L’ultimatum di Israele a Hezbollah: per i russi è un bluff

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John Elmer
johnhelmer.net

I media arabi, russi e internazionali riferiscono che il governo israeliano ha lanciato un ultimatum: se Hezbollah non ritirerà il suo esercito e le sue armi dalle posizioni che occupa nel Libano meridionale, tra il fiume Litani e la Linea Blu (immagine di copertina), e non si riposizionerà a nord del Litani, Israele lancerà un attacco aereo e terrestre sul Libano meridionale e anche su Beirut. Secondo quanto riferito, l’ultimatum israeliano fissa un limite di tempo di 48 ore.

Non esiste una documentazione ufficiale israeliana di questo ultimatum. La stampa non israeliana lo attribuisce a dichiarazioni rilasciate alla televisione locale la sera di sabato 9 dicembre dal consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi. Tuttavia, nella versione riportata dal Times of Israel, Hanegbi non aveva fissato alcun limite di tempo.

Hanegbi aveva invece affermato che “la forza Radwan di Hezbollah potrebbe tentare un’analoga invasione omicida dal nord, prendendo di mira i civili delle comunità vicine al confine”. Israele, aveva riconosciuto, sta affrontando Hamas con 17 anni di ritardo e non può più permettersi di tollerare il pericolo rappresentato dalla attuale situazione a nord, con le forze di Hezbollah al confine. Dal 7 ottobre, circa 60.000 residenti delle comunità di confine [con il Libano] sono stati evacuati, in mezzo a scontri incessanti e talvolta mortali tra Hezbollah e Israele. I residenti non torneranno se non faremo nel nord, contro Hezbollah, la stessa cosa che viene fatta nel sud contro Hamas…”.

Non possiamo più accettare che la forza Radwan [di Hezbollah] sia presente sul confine. Non possiamo più accettare che la risoluzione 1701 non venga applicata”, aveva aggiunto, riferendosi ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2006, alla fine della Seconda Guerra del Libano, che vietava la presenza di Hezbollah entro quasi 30 chilometri dal confine con Israele. Alla domanda diretta se ci sarebbe stata una guerra nel nord, Hanegbi aeva risposto: “La situazione nel nord deve cambiare. E cambierà. Se Hezbollah accetta di cambiare le cose attraverso la diplomazia, molto bene. Ma non credo che lo farà”. Aveva poi aggiunto, “quando arriverà il giorno, Israele dovrà agire per garantire che i residenti del nord non siano più sfollati nella loro terra e per garantire loro che la situazione nel nord non sia più la stessa”.

Hanegbi aveva poi osservato che, anche se molti Paesi hanno missili puntati su Israele, tra cui Iran, Siria e Iraq, “Israele non li invade”. Il timore per la forza Radwan di Hezbollah è che “in pochi minuti” possa attraversare il confine e scatenare una furia omicida contro le comunità del nord, come Hamas aveva fatto nel sud il 7 ottobre. “Israele non può più tollerare questa minaccia”, aveva dichiarato. Secondo Hanegbi, Israele non vuole combattere contemporaneamente su due fronti e affronterà Hezbollah solo dopo che Hamas sarà stato sconfitto. Israele ha “chiarito agli americani che non siamo interessati alla guerra [nel nord], ma che non avremo alternative se non quella di imporre una nuova realtà, se Hezbollah rimarrà una minaccia”.

Il Ministero degli Esteri russo non riporta alcuna reazione a queste affermazioni, né alcun contatto del Ministero di Mosca con funzionari del governo libanese. Nessuno dei principali giornali russi né i media specializzati in questioni militari e di sicurezza riportano le osservazioni di Hanegbi come un segnale di un imminente attacco aereo e terrestre israeliano contro Hezbollah.

La reazione russa fa capire che gli israeliani stanno bluffando.

Negli ultimi vent’anni, la politica del governo russo è stata quella di condannare le operazioni di Hezbollah contro Israele come “terroristiche” e gli attacchi israeliani al Libano come “sproporzionati”.

Nell’ultima comunicazione ufficiale a livello di ministro degli Esteri con il Libano, nel novembre 2021, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov non aveva menzionato Hezbollah.

Lavrov aveva parlato dell’interesse russo ad investire nell’esplorazione petrolifera offshore dei fondali del Mediterraneo rivendicati dal Libano. “Abbiamo discusso dei nostri sforzi di cooperazione, comprese le attività delle nostre compagnie [Novatek e Rosneft], per sviluppare il settore energetico libanese. Tra le altre cose, ci siamo concentrati sulle trivellazioni nella piattaforma continentale libanese, in cui Novatek è impegnata, e sull’espansione di un terminale di stoccaggio di prodotti petroliferi in un porto libanese di proprietà di Rosneft… Per quanto riguarda la produzione di petrolio e gas, ho già detto che le società russe addette all’esplorazione e alla produzione di idrocarburi, in particolare Novatek, stanno pianificando la trivellazione di un altro pozzo offshore all’inizio del 2022. Rosneft, che sta realizzando un grande progetto, ha un contratto per la gestione operativa di [un terminal di prodotti petroliferi] nel porto di Tripoli”.

LA RUSSIA SOSTIENE IL LIBANO NELL’ESPLORAZIONE DEI GIACIMENTI CONTESI DI PETROLIO E GAS OFFSHORE

Per un’analisi dettagliata delle questioni legali e diplomatiche, leggete qui. Per la possibilità che Hezbollah possa colpire i giacimenti di gas israeliani identificati nella mappa, se i combattimenti sul fronte settentrionale dovessero intensificarsi, leggete qui.

