Jesse Smith
off-guardian.org
Il guanto di sfida è stato lanciato dal complesso della censura dei media. Poco prima della conferenza annuale dei globalisti di quest’anno a Davos, il Forum economico mondiale (WEF), con la pubblicazione del Rapporto sui rischi globali 2024, aveva annunciato che la disinformazione e la cattiva informazione sono attualmente le maggiori minacce per l’umanità.
Da un elenco di 34 rischi, il rapporto del WEF individua la disinformazione e la cattiva informazione come le principali minacce alla stabilità globale per i prossimi due anni e la quinta minaccia più pericolosa per i prossimi dieci. Particolarmente preoccupanti sarebbero le false informazioni che potrebbero influenzare le elezioni, i processi democratici e la coesione sociale in vari Paesi del mondo, nonché i sentimenti che contraddicono la narrativa del “consenso” sul cambiamento climatico.
Facendo eco a queste stesse preoccupazioni, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), suo partner strategico nel portare avanti l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile incentrata sul clima, aveva dichiarato in precedenza molte delle stesse cose.
In Information Integrity on Digital Platforms (Integrità delle informazioni sulle piattaforme digitali), un documento programmatico delle Nazioni Unite del giugno 2023 che raccomanda un codice di condotta per le piattaforme digitali, il Segretario generale António Guterres aveva dichiarato:
“La capacità di diffondere disinformazione su larga scala per minare fatti scientificamente accertati rappresenta un rischio esistenziale per l’umanità (A/75/982, par. 26) e mette in pericolo le istituzioni democratiche e i diritti umani fondamentali. Questi rischi si sono ulteriormente intensificati a causa dei rapidi progressi della tecnologia, come l’intelligenza artificiale generativa. In tutto il mondo, le Nazioni Unite stanno monitorando come la disinformazione e l’incitamento all’odio possano minacciare il progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. È ormai chiaro che lo status quo non è un’opzione”.
Tutti i piani, le attività e le spese dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite si basano sulla convinzione che ci troviamo di fronte ad una crisi climatica esistenziale causata dall’attività umana e dalle pericolose emissioni di gas serra, in particolare anidride carbonica (CO2). Questa convinzione è chiaramente delineata in una scheda informativa prodotta da Verified, un’iniziativa congiunta delle Nazioni Unite e da Purpose, lanciata nel 2020 per rispondere alla disinformazione su “crisi intersecanti, come la COVID-19 e il cambiamento climatico”. Il documento afferma inequivocabilmente che:
1. Il cambiamento climatico è in atto.
2. Il cambiamento climatico è causato dall’attività umana.
3. Gli scienziati concordano sul fatto che l’uomo è responsabile dei cambiamenti climatici.
4. Ogni frazione di grado di riscaldamento è importante.
5. Il clima sta cambiando più velocemente di quanto gli esseri umani, le piante e gli animali possano adattarsi.
6. Il cambiamento climatico è una grave minaccia per la salute delle persone.
7. Il gas naturale è un combustibile fossile, non una fonte di energia pulita.
8. Le tecnologie energetiche pulite producono molto meno inquinamento da carbonio rispetto ai combustibili fossili.
9. Interi Paesi si affidano già al 100% all’elettricità rinnovabile.
10. Le energie rinnovabili saranno presto la prima fonte di elettricità al mondo.
11. Le energie rinnovabili sono più economiche dei combustibili fossili.
12. I pannelli solari e le turbine eoliche fanno un buon uso del territorio.
13. La transizione verso l’energia pulita creerà milioni di posti di lavoro.
Affermando che la disinformazione sta minando questi presunti fatti scientifici, Guterres poggia la sua intera argomentazione sulla premessa che ognuna delle affermazioni di cui sopra sia assolutamente, indiscutibilmente e innegabilmente vera. Come Guterres, tutti coloro che sposano questa narrativa sul clima non hanno alcuna tolleranza per qualsiasi opinione, teoria o prova che sia contraria a questo concetto.
Verified è sostenuto da potenti ONG globaliste, tra cui la Fondazione Rockefeller e la Omidyar Network. C’è un lungo elenco di importanti collaboratori nel settore dei media, come Al Jazeera, Clear Channel, Facebook, Reddit, Spotify, TikTok e Twitter. Melissa Fleming, cofondatrice di Verified e attuale sottosegretario generale delle Nazioni Unite per le Comunicazioni globali, ha fatto sapere che i social media sono un’enorme minaccia per la scienza del clima e per altre iniziative delle Nazioni Unite ed è particolarmente infastidita da Twitter/X, responsabile di aver permesso una disinformazione dilagante.
