La storia segreta dello schiavismo bianco in America

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Larry Romanoff
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Il modo migliore per dimenticare la storia è riscriverla. E, nella riscrittura, cancellare accuratamente i riferimenti a qualsiasi evento o circostanza storica ritenuta scomoda. Così, i libri di storia americani tacciono totalmente sulla questione degli schiavi bianchi, per lo più di origine europea, in modo particolare Irlandesi, ma anche Inglesi e Scozzesi, che venivano rapiti o comunque deportati con la forza negli Stati Uniti come manodopera in stato di schiavitù. In realtà, un esame della documentazione disponibile indica che, nelle Americhe, la schiavitù bianca era stata un’operazione molto più estesa di quella che aveva interessato la tratta dei Neri, e i numeri potrebbero essere gravemente sottostimati [1].

Diversi autori hanno affermato, e io ho visto resoconti apparentemente credibili, che gli schiavi bianchi in America erano più numerosi di quelli neri. Nel suo libro They Were White and They Were Slaves [2], Michael Hoffman ha scritto:

“La schiavitù nera era stata instaurata in modo efficiente nell’America coloniale perché gli schiavi neri erano governati, organizzati e controllati dalle strutture e dall’organizzazione precedentemente utilizzate per schiavizzare e controllare i Bianchi. Gli schiavi neri erano arrivati in un secondo tempo, ed erano stati inseriti in un sistema già sviluppato.”

La nuova nazione aveva bisogno di manodopera a basso costo, perché i coloni stavano sterminando gli abitanti di un grande Paese e si stavano impossessando delle terre, ma non avevano la manodopera per svilupparle. Gli schiavi bianchi erano più importanti dei neri, sia per il numero che per una questione economica. Un proprietario di schiavi bianchi, il piantatore della Virginia John Pory, aveva affermato che erano gli schiavi bianchi (non quelli neri) la “principale ricchezza” della nazione. Era stato in gran parte grazie alla stragrande maggioranza di schiavi bianchi che l’America aveva costruito le basi della sua ricchezza, perché la schiavitù era esclusivamente una questione di economia e di profitto. Il capitalismo americano è stato ferocemente predatorio fin dalla nascita. Un testimone oculare del rapimento in massa dei Bianchi poveri aveva stimato che, solo in base alle sue conoscenze personali, almeno 10.000 persone venivano vendute in schiavitù ogni anno da tutta la Gran Bretagna, e questo da circa due secoli.

Nei testi di storia americana si fa riferimento alla cosiddetta servitù debitoria (o servitù a contratto), una sorta di “sistema benignamente paternalistico in base al quale gli immigrati coloniali erano costretti a lavorare per alcuni anni per ripagare il loro passaggio e poi passare ad occupazioni più remunerative.” Il mito è che il passaggio oltreoceano fosse costoso e che i civili britannici ed europei firmassero di buon grado dei contratti di servitù che li obbligavano a lavorare per alcuni anni per ripagare il costo del loro passaggio, dopodiché avrebbero ricevuto un appezzamento di terra e la libertà di perseguire un futuro glorioso nel Nuovo Mondo. Ma non era così. Ci saranno anche stati alcuni casi di persone che corrispondevano a questa descrizione, ma erano una minuscola minoranza e le loro condizioni non erano migliori di quelle degli schiavi. Di fatto, il loro contratto di lavoro equivaleva, il più delle volte, ad una condanna a vita ai lavori forzati e a un’esistenza molto breve, se si considerano gli orribili tassi di mortalità. Esistono testimonianze documentate di detenuti bianchi che avevano chiesto di essere impiccati in Gran Bretagna piuttosto che essere mandati in quel gulag che era l’America.

È solo l’élite americana di oggi che presenta una propaganda insincera e appassionata per attenuare la brutalità [di quella situazione storica]. Il fatto è che, se questa servitù a contratto fosse stata davvero lo standard, migliaia di contratti sarebbero sopravvissuti e i nostri musei ne sarebbero pieni. Non ci sono prove di ciò. Alcuni storici ebrei e altri simpatizzanti pretendono che questo sistema di servitù debitoria, una sorta di forma privilegiata di lavoro vincolato, fosse rappresentativo dell’intera esperienza della schiavitù bianca in America. Ma questa definizione potrebbe applicarsi solo a coloro che aderivano volontariamente al servizio, e di questi ce n’erano pochissimi, mentre il contratto d’ingaggio veniva mantenuto solo come copertura spuria per quella che, in realtà, era una schiavitù a vita. Persino i Bianchi si riferivano a se stessi come a schiavi, degradati al pari degli animali da cortile. Ci sono prove di molti immigrati, speranzosi ma analfabeti, che erano stati ingannati e indotti a firmare contratti del genere, ignari del contenuto effettivo dei documenti che li designavano legalmente come proprietà personale, che poteva essere comprata e venduta, persa o vinta al gioco o uccisa senza particolari preoccupazioni, come qualsiasi altro animale. In ogni caso, questi contratti fornivano innumerevoli scuse ai proprietari di schiavi per prolungare indefinitamente il periodo di servitù, spesso di 7 anni per i reati più lievi e di 10 o 15 anni per quelli più gravi. Pochi riuscivano a fuggire.

I mercanti di schiavi si impegnavano in grandi sforzi per indurre i Bianchi liberi a firmare i contratti di servitù, che li avrebbero messi in schiavitù “temporanea” con la promessa di 50 acri di terra coltivabile alla fine del periodo d’affitto, ma questo non era altro che uno spregevole racket. Le terre promesse venivano affidate al proprietario degli schiavi con l’intesa che i titoli di proprietà sarebbero passati agli schiavi [al termine del contratto], ma questi diritti fondiari potevano essere persi per qualsiasi motivo, compresa la pigrizia, e, in questo caso, i titoli di proprietà venivano acquisiti dal padrone. Molti proprietari di schiavi acquistavano un gran numero di questi lavoratori a contratto e inventavano rapidamente scuse per impadronirsi di tutte le terre loro affidate, a volte con una mazzetta e una strizzatina d’occhi alle autorità competenti. Certamente, centinaia di migliaia e probabilmente milioni di acri di terra fertile erano stati sottratti in questo modo, con molti proprietari di schiavi che si erano ritrovati con enormi proprietà e grandi ricchezze, ma è proprio per questo che era stato creato un sistema così “benignamente paternalistico.” La servitù indiretta non è mai stata altro che un’immensa e crudele frode.

Un autore ha scritto che gli storici mantengono deliberatamente la falsità secondo cui “laddove i ‘servi’ bianchi costituivano la maggioranza dei lavoratori servili, essi lavoravano in condizioni privilegiate o addirittura lussuose, condizioni che erano vietate ai Neri. In realtà, gli schiavi bianchi si limitavano spesso a svolgere il lavoro sporco e faticoso nei campi, mentre i Neri e persino gli Indiani lavoravano come domestici nelle case delle piantagioni.” Un maggiore di nome Mordecai Manuel Noah, descritto come “il più illustre laico ebreo del suo tempo,” aveva lodato la schiavitù equiparandola alla libertà. Incredibilmente, aveva fatto dichiarazioni come questa: “C’è libertà sotto il nome di schiavitù. Un negro di campagna ha la sua casetta, una moglie e i suoi figli, il suo facile lavoro, il suo piccolo appezzamento di mais e patate, il suo giardino e i suoi frutti, che sono il suo reddito e la sua proprietà. Il servo di casa ha un bel vestito, i suoi pasti lussuosi, la sua privacy garantita, un padrone gentile e una padrona indulgente e spesso affettuosa.”

