DI ISRAEL SHAMIR
unz.com
La Palestina con i suoi meravigliosi paesaggi rocciosi ed i venerati antichi ulivi, alcuni dei quali piantati dalle mani di Maria, Madre di Cristo, la contadina palestinese che possedeva un frutteto vicino all’attuale Convento Cremisan di Beit Jalla, che porta ancora il suo nome. La Palestina con la sua robusta gente di montagna, magra, abbronzata e con occhi azzurri, la mia seconda o forse prima patria, da dove scrivo queste righe. La Palestina luogo raro nel mondo, dove la gente non ha paura di pronunciare la parola “ebreo”.
Ghassan Abdulla, un mio amico palestinese, ex professore di chimica ora in pensione – siamo diventati amici anni fa mentre cercavamo di promuovere l’idea di uno Stato Unico per tutti gli abitanti della Terra Santa di qualsiasi fede, un’idea universalmente accettata in tutto il mondo, certamente in Stati Uniti, Regno Unito, Russia e Francia, ma ancora considerata estrema qui – ebbene, questo Abdulla spesso riceve ospiti da Germania ed Austria, dato che sua moglie proviene dalla Svizzera tedesca. Questi sono scioccati quando sentono la parola “ebreo”, soprattutto con una connotazione negativa, come in “Gli ebrei non ci permettono di avere acqua” o “Gli ebrei non ci permettono di usare l’aeroporto”, “Gli ebrei hanno dichiarato un assedio ed ora non possiamo andare in chiesa”, “Gli ebrei hanno sparato ai bambini all’incrocio” e tante frasi simili, troppo frequenti in un paese in cui gli ebrei dominano ed i Gentili ubbidiscono o muoiono. Gli ospiti tedeschi cercano sempre di minimizzare, mormorando “Di sicuro non tutti gli ebrei”, o “Amiamo gli ebrei”, o qualcosa di altrettanto sciocco.
L’esercito americano di occupazione ha infuso una terribile paura degli ebrei nei cuori e nelle menti europei. Questa paura era già nota: il Vangelo testimonia che la gente aveva paura di parlare apertamente di Cristo “per paura degli ebrei”. Da allora, la paura non ha fatto altro che moltiplicarsi. E, ammesso che una tale paura esista, sarebbe strano se non venisse usata.
Le elezioni austriache di domenica scorsa ne sono una prova. Durante la campagna elettorale, il Partito Socialdemocratico Austriaco (SDO) ha assunto un faccendiere (in lingua Yiddish si direbbe macher) israeliano, Tal Silberstein, per infangare il suo avversario Sebastian Kurz. Silberstein ha creato una pagina Facebook a nome di Kurz e lì ha pubblicato forti invettive anti-ebraiche, ha organizzato un gruppo fan di Kurz pieno di slogan nazisti. L’idea era che gli austriaci si prendessero paura e non votassero Kurz.
Quest’ultimo ha però capito la mossa ed ha chiesto ai moderatori di Facebook di fermarla. Di solito FB è celere a bloccare roba nazista. Ed una falsa dichiarazione di identità viene solitamente risolta in un tempo ragionevole. Qui, però, il signor Zuckerberg ed i suoi lacché hanno indugiato per un attimo, riluttanti ad oscurare la denuncia di Silberstein di un antisemita. Kurz è stato fortunato perché Silberstein era stato arrestato in Israele per reati legati alla corruzione. Poi FB si è svegliata ed ha rimosso le pagine ed i gruppi creati da Silberstein. Questa è stata una pura fortuna: se fosse stato arrestato altrove, sarebbe stato considerato vittima di antisemiti e la sua roba sarebbe rimasta intatta.
Questo Silberstein è noto per fare cose del genere: un esperto diffamatore, era stato precedentemente collegato a reati legati alla corruzione, quando guidò la campagna per Julia Timoshenko, una politica ucraina. Lei andò in prigione, lui tornò in Israele. In Austria, ha avuto un sacco di disgrazie: gli hacker hanno pubblicato la sua corrispondenza con l’SDO, i leader SDO si sono dovuti dimettere e l’SDO ha perso le elezioni.
