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DI MICHEL ONFRAY

rt.com

In opposizione alla casta, che egli accusa di giudicare con arroganza il movimento dei “Gilet Jaunes”, il filosofo e saggista Michel Onfray decifra le rivendicazioni di questi manifestanti che reclamano più democrazia diretta.

Ho detto quali mezzi utilizza il potere per avvelenare e screditare il movimento dei “Gilet Jaunes” disprezzo, menzogna, criminalizzazione, demonizzazione, attacco personale, riduzione al minimo, discredito, drammatizzazione. Possiamo aggiungerne un altro: il processo sulla sua immaturità politica- la svalutazione. Queste persone sono troppo stupide, troppo provinciali, troppo incolte, troppo illetterate, troppo incapaci, troppo “superficiali attaccabrighe”, si è detto un po’ dovunque, sono privi di titoli di studio. Non si è detto “brutti sporchi e cattivi” ma c’è mancato poco.

Dopo Maastricht (1992), questi sono gli stessi elementi di linguaggio sprezzante che sono serviti alle classi dominanti per screditare chiunque non si accodi all’Europa liberale, non perché sia “Europa” cosa che nessuno più rifiuta, ma perché è “liberale”, cosa che molti rifiutano. Sono gli stessi insulti che sono stati utilizzati per i Partigiani della Brexit che non ha mai avuto luogo perché per uscire dall’Europa di Maastricht, ci vuole l’autorizzazione dell’Europa di Maastricht, e meditiamo questa bella lezione di democrazia! È così che funzionano le dittature: non se ne può uscire legalmente – cosa che i “Gilet Jaunes” hanno capito…

Il sistema di Maastricht ha i suoi sacerdoti. Un sacerdozio formato alla Scuola Nazionale di Amministrazione (la francese ENA), a Scienze Politiche, nelle scuole di giornalismo, al Politecnico, alla Scuola Normale superiore. Durante i loro anni di studi, i postulanti vengono rimpinzati con un’ideologia che essi rimuginano, ripetono, reiterano, riproducono, rinvangano subito dopo in tutti gli ambienti in cui sono ingaggiati: grandi istituzioni statali, alta amministrazione, università, giornalismo, editoria, direzione di mezzi di comunicazione, consiglio di Stato, senza dimenticare la politica politicante che per quella gente là è il livello più basso.

Tutto questo piccolo mondo ha la testa sommamente piena ma molto malfatta.
Questa gentaglia è stata educata come dei commandos di retori e di sofisti, di fini dicitori e di venditori di fumo, di dialettici e di difensori senza mandato, di oratori e di cavillatori. Produce i suoi effetti migliori in un consiglio di amministrazione, in un comitato di redazione o di lettura, in un anfiteatro, dalle colonne di un editoriale o nelle riunioni dei padroni dei mezzi di comunicazione, all’Assemblea Nazionale o al Senato, in un consiglio dei ministri o nei palazzi della Repubblica, su una rete televisiva o come consulente o esperto sulle catene di informazione continua oppure ne “Il Secolo”, un club molto chiuso dove ad ogni pasto si mangiano i contestatori dei “Gilet Jaunes” …

Come i sofisti greci, questa casta può sostenere qualunque causa perché la loro formazione abbellisce la forma, nient’altro che la forma, soltanto la forma e per qualunque argomento si limita ad appoggiarsi all’ideologia dominante. Questi grandi cervelli da competizione sono quelli di piccoli pappagalli.
Certamente questa gente pensa che i “Gilet Jaunes” non sono abilitati a fare politica con la spiegazione che bisogna lasciare queste cose, troppo impegnative per la gente normale, agli esperti che sono i vertici dirigenti dei sindacati e dei partiti (che sono in combutta con gli altri potenti contro la loro base…), e agli eletti di tutti i livelli della politica politicante. La democrazia deve essere rappresentativa, dicono, e non diretta. Noi, sì; Loro, no.

Orbene, abbiamo tutti potuto vedere come il referendum sul Trattato europeo che era espressione di democrazia diretta, anche se largamente vittorioso, è stato giudicato come nullo e non avvenuto dai Deputati e dai Senatori che erano espressione della democrazia indiretta. Riuniti a Versailles, luogo simbolico se ce n’è uno, dissero al Congresso che se ne facevano un baffo di quello che pensava la gente anche dopo che si era chiesto il suo parere. Questo colpo di stato fu una lezione che la gente ha messo in un angolo del cervello: con questo la democrazia indiretta ha giocato alla luce del sole un ruolo opposto a quello della vera democrazia che è governo del popolo, espresso dal popolo, per il popolo e non solo per mezzo dei suoi delegati. I rappresentanti del popolo hanno detto al popolo che non volevano assolutamente seguire il suo parere e che quindi sarebbero andati contro di lui.

I “Gilet Jaunes” sono scesi in strada perché sanno che l’Assemblea nazionale e il Senato sono i loro nemici, dato che non li rappresentano né sociologicamente né politicamente. Il sistema rappresentativo, finché non sarà completamente proporzionale, genererà una oligarchia, un’ aristocrazia, una casta, una tribù che disporrà di tutti i poteri: questo non sarà mai una democrazia. Il potere degli eletti non è altro che la risultante di un calcolo contorto con tagli elettorali effettuati dal Ministero dell’Interno ed dall’Eliseo per giungere a una bipolarizzazione della società: non più tra la destra e la sinistra, ma tra i sostenitori di Maastricht liberali di destra e di sinistra e gli avversari di Maastricht di destra e di sinistra. Ai sostenitori liberali di destra e di sinistra sono riservati tutti i poteri, economici, mediatici, politici, sociali, universitari, giornalistici; agli oppositori di Maastricht di destra e di sinistra, i primi concedono il potere verbale dell’opposizione che ha come sola prospettiva di parlare indefinitamente a vuoto…

Con i “Gilet Jaunes” sulla strada, tutta questa aristocrazia di Maastricht si trova a mal partito, criticata, minacciata. Certo, dispone di ogni potere, compreso quello di insultare, di disprezzare, di calunniare, di offendere la gente sulla quale si esercita il suo potere e non se ne astiene. Ma vede molto di malocchio questo insorgere di velleità di democrazia diretta

“Non ha mai funzionato”, sproloquia Christophe Barbier su BFM il sabato 8 dicembre: però in Svizzera funziona… La nota di Wikipedia su questo normalista neanche abilitato da una scuola di giornalismo ci informa così: nel 2017, dichiara chiaramente al “Journal du dimanche”: il confronto sul terreno inquina lo spirito dell’ editorialista. Il cui ruolo è di dare la sua opinione, di affermare le sue certezze, per definizione indimostrabili. Affermare con forza le sue convinzioni permette ai lettori di confrontarsi per formare le loro”. E più avanti: “L’editorialista è come un tutore sul quale la gente, come edera rampicante, può innalzarsi.” Si capisce che non c’è bisogno di confrontarsi sul terreno dei “Gilet Jaunes” , questa edera rampicante, perché si deve evitare di inquinarsi lo spirito e quindi poter affermare “con tutta obiettività” le proprie certezze indimostrabili! Tra l’altro si viene a sapere allo stesso modo che ha composto un “rap” in onore di Emmanuel Macron … Christophe Barbier è uno dei personaggi emblematici di questa aristocrazia che scavalca il popolo.

Ordunque quando si va sul terreno, non contenti di non inquinarsi lo spirito, lo si illumina e si possono ricavare un certo numero di certezze suscettibili di essere comprovate. Per prova adduco questo Pamphlet raccolto in una strada di Parigi e mandatomi da un amico. Che dice così:

Titolo: Le nostre 8 rivendicazioni

“Ritorneremo a casa quando queste misure saranno applicate.