David W. Galenson ha scritto un trattato intitolato “White Slavery entitled White Servitude in Colonial America,” in cui afferma: “Gli uomini e le donne europei potevano esercitare una scelta sia nel decidere se emigrare nelle colonie che nello scegliere le possibili destinazioni.” Questi commenti, e molti altri simili, sono pura finzione, grandi bugie destinate a cancellare il male di secoli. Gli schiavi bianchi arrivavano dai livelli più poveri della società britannica, ed erano considerati sacrificabili dalla classe dirigente. Gli economisti sostenevano la schiavitù dei Bianchi poveri perché li consideravano il modo più economico ed efficace per sviluppare le colonie del Nuovo Mondo, con in più la possibilità di liberarsi dei poveri in eccesso che non erano “redditizi” per l’Inghilterra. Con l’espansione dell’agricoltura americana, i proprietari terrieri avevano chiesto la legalizzazione della pratica del rapimento e messa in schiavitù dei Bianchi poveri. Erano state approvate apposite leggi per consentire specificamente la cattura di bambini bianchi, in quella che potremmo definire una “battuta di caccia” nei confronti dei poveri della Gran Bretagna e di chiunque fosse disprezzato dall’aristocrazia britannica.

Data la segretezza sull’intera questione della schiavitù bianca, non sorprende che pochi sappiano che molti degli schiavi deportati nelle Americhe o in Australia non erano detenuti, come si legge nei documenti, ma erano, in realtà, prigionieri politici, dissidenti politici e anche prigionieri di guerra. L’Inghilterra, in particolare, si era impegnata a radunare ogni dissidente politico di rilievo, a imprigionarlo e a deportarlo come “galeotto.” L’Inghilterra collaborava anche con i mercanti di schiavi, permettendo a quelle che erano conosciute come le “bande dei cacciatori di schiavi” di girare liberamente per tutto il Paese e di sequestrare praticamente chiunque non sembrasse ricco, un processo visto con grande favore dall’aristocrazia britannica. Era stato Henry Cromwell a ordinare che tutti i poveri senzatetto della Gran Bretagna fossero catturati e deportati dai mercanti di schiavi, perché “non redditizi per il Regno.” Le leggi consentivano di catturare in qualsiasi parte dell’Inghilterra qualsiasi persona che sembrasse vagabonda o che chiedesse l’elemosina e di trasportarla in un porto britannico e imbarcarla per essere venduta in America. Di conseguenza, i giudici avevano ordinato di ridurre in schiavitù e inviare in America tutti “coloro che rendevano la vita sgradevole alla classe superiore britannica.” Gli Occidentali sono generalmente consapevoli del fatto che l’Australia era stata popolata quasi interamente da detenuti provenienti dalle prigioni britanniche, ma pochi sanno che il Nuovo Mondo americano era stato inizialmente popolato allo stesso modo e dalle stesse fonti. Il governo inglese aveva praticamente svuotato le prigioni, trasportando la maggior parte dei detenuti, uomini e donne, in America per venderli ai proprietari di piantagioni e ad altri industriali, e anche i bordelli erano stati svuotati con la forza per fornire ai proprietari di schiavi americani un’umanità, magari non consenziente ma in grado di riprodursi.

La documentazione storica ci dice che “i proprietari americani di schiavi avevano rapidamente iniziato ad accoppiarsi con le donne bianche sia per il loro piacere personale che per un maggiore profitto,” ma questa espressione nasconde una brutale verità. Le donne bianche, soprattutto le irlandesi, venivano semplicemente denudate e poi violentate fino a quando non rimanevano incinte, per poi essere mantenute in quelle condizioni. I figli delle schiave erano a loro volta schiavi, il che aumentava le dimensioni della forza lavoro del padrone. Anche se una donna irlandese riusciva a ottenere la libertà, i suoi figli rimanevano schiavi e lei raramente li abbandonava, rimanendo così in servitù. Altri padroni americani avevano trovato un modo migliore per usare queste donne bianche (che in molti casi erano bambine di dieci o dodici anni) e aumentare il loro valore di mercato, facendole accoppiare con maschi africani in modo che generassero schiavi con una carnagione “mulatta,” che potevano essere venduti ad un prezzo più alto del comune bestiame irlandese.

