La storia dell’Eruv, il filo che circonda Manhattan

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Gabriele Genah – Corriere della Sera

Nella città di New York, intorno al borough di Manhattan, corre un filo sottile: ecco che cos’è – e chi, ogni settimana, ha il compito di controllare che sia perfettamente integro, qualsiasi siano le condizioni meteo

NEW YORK — Nascosto, eppure perfettamente visibile. Non c’è altro modo per descrivere il sottile filo che circonda Manhattan. Un cavo finissimo, quasi trasparente, che si snoda sopra i pali dell’elettricità per oltre 33 km, attraversando l’intera isola. Nonostante New York sia una città in cui spesso si cammina guardando verso l’alto per cogliere la maestosità dei suoi grattacieli, il filo passa inosservato alla maggior parte degli abitanti e dei turisti, ma è importantissimo per la comunità ebraica. Una comunità ancora scossa per i recenti episodi di antisemitismo, ma decisa a conservare regole e abitudini consolidate.
Quel filo si chiama Eruv e rappresenta una recinzione rituale che semplifica non poco la vita di migliaia di religiosi osservanti. Durante lo Shabbat — il sabato — agli ebrei non è infatti concesso alcun tipo di lavoro, dovendo rispettare il precetto del riposo: l’unica attività consentita è la preghiera. Fra i tanti divieti previsti dalle regole ebraiche per questa giornata — come quello di accendere fuochi, cucinare o fare acquisti, per esempio — uno in particolare pone notevoli difficoltà ai religiosi: non si può trasportare alcun oggetto al di fuori della propria abitazione, compresi i passeggini.

L’Eruv nasce proprio per evitare quest’ultimo inconveniente, perché estende di fatto il proprio domicilio privato anche agli spazi pubblici. All’interno dell’area delimitata dal filo ci si trova quindi a tutti gli effetti come dentro casa, e siccome l’Eruv circonda tutta Manhattan gli ebrei ortodossi possono comportarsi liberamente in tutta l’isola.

Esistono regole precise perché la recinzione sia «kosher», ossia rispetti tutti i dettami religiosi. Ad esempio il filo deve essere posto ad almeno 4 metri e mezzo da terra, deve essere alla sommità del palo cui è agganciato, deve essere teso e correre in linea retta da un punto all’altro, deve essere approvato dalle autorità locali (è il motivo per cui una delle uniche zone escluse è quella dell’Onu, dove la città di New York non ha giurisdizione) e il suo perimetro non deve essere interrotto in nessun punto.

Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta i rischi maggiori, viste le dimensioni enormi dell’area in questione e i frequenti problemi che sorgono in una città come New York, dal maltempo ai continui lavori edilizi che possono causare la rottura di una sezione.

Per controllare che tutto sia «kosher» ogni giovedì (il giorno prima dell’entrata dello Shabbat, il venerdì sera) il rabbino Moshe Tauber ha il compito di percorrere l’intera lunghezza del perimetro: «Si tratta di un giro molto lungo che può durare anche tre o quattro ore. Per evitare il traffico mi sveglio all’alba e mi metto in macchina il prima possibile. Se vedo qualche interruzione lungo l’Eruv chiamo una squadra di tecnici, che vengono immediatamente ad aggiustare le sezioni in modo che sia tutto in regola per il giorno dopo».

Il compito del rabbino Tauber è particolarmente importante per la comunità ebraica newyorkese: senza il suo «via libera», la recinzione non è considerata «kosher» e gli ebrei ortodossi non possono trasportare alcun oggetto al di fuori della propria abitazione. Per questo ogni settimana i religiosi controllano sull’apposito sito internet che l’Eruv sia stato accuratamente ispezionato e che tutto sia in regola.

La recinzione di Manhattan è nata nel 1999 e inizialmente comprendeva solo l’Upper West Side. Da allora si è espanso piano piano di zona in zona: «I fedeli degli altri quartieri ci contattavano — racconta Teuber — perché anche loro volevano essere compresi all’interno dell’Eruv. Lentamente abbiamo ampliato le sezioni, arrivando infine a circondare quasi tutta l’isola». In alcuni punti non è necessario il filo: se gli altri parametri sono rispettati, come per esempio l’altezza minima e lo svolgimento in linea retta, anche altre strutture possono fungere allo scopo. Così in alcuni punti si tratta per esempio del muretto di recinzione del parco o delle facciate di edifici; ma dopo qualche metro si ritorna sempre al cavo, l’unico modo per assicurare continuità negli innumerevoli incroci.

Da quando è stato inaugurato, l’Eruv ha resistito quasi a tutto: dagli uragani, come Sandy nel 2012, alle annuali parate del Ringraziamento in cui gli enormi pupazzi aerostatici lo colpiscono puntualmente. «Ogni volta siamo riusciti ad aggiustare le sezioni danneggiate in tempo — racconta Teuber —. Solo una volta non ci siamo riusciti. Era una decina di anni fa, ci fu una violenta nevicata, che appesantì i cavi e li fece cedere in diversi punti. Non riuscimmo ad aggiustare tutte le falle in tempo. Ma solo perché era venerdì pomeriggio».

Fonte: https://www.corriere.it/cronache/20_gennaio_05/storia-dell-eruv-filo-che-circonda-manhattan-b0a9954c-2f0d-11ea-838c-ac55de770e3c.shtml

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