Il tentativo di Silberstein di far passare Kurz per un antisemita era fallito, ma lui ha continuato a bollare come antisemita un altro politico austriaco, il leader dell’FPO Heinz-Christian Strache. La fine della storia può confortarci: gli austriaci hanno preferito questi due partiti, la lista di Kurz e la FPO, nonostante il presunto antisemitismo, ed hanno punito l’SDO, il partito kosher.
Prima di festeggiare vediamo però il lato negativo di questo meraviglioso evento. Per sottrarre sé stessi ed i propri partiti dalla denuncia ebraica, i due leader hanno giurato fedeltà ad Israele. Sono andati (separatamente) in Israele, hanno fatto delle foto con Netanyahu ed al memoriale dell’Olocausto, ed hanno detto diffusamente quanto amino ed apprezzino quel paese.
L’accusa di antisemitismo è una situazione win-win per gli ebrei. Se un politico non fa quel che gli ebrei vogliono, lo chiamano antisemita cosicché lui poi (a) faccia quello che vogliono e/o (b) giuri fedeltà ad Israele. Nel caso (a) è un liberale, nel caso (b) un nazionalista. In entrambi i casi, gli ebrei vincono.
Ed i palestinesi perdono. Sono bloccati dietro un alto muro; non se ne possono andare, e gli ebrei ci entrano ogni volta che vogliono, per prendere un uomo ed ammazzarlo o rinchiuderlo nei propri carceri senza nome. Di tanto in tanto, gli ebrei occupano una collina o una valle e lì costruiscono una comunità chiusa solo per loro. Prendono acqua, prendono campi. Se i palestinesi si costruiscono, diciamo, una centrale elettrica, gli ebrei la fanno esplodere in mille pezzi. Dicono che altrimenti i palestinesi sarebbero in grado di usare l’elettricità per fabbricarsi armi ed uccidere gli ebrei. È meglio che siano loro a vender l’elettricità ai palestinesi: l’UE paga una parte, l’ANP il resto, i soldi e l’interruttore vanno in mani ebraiche.
Riuscite a leggere il paragrafo precedente senza sentire un disagio acuto? Se no, siete anche voi vittima di cacciatori di antisemitismo. Non mi piace chi odia gli ebrei, ma questi cacciatori sono peggio, molto peggio, perché provocano danni veri e non immaginari.
Pensate a Weinstein, lo scemo di Hollywood – è un tipico cacciatore di antisemitismo, che sogna di uccidere i goyim, come nel suo film “Bastardi senza gloria”, o nella vita reale di portarsi a letto le shiksa. Voleva “fare il mazzo” ai nemici degli ebrei, organizzandosi “come la mafia”, anche se questi ragazzi potrebbero insegnare alla mafia una lezione o due. Ha costretto le ragazze Gentili a fare sesso con lui perché era un umile ebreo del Bronx che sognava un riscatto, ha scritto l’editore dell’ebraico Tabletmag.com: “Va da sé che quasi tutte queste donne erano Gentili, ulteriore motivo per alimentare il riscatto di Weinstein dalla sua origine semitica e popolana”. Al gala di Algemeiner a New York, Weinstein ha dichiarato: “Amo Israele, amo cosa rappresenta, sono orgoglioso di essere ebreo. Sono un israeliano nel cuore e nella mente”.
Ogni volta che un bambino palestinese viene ucciso, ogni volta che un olivo viene sradicato da bulldozer ebrei, Weinstein e Silberstein sono complici del delitto.
Ora nel Partito Laburista inglese c’è una terribile caccia alle streghe contro gli antisemiti. L’idea è quella di distruggere Jeremy Corbyn, per restituire il partito ai sodali di Blair ed al suo finanziatore ebraico Mandelson, che ha detto: “Cerco di danneggiare Corbyn ogni giorno con le accuse di antisemitismo. Lui sta facendo di tutto per coprirsi da quel punto di vista. Brava gente e forti attivisti sono stati espulsi per futili motivi, perché gli ebrei hanno chiesto la loro testa. Anche un vecchio professore come Moshe Machover, un socialista accademico ed israeliano, da lungo tempo residente nel Regno Unito, era stato espulso dal Partito perché questo era il volere dell’ambasciatore israeliano in UK.