1 – Vogliamo della democrazia diretta a tutti i livelli. Vogliamo un governo di unità nazionale con una guida eccezionale per evitare che i partiti politici, che sono squalificati, strumentalizzino la nostra disperazione e la nostra collera.

2 – Vogliamo un ribasso del 20% di tutte le tasse e le imposte che toccano la classe media, i lavoratori poveri e gli imprenditori. Ridurre quelle tasse significa accrescere i nostri salari. Vogliamo un’azione immediata per tassare ciò che vale la pena tassare: i GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) e le transazioni finanziarie.

3 – Vogliamo che la Francia smetta di vivere al di sopra delle sue risorse e smetta di accogliere la miseria del mondo perché lei stessa è già nella miseria con i milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Vogliamo un’ immigrazione selettiva, che non ci distrugga culturalmente. e chiediamo anche la revisione degli accordi di immigrazione dell’ONU.

4 – Vogliamo una localizzazione di tutte le decisioni a livello regionale, cittadino e municipale. Lo Stato e i suoi funzionari parigini non sono qualificati per decidere del futuro dei nostri municipi.

5 – Vogliamo l’uscita dalla politica agricola comunitaria (PAC) che corrompe i nostri agricoltori allocando i suoi aiuti soltanto ai produttivisti ed agli avvelenatori che spargono il cancro in Francia. Le nostre tasse non devono in alcun modo servire a finanziare Bayer -Monsanto.

6 – Vogliamo la creazione di barriere commerciali per impedire alla Germania di venderci dei prodotti fabbricati in Romania, con l’etichetta “Qualità Tedesca” e così distruggere i nostri posti di lavoro.

7 – Vogliamo il ritiro di tutti gli aiuti alla stampa per una vera separazione dei poteri mediatici e politici

8 – Vogliamo un’azione immediata per fermare l’integrazione Europea perché essa si costruisce soltanto sulla rovina della povera gente.

Chi può dire che non vi sia dell’intelligenza pratica? È un vero programma politico, è anonimo, nessuna firma, nessuna di queste frasi assomiglia a una qualunque affermazione caratteristica dei giacobini. È privo dello sproloquio tecnocratico che si trova nella politica politicante.

È semplice, chiaro, pulito, diretto e programmatico: la democrazia diretta; un governo di unità nazionale costituito fuori dai partiti politici perché sono screditati e sono in agguato per riprendersi; una riduzione delle tasse e delle imposte per la parte più sofferente della popolazione; un aumento dei salari; una tassazione dei GAFA e di quelli che guadagnano denaro col denaro; una politica migratoria razionale che non sia né quella della passerella indiscriminata né quella del muro; un municipalismo ed un regionalismo effettivi; una politica agricola diversa da quella del produttivismo che fa il gioco delle multinazionali, distrugge il pianeta e intossica i consumatori; la creazione di barriere commerciali che impediscano la concorrenza tra gli stati di diritto e gli stati canaglia in materia di protezione sociale; il ritiro degli aiuti alla stampa, sovvenzionata dal contribuente al fine di poterlo indottrinare e di disprezzarlo quando rifiuta l’indottrinamento; una separazione dei poteri mediatici e politici; interrompere l’integrazione nello Stato creato da Maastricht…

Avrei potuto scriverlo io quel volantino del quale non rinnego nulla! È il foglio di marcia della democrazia diretta ed è su questo progetto positivo, concreto, dinamico, che bisogna adesso a lavorare.

Scrivendo il mio elogio della democrazia proudhoniana qualche giorno fa, ho avuto paura di aver piazzato l’asticella un po’ troppo in alto. Grazie a questo pamphlet senza nome raccolto in strada, adesso sono convinto di no.

 

Michel Onfray

Fonte: https://francais.rt.com

Link: https://francais.rt.com/opinions/56567-grandeur-du-petit-peuple-michel-onfray

10.12.2018

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

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