Questa pratica di incrociare femmine bianche con maschi africani era talmente radicata e diffusa che era stata approvata una legge che la proibiva, perché questa produzione di prole interferiva con i profitti dei grandi commercianti di schiavi ebrei. In questo avevano avuto un ruolo anche le versioni più perverse dell’ebraismo. Uno dei motivi per cui era iniziata la tratta degli schiavi africani era che questi ultimi “non erano macchiati dall’odiata teologia cattolica” che aveva contagiato gli Irlandesi. In parte anche per questo motivo, gli schiavi africani erano diventati più costosi da acquistare e spesso venivano trattati molto meglio delle loro controparti bianche. Gli schiavi neri erano sì utilizzati in modo crudele, ma di solito non venivano sfruttati fino alla morte come i Bianchi, acquistabili ad un prezzo molto basso e quindi completamente sacrificabili. All’arrivo in America, questi Inglesi bianchi venivano spogliati, messi in catene e fatti sfilare all’asta, dove venivano esaminati e venduti come bestiame.

Il commercio di schiavi bianchi era cosa assolutamente naturale per i mercanti ebrei in Inghilterra che importavano zucchero e tabacco dalle colonie americane. I Bianchi rapiti in Gran Bretagna potevano essere scambiati con questi beni in America, cosa che permetteva alle navi mercantili di trasportare un carico in entrambe le direzioni. Ma la condizione di questi esseri umani, e come venivano trattati da questi mercanti disumani, fa stringere il cuore. Ci sono notizie documentate su una nave che aveva gettato in mare più di 1.300 schiavi bianchi per garantire un’adeguata scorta di cibo all’equipaggio. Altri resoconti documentati raccontano di 20 o 30 bambini alla volta gettati in mare e lasciati annegare. In molti contratti era previsto che gli schiavi bianchi venissero venduti in anticipo ai proprietari delle piantagioni, che sarebbero stati responsabili del pagamento completo “se gli schiavi fossero sopravvissuti oltre la metà del viaggio.” Sembra che i capitani delle navi caricassero regolarmente scorte di cibo sufficienti solo per la prima metà della traversata oceanica, con l’intenzione di affamare gli schiavi per il resto del viaggio. Una registrazione documentata afferma: “Stipati in stive sudice, ammanettati, affamati e maltrattati, soffrivano e morivano in gran numero durante le traversate.” Nessuno si preoccupava di registrare il numero di morti.

Anche coloro che avevano la fortuna di sbarcare nel Nuovo Mondo non se la passavano meglio, visti i tassi di mortalità sconvolgenti. Il 60% di tutti gli schiavi bianchi che raggiungevano le Americhe non sopravviveva al primo anno. Un ecclesiastico aveva visitato un avamposto della piantagione e aveva descritto la scena come “una terra di morti viventi, un caveau pieno di cadaveri viventi.” Un poliziotto li aveva definiti “cumuli di stracci infestati da parassiti.” Quando aveva aperto la porta di uno dei loro tuguri, aveva visto: “Dieci, venti, trenta, chi può contarli? Uomini, donne, bambini, per la maggior parte nudi, ammucchiati sul pavimento come vermi in un caseificio, una visione spettrale, una tomba di stracci.” Gli schiavi bianchi che si ribellavano o che diventavano disobbedienti venivano puniti nei modi più selvaggi e disumani. I proprietari appendevano gli schiavi per le mani e bruciavano loro i piedi. Spesso venivano bruciati vivi e le loro teste mozzate venivano poste su picche nel pubblico mercato come monito per gli altri schiavi.

Particolarmente scioccante era il rapimento e la riduzione in schiavitù di moltissimi bambini bianchi, che venivano apertamente prelevati da orfanotrofi, case di lavoro e anche direttamente dalla strada e inviati in America per lavorare nelle fabbriche e nelle piantagioni. Innumerevoli spedizioni verso l’America di questi bambini condannati si erano susseguite per circa 300 anni, e pochissimi di loro avevano vissuto fino a diventare adulti. In un caso, durante un censimento in Virginia, solo sette bambini erano stati registrati come vivi tra le molte migliaia arrivate quell’anno. Tutti gli altri erano morti, e le statistiche per gli altri anni sono altrettanto desolanti: a volte ne sopravvivevano solo tre o quattro per anno. I bambini orfani e i figli di genitori poveri venivano presi di mira per la tratta degli schiavi bianchi, che venivano descritti come una “peste” e un “elemento di disturbo.” La polizia londinese aveva l’incarico di sequestrare tutti i bambini trovati per strada e di portarli in una struttura di contenimento dove avrebbero atteso di essere spediti in America. Spesso il loro unico crimine era quello di trovarsi per strada quando passava un agente. I mercanti di schiavi ebrei prendevano di mira in particolare le famiglie povere e chiedevano loro di consegnare i propri figli per la vendita, sotto la minaccia di essere ridotti alla fame tramite il ritiro di tutti gli aiuti, non importa da quale fonte provenissero. Potevano consegnare i loro figli ai mercanti di schiavi o essere costretti a morire di fame. Questo uso disumano di bambini “usa e getta,” durato secoli, aveva segnato l’inizio della predilezione americana per il lavoro minorile, iniziata nelle piantagioni, ma ben presto estesa alle fabbriche.