Gli Stati Uniti sono il peggior caso di paura degli ebrei. Gli americani hanno così paura degli ebrei che esprimono il loro amore servile in ogni occasione. Non in privato, però. Ho conosciuto alcuni dignitari americani; ogni volta che pensavano di non essere ascoltati o registrati dalla NSA, parlavano abbastanza liberamente del giogo ebraico. Ma in pubblico, non avrebbero mai detto niente. Conosco solo una deputata che ha osato farlo, Cynthia McKinney. Ha perso il suo seggio, ma è diventata famosa. Una donna di colore ha avuto più coraggio di tanti uomini bianchi.
Ora pensate a Trump. Fin dall’inizio della sua carriera politica, ogni giorno o due volte al giorno dice di non essere un antisemita. E si sta sempre più legando ad Israele per dimostrarlo.
Sta facendo di tutto per Israele. È uscito infuriato da una riunione dell’UNESCO perché non sono abbastanza obbedienti con Israele – anche se sono contravvenuti alle proprie regole per eleggere una donna ebraica francese-marocchina come capo per accontentare Trump e Netanyahu. Ha distrutto l’accordo nucleare con l’Iran, perché questa era la richiesta di Netanyahu. E tuttavia, ogni giorno gli ebrei gridano che è un antisemita.
Assieme a Netanyahu, Trump ora prepara una guerra civile inter-palestinese, o perlomeno blocca il modo palestinese di risolvere democraticamente i propri problemi interni. Dal 2006, i palestinesi sono stati divisi tra Fatah ed Hamas. Ora vogliono formare un governo di coalizione e svolgere elezioni democratiche come accaduto nel 2006. Israele è sicuramente contraria, come sono contrari ad ogni tentativo di fermare eccidi nella zona. Gli ebrei vogliono guerra sempre – dalla guerra Iran-Iraq alla Guerra al Terrore alla guerra siriana, sono sempre per la guerra, ma in special modo vogliono una guerra civile palestinese. E qui gli Stati Uniti entrano in ballo, dicendo che bloccheranno l’ANP nei propri tribunali e banche se accetta Hamas.
Così gli ebrei continuano ad usare questo meraviglioso strumento chiamato antisemitismo. Anche se non distruggono il proprio nemico – Trump, Corbyn e Kurz non sono stati distrutti – costringono i politici attaccati a sostenere ancor di più Israele. Se esce perdono gli altri, se esce croce vincono loro. E questa è la strada verso la perdizione.
L’unica via d’uscita è desensibilizzare la gente dall’accusa di antisemitismo. È per questo che accolgo articoli controversi su Unz.com e altrove, perché, anche se non perfettamente corretti, aiutano a desensibilizzare il lettore.
Bravi attivisti ebrei suggeriscono di muoversi in modo opposto. “Lottate contro l’antisemitismo, non dategli spazio – dicono – l’antisemitismo è controproducente”. Certamente ci sono buoni attivisti ebrei. Ad esempio, Philip Weiss e Norman Finkelstein. Ed anche Gilad Atzmon. Non voglio discutere con loro, perché stanno facendo un buon lavoro – fino a che non si uniscono alla lotta con i cacciatori di antisemitismo. È assolutamente ok non amare questo o quest’altro slogan anti-ebraico; d’altra parte è inevitabile, perché la critica degli ebrei ha molti volti. Ma c’è una distanza tra il non gradire e l’unirsi a Netanyahu e Weinstein.
Le anime dei politici Gentili sono così fragili, sono così spaventati dagli ebrei, è meglio non traumatizzarli dicendo loro che ci sono alcuni antisemiti cattivi da affrontare. Ogni voto ebraico perso sarà ben compensato dai voti ottenuti. È il momento giusto per sbarazzarsi del giogo ebraico, specialmente dato che questo giogo è un blocco puramente psicologico.
La gente potrebbe odiare zingari, immigrati di massa, banchieri, giornalisti viscidi e macher. Non è vietato non amare gli ebrei. Non è contro la legge. Non bisogna compensarlo inginocchiandosi ad Israele.
Se ve lo ricorderete, libereremo la Palestina; se non lo farete, la guerra è inevitabile.
Israel Shamir
Fonte: www.unz.com
Link: http://www.unz.com/ishamir/antisemitism-weaponised/
18.10.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG