L’Occidente vuole ora “moderazione”…

... dopo aver alimentato per mesi un genocidio a Gaza.

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Jonathan Cook – 16 aprile 2024

 

Il Medio Oriente è sull’orlo della guerra proprio perché i politici occidentali hanno assecondato per decenni ogni eccesso militare di Israele

Improvvisamente, i politici occidentali, dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden al primo ministro britannico Rishi Sunak, sono diventati ardenti campioni di “moderazione”, in un tentativo dell’ultimo minuto di evitare la conflagrazione regionale.

Nel fine settimana l’Iran ha lanciato una salva di droni e missili contro Israele, in quella che è stata una dimostrazione di forza ampiamente simbolica. Molti sembrano essere stati abbattuti, sia dai diversi livelli di sistemi di intercettazione finanziati dagli Stati Uniti che dai jet da combattimento statunitensi, britannici e giordani. Nessuno è stato ucciso (così sembrerebbe, N.d.T.).

È stato il primo attacco diretto da parte di uno Stato contro Israele da quando l’Iraq lanciò i propri missili Scud durante la [prima] guerra del Golfo nel 1991.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito in fretta e furia domenica, con Washington e i suoi alleati che hanno chiesto di smorzare le tensioni che potrebbero portare troppo facilmente allo scoppio di una guerra in tutto il Medio Oriente e oltre.

Né la regione né il mondo possono permettersi altre guerre“, ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla riunione. “Ora è il momento di disinnescare [la crisi] e di smorzare le tensioni“.

Israele, nel frattempo, ha giurato di “esigere il prezzo” contro l’Iran in un momento a sua scelta.

Ma la brusca conversione dell’Occidente alla “moderazione” necessita di alcune spiegazioni.

Dopo tutto, i leader occidentali non hanno mostrato alcuna moderazione quando Israele ha bombardato il consolato iraniano a Damasco due settimane fa, uccidendo un generale e più di una dozzina di altri iraniani – causa immediata della rappresaglia di Teheran di sabato sera.

Secondo la Convenzione di Vienna, i consolati non solo sono missioni diplomatiche protette, ma sono anche considerati territorio sovrano del relativo stato. L’attacco di Israele è stato un atto di aggressione sfrenata – il “crimine internazionale supremo“, come stabilito dal tribunale di Norimberga alla fine della Seconda guerra mondiale.

Per questo motivo, Teheran si è appellata all’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che le consente di agire per autodifesa.

Proteggere Israele

Eppure, invece di condannare la pericolosa belligeranza di Israele – un palese attacco al cosiddetto “ordine basato sulle regole” tanto venerato dagli Stati Uniti – i leader occidentali si sono schierati a favore dello Stato cliente preferito di Washington.

Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza del 4 aprile, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno intenzionalmente rifiutato la moderazione, bloccando una risoluzione che avrebbe condannato l’attacco di Israele al consolato iraniano – un voto che, se non fosse stato ostacolato, sarebbe bastato a placare Teheran.

Nel fine settimana, il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha ribadito l’approvazione alla distruzione della sede diplomatica iraniana da parte di Israele, affermando di poter “comprendere pienamente la frustrazione che Israele prova” – anche se ha aggiunto, senza alcun accenno di consapevolezza della propria ipocrisia, che il Regno Unito “prenderebbe provvedimenti molto forti” se un Paese bombardasse un consolato britannico.

Mettendo al riparo Israele da qualsiasi conseguenza diplomatica per il suo atto di guerra contro l’Iran, le potenze occidentali non hanno fatto altro che assicurare le condizioni per cui Teheran dovesse invece perseguire una risposta militare.

Ma non è finita qui. Dopo aver fomentato il senso di rabbia dell’Iran all’ONU, Biden ha promesso un sostegno “ferreo” a Israele – e gravi conseguenze per Teheran – se avesse osato rispondere all’attacco al suo consolato.

L’Iran ha ignorato queste minacce. Sabato sera ha lanciato circa 300 droni e missili, protestando allo stesso tempo a gran voce per “l’inazione e il silenzio del Consiglio di Sicurezza, uniti alla mancata condanna delle aggressioni del regime israeliano“.