Da questi rapporti emerge chiaramente che qualsiasi dissenso dalla narrazione climatica consolidata minaccia l’avanzamento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite. Ora sono stati lanciati appelli urgenti per rimuovere queste minacce, in modo da poter procedere senza ostacoli alla trasformazione del mondo.
Sebbene molte delle questioni espresse nel rapporto Information Integrity siano legittime e preoccupanti, le Nazioni Unite, attraverso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), partecipano alla disinformazione continuando a promuovere i vaccini COVID-19 come sicuri ed efficaci, quando è stato ampiamente dimostrato che sono inefficaci e causano molti danni. Anche la loro posizione sul cambiamento climatico potrebbe essere considerata una disinformazione nei confronti delle migliaia di scienziati che si oppongono a questa visione, ma che vengono screditati come semplici teorici della cospirazione.
La seguente dichiarazione del rapporto sottolinea la loro frustrazione nei confronti dei “negazionisti del clima” e delle piattaforme che [questi scienziati] usano per opporsi all’agenda delle Nazioni Unite:
… la disinformazione e la cattiva informazione sull’emergenza climatica ritardano l’azione urgente e necessaria per garantire un futuro vivibile al pianeta. La disinformazione e la cattiva informazione sul clima possono essere intese come contenuti falsi o fuorvianti che sminuiscono la base scientificamente condivisa dell’esistenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo, delle sue cause e dei suoi effetti. Campagne coordinate cercano di negare, minimizzare o distrarre dal consenso scientifico del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico e di far deragliare l’azione urgente per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015. Una piccola ma accesa minoranza di negazionisti della scienza del clima continua a rifiutare la posizione del consenso e a vantare una presenza massiccia su alcune piattaforme digitali”.
(p. 12, grassetto aggiunto)
I globalisti vogliono il conformismo in materia di cambiamenti climatici e faranno di tutto per emarginare, censurare e screditare i dissidenti. Si vantano di rispettare la libertà di espressione universale, ma, sul clima e su altre questioni vitali per la loro agenda, la libertà di parola non è tollerata. Sebbene riconoscano prontamente che il controllo dell’informazione può portare a maggiori livelli di autoritarismo, sorveglianza, censura e all’erosione dei diritti umani, sembra che siano disposti ad ignorare queste offese per proteggere la loro preziosa agenda sul clima.
Se riusciranno a bloccare il dibattito sul cambiamento climatico, presto qualsiasi argomento che minacci i loro obiettivi sarà off limits. L’ONU si ritiene un protettore dei diritti umani, ma svolge un ruolo importante per quanto riguarda la censura dei media. I suoi tentativi di schiacciare l’opposizione alla narrativa sul clima tradiscono la sua missione e rivelano tendenze autoritarie.
CONTRASTARE L’ODIO DIGITALE O RACCOMANDARNE LA SOPPRESSIONE?
Un rapporto pubblicato di recente dal Center for Countering Digital Hate (CCDH) sostiene che sono emerse nuove forme di negazionismo climatico. Queste nuove argomentazioni non negano che il clima stia cambiando e che il cambiamento sia causato dall’attività umana, ma sostengono invece che:
* Gli effetti del riscaldamento globale sono benefici o innocui.
* I rimedi climatici non funzionano.
* La scienza del clima e il movimento per il clima sono inaffidabili.
La base del loro rapporto deriva dall’uso di “un modello basato sull’intelligenza artificiale chiamato CARDS“, acronimo di Computer-Assisted Recognition of Climate Change Denial and Skepticism. CARDS è stato progettato per identificare e classificare le affermazioni negazioniste sul clima nei testi scritti. I ricercatori hanno usato CARDS per analizzare le trascrizioni dei video di 96 canali di YouTube, per lo più di destra e di orientamento conservatore, tra cui alcuni importanti come BlazeTV, Jordan Peterson e l’Heartland Institute.