Schiavi irlandesi

Sembra che sia generalmente accettato il fatto che l’Irlanda, in passato, fosse stata gravemente spopolata, con una percentuale di riduzione della popolazione dell’80%, secondo le stime più accreditate. Ecco cosa riporta un utile articolo sugli schiavi irlandesi d’Inghilterra[3]: L’attuale narrazione standard tenta con un certo vigore di attribuire questa grave riduzione della popolazione a malattie o carestie, ma la realtà sembra essere che il motivo principale era stato il rapimento per schiavitù. Ci sono documenti a sufficienza che ci dicono che gli Irlandesi venivano rapiti e mandati oltremare a centinaia di migliaia, compresi non solo gli adulti ma anche i bambini più piccoli, che venivano strappati con la forza ai loro genitori e venduti come schiavi negli Stati Uniti e nelle Indie Occidentali. Possiamo certamente attribuire a Henry Cromwell gran parte di questo fenomeno, dal momento che sembrava particolarmente determinato a catturare e deportare tutte le donne irlandesi: “Per quanto riguarda le giovani donne [irlandesi], anche se dobbiamo usare la forza nel prenderle, tuttavia essendo così importante per il loro bene, e potendo essere di così grande vantaggio per il pubblico, non è minimamente in dubbio che possiate averne il numero che ritenete opportuno per farne uso.” Non c’è modo di fraintendere le parole di quest’uomo, e Cromwell, in queste osservazioni, non si riferiva alla “servitù debitoria.”

Il primo documento di vendita di schiavi bianchi era stato redatto nel 1612, sette anni prima che i primi schiavi africani arrivassero a Jamestown, in Virginia. Nel 1625 Giacomo II aveva ufficialmente decretato che tutti i prigionieri irlandesi fossero inviati nelle Indie Occidentali (Caraibi) e venduti ai proprietari di piantagioni. Le prime navi avevano deportato 30.000 Irlandesi, che, a metà del 1600, costituivano la maggioranza degli schiavi nelle colonie [4]. Un sito web portoghese ci dice quanto segue: “Il proclama del 1625 prevedeva che i prigionieri politici irlandesi fossero inviati all’estero e venduti ai coloni inglesi nelle Indie occidentali. Nel 1600, gli Irlandesi costituivano la maggioranza degli schiavi venduti ad Antigua e a Montserrat. A quel tempo, il 70% della popolazione totale di Montserrat era costituita da schiavi irlandesi. Per i commercianti inglesi l’Irlanda era rapidamente diventata un’enorme riserva di bestiame umano. La maggior parte dei primi schiavi nel Nuovo Mondo erano, in realtà, bianchi“[5].

Come ho scritto in precedenza, uno dei principi della propaganda si basa sul fatto che, su qualsiasi argomento, abbiamo una forte tendenza a credere alla prima cosa che leggiamo o sentiamo, soprattutto se queste affermazioni vengono ripetute più volte. In seguito, anche di fronte a prove inconfutabili, a fatti che non possono essere contestati e che dimostrano che le nostre convinzioni ormai accettate sono, in realtà, false siamo sorprendentemente riluttanti a cambiare idea e “esitiamo e vacilliamo e continuiamo a credere che ci debba essere qualche altra spiegazione.” A quanto pare, la nostra mente non è in grado di accettare di aver creduto a delle bugie. Questo è importante perché gli Ebrei usano questa caratteristica con grande vantaggio per prevenire la scoperta delle loro atrocità e impedire il pensiero razionale. In genere, se la conoscenza dei loro crimini passati mostra di voler fuggire dal confino storico, gli Ebrei usano questa tattica propagandistica per “arrivare per primi,” con qualche autore ebreo che scrive rapidamente un libro o un trattato sull’argomento, pieno di bugie e di storia falsificata, tentando di escludere gli Ebrei dal coinvolgimento e, se possibile, di incolpare le vittime.