I leader occidentali non ne hanno preso nota. Si sono nuovamente schierati con Israele e hanno denunciato Teheran. Alla riunione del Consiglio di Sicurezza di domenica, gli stessi tre Stati – Stati Uniti, Regno Unito e Francia – che in precedenza avevano bloccato una dichiarazione di condanna dell’attacco di Israele alla missione diplomatica iraniana, hanno cercato una condanna formale di Teheran per la sua risposta.

L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha ridicolizzato quella che ha definito “una parata di ipocrisia occidentale e di doppi standard“. Ha aggiunto: “Sapete bene che un attacco a una missione diplomatica è un casus belli secondo il diritto internazionale. E se le missioni occidentali venissero attaccate, non esitereste a vendicarvi e a dimostrare le vostre ragioni in questa sala“.

L’Occidente ha celebrato pubblicamente la sua collusione con Israele nello “sventare” l’attacco iraniano.

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha elogiato i piloti della RAF per il loro “coraggio e professionalità” nell’aiutare a “proteggere i civili” in Israele.

In una dichiarazione, Keir Starmer, leader del partito laburista di opposizione, ha condannato l’Iran per aver generato “paura e instabilità“, piuttosto che “pace e sicurezza“, rischiando di alimentare una “guerra regionale più ampia“. Il suo partito, ha dichiarato, “si batterà per la sicurezza di Israele“.

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A quanto pare la “moderazione” richiesta dall’Occidente riguarda solo gli sforzi dell’Iran per difendersi.

Affamare fino alla morte

Dato il ritrovato riconoscimento da parte dell’Occidente della necessità di cautela e degli ovvi pericoli dell’eccesso militare, potrebbe essere il momento per i suoi leader di considerare la richiesta di moderazione più in generale – e non solo per evitare un’ulteriore escalation tra Iran e Israele.

Negli ultimi sei mesi Israele ha bombardato Gaza fino a ridurla in macerie, ha distrutto le strutture mediche e gli uffici governativi e ha ucciso e mutilato molte, molte decine di migliaia di palestinesi. In realtà, la devastazione è tale che Gaza ha perso da tempo la capacità di contare i propri morti e feriti.

Allo stesso tempo, Israele ha intensificato il suo blocco di 17 anni sulla piccola enclave, al punto che il cibo e l’acqua che arrivano sono così pochi che la popolazione è in preda alla carestia. Le persone, soprattutto i bambini, stanno letteralmente morendo di fame.

La Corte Internazionale di Giustizia, la più alta corte del mondo, presieduta da un giudice americano, ha stabilito a gennaio – quando la situazione era molto meno grave di adesso – che era stata avanzata l’ipotesi “plausibile” che Israele stesse commettendo un genocidio, un crimine contro l’umanità rigorosamente definito dal diritto internazionale.

Eppure non ci sono stati appelli alla “moderazione” da parte dei leader occidentali mentre le bombe di Israele riducevano Gaza in macerie settimana dopo settimana, colpendo gli ospedali, radendo al suolo gli uffici governativi, facendo saltare in aria le università, le moschee e le chiese e distruggendo le panetterie.

Piuttosto, il Presidente Biden ha ripetutamente accelerato la vendita di armi d’emergenza, aggirando il Congresso, per assicurarsi che Israele abbia abbastanza bombe per continuare a distruggere Gaza e uccidere i suoi bambini.

Quando i leader israeliani hanno giurato di trattare la popolazione di Gaza come “animali umani“, negando loro cibo, acqua ed energia, i politici occidentali hanno dato il loro assenso.

Sunak non era interessato a reclutare i suoi coraggiosi piloti della RAF per “proteggere i civili” di Gaza da Israele, e Starmer non ha mostrato alcuna preoccupazione per la “paura e l’instabilità” provate dai palestinesi a causa del regno del terrore di Israele.

Al contrario. Starmer, famoso come avvocato dei diritti umani, ha persino approvato la punizione collettiva di Israele nei confronti della popolazione di Gaza, il suo “assedio totale“, come parte integrante di un presunto “diritto di autodifesa” israeliano.

In questo modo, ha rovesciato uno dei principi fondamentali del diritto internazionale, secondo cui i civili non dovrebbero essere presi di mira per le azioni dei loro leader. Come è ormai fin troppo evidente, ha emesso una condanna a morte alla popolazione di Gaza.

