Di Fulvio Grimaldi, MONDOCANE
“Sterminerai dunque tutti i popoli che il Signore Dio tuo sta per consegnare al tuo dominio; il tuo occhio non li compianga” (Bibbia, Deuteronomio, 7:16)
“Solo perchè non ti interessi alla politica, non è detto che la politica non si interessi a te” (Pericle)
“Gli uccelli addomesticati cantano di libertà. Gli uccelli selvatici volano” (John Lennon)
Una soubrette contro il ’68
Hanno proposto il lutto, per ora non nazionale, ma senz’altro al braccio della Nazionale di calcio, per la morte, non di Eleonora Duse, non di Maria Montessori, non di Levi Montalcini e nemmeno di Titina De Filippo. Di più, di più! Di RaffaellaCarrà! Una soubrette, ma anche l’anima rimpianta dell’Italia perduta. Non sono bastati gli applausi delle nazioni di ben due continenti alla bara di una zampettante soubrette, con vocina da balera, le cui canzonette rendevano quelle di Orietta Berti il Clavicembalo ben Temperato di Johannes Sebastian Bach. Soubrette che viene festeggiata perchè simbolo di un’età inetta, frivola, stupida, spensierata e reazionaria. Da bere, come si diceva della Milano devastata. L’ideale prefazione ai tempi che corrono.
Anni Ottanta, giustamente chiamati del “riflusso”, o della risacca, quando l’onda, che sembrava tutto travolgere, si ritira e torna la bonaccia. Era dell’ “edonismo reaganiano”, in omaggio al primo dei presidenti USA davvero rozzi e incolti, fino alla demenza senile (non ultimo della serie), ma pronto a fare di McDonald’s, Coca Cola e il Pentagono i padroni del mondo. Traendo dalla ben alimentata psicosi degli UFO – panzane – il pretesto per le “Guerre Stellari” – vere – ha preparato agli USA un dominio spaziale dal quale fare carne di porco della Terra. Era anche della Thatcher che, passando per stragi di minatori, lavoratori e di colonizzati argentini nell’isola delle Malvine, dall’altra parte del mondo, pensava di trasformare la sfiga britannica del post-Swinging London in rinnovato Impero vittoriano.
Domata l’ultima vera istanza rivoluzionaria, 1968-1977, la borghesia redditiera e parassitaria italiota ricuperava il suo ruolo di guardiano atlantista di questo paese, da sempre laboratorio reazionario del più terrorista e sanguinario totalitarismo mafio-fascio-capitalista. Raffaella Carrà, con le sue canzoncine scipite, le sue trasmissioni del nulla al cubo e, a volte, idiotizzanti (i fagioli!), le sue allusioni erotiche, ci cullava, dopo la tempesta liberatoria del ventennio precedente, nell’erotismo di plastica di un ombelico scoperto e un tuca tuca da scimmie antropomorfe. Era la ciliegina su una torta di cartapesta. Torta che al suo interno occultava la restaurazione della Santa Alleanza tra austerità UE e protervia padronale in chiave Agnelli, poi Marchionne, poi FCA, poi Stellantis, fino a Draghi. Eravamo partiti da un trampolino che ti fa spiccare il volo, siamo finiti sullo scivolo che ti fa finire nella sabbia.
“Sancho”: uno scudiero scettico, ma intrepido e fedele
“Come Don Chisciotte” sa bene, al pari del cavaliere della Mancia a cui ha chiesto il nome, chi sono e cosa ci rappresentano quelle enormi manacce dei mulini a vento. Forse, dal punto di vista anagrafico è il più giovane dei collettivi che, in rete e fuori, hanno colto l’occasione della grande offensiva di chi si vuole padrone e, del caso, carceriere e giustiziere, del mondo, per costruire irradiazione di resistenza, contrattacco, verità/libertà. A buon titolo milita oggi nell’informazione libera accanto ai rinomati Byoblu, Visione TV, Contro TV, 100 Giorni da Leone. Per venti settimane, lo scudiero “Sancho” ha condiviso la battaglia del Cavaliere. Un “Sancho” fuori serie, che qualcuno di voi avrà già visto sul sito di “comedonchisciotte”, è il nostro saluto alla chiusura delle 20 puntate della sua prima serie. Una seconda serie dovrebbe partire a settembre. Sembra che il quartetto (più uno, Giuseppe, che ha poi passato il testimone ad altri), con Massimo (intervistatore competente e sul pezzo), Marco (solerte regista, montatore e immaginifico grafico), il saggio Jacopo a scrutare dalla distanza e il sottoscritto a straparlare, abbia compiuto un’impresa da molti di voi apprezzata, se andiamo a vedere i contatti/consensi. Allora, forse, non abbiamo fatto proprio una figura velleitaria e inutile, specie se a questo generoso apprezzamento vostro hanno corrisposto – e di questo siamo sicurissimi, dato anche certe censure di Youtube – l’irritazione, le calunnie e le contumelie del nemico.
