DI MIGUEL MARTINEZ
Ogni giorno, 864 milioni di persone vanno su Facebook e scrivono qualcosa.
E così ha fatto l’altro giorno il comico francese Dieudonné, di ritorno dalla grande manifestazione di Parigi, scrivendo:
“Dopo questa storica marcia, che dire… leggendaria” Un istante magico uguale al Big Bang che ha creato l’Universo!… o in misura minore (più locale) paragonabile all’incoronazione di Vercingetorige, finalmente torno a casa. Sappiate che stasera, per quello che mi riguarda, mi sento Charlie Coulibaly”.
Il post poi lo toglie, quindi resta su solo qualche ora.
Invece di un like da qualche ammiratore, Dieudonné si prende nientemeno che un proclama del ministro degli interni Bernard Cazeneuve in persona. Sul serio.
Ecco cosa dice il Ministro, appena arrivato lunedì mattina in ufficio, preannunciando che lo Stato punirà il comico:
«C’est une abjection. Cette déclaration, après la manifestation d’hier, témoigne d’une irresponsabilité, d’un irrespect et d’une propension de cet individu à attiser la haine et la division.»
Pochi minuti dopo, la magistratura annuncia l’apertura di una “inchiesta per apologia di terrorismo” contro il comico.
Dieudonné dichiara:
“Depuis un an, l’Etat m’a dans le viseur et cherche à m’éliminer par tous les moyens (…) Depuis un an, je suis traité comme l’ennemi public numéro 1, alors que je ne cherche qu’à faire rire, et à faire rire de la mort, puisque la mort, elle, se rit bien de nous, comme Charlie le sait, hélas. (…) Mais dès que je m’exprime, on ne cherche pas à me comprendre, on ne veut pas m’écouter. On cherche un prétexte pour m’interdire. On me considère comme un Amedy Coulibaly alors que je ne suis pas différent de Charlie.”
Sarebbe facile parlare di ipocrisia istituzionale, o ricordare che la division lamentata dal ministro è la caratteristica di una società divisa appunto per classi (e in Francia, anche per ghetti etnici).
Ma quello che è veramente interessante è ciò che questo episodio ci insegna sul Sacro.
Non esiste Sacro senza tabù, e questo presuppone diverse cose.
Una particolare condizione di attenzione, accompagnata però dalla sospensione di giudizio e di critica.
Il divieto di ogni ironia, perché spezzerebbe quella condizione incantata. Sarebbe, nelle parole di Cazeneuve, irrespect.
La necessità di punire con la forza fisica chi spezza l’incantesimo.
Il punto non è impedire la violazione, altrimenti basterebbe far finta che non sia avvenuta; anzi il Sacro si nutre di violazioni pubblicamente punite.
L’azione punitiva deve essere priva di spiegazione, esattamente quanto deve essere privo di spiegazione il Sacro stesso, perché il Sacro si fonda su stesso; la violenza ne è l’espressione materiale, perché dimostra l’esistenza del Sacro sui corpi delle persone.