Dov’era allora la “moderazione“?

Dispersa

Allo stesso modo, la moderazione è uscita dalla finestra quando Israele ha inventato un pretesto per estromettere l’agenzia ONU per gli aiuti umanitari UNRWA, l’ultima ancora di salvezza per la popolazione affamata di Gaza.

Anche se Israele non è stato in grado di fornire alcuna prova a sostegno della propria affermazione secondo cui alcuni membri del personale dell’UNRWA sarebbe stata coinvolta in un attacco contro Israele il 7 ottobre, i leader occidentali si sono affrettati a tagliare i fondi all’agenzia. Così facendo, si sono resi attivamente complici di quello che la Corte mondiale già temeva fosse un genocidio.

Dov’è stata la moderazione quando i funzionari israeliani – con una lunga storia di menzogne per promuovere l’agenda militare del loro Stato – hanno inventato storie su Hamas che decapitava i bambini o che compiva stupri sistematici il 7 ottobre? Tutto questo è stato smascherato da un’inchiesta di Al Jazeera che ha attinto in gran parte a fonti israeliane.

 

Questi inganni che giustificano il genocidio sono stati fin troppo prontamente amplificati dai politici e dai media occidentali.

Israele non ha mostrato alcuna “moderazione” nel distruggere gli ospedali di Gaza o nel prendere in ostaggio e torturare migliaia di palestinesi presi per strada.

Tutto ciò ha ricevuto un silenzioso assenso da parte dei politici occidentali.

Dov’era la “moderazione” nelle capitali occidentali quando i manifestanti sono scesi in piazza per chiedere un cessate il fuoco, per fermare il massacro di donne e bambini, la maggior parte dei morti di Gaza? I manifestanti sono stati diffamati – e lo sono tuttora – dai politici occidentali come sostenitori del terrorismo e antisemiti.

E dov’era la richiesta di moderazione quando Israele ha stracciato il libro delle regole sulle leggi di guerra, permettendo a ogni aspirante uomo forte di citare l’indulgenza dell’Occidente per le atrocità israeliane come precedente per giustificare i propri crimini?

In ogni occasione, quando ha favorito gli obiettivi malevoli di Israele, l’impegno dell’Occidente alla “moderazione” è venuto meno.

Stato cliente di primo piano

C’è un motivo per cui Israele è stato così ostentato nel massacrare Gaza e la sua popolazione. Ed è lo stesso motivo per cui Israele si è sentito incoraggiato a violare la sacralità diplomatica del consolato iraniano a Damasco.

Perché per decenni Israele ha ricevuto protezione e assistenza dall’Occidente, a prescindere dai crimini commessi.

I fondatori di Israele hanno ripulito etnicamente gran parte della Palestina nel 1948, ben oltre i termini di spartizione stabiliti dalle Nazioni Unite un anno prima. Nel 1967 [Israele] ha imposto un’occupazione militare sui resti della Palestina storica, cacciando un’altra parte della popolazione autoctona. Ha poi imposto un regime di apartheid nelle poche aree in cui sono rimasti i palestinesi.

Nelle loro “riserve” in Cisgiordania, i palestinesi sono stati sistematicamente brutalizzati, le loro case demolite e sono stati costruiti sulla loro terra insediamenti ebraici illegali. I luoghi sacri dei palestinesi sono stati gradualmente circondati e sottratti loro.

Separatamente, Gaza è stata isolata per 17 anni e alla sua popolazione è stata negata la libertà di movimento, il lavoro e le basi della vita.

Il regno del terrore di Israele per mantenere il suo controllo assoluto ha fatto sì che l’imprigionamento e la tortura divenissero un “rito di passaggio” per la maggior parte degli uomini palestinesi. Qualsiasi protesta viene stroncata senza pietà.

Ora Israele ha aggiunto il massacro di massa a Gaza – il genocidio – alla sua lunga lista di crimini.

Gli spostamenti di palestinesi negli Stati limitrofi causati dalle operazioni di pulizia etnica e dai massacri compiuti da Israele hanno destabilizzato l’intera regione. Per garantire il suo progetto coloniale militarizzato in Medio Oriente – e il suo posto di Stato cliente di Washington nella regione – Israele ha intimidito, bombardato e invaso regolarmente i suoi vicini.

