DI MICHEL ONFRAY
Durante lo svolgimento del quattordicesimo atto della manifestazione dei GJ, Alain Finkielkraut è stato aggredito in strada e preso a male parole in modo chiaramente antisemita. La stampa, i politici, molti anonimi, ma anche il Presidente della Repubblica, il Ministro degli Interni, tutti sono rimasti legittimamente offesi e hanno espresso il loro appoggio al filosofo. Anch’io sono terribilmente offeso e voglio esprimere il mio pieno sostegno all’autore di “La sconfitta del pensiero”. Nel guardare le immagini e ascoltando la colonna sonora che le accompagnano, ho sentito come un pugno nello stomaco, come un malessere fisico empatico. Il vedere il corpo del filosofo piegato in due, come se stesse cercando di proteggersi il corpo – invano – contro le ingiurie, le urla, le grida, sbalordito con uno sguardo smarrito, tutto questo mi ha subito ricordato quegli ebrei che si vedono sulle fotografie, massacrati, sopraffatti, travolti dai soldati nazisti. Non credo di star banalizzando il nazismo e di rivederlo dove non c’è! e allora è arrivato il momento, purtroppo è arrivato, per dire veramente che questa volta, queste immagini mi hanno ricordato gli ebrei del ghetto di Varsavia braccati dai soldati nazisti. Il mio dolore per quest’uomo è grande.
Possiamo riflettere su cosa è successo?
Ho la debolezza di credere che posso dire e ho la certezza che devo farlo, per dire qualcosa che la stampa non dice. E dire quello che la stampa non dice puntualizzando, per l’appunto, che la stampa non lo sta dicendo, significa spiegare perché la stampa non lo dice e significa esporsi a un linciaggio. Non è un grosso problema, ci sono abituato, non sarà la prima volta e non sarà neanche l’ultima.
Che cos’è che la stampa non ha detto in questo caso? Che il discorso antisemita – fatto da un uomo che urlava e che spero Castaner farà presto a trovare per farci sapere chi è e a farcene un ritratto politico e sociologico in buona e debita forma – ci mostrerà un musulmano. Di questo non c’è dubbio. Perché questa cosa non è stata detta? Perché si è stigmatizzato il proposito antisemita e questo era giusto, ma non si è detto niente sull’origine islamica di questo attacco.
E si è sbagliato, ecco perché.
Stabiliamo i fatti: un branco di persone che indossano un gilet giallo fischia, urla, vocifera, insulta, lancia invettive. Sembra che siano poco più di una una dozzina. I soliti insulti di sempre – “grande merda”, “figlio di puttana” …. O anche l’ormai famoso “nique ta mère”, un insulto che viene dalle periferie, non certo da Saint-Flour nel Cantal. Si sente dire in particolare “Palestina” parecchie volte. Uno dei più attivi porta la kefiah palestinese in testa, un altro sfoggia una barba tipo salafita – senza baffi.
Questa famosa stampa che tace nel dire da dove proviene questo antisemitismo, compresa la stampa del servizio pubblico radiotelevisivo, non dirà che è un musulmano quello che è coinvolto in questa storia, per il semplice motivo che si qualificherebbe automaticamente come “stampa di estrema destra”, ovvero dalla parte di Marine Le Pen. Quella che è così utile usare come lepre al primo turno delle presidenziali, per buttarla a mare nel secondo, in modo che il candidato di Maastricht potrà essere facilmente eletto per fermare un presunto fascismo, di cui politicamente c’è bisogno, per usarla in modalità mordi-e-fuggi!