Il CCDH se la prende con le aziende di social media che, secondo il modello informatico, non stanno facendo abbastanza per arginare la marea montante di negazionismo climatico. Vogliono eliminare la possibilità per qualsiasi “negazionista del clima” di diffondere “affermazioni sulla teoria del complotto” e di trarre vantaggio finanziario dai loro contenuti, come dimostrano le seguenti dichiarazioni:
Per sostenere gli sforzi globali dediti a scongiurare il disastro climatico, Instagram, Facebook, TikTok e X dovrebbero tutti demonetizzare e de-amplificare i contenuti negazionisti. Demonetizzare il negazionismo climatico elimina gli incentivi economici alla base della sua creazione e protegge gli inserzionisti dal finanziamento di contenuti dannosi. Inoltre, de-amplificare il negazionismo climatico ne limita la portata e la visibilità, permettendo l’applicazione del fact-checking e di altre misure di protezione quando i contenuti siano chiaramente contrari al consolidato consenso scientifico sul cambiamento climatico”.
p. 34; grassetto aggiunto
Il sondaggio del CCDH sull’uso dei social media ha verificato l’accordo degli intervistati con affermazioni complottiste, tra cui l’affermazione: “Gli esseri umani non sono la causa principale dell’aumento della temperatura globale”. Il CCDH ha rilevato che il 43% degli adulti e il 56% degli adolescenti che hanno un’elevata attività sui social media si sono dichiarati d’accordo con questa affermazione. Questo legame tra l’uso dei social media e le convinzioni cospirazioniste illustra il motivo per cui è necessaria un’azione urgente per dare priorità all’integrità delle informazioni sulle piattaforme digitali nella definizione delle politiche climatiche”.
p. 34; grassetto aggiunto
Le loro raccomandazioni di demonetizzazione e censura arrivano anche dopo aver ammesso che il modello CARDS è accurato solo fino al 78%, che non è stato possibile effettuare alcun controllo sulle affermazioni contenute nelle trascrizioni e che la mancanza di punteggiatura ha causato risultati distorti.
Il CCDH è un oscuro gruppo di patrocinio con sede nel Regno Unito che ha prodotto diversi rapporti che incitano alla censura contro coloro con cui non sono d’accordo. I loro sforzi contro i “no-vax” erano culminati in diversi rapporti che avevano portato alla demonetizzazione e al discredito di molte persone e organizzazioni che avevano denunciato le frodi legate alla pandemia e le falsità del vaccino COVID-19.
Il rapporto del CCDH “The New Climate Denial” è stato promosso da organi di stampa tradizionali come CNN, MSN, Yahoo e USA Today. Potrebbe avere un impatto sulle persone e sulle organizzazioni citate, così come aveva influenzato quelle prese di mira nei suoi rapporti sulla Disinformation Dozen di qualche anno fa. Sebbene la loro missione dichiarata sia quella di “proteggere i diritti umani e le libertà civili online”, essi praticano l’opposto, sostenendo la revoca di questi diritti per chi contesta la narrativa sul clima e sui vaccini.
COME IL COMPLESSO DELLA CENSURA MEDIATICA INTENDE AFFRONTARE IL DISSENSO SUL CLIMA
Dai recenti rapporti pubblicati dal WEF, dalle Nazioni Unite e dal CCDH emergono chiaramente due cose. La prima è che lo scetticismo sul clima è in aumento. La seconda è che [questi attori] si sentono minacciati dall’esistenza stessa di coloro che osano confutare la loro narrazione. Molte strategie per arginare la marea di cinismo climatico sono già state impiegate e altre sono attualmente in fase di sperimentazione.
Se si osa mettere pubblicamente in discussione la scienza del cambiamento climatico, è possibile ricorrere ad una o più delle seguenti tattiche per ostacolare lo sforzo:
* Campagne di sensibilizzazione
* Censura
* Volontari per il monitoraggio dei media
* Demonetizzazione e censura finanziaria
* Deplatforming [boicottaggio mediatico]
* Alfabetizzazione ai media e all’informazione
*Prebunking/inoculazione psicologica
* Text mining / Analisi automatica del testo
* Approccio all’intera società
Oltre a Verified e CCDH, altre organizzazioni che utilizzano questi metodi per mettere a tacere gli oppositori sono:
* Fondo europeo per i media e l’informazione
* Indice globale di disinformazione (GDI)
* Rete internazionale di verifica dei fatti (IFCN) (Istituto Poynter)
* Media Wise (Istituto Poynter)
* PolitiFact (Istituto Poynter)
* Reuters
Ognuna di queste organizzazioni è alimentata e finanziata da molte delle entità responsabili dell’avanzamento dell’agenda sul clima, soprattutto in relazione agli SDG delle Nazioni Unite. Questa amalgama globalizzato di cani da guardia dei media, controllori dei fatti e regolatori della disinformazione è alimentato da aziende miliardarie, governi democratici e non, fondazioni influenti e potenti ONG. L’elenco comprende la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, il Federal Bureau of Investigation (FBI), la National Science Foundation, le Nazioni Unite, il Poynter Institute, il National Endowment for Democracy, la Open Society Foundations, l’Omidyar Network, la Rockefeller Foundation, il Rockefeller Family Fund, la Bill & Melinda Gates Foundation, Google, Meta, Microsoft e molti altri.