Dall’inizio della guerra di Gaza, il 7 ottobre, le minacce israeliane di attraversare la Linea Blu e attaccare il Libano meridionale e Beirut non sono nuove.

L’11 novembre, Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano, aveva dichiarato: “Quello che possiamo fare a Gaza, possiamo farlo anche a Beirut… I nostri piloti sono già seduti nelle loro cabine di pilotaggio, i loro aerei sono rivolti verso nord”, aveva detto Gallant, sottolineando che l’IDF [Israel Defence Forces] aveva già mobilitato forze sufficienti per i suoi obiettivi nel sud contro Hamas, e che l’Israel Air Force aveva ancora molta potenza di fuoco a sua dispozione. “A gaza non abbiamo usato nemmeno il 10% della potenza dell’IAF”.

Il 6 dicembre, Gallant aveva aggiunto: “Spingeremo Hezbollah oltre il fiume Litani prima che i residenti del nord di Israele tornino a casa”.

Venerdì scorso, il giorno prima di ricevere una telefonata dal presidente Vladimir Putin, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato visitando le truppe vicino al confine: “Se Hezbollah decide di iniziare una guerra totale, allora trasformerà, di sua spontanea volontà, Beirut e il Libano meridionale, non lontano da qui, in Gaza e Khan Younis”.

Il resoconto del Cremlino della conversazione telefonica di sabato 9 dicembre tra Netanyahu e Putin non riporta quanto detto da Netanyahu. Invece, si afferna che “la discussione si è concentrata sulla situazione critica nella zona di conflitto Palestina-Israele, in particolare sulla disastrosa situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Vladimir Putin ha ribadito la sua posizione di principio di rifiuto e condanna del terrorismo in tutte le sue manifestazioni. Allo stesso tempo, è fondamentale evitare conseguenze così gravi per la popolazione civile mentre si contrastano le minacce terroristiche. La Russia è pronta a fornire tutta l’assistenza possibile per alleviare le sofferenze dei civili e attenuare il conflitto. Inoltre, le parti hanno espresso il reciproco interesse ad un’ulteriore cooperazione per l’evacuazione dei cittadini russi e delle loro famiglie, nonché per il rilascio degli israeliani detenuti a Gaza”.

A Mosca Boris Rozhin (a destra), che pubblica il blog militare Colonel Cassad, ha riportato l’ultimatum israeliano senza esprimere scetticismo nei confronti della scadenza delle 48 ore. È invece scettico sul fatto che le forze israeliane abbiano la capacità di realizzare ciò che minacciano. “Il Medio Oriente è caratterizzato da dichiarazioni altisonanti, da ultimatum e dallo scambio di minacce non sempre seguite da azioni concrete”, ha commentato Rozhin ripubblicando un blog partner.

“È ovvio che il governo libanese non ha le leve di influenza che possano costringere la leadership di Hezbollah a fare concessioni al nemico. Se Israele prenderà la decisione annunciata, ci saranno almeno due conseguenze: qualsiasi atto di aggressione militare contro il territorio libanese da parte dell’IDF creerà le condizioni per un coinvolgimento dell’Iran nel conflitto. Israele sta lanciando attacchi aerei e di artiglieria contro obiettivi di Hezbollah, ma non ha la capacità necessaria per condurre operazioni di terra. La maggior parte delle unità dell’IDF pronte al combattimento sono concentrate nella Striscia di Gaza. Finora, [solo] unità della 300esima Brigata Baram della 91esima Divisione Galilea, così come il 75° battaglione della settima Brigata corazzata, sono dislocate al confine [con il Libano]. Date le informazioni sul dispiegamento da parte di Hezbollah di un vero e proprio sistema di difesa aerea nel sud del Libano, Israele rischia di moltiplicare le perdite nell’aviazione, mentre il conto dei veicoli blindati distrutti nella Striscia di Gaza è già nell’ordine delle decine. Se Israele deciderà di farlo, c’è da aspettarsi un attacco da parte di ‘gruppi per procura’ iraniani nell’area delle alture occupate del Golan”.

Nella mappa dell’immagine di copertina, la Linea Blu rappresenta la linea demarcazione tra le forze israeliane e quelle di Hezbollah dopo il cessate il fuoco che aveva posto fine alla guerra del 2006. Si tratta di una linea di forza non risolta dai continui combattimenti. Per saperne di più leggete qui.

I termini della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’agosto 2006, a cui fa riferimento l’ultimatum di Hanegbi, possono essere letti qui.

Fonte

Hezbollah accusa Israele di aver ripetutamente violato il Punto 1, mentre Israele fa la stessa accusa a Hezbollah. Entrambi ritengono nullo l’impegno assunto dalle due parti al punto 8(2) di attuare “accordi di sicurezza per prevenire la ripresa delle ostilità, compresa la creazione tra la Linea Blu e il fiume Litani di un’area libera da qualsiasi personale armato, beni e armi diversi da quelli del Governo del Libano e dell’UNIFIL, come autorizzato nel paragrafo 11, dispiegati in quest’area”.

I giuristi internazionali contestano l’affermazione di Hanegbi secondo cui i termini controversi della Risoluzione 1701 renderebbero legale il minacciato attacco aereo e terrestre dell’IDF contro il Libano.

John Elmer

Fonte: johnhelmer.net
Link: https://johnhelmer.net/israels-litani-ultimatum-russian-reaction-is-that-its-bluff/#more-89011
12.12.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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