L’attacco al consolato iraniano a Damasco è stato solo l’ultima delle umiliazioni in serie subite dagli Stati arabi.

In tutto questo, Washington e i suoi Stati vassalli non hanno fatto altro che lanciare occasionali appelli alla “moderazione” nei confronti di Israele. Non ci sono mai state conseguenze, ma piuttosto ricompense da parte dell’Occidente sotto forma di infiniti miliardi di aiuti e di uno status commerciale speciale.

Qualcosa di precipitoso

Allora perché, dopo decenni di violenza dissoluta da parte di Israele, l’Occidente è diventato improvvisamente così interessato alla “moderazione”? Perché in questa rara occasione serve agli interessi occidentali per calmare gli incendi che Israele è così determinato ad alimentare.

L’attacco israeliano al consolato iraniano è arrivato proprio quando l’amministrazione Biden stava finalmente esaurendo le scuse per aver fornito le armi e la copertura diplomatica che hanno permesso a Israele, in sei mesi, di massacrare, mutilare e rendere orfani decine di migliaia di bambini palestinesi a Gaza.

Le richieste di un cessate il fuoco e di un embargo sulle armi nei confronti di Israele hanno raggiunto il culmine, con Biden che sta perdendo consensi tra parti della sua base democratica, mentre si trova ad affrontare una nuova elezione presidenziale nel corso dell’anno contro il rivale risorgente, Donald Trump.

Un piccolo numero di voti potrebbe fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

Israele aveva tutte le ragioni per temere che il suo patrono potesse presto togliere il tappeto da sotto la sua campagna di massacri di massa a Gaza.

Ma avendo distrutto l’intera infrastruttura necessaria a sostenere la vita nell’enclave, Israele ha bisogno di tempo per far sì che le conseguenze si manifestino: o la morte per fame di massa, o il trasferimento della popolazione altrove per motivi presumibilmente “umanitari“.

Una guerra più ampia, incentrata sull’Iran, distrarrebbe dalla disperata situazione di Gaza e costringerebbe Biden ad appoggiare Israele incondizionatamente, per mantenere il suo impegno “ferreo” alla protezione di Israele.

Inoltre, con gli Stati Uniti direttamente coinvolti in una guerra contro l’Iran, Washington non avrebbe altra scelta che assistere Israele nella sua lunga campagna per distruggere il programma nucleare iraniano.

Israele vuole eliminare qualsiasi possibilità per l’Iran di sviluppare una bomba, che livellerebbe il campo di gioco militare tra i due in modo da rendere Israele molto meno sicuro di poter continuare ad agire impunemente a proprio piacimento nella regione.

Per questo motivo, i funzionari di Biden stanno esprimendo ai media statunitensi la preoccupazione che Israele sia pronto a “fare qualcosa di avventato” nel tentativo di trascinare l’amministrazione in una guerra più ampia.

La verità, tuttavia, è che Washington ha coltivato da tempo Israele come suo mostro di Frankenstein militare. Il ruolo di Israele era proprio quello di proiettare il potere degli Stati Uniti nel Medio Oriente, ricco di petrolio. Il prezzo che Washington era più che disposta ad accettare era lo sradicamento del popolo palestinese da parte di Israele, sostituito da uno “Stato ebraico” fortezza.

Chiedere a Israele di esercitare “moderazione” ora, mentre le sue lobby radicate flettono i muscoli intromettendosi nella politica occidentale e fascisti autodefiniti governano il governo israeliano, è al di là della farsa.

Se l’Occidente apprezzasse davvero la “moderazione”, avrebbe dovuto insistere per ottenerla da Israele decenni fa.

 

Jonathan_CookJonathan Cook è un giornalista britannico pluripremiato. Ha vissuto a Nazareth, in Israele, per 20 anni. È tornato nel Regno Unito nel 2021.
È autore di tre libri sul conflitto israelo-palestinese: Blood and Religion: The Unmasking of the Jewish State (2006). Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East (2008). Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human

 

Link: https://www.jonathan-cook.net/2024-04-16/west-restraint-genocide-gaza/

 

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte

 

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