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Un colpo dritto in faccia, all’improvviso, quando ormai la vittoria sembrava assicurata. E invece niente, il k.o. è arrivato inesorabile sovvertendo completamente il verdetto. Quello che vedeva i Cinque Stelle esultare per aver mantenuto almeno una delle tante promesse fatte agli elettori e poi tradite strada facendo, l’abolizione degli odiosi vitalizi. Festeggiamenti che hanno presto lasciato il posto all’amarezza per un stop improvviso: tutto uno scherzo, si torna ai cari, vecchi privilegi di una casta che il Movimento prometteva di buttar via dai palazzi e contro la quale, invece, pare nella migliore delle ipotesi disarmato, quando non sottomesso.
Chiariamoci, di tanti slogan utilizzati in campagna elettorale e poi mai trasformati in battaglie concrete, quello dell’eliminazione dei vitalizi è uno dei pochi punti sui quali il M5S non ha voluto cedere. Un passaggio storico, la rimozione di una pietra miliare alla quale gli eletti continuavano a guardare bramosi, consapevoli del fatto che una volta approdati in Parlamento avrebbero potuto godere di un benefit non solo economico, ma che attestasse anche in eterno il loro potere. I Cinque Stelle hanno sfidato la casta senza conoscere però nemmeno le regole del gioco. Finendo per incappare nell’ennesima figuraccia.
È bastata una Commissione, la Contenziosa, a cancellare quanto fatto di buono dal Movimento e spazzare via, in un orario insolitamente tardo, i palloncini lanciati in piazza dagli esponenti grillini che rivendicavano il loro successo. Perché all’epoca (era il 2018) come oggi, i Cinque Stelle avevano un bisogno disperato di trionfi da offrire in pasto a un elettorato sempre più scontento di quella che doveva essere una forza demolitrice e che si è invece andata sgonfiando giorno dopo giorno. Al punto da affrettarsi a rivendicare ogni traguardo senza nemmeno essere del tutto sicuri di averlo tagliato, come nel caso dei vitalizi.
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L’ennesima delusione per un Movimento attraversato da tensioni vibranti e che proprio intorno alle poche conquiste realizzate continuava a stringersi a coorte, per dirla con le parole di Mameli. Diviso, invece, tra chi ha ormai accettato senza fiatare la nuova linea di quasi totale subalternità al Pd e chi ancora ricorda, di tanto in tanto, gli impegni presi al momento di presentarsi al voto. Con questi a sentirsi sempre meno parte di quella sigla, M5S, quasi del tutto svuotata di significato.
26.06.2020