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La Redazione

 

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La strategia ucraina di Amos Hochstein

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A cura di Davide
Il 18 Febbraio 2018
243 Views

DI ARINA TSUKANOVA

fondsk.ru

Alla fine di novembre 2017, in Ucraina è accaduto un evento che è stato di immediato chiarimento a chi non lo aveva ancora capito: questo Paese, benché sia gestito dagli Stati Uniti, ma non necessariamente dalla Casa Bianca – i rappresentanti del cosiddetto Stato Profondo possono rivestire il ruolo di amministratori dell’Ucraina. Questo vale anche per il settore energetico.

Ci sono motivi per presupporre che Amos Hochstein, Rappresentante speciale degli Stati Uniti per gli Affari energetici internazionali, Assistente del Segretario di Stato alle risorse energetiche durante la presidenza di Barack Obama, rappresenti lo “Stato profondo” americano nel settore del petrolio e del gas ucraino.

Gli obiettivi tattici di Hochstein in Ucraina, con l’amministrazione per la quale egli lavora, secondo le sue parole, nel periodo di 6-7 anni sono i seguenti: con la scusa della diversificazione, fare tutto il possibile per la separazione degli utenti ucraini dal gas russo e prendere pienamente il controllo del transito del gas verso l’Europa, attraverso l’Ucraina. L’obiettivo strategico è riorientare l’Europa all’acquisto del GNL (N.d.T. Gas naturale liquefatto) americano.

Come nuovo hub europeo del gas è stata scelta la Croazia, ovvero l’isola di Krk nell’Adriatico, dove verrà costruito un terminale galleggiante per il GNL. Per la realizzazione di questo ambizioso progetto, al quale si trovavano in prima linea l’ex Vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo amico Amos Hochstein, la Commissione europea ha stanziato nel 2017 più di 101 milioni di euro, un quarto della somma necessaria (circa 384 milioni di euro). Donald Trump ha sostenuto il piano energetico Biden – Hochstein al vertice di Varsavia «Iniziativa dei tre mari» nel mese di luglio 2017, in cui il Presidente degli Stati Uniti ha discusso in merito ai «mercati dell’energia aperti, equi e accessibili», che presumibilmente prometterebbero agli Europei sia la prosperità, sia la sicurezza.

Questi piani americani sono ostacolati dai progetti «Nord Stream-2» e «Turkish Stream». Ed ecco che l’Ucraina, attraverso il territorio della quale ora il gas russo va in Europa, ha bisogno di tempo. Facendo riferimento agli interessi ucraini è possibile proteggere con successo il piano Biden – Hochstein, finché non si include nel lavoro il terminale per il GNL in Croazia, e che i nuovi Europei non passino all’acquisto del gas naturale liquefatto americano (con discorsi sul garantire l’«indipendenza energetica» dalla Russia, si intende). La Polonia è un avamposto americano in Europa orientale ha già costruito sul suo territorio il terminale GNL sul Mar Baltico, e nel 2017 ha concluso un contratto per la fornitura quinquennale del gas liquefatto americano.

La strategia balcanica di Amos Hochstein prevede che la Croazia diventi un altro nodo chiave del corridoio europeo del trasporto del gas, che permette di legare tutti i Paesi dell’Europa orientale al GNL americano. L’Ucraina è tra questi: se Hochstein riuscirà, per conto dell’Europa, a rendere la Croazia un hub energetico, il sistema di trasporto del gas ucraino non sarà necessario per gli Americani. Che ora sta assolvendo due compiti per gli Stati Uniti: in primo luogo, è un argomento in opposizione al progetto Nord Stream-2, in secondo luogo, abitua gli Ucraini all’idea che non stanno comprando gas dalla Russia. A questo scopo è stata inventata una storiella divertente sul «gas reversibile» che, arrivando in Europa dalla Russia, sembra non essere più russo, ma diventa europeo. Questa fandonia s’insinua con successo nella coscienza.

La decisione dell’arbitrato di Stoccolma, che costringe l’Ucraina a comprare da «Gazprom» 4 miliardi di metri cubi di gas all’anno, non cambia nulla nella strategia di Hochstein. Il contratto del gas tra Ucraina e Russia si conclude nel 2019 e i piani americani per instaurare un dominio energetico sull’Europa sono calcolati, in prospettiva strategica, su un termine di gran lunga più duraturo.

In una riunione del governo ucraino in data 22 novembre 2017, è stata ratificata con disposizione occulta la nuova composizione del consiglio d’amministrazione della società per azioni nazionale «(Naftogaz) Нафтогаз України», dove sono entrati quattro amministratori indipendenti (dallo Stato ucraino). Tra loro c’è l’inviato speciale Amos Hochstein! Nel quartetto di stranieri, tre rappresentano l’unione tra Stati Uniti e Regno Unito, il capo del consiglio d’amministrazione è britannica, nel suo Paese si è già occupata di riforme del settore del gas una ventina di anni fa, negli anni ’90. L’Ucraina nella composizione del consiglio di sorveglianza di Naftogaz è rappresentata da una miserabile minoranza: nessuno dei tre cittadini ucraini ha un’istruzione specializzata in materia di energia: un economista-revisore dei conti, uno specialista degli investimenti e … uno studioso di storia della diplomazia.