Succede che quel che resta del Partito Socialista prende l’iniziativa di fare una manifestazione pubblica contro l’aumento vertiginoso di atti antisemiti in Francia, ma sta ben attento a non invitare il Rassemblement national, cosicché, brillando per la sua assenza, il PS potrà concludere … che questo prova il suo antisemitismo! La Francia ribelle, insoumise, è stata invitata, come prova dimostrata che esiste una frangia islamica-di-sinistra attiva nella France-insoumise [1]. Ma questo islamismo di sinistra è chiaramente antisemita. Cosa che non infastidisce il PS che chiama in piazza gli antisemiti per manifestare contro l’antisemitismo …
Ricordiamo che nel corso delle presidenziali del 2012, Mohammed Merah ammazzò a bruciapelo dei bambini ebrei. Sarkozy e Hollande cancellarono le interviste televisive in una tregua per decenza. Stessa cosa per Marine Le Pen che doveva apparire in uno show televisivo che doveva esserle dedicato dalla TV di stato. Mélenchon, nel frattempo, continuò la sua campagna [2]. Che cosa avrebbe detto la stampa se fosse stata Marine Le Pen a continuare la sua campagna elettorale?
Se c’è qualcuno compiacente nei confronti della frangia radicale dell’Islam, non sta certo in RN, ma lo troviamo a sinistra, ahimè. L’anti-semitismo di destra è esistito ed è quello dei cattolici, per i quali gli ebrei sono quel popolo che uccise Gesù in nome di una fede che, i seguaci di Papa Francesco ritengono che, per la verità del suo messaggio, li avrebbe resi superati dalla storia. La Chiesa cattolica fece ammenda nel 1965 con il Concilio Vaticano II , quando cancellò la tesi del popolo deicida, ma non si può far finta che la cosa non sia accaduta, visto che esiste, questo antisemitismo di destra, ed è residuale, puntuale, individuale.
Esisteva anche un antisemitismo di sinistra e si trova in molti pensatori socialisti del diciannovesimo secolo, incluso Marx che era lui stesso ebreo. Leggi “La questione ebraica” (1843). A sinistra, si credeva che il giudaismo fosse denaro, banche e quindi capitalismo. Combattere contro il potere del denaro e del capitale era combattere contro il potere degli ebrei. Questo antisemitismo esiste ancora e nelle stesse forme. E non è, ahimè, né residuale, né puntuale, né individuale, ma strutturale.
In particolare, oggi assume la forma di anti-sionismo. Una semplice equazione che contiene un postulato molto semplicistico: ebrei = soldi = capitale = capitalismo = USA = Israele = sionismo ... Questa equazione indica che il nemico si raddoppia come figura è la figura dell’amico: il “Palestinese”. Questo “personaggio-concettuale” per dirla nella lingua di Deleuze consente variazioni su più temi: l’arabo, il magrebino, il musulmano, il jihadista, il Migrante o l’Immigrato. Questa serie tanto eterogenea merita un bel chiarimento semantico e filosofico, ma diventa un blocco unico tra gli antisemiti che invece hanno un’altra equazione simile, anche questa con un contenuto troppo semplicistico: Arabo=Maghreb = Musulmano = jihadista = Migrante, e una parola sola riconosce questa serie: “Palestina”.
La stessa parola usata contro Alain Finkielkraut dai GJ.
Ci sono fotografie che circolano in rete che mostrano una donna di spalle con un foulard islamico con indosso un gilet giallo sul quale si legge la scritta: “le banche ci inculano e lo Stato lubrifica. # Rothschild # Sachs # Attali”. Poi ancora: “Per i nostri morti, i nostri mutilati, i nostri prigionieri, i nostri feriti”. Infine: “Nessun oblio e nessun perdono”. Ci sono stati anche altri momenti antisemiti tra i GJ, questo è innegabile e stanno aumentando quelli che lo possono testimoniare.