Ci sono molti indizi sul fatto che gli Ebrei si stanno impegnando per eliminare la consapevolezza e la discussione sulla tratta degli schiavi irlandesi o per confondere irrimediabilmente la questione, in modo da farla uscire dal centro dell’attenzione e rendere difficili o impossibili le conclusioni. Wikipedia è naturalmente uno dei leader di questo sforzo. Fedele alle sue radici ebraiche e bugiarda come sempre, Wikipedia ha un articolo intitolato “Il mito degli schiavi irlandesi“[6].

Il titolo stesso prepara i lettori a non credere a nulla sugli schiavi irlandesi quando sarebbe proprio Wikipedia a non dover essere creduta. La voce enciclopedica fa riferimento a un libro del dottor Michael A. Hoffman II, intitolato “They Were White and They Were Slaves: The Untold History of the Enslavement of Whites in Early America.” Wikipedia, guarda caso, ci dice che questo libro è stato pubblicato da “un teorico della cospirazione e negazionista dell’Olocausto,” che ha anche “incolpato gli Ebrei per la tratta atlantica degli schiavi” – tratta in cui gli Ebrei erano chiaramente molto coinvolti. Wikipedia ci dice anche (come di consueto) che “Il libro è stato descritto come un lavoro di ricerca scadente” ed è “altamente problematico.” Se ricordate, queste erano le stesse accuse mosse ai libri di James Bacque che avevano denunciato la strage dei prigionieri di guerra tedeschi nei campi di concentramento americani dopo la Seconda Guerra Mondiale. Queste accuse di essere negazionisti dell’Olocausto e di scrivere libri di storia scadenti fanno parte di un modello standard, utilizzato tutte le volte che gli Ebrei non vogliono che il pubblico acceda alle informazioni che rivelano i crimini ebraici. Wikipedia informa inoltre i suoi lettori che il dottor Hoffman presenta un “incauto offuscamento dei confini tra schiavitù e servitù a contratto” quando, in realtà, sono Wiki e i suoi confratelli ad offuscare deliberatamente questi confini per nascondere il fatto che le “servitù debitorie” sono solo un eufemismo odierno inteso a seppellire la verità sulla schiavitù bianca.

Il sito italiano di Wikipedia su questo tema ci dice: “L’Irlanda è sempre stata soggetta ad una forte emigrazione, tanto che oggi si stima che negli Stati Uniti vivano dieci volte più persone di origine irlandese che in Irlanda. Nel XVIII secolo circa 9-10 milioni di Irlandesi avevano lasciato l’Irlanda. Di questi, i più poveri erano andati in Gran Bretagna, soprattutto nella zona di Liverpool, mentre quelli che potevano permetterselo, circa 5 milioni, si erano trasferiti negli Stati Uniti d’America. A partire dal XIX secolo, in seguito alla grande carestia delle patate, l’emigrazione era diventata massiccia: nel 1890 il 40% di tutti gli Irlandesi viveva all’estero. Oggi ci sono circa 80.000.000 di persone nel mondo che affermano di avere ascendenze irlandesi, e di queste solo 4.700.000 vivono nella Repubblica d’Irlanda“[7].

Wiki ci dice poi: “Nel 1800 il fenomeno dell’emigrazione dall’Irlanda verso gli Stati Uniti d’America era stato causato dalle persecuzioni religiose in Irlanda, dall’eccessivo costo della vita in Irlanda e dalla grande carestia che aveva colpito il Paese. Il fenomeno era stato imponente: infatti, in dieci anni dall’inizio del fenomeno, la popolazione degli Stati Uniti era raddoppiata.” Questo ci avvicina un po’ alla verità, ma non abbastanza. Come altri siti web ebraici, Wikipedia equipara il rapimento e la schiavitù con la “servitù debitoria” e l'”emigrazione.”