La precedente truppa da sbarco, che lavorava nel consiglio di amministrazione di «Naftogaz», si è dimessa nel 2017, facendo riferimento alla riluttanza del governo di riformare il settore energetico ucraino, secondo le prescrizioni emesse dai creditori internazionali dell’Ucraina. Ma ora sembra che tutto sarà diverso – Hochstein prende la faccenda nelle sue mani. Fino alla primavera del 2018 il governo ucraino deve dimostrare alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), dalla quale prende crediti per l’acquisto e il pompaggio del gas in stoccaggi sotterranei, i primi risultati del lavoro della nuova composizione del Consiglio d’amministrazione di «Naftogaz», altrimenti la tranche successiva (Kiev ha richiesto quasi 900 milioni di euro, di cui la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ne ha confermati 300) sarà in pericolo.

Nella prima metà del 2018 è prevista la ripartizione di «Naftogaz»: il trasporto del gas e la sua estrazione saranno disgiunti. I pezzi più appetitosi andranno sotto il controllo degli americani e dei loro amici canadesi e britannici. E poi Amos Hochstein integrerà l’Ucraina nel corridoio di trasporto del gas polacco-croato, da dove giungerà il GNL mancante allo Stato. Certo, a un prezzo di mercato che è superiore a quello della Russia. L’Americano è sicuro: «… il supporto sociale deve essere concesso solo a coloro che ne hanno estremo bisogno». È convinto anche di un’altra cosa: dato che il sottosuolo appartiene al popolo dell’Ucraina, ci si può aspettare che «nel settore estrattivo arriveranno le compagnie internazionali che possono svilupparlo, ma queste aziende devono trovare un percorso chiaro per il conseguimento di remuneratività».

Ma ecco che la Russia, secondo Hochstein, sta anche cercando di «assestare un duro colpo economico all’Ucraina, togliendo dalla sua economia quasi 2 miliardi di dollari, che riceve per il transito, e di ripristinare il dominio russo nel mercato del gas dell’Europa centrale e orientale». Ciò riguarda i progetti «Nord Stream-2» e «Turkish Stream» in grado di far crollare i piani americani per il mercato europeo del gas. «Ho ripetutamente affermato a Bruxelles che la questione del mantenimento del transito del gas russo, attraverso l’Ucraina, non dovrebbe essere discussa affatto. Non ci deve essere alcuna resa su queste posizioni», ha detto Hochstein.

Gli Americani si muovono nelle aree europee per la conduttura [del gas] ucraina, non perché sono preoccupati per l’economia dell’Ucraina. La ragione è diversa: negli Stati Uniti si calcolava che le forniture di GNL per l’Europa iniziassero nel 2015 e si sarebbe stati in grado di congelare la costruzione di gasdotti dalla Russia, se non per sempre, quantomeno prima della consegna del terminale per il GNL sull’isola di Krk, per mettere a frutto e concludere contratti a lungo termine per la fornitura di gas americano ai principali firmatari del «Memorandum croato». Questa idea è stata supportata nell’estate 2015 da 15 Paesi, tra cui l’Ucraina.

In breve, i tempi dell’attuazione dei piani americani si sono spostati, i «flussi» non potevano essere fermati: il «Nord Stream-2» già vicino alle acque costiere della Germania, il cui piano per la costruzione e lo sfruttamento del gasdotto viene progressivamente ratificato dalla parte tedesca. In Turchia, si ripongono grandi speranze nel «Turkish Stream». Hochstein rimane di questa opinione, chiedere all’Europa di salvare il transito ucraino e contemporaneamente investire nel terminale per il GNL sull’isola di Krk. La realtà, tuttavia, mostra la vulnerabilità di questa strategia: il GNL americano è significativamente meno competitivo, per quanto riguarda il prezzo, in comparazione al gasdotto russo. E se si può costringere la leadership ucraina a comprarlo a carissimo prezzo, allora anche con la Polonia sarà più difficile: i Polacchi non sono contrari alla contrattazione per il gas russo, e quindi sotto il marchio della «diversificazione» venderlo alla stessa Ucraina.

Sì, e un inverno freddo ha confuso le carte – gli stessi Stati Uniti hanno dovuto importare GNL. E la Russia ha dato una mano agli Americani congelati.

Sul suo conto, l’inviato speciale americano sulle questioni dell’energia internazionale scrive su Twitter che il suo lavoro è il discostamento del GNL degli Stati Uniti per l’accesso a un mercato globale più libero. In effetti, Amos Hochstein ha un’altra occupazione: egli trasforma il gas naturale in un’arma geopolitica e lo rende uno strumento per far avanzare gli interessi dello «Stato Profondo», penetrando grandi mercati e interi Paesi. Ora opera in Ucraina. E poi arriverà il turno dell’Europa.

 

Arina Tsukanova

Fonte: www.fondsk.ru

Link: https://www.fondsk.ru/news/2018/02/01/ukrainskaya-strategia-amosa-hohshtajna-45531.html

01/02/2018

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