L’aumento esponenziale di parole, gesti, atti antisemiti è innegabile. Recentemente, Le Monde, giornale emblematico del politicamente corretto, ha fatto un triste bilancio con questo [3] titolo: “Atti antisemiti in Francia + 69% “. Si è riusciti ad arrivare a queste sofisticate prestazioni senza mai accennare all’antisemitismo delle banlieue fomentato da un islam bellicoso! Con i suoi grandi zoccoli politicamente corretti, il primo ministro Edouard Philippe commenta queste cifre: “Ogni aggressione perpetrata contro uno dei nostri concittadini perché ebreo suona come una altro cristallo che si rompe”. Come una brava ragazza, la stampa afferra questa allusione, grande come un elefante, cosa che risulta intellettualmente nelle sue corde, e fa qualche variazione sul tema: accenna alla “fatale Notte di cristallo e alle esecuzioni naziste contro gli ebrei in Germania, il 9 novembre 1938 “. Poi il primo Ministro di Macron aggiunge: “Perché ricordiamo oggi, nel 2018, un momento così doloroso? perché siamo ancora molto lontani dall’averla fatta finita con l’antisemitismo”. Compaiono quindi i nomi di Petain e di Elie Wiesel, nei rispettivi ruoli di una teatralità che impedisce di pensare, certo, ma soprattutto proibisce di evocare, di rischiare, di sfiorare la domanda che si dovrebbe fare: Che ruolo gioca un certo Islam in questi atti antisemiti? È abbastanza ovvio che, secondo la formula consacrata, chiunque faccia questa domanda sta giocando dalla parte di Marine Le Pen – Una volta Libération mi ha messo in uno di questi sofismi e poi Le Monde ha seguito lo stesso esempio tre giorni dopo …
L’Islam antisemita si fonda su un gran numero di versetti coranici che invitano a uccidere gli ebrei. Può anche invocare una grande quantità di discorsi tenuti dal Profeta e raccontati negli aneddoti, ma può anche fare appello alla biografia di Maometto che ha combattuto gli ebrei armi alla mano, che compì assassini e massacri di ebrei. Faccio affidamento su testi che gli stessi musulmani riconoscono come loro: il Corano, le hadith e la sira. Forse citare testi che i musulmani rivendicano come loro è un atto di islamofobia? [4] Bisogna credere che, per la cultura di sinistra che difende la sinistra islamica, la risposta è sì. So di cosa sto parlando …
Per effetto del loro dannoso rifiuto di organizzarsi, i GJ stanno sempre rincorrendo qualcosa. Se si parla dell’estrema destra, è facile e dovuto: tutto quanto mette in discussione lo stato di Maastricht e il suo ordine liberale – forte con i deboli e debole con i forti – diviene sistematicamente un riferimento al petainismo, al vichismo, al fascismo, al nazismo e tutto viene riassunto con la semplice espressione di “estrema destra” – che di volta in volta può variare di genere: nazionalista, razzista, xenofobo, omofobico … “Grassofobo” è un termine non ancora stato usato, ma verrà il suo momento. Per il momento, ci sono due ricuciture dei GJ di cui si parla poco: il recupero dalla sinistra e il recupero da parte degli islamisti.
Cominciamo con il recupero a sinistra.
Non prendo appunti quando guardo i telegiornali e sbaglio, perché ricordo la veemenza dei commenti di Eric Coquerel contro i GJ nei giorni successivi al 17 novembre. È uno dei politici più invitati dai media. [5] È difficile credere che sia rimasto su questo tema per dieci giorni: eppure questo è quanto risulta consultando la rete quando, uno come me, cerca di ritrovare quello che si ricorda di aver visto e sentito una volta … Nella France insoumise, c’è un buon community manager che sa come nascondere nella rete più oscura quello che non serve far tornare alla luce!
Ma, comunque ce lo ricordiamo: tutta la sinistra fu pizzicata quando, a metà novembre, si cominciò a parlare delle prime rivendicazioni dei GJ. La sinistra allora non era lontana da Macron su quel tema …
La France insoumise, il Partito Socialista, il Partito Comunista, il Nuovo Partito anticapitalista tutti hanno tergiversato nel ritenere che non c’era nessun motivo per manifestare con gente che appoggiava il Rassemblement national e Debout la France..
Ora chi si rifiuta di stare al fianco dei GJ supportati da RN e DLF si sentirà meno in imbarazzo a mescolarsi con quei certi figuri di sinistra negli eventi dove aleggia un profumo di islamo-sinistra.