Un’altra indicazione [della censura ebraica] è che Global Research aveva pubblicato un articolo di John Martin sulla tratta degli schiavi irlandesi, “The Slaves that Time Forgot“[8], ma poi, improvvisamente, aveva pubblicato altri due articoli che negavano parzialmente l’esistenza di questa tratta. GR ci informa che l’articolo originale “sfiora la superficie di un complesso processo storico che è stato oggetto di dibattito critico, controversie e confusione” e che gli articoli successivi erano stati pubblicati “al fine di promuovere ulteriori discussioni” e “con l’obiettivo di fornire uno sfondo storico più ampio.” Ah, sì. O questo, o qualcuno aveva fatto forti pressioni su GR affinché rivedesse la sua posizione, pena la rimozione da Internet.

Forse la migliore indicazione è un articolo che parla di un Irlandese di nome Liam Hogan, pubblicato sul sito web del Southern Poverty Law Center, tra i tanti. Per chi non lo sapesse, il SPLC è un’organizzazione totalmente ebraica, fortemente politica e con una reputazione assolutamente negativa. Hogan apparentemente lavora (o lavorava) in una biblioteca pubblica in Irlanda e ci viene presentato come uno “studioso indipendente.” L’articolo del SPLC ha un titolo che ci dice (come Wikipedia) che gli schiavi irlandesi sono “un mito” e servono solo come “meme” per i “razzisti online“[9]. Il che ci lascia indovinare chi sono i “razzisti” e contro chi esprimono il loro razzismo. L’articolo fa riferimento ad una serie di saggi scritti da Hogan che pretendono di sfatare l’intero argomento degli schiavi irlandesi, cosa che, in realtà, non fanno. Devo dire che i saggi di Hogan mi sembrano fondamentalmente disonesti, perché tutto ciò che fanno è dimostrare che alcune foto utilizzate a sostegno degli articoli sulla schiavitù sono tratte da fonti non correlate, e questo è del tutto irrilevante per l’argomento.

Ma il punto è che questa organizzazione si sta impegnando attivamente per impedire una discussione aperta sulla tratta degli schiavi irlandesi e, dati i loro pregiudizi, questo accadrebbe solo se gli Ebrei fossero preoccupati della graduale rivelazione della loro partecipazione a questa farsa. Senza questa paura, non ci sarebbe bisogno di tirarli in causa, né per Wikipedia prendere una posizione così forte in contraddizione con i fatti disponibili.

Ma c’è un’altra questione, molto interessante. L’Irlanda, tra tutti i Paesi del mondo, sembra non avere statistiche sulla popolazione antecedenti al 1850 circa, e anche i registri di quell’ultimo periodo sembrano essere stati alterati e falsificati. Tutti i dati sulla popolazione del Paese sono scomparsi. Nelle città e nei paesi, nei villaggi, negli uffici governativi, nelle chiese, nei cimiteri, tutto sembra essere scomparso. Dovrebbe essere ovvio che questo non può essere accaduto per caso. Un ufficio in un certo luogo può andare incontro ad un disastro, ma quando tutte le statistiche sulla popolazione di un’intera nazione scompaiono, deve essere il risultato di un’azione intenzionale, compiuta da un numero considerevole di persone. Dovrebbe anche essere ovvio che non può trattarsi di un’impresa nazionale: nessun governo si assumerebbe il compito di distruggere i dati demografici di tutta la sua storia. Ciò significa che la distruzione dei registri avrebbe dovuto coinvolgere un agente straniero, e questo ci riporta ai nostri mercanti di schiavi ebrei. Se non si può provare che l’Irlanda aveva un certo numero abitanti, non si può provare che questi erano stati rapiti come schiavi. Non abbiamo prove dirette, ma i principali beneficiari della distruzione di queste prove sarebbero certamente i mercanti di schiavi ebrei, e va ricordato che gli Ebrei khazari sono stati i mercanti di schiavi più attivi al mondo per centinaia di anni, certamente anche in questo periodo. Infatti, gli Ebrei erano aspramente odiati dai cittadini di molte nazioni per i loro rapimenti e il loro commercio di schiavi, una delle ragioni principali per cui gli Ebrei erano stati espulsi da così tanti Paesi – e non a causa del pregiudizio o dell'”antisemitismo” come ci viene spesso detto oggi.

