DI STEFANO D’ANDREA
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1. Dopo oltre venti anni di partito unico, in Italia abbiamo un secondo partito.
Si tratta di un partito, qualsiasi cosa ne pensino i militanti del M5S. Un partito è un’associazione di cittadini, quindi un’organizzazione, la quale esprime idee politiche, le rende coerenti in un programma, e persegue la realizzazione di quel programma candidandosi alle elezioni democratiche. Come organizzazione o istituzione, il partito esiste quando riesce a mantenere una disciplina sui suoi membri. Altrimenti è un gruppo di interesse, che deve continuamente ricontrattare le posizioni dei membri. Ebbene la disciplina che fino ad ora il M5S ha mostrato è notevole: sono stati considerati candidabili soltanto i militanti che erano iscritti a una certa data; vige ed è stato rispettato il divieto di manifesti elettorali personali; budget di spese elettorali per candidato estremamente limitato; cessione di parte dell’indennità parlamentare al partito; espulsione degli iscritti, anche autorevoli, che tentino di sottrarsi alla organizzazione-istituzione.
2. Il M5S è il secondo partito perché dal tempo dei governi tecnici (Amato e Ciampi: due esponenti del centrosinistra) abbiamo avuto il partito unico dei governi tecnici, poi delle due coalizioni (successivamente divenute tre), le quali, infatti, alla fine, hanno sorretto assieme ed alleate il Governo dei Commissari (Monti, Terzi di Sant’Agata, Di Paola, Catania, Fornero, Passera, Profumo e altri stanno a dimostrare che l’Italia è stata commissariata).
Recentemente alcuni hanno ipotizzato che dal 2001 in Italia dominerebbe il PUDE: “Partito Unico Dell’Euro”. In realtà è dal 1992 che in Italia abbiamo il partito unico. Il partito unico è stato unionista, non soltanto eurista; servo statunitense e adoratore della civiltà anglosassone; non imperialista (ma servo degli imperialisti), perché gli imperialisti fanno le guerre per se stessi (noi le abbiamo fatte nell’interesse dei vari padroni: in Serbia per la Germania e gli Stati Uniti; in Libia per la Francia e l’Inghilterra; in Iraq e in Afghanistan per gli Stati Uniti); federalista, anziché regionalista; liberoscambista; classista e sostenitore dei rentiers; distruttore dello Stato – assoggettato a tassi d’interesse imposti dai mercati – e anche della migliore tradizione statalista italiana (interventista in economia); cinico promotore dell’indebitamento dei ceti medi e bassi, e moltiplicatore delle scommesse autorizzate che sono un’imposta sui poveri; esecutore delle direttive dell’ERT e della UE nell’attuazione di riforme scolastiche e universitarie che hanno promosso l’autonomia, ossia l’aziendalizzazione di scuola e università; creatore di un esercito di professionisti e abolitore della leva obbligatoria (alternativa al servizio civile obbligatorio) ossia dell’ “esercito di popolo” perorato da Garibaldi e prescritto dall’art. 52 della Costituzione (“Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge”); cementificatore e senza alcun interesse per le istanze ambientalistiche.
Del M5S si può pensare ciò che si vuole; ma è certo che con il M5S entreranno in Parlamento idee e proposte contrarie alla politica del partito unico dei governi tecnici e delle due (poi tre) coalizioni.
3. L’accusa di fascismo, che taluno muove al M5S, è ridicola. I militanti del M5S sono in gran parte contrari a proseguire le “operazioni di pace” alle quali l’Italia ha partecipato e partecipa allegramente. Sono molto più militaristi il PD, il PDL e l’alleanza di Monti che il M5S. Mai ascoltata una frase maschilista o antiebraica. Mai ascoltata una frase di sciocco orgoglio nazionalistico (patriottismo si, ma questo ovviamente è un bene). Il M5S vuole reintrodurre il tradizionale interventismo dello Stato nell’economia, il quale costituisce un elemento di assoluta continuità tra il fascismo e la prima repubblica (l’unica vera repubblica italiana)? In realtà i segnali sono un po’ incerti, ma se la risposta fosse positiva sarebbe una grande fortuna. Il M5S vuole reintrodurre un certo corporativismo (protezionismo interno), che costituisce un altro elemento di assoluta continuità tra il fascismo e la prima repubblica? Anche qui i segnali sono incerti, ma se la risposta fosse positiva sarebbe una grande fortuna.
4. In realtà un elemento che può far pensare al fascismo c’è ma è del tutto estrinseco e non pericoloso.
Nel M5S sono confluiti, già tra i militanti e poi tra i simpatizzanti e, ancora di più, tra i milioni di votanti, tanto disgusto e tante istanze di protesta verso un parlamento di servi, incompetenti e distruttori; e tante istanze propositive di idee spesso diverse e talvolta opposte. Per ora il M5S è un contenitore che, oltre alla base del programma, legata ai temi sui quali è sorto – temi che definirei ambientalisti; ma si tratta di un ambientalismo ammirevole e profondo, perché umanistico – esprime alcune contraddizioni che dovrà risolvere.