Il nemico è il nemico è il nemico
Sì, ho proprio detto “nemico”. Termine che certi buonisti, spesso cerchiobottisti e utili idioti, quando non amici del giaguaro, o predicatori di uno spiritualismo dei buoni sentimenti, deprecano e vorrebbero abolire nel nome di un amore universale che comprenda quello per il nemico e che finisce col metterlo, umanitariamente, sullo stesso piano dell’amico. Nella mia lunghissima esperienza di giornalista, con prevalente frequentazione di guerre, conflitti, prevaricazioni, sopraffazioni, dei forti sui deboli, dei grandi sui piccoli, in casa e fuori, chi infliggeva sofferenze, distruzioni, devastazioni e morte, come, secoondo voi, avrebbe dovuto essere chiamato? Gli oppressi e sfruttati, i manipolati ed esclusi, i derubati e i feriti o uccisi, lo chiamano nemico. E io con loro.Zingarelli: Odiatore: “Chi nutre sentimenti di odio contro qualcuno, chi ne desidera il male e cerca di farglielo…”
I primatisti dell’odio, storico e ontologico sappiamo chi sono, cosa ci hanno fatto e ci vanno facendo, dal taglio della lingua, alla cementificazione dell’ambiente e della mente, dalle bombe e sbarre ai dissenzienti, alle religioni castratrici ed escissioniste, dai morbi e farmaci genocidi, all’odio tra noi soggiogati, coltivato con mascherine e distanziamento sociale. Eppure hanno avuto la faccia di dare dell’odiatore a noi. E così la volontà di liberazione, di verità, di giustizia e la lotta per realizzarli contro il nemico mortale che ce li nega, sono diventati odio, odio sociale, invidia. Transfert di una furbizia e di un’abiezione senza pari.
Contro l’odio, o contro la vita?
Avversario è il calciatore della Juventus che gioca contro la mia Fiorentina. E’ il professore da cui lo studente dissente. E’ anche il paese che gareggia con l’altro per l’acqua di mare o di lago più limpida. Avversari sono coloro cui la legge della vita impone di confrontarsi per la difesa e la riproduzione della specie. Non c’è odio, nè inimicizia, tra la volpe e la lepre, il lupo e il capriolo, c’è il grande equilibrio della vita e della biodiversità. L’odio è, ahimè, prerogativa umana, di un’involuzione che viene da molto, molto lontano, nella quale il dominante odia il dominato.
Chiamiamolo nemico. La rabbia sacrosanta che i colpevoli cercano di esorcizzare attribuendo a noi il loro odio, la chiamino come gli pare: è il sentimento sano, giusto, indispensabile di chi combatte il male gratuito, fine a se stesso e agli interessi che rappresenta e occulta. E’ un altro odio, senza cattiveria, speculare al desiderio del bene e del giusto. E’ un sentimento che hanno cercato di estirparci con la falsa, ipocrita ideologia del pacifismo, della nonviolenza. Disarmo unilaterale delle masse, che non metta in discussione il monopolio della violenza dei pochi in cima alla piramide.
Napoli, una botta di “Sancho” e di vita
Noi, con “Sancho” e “comedonchisciotte”, con l’esperienza e il disincanto del vecchio che ha imparato a guardare al presente attraverso le lenti della memoria; noi, con la la forza vitale, la curiosità e la limpidezza morale di ragazzi, tanto incontaminati dal presente da saperci aprire un futuro opposto ai cimiteri prospettatici dal dominio; noi ci siamo incontrati a Napoli. Uno, perchè due di noi di quella città sono; due, perchè di Palestina si sarebbe andati a parlare alla gente e di Napoli si sarebbero insieme condivisi gli umori, le luci, i suoni.
Palestina e Napoli, un legame che si fonda sulla vita e sui viventi, il nemico più odiato e più letale per i congiurati: l’identità, forte, esemplare, indistruttibile in entrambe le realtà; la comunità vissuta e confermata attraverso il tempo nei capisaldi della memoria, nel linguaggio e negli usi.
La solidarietà, l’amore come l’erba, l’amicizia come la cornice che racchiude il quadro. Questo e un po’ di chiacchiere nel nostro video-saluto di “Sancho”.
Di Fulvio Grimaldi, MONDOCANE
Titolo originale: “VEDI NAPOLI E POI VIVI — Videointervista con testo integrativo — Dove si parla di noi, di voi, di loro, di odio e amore, di nemici e avversari, di amicizia e perfino di Raffaella Carrà”
Link fonte: https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2021/07/vedi-napoli-e-poi-vivi-videointervista.html
07.07.2021
SANCHO SPECIALE ESTATE
- Sancho special – Fulvio Grimaldi – Il sole di Napoli e le ombre del Grande Reset