Anche una pletora di società mediatiche tradizionali e sociali utilizza i servizi forniti da queste organizzazioni. Un piccolo campione comprende Associated Press, NPR, NBC News, Newsweek, The Washington Post, The Guardian, The Nation, The Corporation for Public Broadcasting, YouTube, Facebook, TikTok, WhatsApp, Twitch e LinkedIn. Un’occhiata all’elenco dei partner di Covering Climate Now offre una visione ancora più ampia dell’applicazione dell’agenda climatica da parte dei media.
Come se non bastassero i governi, le aziende e le organizzazioni, anche università come la Columbia, Harvard, Oxford e la University of Southern California perpetuano la propaganda climatica formando giornalisti nelle loro istituzioni.
Trattando il cambiamento climatico come una minaccia alla sicurezza nazionale, anche il Dipartimento della Difesa e le agenzie di intelligence degli Stati Uniti sono stati arruolati nella lotta contro la disinformazione.
Inoltre, sia l’ala destra che quella sinistra del paradigma bipartitico colludono per limitare la libertà di parola. È un grave errore credere che gli appelli alla censura provenienti dall’una o dall’altra parte dello spettro politico siano utili. Entrambi sono parte integrante della perpetuazione del complesso della censura dei media.
PERCHÉ LA SCIENZA DEL CLIMA È DIVENTATA NON DISCUTIBILE?
Se prima non era evidente, ora dovrebbe essere chiarissimo che c’è un vasto impero coalizzato contro chi mette in discussione la narrativa sul clima. Sono determinati a perpetuare il mito del consenso universale sui fatti.
La verità è che non esiste un vero consenso sulla scienza del clima. L’ONU e la sua rete di partenariati pubblico-privati (PPP) lo fanno solo sembrare tale. In questo senso, la posizione delle Nazioni Unite sul clima è simile all’affermazione di Anthony Fauci, secondo cui mettere in discussione la sua persona equivale a mettere in discussione la scienza stessa. Un dibattito onesto e aperto sulla questione dovrebbe essere portato avanti dando agli oppositori l’opportunità di presentare il proprio caso senza timore di censura, molestie, esclusioni o cancellazioni. Invece, si rafforza costantemente un consenso fittizio, mentre le opinioni divergenti vengono etichettate come pericolose cospirazioni.
In passato, ex presidenti degli Stati Uniti, ricercatori e media avevano parlato di un consenso climatico pari al 97 e addirittura al 99,9%. Ma questa affermazione è vera? Se lo fosse, allora perché ci si sforza tanto per mettere a tacere un misero 1-3% che si discosta dalla camera dell’eco scientifica? Tutte queste battaglie varrebbero il tempo, l’energia e il denaro spesi per pochi dissidenti, come sostengono?
Ninety-seven percent of scientists agree: #climate change is real, man-made and dangerous. Read more: http://t.co/4lEEBYtVqf
— Barack Obama (@BarackObama) May 16, 2013
Gran parte di ciò che si qualifica come ricerca sul clima è finanziata da istituzioni che si sono già bevute il mantra dell’imminente disastro causato dall’uomo. L’industria è truccata per favorire i ricercatori che si propongono di dimostrare le affermazioni “ufficiali”. I finanziamenti e le pubblicazioni sono spesso negati a coloro che non seguono questa linea. Di conseguenza, le statistiche vengono distorte per far sembrare che esista un consenso universale.
Ricerche passate avevano dimostrato che le affermazioni sul consenso scientifico riguardanti il cambiamento climatico erano fraudolente. In un documento pubblicato nel 2023, un gruppo di ricercatori aveva smentito le conclusioni raggiunte in uno studio del 2021, che sosteneva che nella letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria esisteva un consenso superiore al 99% sulla questione climatica.
Le affermazioni erano state confutate dimostrando che gli studi che esprimevano opinioni neutrali erano stati classificati in modo errato e i documenti che trasmettevano scetticismo erano stati ignorati. Questo chiaro caso di negligenza accademica non è l’unico esempio in cui gli scienziati hanno utilizzato ricerche falsificate e cospirato per mettere a tacere coloro che contraddicevano il presunto consenso. Anche se le affermazioni del 99% del consenso fossero valide, la nozione di consenso come verità non supera il test di autentica convalida scientifica. La maggioranza può ancora sbagliare.