Nel programma si legge che sono favorevoli all’abolizione del valore legale del titolo di studio (un cavallo di battaglia del neoliberismo) ma Grillo nel comizio di Brescia ha segnalato il problema dei troppi avvocati. Le due prese di posizione non stanno bene assieme.
Vogliono il chilometro zero ma qualsiasi cosa si intenda con questa formula, si può realizzare soltanto uscendo dall’Unione europea, perché il principio (sacro per l’Unione europea) della libera circolazione delle merci e il principio del divieto di aiuti di stato (altro sacro fondamento dell’Unione europea) sono assolutamente incompatibili con il chilometro zero. Eppure non mi sembra che nei programmi del M5S ci siano critiche a questi aspetti decisivi dell’Unione europea, o proposte di fuoriuscita dall’Unione e di reintroduzione di forme, magari limitate, di protezionismo.
E’ vero che Beppe Grillo ultimamente, sembra aver sposato la causa delle riconquista della sovranità monetaria. Ma anche in questo campo c’è un contrasto tra ciò che Grillo ha affermato nei comizi e ciò che è scritto nel programma e nel programmino dei sedici punti. Personalmente ho parlato con militanti che sono favorevoli e con militanti che sono assolutamente contrari.
La proposta di referendum sull’euro non può escludere che il M5S prenda una posizione chiara sull’Unione europea e sull’euro. Questa non è una questione di coscienza dove un partito può e deve ammettere posizioni diverse. La politica estera è il fondamento di ogni proposta politica. Essa dà coerenza al tutto. Un partito senza politica estera non è serio, anche perché, come ho accennato, molte proposte di politica interna (nazionalizzazioni di banche, chilometro zero e altro) dipendono dalla presa di posizione sulla politica estera. Il carattere di chiacchiere e propaganda ovvero, alternativamente, di serie e coerenti idee politiche, dipende da una cristallina presa di posizione sui rapporti Italia-Unione europea.
Insistere sulle incertezze programmatiche o sulle incoerenze tra prese di posizione di Grillo, proposizioni del programma, dei sedici punti o affermazioni dei militanti con i quali capita di parlare e fondare una critica al M5S sulle accennate incoerenze, è ingiusto e sciocco. Ben presto il M5S sarà chiamato a sciogliere i nodi, sui temi segnalati e su altri. E se tornassimo a votare tra alcuni mesi e il M5S divenisse forza di Governo, dovrebbe prendere decisioni e sciogliere i nodi ancora più in fretta.
5. Al M5S va dato atto non soltanto di aver portato idee nuove in Parlamento, ossia di essersi costituito come secondo partito (che si affianca al partito unico che ci ha massacrati e quasi ammazzati negli ultimi venti anni) ma di aver ottenuto un tale consenso da aver distrutto il bipolarismo.
Questo è un merito che resterà nei libri di storia!
Seppure il M5S compisse errori e non riuscisse alla lunga ad affermarsi come forza politica che caratterizzerà la fase – ma non lo credo, perché gli errori dovrebbero essere innumerevoli e macroscopici – dovremo per sempre ringraziare Grillo e il M5S per aver distrutto il bipolarismo. Il bipolarismo è stato il colpo più duro che, con estremo masochismo, abbiamo dato alla nostra tradizione – lo dico io che, avendo poco più di venti anni, lo sostenni, peraltro mutando ben preso opinione . Eliminando il bipolarismo, l’Italia può rinascere.
E siccome ormai i finti avversari del partito unico (le “coalizioni”) sanno che se insistessero con la logica congiunta dei premi di maggioranza e degli alti sbarramenti, rischierebbero di consegnare il paese a una maggioranza parlamentare del M5S, è molto probabile che verrà scelto un sistema lineare come quello tedesco, senza premi di maggioranza. Mi auguro che il M5S sostenga simili proposte (mi raccomando amici del M5S evitate il sistema francese con collegi uninominali, perché è un sistema chiuso alle nuove idee e perfetto per i notabili). Torneremmo ad essere una Repubblica parlamentare, come hanno voluto i nostri padri costituenti. Se la Costituzione è la nostra bandiera, allora il M5S in questi mesi o in questo anno, in cui probabilmente si approverà una nuova legge elettorale per poi tornare a votare, compia la prima battaglia per ridare vigore alla nostra Costituzione. I premi di maggioranza e l’indicazione del premier sulla scheda elettorale sono assolutamente incompatibili con il carattere parlamentare della nostra Repubblica. Militanti del M5S, aggiungete all’evento storico dell’uccisione del bipolarismo, questa prima fondamentale cura perché l’Italia possa risorgere. Ricostituite la Repubblica parlamentare. Lasciate soltanto sbarramenti e reintroducete almeno una preferenza (e massimo due). Questa è la speranza: che il M5S insista per la immediata riforma della legge elettorale e che sia guidato dall’idea di restaurare una Repubblica parlamentare.
