DI GEORGE MONBIOT
monbiot.com
La portata e la rapidità del collasso ambientale sono oltre ogni immaginazione
Quale delle seguenti consideriamo la questione ambientale più urgente al mondo? Il collasso climatico, l’inquinamento atmosferico, la scarsità di acqua, i rifiuti di plastica o l’espansionismo urbano? La mia risposta è: nessuna delle precedenti.
Sorprendentemente, credo che il collasso climatico occupi il terzo posto rispetto a due problemi che ricevono solo una minima parte di attenzione. Non è per sminuire il pericolo del surriscaldamento globale, che al contrario è una minaccia dell’esistenza. E’ semplicemente che ho capito che altri due problemi hanno un impatto così enorme ed immediato da far retrocedere questo gran problema al terzo posto.
Uno è la pesca intensiva, che in tutto il pianeta sta causando un collasso ecologico sistemico. L’altro è la cancellazione della vita non-umana dalla terra attraverso l’agricoltura. E forse non solo della vita non umana. Secondo la FAO (Food and Agriculture Organisation) per i ritmi attuali di perdita del suolo – dovuti in gran parte da pratiche agricole scadenti – ci sono rimasti solo 60 anni di raccolti. E questo prima che il Global Land Outlook Report, pubblicato a settembre, rivelasse che la produttività agricola mondiale è diminuita del 20%.
Le pratiche agricole e l’espansione delle aree coltivate hanno un impatto così rapido e grave sulla fauna selvatica che è difficile capire la portata di quello che sta succedendo. Uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista Plos One rivela che gli insetti volanti osservati nelle riserve naturali in Germania sono diminuiti del 76% in 27 anni. La causa più probabile di questo insettageddon è che la terra che circonda queste riserve è diventata ostile: la gran quantità di pesticidi e la distruzione dell’habitat naturale hanno trasformato i terreni agricoli in un deserto naturale. E’ ovvio che bisogna affidarsi allo studio tedesco per capire quello che probabilmente accadrà in tutto il mondo: semplicemente non esistono altrove previsioni a lungo termine di questo tipo.
Questo fallimento riflette le priorità distorte dei finanziamenti alla scienza. Non c’è fine alle sovvenzioni per la ricerca su come uccidere insetti, ma quasi nessun soldo per scoprire quali potrebbero essere gli impatti di questa uccisione. Questo lavoro è stato invece lasciato – come nel caso tedesco – ai naturalisti dilettanti.
Ma qualunque persona della mia generazione – cioè nella seconda fioritura della giovinezza – può vedere e sentire il cambiamento. Ricordiamo la “falena della neve” che riempiva i fasci dei fari delle auto dei nostri genitori nelle notti estive (immortalata dall’incantevole omonimo libro di Michael McCarthy). Ogni anno raccoglievo dozzine di specie di bruco e li guardavo crescere e schiudersi. Quest’anno ho provato a trovare alcuni bruchi da far crescere ai miei figli. Ho passato l’intera estate a cercarli ma, a parte i bruchi sulle nostre piante di broccolo, non ho trovato nulla di selvaggio – a parte una larva-tigre in giardino. Sì, un bruco in un anno. Non riuscivo a credere ai miei occhi, o meglio, non vedevo.
Gli insetti, ovviamente, sono fondamentali per la sopravvivenza del resto del mondo vivente. Sapendo ciò che ora sappiamo, non c’è nulla di sorprendente nel calamitoso declino degli uccelli che si nutrono di insetti. Quegli insetti volanti – non solo api e sirfidi, ma anche specie di famiglie diverse – sono gli impollinatori senza i quali una gran parte del regno vegetale, sia selvaggio che coltivato, non può sopravvivere. Le meraviglie del pianeta vivente svaniscono di fronte ai nostri occhi.
Bé, vi sento dire, dobbiamo nutrire il mondo. Sì, ma non in questo modo. Come ha spiegato un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a Marzo, l’idea che l’uso dei pesticidi sia essenziale per nutrire una popolazione in crescita è un mito. Un recente studio pubblicato su Nature Plants rivela che la maggior parte delle aziende agricole aumenterebbe la produzione se tagliasse l’uso di pesticidi. Uno studio sulla rivista Arthropod-Plant Interactions mostra che più pesticidi neonicotinoidi vengono usati per trattare le colture di semi di colza, più la loro resa diminuisce. Perché? Perché i pesticidi danneggiano o uccidono gli impollinatori, da cui il raccolto dipende.
Gli agricoltori e i governi sono stati completamente truffati dall’industria globale dei pesticidi. Essa li ha rassicurati sul fatto che i propri prodotti non dovessero essere regolati o addirittura nelle condizioni odierne neanche valutati. Un massiccio massacro mediatico da parte di questa industria ci ha reso più incisivi riguardo l’utilità e l’impatto sulla salute sia degli esseri umani che del mondo naturale.
I profitti di queste compagnie dipendono dall’ecocidio. Vogliamo consentirgli di tenere il mondo in ostaggio o riconosciamo che la sopravvivenza del mondo vivente è più importante del ritorno economico dei loro azionisti? Al momento, il ritorno degli azionisti viene prima di tutto. E non conteranno nulla quando avremo perso i sistemi viventi da cui la nostra sopravvivenza dipende.
Per salvarci, noi e il resto del mondo, ecco cosa dobbiamo fare:
- Abbiamo bisogno di un trattato globale che regoli l’uso dei pesticidi e rimetta i produttori al loro posto.
- Abbiamo bisogno di valutazioni di impatto ambientale per l’agricoltura e per l’industria ittica. E’ sorprendente che, mentre questi settori rappresentano le maggiori minacce per il mondo vivente, non siano in molte nazioni soggetti a tale supervisione.
- Abbiamo bisogno di regole rigide basate sui risultati delle suddette valutazioni, che obblighino coloro che usano la terra a proteggere e a ripristinare gli ecosistemi da cui tutti dipendiamo.
- Dobbiamo ridurre la quantità di terra destinata all’agricoltura, sostenendo al contempo la produzione di cibo. Il modo più ovvio è quello di ridurre l’uso del bestiame: molte delle colture e tutti i pascoli sono usati per nutrirli. Uno studio condotto in Gran Bretagna suggerisce che se smettessimo di usare prodotti di origine animale, tutti in Gran Bretagna potrebbero essere nutriti solo su 3 dei nostri 18,5 milioni di ettari di terreno (o su 7 milioni di ettari se la nostra agricoltura fosse biologica). Questo ci consentirebbe di creare grandi rifugi per la flora e per la fauna: un investimento sicuro contro un futuro terrificante.
- Dovremmo smettere di usare terreni, che dovrebbero essere coltivati, per far crescere le coltivazioni di mais per il biogas e per il carburante delle auto.
Dopo, almeno, la natura e le persone avrebbero un pò di respiro dall’assalto globale.
E, spero, una possibilità di superare il secolo attuale.
George Monbiot
Fonte: www.monbiot.com
Link: http://www.monbiot.com/2017/10/23/insectageddon/
23.10.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Gea Cavoli