Inoltre, poiché è provato che i mercanti di schiavi erano molto attivi in Inghilterra e Scozia, non c’è alcuna ragione logica per supporre che ignorassero l’Irlanda, e il grave spopolamento di questa nazione sembrerebbe parlare da sé.

Esiste un sito web che tratta la questione della popolazione irlandese[10]. Le informazioni sono frammentarie, ma forniscono alcuni spunti di riflessione. Il sito afferma che “non esistono dati affidabili sulla popolazione irlandese prima del 1841” e che “gli unici dati certi sopravvissuti derivano dai censimenti del 1841 e del 1851, ma la loro accuratezza è stata messa in discussione.” Tuttavia, il sito finge (come molti altri siti web) di mostrare grafici della popolazione irlandese che risalgono fino al 1200, ovviamente del tutto inventati. Lo stesso sito web ci dice che “L’emigrazione è stata una caratteristica della storia irlandese più di quasi ogni altro Paese al mondo,” accentuando il tutto con l’affermazione che “Questo è dimostrato dal fatto che, oltre ai 5 milioni di persone presenti in Irlanda, si stima che ci siano 55 milioni di persone in tutto il mondo che possono far risalire i loro antenati all’Irlanda.” Si tratta di un dato notevole, se vero, che certamente avvalora la tesi dei milioni di Irlandesi rapiti come schiavi nel corso degli anni. Il sito web afferma anche – a sostegno della sua affermazione sull'”emigrazione” – che gli Irlandesi rappresentavano un terzo di tutto il “traffico volontario” attraverso l’Atlantico. Il dato potrà anche essere vero, ma l’aggettivo “volontario” non ha alcuna prova a sostegno, e non sono sicuro di poter classificare il rapimento e il commercio di schiavi come “emigrazione.”

Larry Romanoff

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/lromanoff/americas-buried-history-of-white-slavery/
18.02.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Riferimenti:

[1] The Irish Slave Trade – The Forgotten “White” Slaves

https://www.globalresearch.ca/the-irish-slave-trade-the-forgotten-white-slaves/31076

[2] They Were White and They Were Slaves

https://ia804606.us.archive.org/13/items/michael-a.-hoffman-ii/They%20Were%20White%20and%20They%20Were%20S%20-%20Michael%20A.%20Hoffman%20II.pdf

[3] England’s Irish Slaves

https://www.globalresearch.ca/englands-irish-slaves/5529864

[4] NOBLE: THE ENGLISH TRADE OF WHITE SLAVES – IRISH – IN THE AMERICAS.

https://www.marcotosatti.com/2019/07/18/nobile-la-tratta-inglese-degli-schiavi-bianchi-irlandesi-nelle-americhe/

[5] IRISH: THE FORGOTTEN WHITE SLAVES

https://tempocaminhado.blogspot.com/2020/08/irlandeses-os-escravos-brancos.html

[6] Irish slaves myth

https://en.wikipedia.org/wiki/Irish_slaves_myth

[7] Irish emigration

https://it.wikipedia.org/wiki/Emigrazione_irlandese

[8] The Irish Slave Trade – The Forgotten “White” Slaves. The Slaves That Time Forgot

https://www.globalresearch.ca/the-irish-slave-trade-the-forgotten-white-slaves/31076

[9] HOW THE MYTH OF THE “IRISH SLAVES” BECAME A FAVORITE MEME OF RACISTS ONLINE

https://www.splcenter.org/hatewatch/2016/04/19/how-myth-irish-slaves-became-favorite-meme-racists-online

[10] Population in Ireland

http://grantonline.com/grant-family-genealogy/Records/population/population-ireland.htm

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