Mélenchon non ha di questi pudori quando si tratta di far restare nel suo gruppo, France Insoumise, una Danièle Obono per la quale la laicità francese che vieta il velo negli spazi pubblici è essenzialmente un’ arma contro l’Islam; per la quale il razzismo contro-i-bianchi non esiste perché tutti “sono razzializzati”, dato che lei o i suoi antenati, secoli fa, sono stati oggetto di razzismo, quindi ha il diritto di praticare la discriminazione razziale, in altre parole: di essere razzista; per lei bisogna comprendere chi non è Charlie, perché questo giornale li ha insultati con le sue caricature del Profeta; per lei i cosiddetti incontri anti-razzisti possono escludere i bianchi, negli incontri femministi è giusto mettere al bando gli uomini, le riunioni LGBT possono negare l’ingresso agli eterosessuali; per lei trovarsi in compagnia di Houria Bouteldja, fotografata vicino a un cartello che dice “Sionisti al Gulag”, non crea nessun problema; per lei la canzone “Nique la France”, che parla del paese di cui è deputata, come di un paese “puzzolente”, merita di essere difesa; per lei un musulmano che si rifiuta di guidare un autobus, dopo che lo ha guidato una donna, non presenta nessun problema; per lei la censura contro Dieudonné non è legittima. In effetti, la France insoumise può essere legittimamente invitata dal PS a protestare contro l’aumento degli atti antisemiti in Francia! Chi si assomiglia si piglia.
Tutta questa sinistra più o meno compiacente verso gli “antisionisti” si ritrova oggi a correre dietro ai GJ gialle che hanno finito per farsi prendere.
Ora, solo i GJ avrebbero potuto – il tempo ahimè passa veloce – mettere accanto rifiuto dello Stato Maastrichtiano e base sovranista, mettendo insieme i partiti che non vogliono più – La France insoumise di Mélenchon, le Rassemblement national di Marine Le Pen e Debout la France di Dupont-Aignan- e hanno ragione.
Ma, ahimè, la mancanza di organizzazione permette ai lupi di entrare nell’ovile. L’odio che Alain Finkielkraut ha suscitato durante questo quattordicesimo atto, arriva da quella sinistra per la quale l’anticapitalismo, in misura diversa, si accompagna da vicino o da lontano, ad un antisionismo che mostra un vero antisemitismo.
Diamo un’occhiata al recupero di un certo Islam.
La compagnia di una sinistra anticapitalista, quindi anti-sionista, antisemita e un islam che viene delle periferie, è provata e segna la collusione tra anticapitalismo e islamismo, una miscela esplosiva che sta ad un passo dal travolgere il movimento dei GJ.
Chi si rallegra, Macron e i suoi, si sbaglia di molto. Per quelle che potranno essere le conseguenze, come convergenza delle lotte che non riguardanno solo i GJ, ma che apriranno la via ad una violenza che il potere, già incapace a gestire molto meno, non saprà contrastare …
Questa compagnia di giallo e verde era già visibile il giorno in cui fu danneggiato l’Arco di Trionfo e il video che mostra le devastazioni e il giubilo dei vandali che esibiscono i loro trofei lo attesta. Le autorità hanno usato queste immagini per screditare il movimento dei GJ ed era comodo dal punto di vista più meschino della politica, ma è stato ferale se si pensa al futuro del paese. Buono per il giornale della sera, ma pessimo per il futuro e per il destino della Francia.
Nel movimento salafita, quello dei Fratelli Musulmani, in un paese come il Qatar, il movimento dei GJ è visto come una opportunità per far cadere quell’occidentale pensato come un paese giudaico-cristiano, quindi come avversario rabbioso. Una volta che sarà caduto il palazzo, non resterà altro che instaurarvi una nuova ideologia.
