Il Telegraph riferisce che il tribunale di Berlino ordina alla capitale tedesca di vietare la maggior parte dei veicoli diesel su 11 strade principali, per contrastare l’inquinamento.
Amburgo è stata la prima a maggio. Stoccarda, patria di Mercedes e Porsche, è arrivata seconda a luglio.
Poi a Francoforte è stato vietato il gasolio.
È stato posto un bando solo alle auto più vecchie, che non soddisfano gli standard di emissione. Ora però anche il diesel viene considerato tossico, nessuno lo vuol più comprare.
In aggiunta ai vari problemi, la Merkel ha perso il controllo. Non è più in grado di proteggere l’industria tedesca.
Il Parlamento Europeo ha appena votato per ridurre le emissioni di CO₂ del 40%. I ministri europei hanno votato per una riduzione del 35%. Quest’ultimo voto è vincolante.
Le vendite di auto sono bruscamente calate a settembre.
Il governo tedesco, sostenuto dai suoi soliti alleati dell’Europa orientale, ha combattuto invano per superare gli standard più severi.
Il ministro dell’ambiente tedesco Svenja Schulze ha deliberatamente – e sorprendentemente – indebolito la propria posizione negoziale dicendo che è a favore di parametri ancor più severi.
Un tribunale amministrativo a Berlino ha deciso ieri che la città deve vietare le auto diesel – conformi alle norme Euro cinque e precedenti – in importanti aree della città, tra cui Friedrichstrasse e Leipziger Strasse. Non vi è alcun divieto per le auto a benzina, in quanto le emissioni in questione sono di ossido di azoto. Il divieto dovrà essere implementato entro luglio 2019 al più tardi. La querelante è stata una ONG ambientale tedesca, che aveva fatto causa a livello cittadino per vietare il gasolio.
Il FT riporta che le vendite globali di Volkswagen sono calate di quasi il 20% a settembre, come risultato diretto della nuova procedura di test sui veicoli leggeri a livello mondiale, entrata in vigore lo scorso mese. Un calo di una certa misura era stato previsto, ed è avvenuto dopo un aumento delle vendite nel mese di agosto. Il calo delle consegne nella sola Germania è stato di quasi il 50%.
Sueddeutsche Zeitung cita il capo della Volkswagen, che afferma che il numero di posti di lavoro nelle fabbriche tedesche diminuirà di 100.000 unità nel prossimo decennio, una stima che riteniamo ancora relativamente ottimistica.
Ora che le città stanno imponendo divieti al diesel, il piano B dell’industria automobilistica è stato quello di aumentare la produzione di auto a benzina: il problema è che questa strategia è stata ora sorpassata dai nuovi obiettivi di emissioni di CO₂.
FAZ definisce quindi la decisione un favore ai produttori di auto elettriche. Anche se tecnicamente non corretto, ha un effetto simile. È uno sviluppo che l’industria tedesca ha cercato di evitare perché non vi ha una leadership naturale. Aggiungiamo a ciò una nostra previsione: il contingente di importazione per le automobili dovrà aumentare sostanzialmente per consentire all’UE di rispettare i propri standard di emissione. Questo diventerà uno dei maggiori fattori alla base dell’inevitabile deindustrializzazione del continente: un cambiamento socioeconomico che oggigiorno ha un ampio sostegno politico, ma per il quale l’UE ed i propri stati membri non sono preparati.
La Germania è indietro di anni rispetto a Cina e Stati Uniti in quanto a produzione di auto elettriche.
Sono anni dietro gli USA anche per le auto a guida autonoma.
La Germania alla fine arriverà alla pari, ma potrebbero volerci anni, se non decenni.
Questo è quel che succede agli imbroglioni quando i politici non riescono più a proteggerli.
Link: https://www.zerohedge.com/news/2018-10-14/inevitable-de-industrialization-europe
15.10.2018
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di HMG