hanno iniziato ad agire successivamente a questa mia battaglia mediatica (seppur banalizzandola)…peccato non abbiano avuto il minimo interesse a citare la petizione.

In “qualità” di grillin fuggiasco quale mi definisco (non si dimenticano 5 anni anche grazie alla linea scelta da di Di Maio…) cito Montanelli scegliendo di farlo proprio riferendomi ai benpensanti che legiferano in merito alla droga e che esprimono dichiarazioni altisonanti senza dare loro per primi l’esempio “di farabutti non moralisti ne ho conosciuti molti ma di moralisti che non fossero farabutti ne ho incontrati davvero pochi”.

https://change.org/p/camera-dei-deputati-test-del-capello-cocaina-per-i-parlamentari

 

Marco Giannini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

24.03.2019

 

 

 

 

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