6. E veniamo alla lezione.
Il M5S ha mostrato agli italiani che tornando a militare, accettando una disciplina, costruendo un’organizzazione, dal basso i cittadini possono arrivare in Parlamento. Non è vero che il movimento è nato tre anni fa, come spesso ha asserito Grillo. Perché, quando nacque il M5S, il blog di Grillo aveva già lavorato e costruito notevoli presupposti. Però in pochi anni i militanti hanno fatto sorgere un partito, serio e disciplinato e sono arrivati in Parlamento con grande successo.
Ora abbiamo due partiti: il M5S, da un lato, e le tre correnti del partito unico (PD e alleati; PDL e alleati; Monti e alleati) dall’altro.
Che cosa desideriamo noi cittadini che abbiamo votato il M5S e che cosa desiderano i militanti del movimento? Che il partito unico si estingua; o meglio, ad essere realisti, che entro dieci anni il partito unico del bipolarismo – il bipolarismo è sempre unipolarismo – PD-PDL-Casini-Fini-Monti sia ridotto al 20% complessivo, ossia alle famiglie che vivono di incarichi politici o di incarichi dati dai politici e grazie a scambi con i politici.
Ma se il partito unico che ha tentato di distruggere l’Italia deve essere estinto, chi deve occupare lo spazio politico che resterà vuoto? Chi deve prendere il rimanente 80% dei voti?
Qualche ingenuo militante del M5S, con il quale ho parlato, sostiene che dovremmo stare tutti dentro il M5S. Ingenuità sconfortante, perché il M5S dovrà prendere posizioni e decidere là dove non ha deciso. Sicché, per recare soltanto l’esempio che interessa noi sovranisti, se il M5S deciderà di non prendere posizione sulla questione della riconquista della sovranità, limitandosi a perorare un referendum sull’euro, senza elaborare un’autonoma proposta; ovvero si limiterà vagamente a voler riconquistare una sovranità monetaria senza voler recedere dall’Unione europea; ovvero non farà la scelta sovranista, perché la votazione di democrazia diretta interna al Movimento darà esiti unionisti, i sovranisti non potranno mai entrare nel M5S. E se il M5S effettuerà la scelta sovranista, entreranno i sovranisti ma usciranno gli unionisti.
D’altra parte, voler sostituire al partito unico del governi tecnici e delle due coalizioni un M5S all’80% è puro totalitarismo.
La verità è che durante la prima repubblica avevamo nove partiti, forse troppi ma alcuni molto piccolini (quindi rappresentativi ma non fastidiosi per la governabilità), che rappresentavano in parlamento parti diverse della popolazione e corrispondevano, tendenzialmente, a cittadini socialmente e culturalmente diversi. Poi il maggioritario ha ridotto i partiti a uno solo, mentre ha moltiplicato i centri di potere. La conseguenza è che la critica ai partiti è ingenua, perché scambia per partiti quelli che non sono tali, bensì semplici centri d’interesse. Così accade, ed è davvero paradossale, che l’unico attuale vero partito, il Movimento cinque stelle, sia portatore di una critica ai partiti diretta verso soggetti che non sono partiti (ormai in almeno la metà del territorio italiano PD e PDL se devono volantinare hanno bisogno di pagare qualche ragazzetto e in realtà non volantinano: senza militanti il partito non esiste per definizione).
Perciò la grande lezione del M5S è di aver dimostrato ai cittadini italiani che si può fare. Che essi possono creare partiti e concorrere ad estinguere o comunque a rendere irrilevante il partito unico delle due (o tre) coalizioni. Se la democrazia consistesse soltanto nel poter votare i partiti esistenti, allora sarebbe da combattere e da rifiutare. In verità, democrazia significa in primo luogo associarsi per creare nuovi partiti: con la militanza, l’intelligenza, la disciplina e la pazienza (soltanto i progetti da eseguire in alcuni anni hanno speranza). Questa è la grande lezione che il M5S ha dato ai cittadini.
Sovranisti italiani, apprendiamo la lezione. In tre o quattro anni possiamo costituire il partito sovranista che intenda ricollocare la Costituzione italiana al vertice delle nostre fonti! Servono soltanto militanza, intelligenza, disciplina e pazienza.
Stefano D’Andrea
Fonte: www.riconquistarelasovranita.it
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26.02.2013