In una dettagliata analisi sul movimento di recupero dei salafiti dal titolo “Gilets jaunes e Alexandre Benalla: l’orso islamico è venuto fuori delle sue periferie (le prove)”, Mohamed Louizi [6] cita questa riflessione dell’islamista Elias di Imzalène: “tocca a noi musulmani, quindi, dare un nuovo impulso ad una contestazione politica integrale della American Way of life. Dobbiamo smentire il poensiero di Fukuyama e dimostrare al mondo che la storia non è ancora finita (…).. Spetta a noi quindi dare un significato politico a questa rivolta: l’obiettivo non è più semplicemente contestare questo aumento delle tasse, ma tutto il sistema politico che lo ha provocato. E chi ancora avrà ancora dei dubbi, sul fatto che sarà più che legittimo da politica musulma assuma la sua funzione di risveglio delle masse e di rifiuto dell’oppressione, mettendosi alla testa di questa rivolta? Non sta scritto che questa contestazione della società dei consumi basata sullo sfruttamento delle masse da parte di un sistema finanziario che poggia su usura e speculazione, sta nella nostra logica originale (l’Islam)? Quindi non è per contrastare l’estrema destra o per seguire gli altri che dobbiamo sostenere questo movimento, bensì per realizzare alla luce del giorno gli obiettivi prioritari del nostro logos (l’islamismo) che dobbiamo difendere la giustizia sociale contro questo sistema oppressivo. (…) Questa rivolta sarà quello che faremo … Quindi sì, dobbiamo essere anche noi dei gilet-gialli! ” A proposito, Mohamed Louizi offre degli interessanti spunti su Alexandre Benalla …
La stampa di “sinistra”, ovviamente, attacca Mohamed Louizi. I tribunali lo stanno accusando. Io in queste mosse vedo piuttosto una conferma che quello che dice è veramente vero … Ad ogni modo, questo gruppo che attacca Alain Finkielkraut dimostra che tra i GJ per lo meno ci sono degli infiltrati, mandati da quelli che si sono mostrati a viso scoperto.
Se i GJ non si riorganizzano con urgenza, se non faranno tutto il necessario per smarcarsi e per dissociarsi chiaramente da questa patologia sociale, politica e intellettuale che si chiama antisemitismo, se non supereranno le loro piccole divergenze per evitare che la federazione girondina delle forze del più forte, del più furbo, del più intelligente agiscano per spostare l’obiettivo del loro movimento, allora i GJ sono destinati a morire, mangiati vivi dalla sinistra-musulmana, qualsiasi sarà la forma con cui si manifesterà: i partiti o i sindacati, cosiddetti di sinistra in versione light, sono quelli della “Submission” di Houellebecq, o sono organizzazioni salafite nella loro versione hard, sono quelli di “Guerrilla” il romanzo di Laurent Obertone. Il momento è storico: i GJ hanno la possibilità di scegliere se organizzarsi o se essere assorbiti da predatori sempre all’erta.
Michel Onfray
Fonte: https://michelonfray.com
Link: https://michelonfray.com/interventions-hebdomadaires/le-jaune-le-vert?mode=video
17.02.2019
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
PS: Nel momento in cui finisco di scrivere questo testo, domenica 17 febbraio alle 16, scopro che “a sinistra” certe voci minimizzano o addirittura giustificano l’aggressione di cui è stato vittima Alain Finkielkraut … Tra queste si ritrovano come per caso uomini della Francia Insoumise, dei media e del Partito socialista con Jean-Pierre Mignard, amico intimo di François Hollande e … presidente della Commissione per l’etica di Emmanuel Macron (sic) Emmanuel Macron – prego non ridete – … In questa lista edificante, c’è anche l’ “umorista” Yassine Belattar, nominato da Emmanuel Macron nel Consiglio presidenziale delle città.
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[4] On trouvera le détail de ces textes, de ces citations, de ces faits et gestes, dans “Penser l’islam”, chez Grasset (2016). Je défends publiquement ces thèses depuis le “Traité d’athéologie” (2005).
[5]
https://www.politiquemedia.com/personnalites-475.html
È ben chiaro che Mohamed Louizi è fortemente osteggiato da coloro che sta smascherando. Mi accontento di citare una di queste citazioni a sostegno della sua tesi: non possiamo biasimarlo …