Un recente articolo pubblicato da The Good Men Project, che avrebbe “smascherato” i negazionisti del clima dietro le recenti proteste degli agricoltori in Europa, ha proclamato che “il consenso scientifico sul cambiamento climatico causato dall’uomo è equivalente a quello sull’evoluzione“. Questa dichiarazione è arrivata in risposta alla richiesta dell’organizzatore della protesta, James Melville, di un dibattito nazionale sul clima e sulle politiche net zero. Non importa che l’evoluzione non sia un fatto dimostrato. Equiparare il cambiamento climatico all’evoluzione dimostra che anch’esso non è provato e può essere contestato. Ancora una volta, la maggioranza può ancora sbagliare!
Ricordate quando Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson sostenevano che i loro vaccini COVID avevano tutti un’efficacia superiore al 90% nell’arrestare la trasmissione virale? Come dimostra il video sottostante, quei proclami non hanno retto molto bene, vero?
"The Vaccine is 100% Safe and Effective"
🔊 … 🤣 pic.twitter.com/O1RbSvt2EY
— Wall Street Silver (@WallStreetSilv) September 25, 2023
È stato messo insieme un enorme esercito per garantire che le affermazioni non conformi non rimangano in vita a lungo. Ma perché le autorità preferiscono falsificare le ricerche, diffamare i dissidenti e spendere miliardi di dollari per mettere a tacere i critici piuttosto che continuare a discutere i problemi?
Un articolo scritto da Gregory Whitstone, direttore esecutivo della CO2 Coalition, presenta una valida argomentazione a favore di un continuo dibattito scientifico sul cambiamento climatico, affermando che:
Avrete probabilmente sentito dire che il 97% degli scienziati concorda sul cambiamento climatico provocato dall’uomo. Potreste anche aver sentito dire che coloro che non credono al mantra dell’apocalisse climatica sono negazionisti della scienza. La verità è che molto più del 3% degli scienziati è scettico nei confronti della linea di partito sul clima. Molto di più…
Ci sono alcune verità scientifiche che sono quantificabili e facilmente dimostrabili e sulle quali, sono sicuro, almeno il 97% degli scienziati è d’accordo. Eccone due:
* La concentrazione di anidride carbonica è aumentata negli ultimi anni.
* Le temperature, misurate dai termometri e dai satelliti, sono in generale aumentate in modo discontinuo per più di 150 anni.
Ciò che è impossibile quantificare è l’effettiva percentuale di riscaldamento attribuibile all’aumento della CO2 antropogenica (causata dall’uomo). Non esistono prove o metodi scientifici in grado di determinare quanta parte del riscaldamento in corso dal 1900 in poi sia stata direttamente causata da noi.
Sappiamo che la temperatura è variata notevolmente nel corso dei millenni. Sappiamo anche che per quasi tutto questo tempo, il riscaldamento e il raffreddamento globale sono stati guidati interamente da forze naturali, che non hanno cessato di operare all’inizio del XX secolo.
L’affermazione che la maggior parte del riscaldamento moderno sia attribuibile alle attività umane è scientificamente insostenibile. La verità è che non lo sappiamo. Dobbiamo essere in grado di separare ciò che sappiamo da ciò che è solo una congettura.
Come è possibile che i gas serra, in particolare la CO2, siano l’unico agente che causa l’aumento delle temperature, visto che la CO2 è un elemento essenziale per tutte le forme di vita? Data la crescita della popolazione mondiale, sembra che maggiori livelli di CO2 porterebbero a maggiori benefici. Le piante hanno bisogno di CO2 per prosperare, eppure la lotta contro di essa sta accelerando.
Gli scienziati hanno ora dichiarato che i rutti e le scoregge delle mucche e persino la respirazione umana sono dannosi per l’ambiente perché contribuiscono all’emissione di metano e protossido di azoto, entrambi ritenuti responsabili del riscaldamento globale. Questo è più che assurdo!
Se la tendenza alla censura e all’emarginazione continua, siamo sulla china scivolosa di un incubo distopico. Non c’è alcuna buona ragione per cui non si debba tenere un dibattito continuo che coinvolga tutte le parti in causa, a meno che, ovviamente, non ci siano altre ragioni per far inghiottire alla gente questa agenda basata sulla paura.
Esamineremo le altre ragioni nella seconda parte di questa serie.
Jesse Smith
Fonte: off-guardian.org
Link: https://off-guardian.org/2024/04/01/climate-con-and-the-media-censorship-complex-part-1/
01.04.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Jesse Smith è un giornalista americano e redattore di Truth Unmuted, un sito web di notizie e opinioni dedicato alla contestazione di piani e ideologie globaliste come la tecnocrazia, il transumanesimo, il Grande Reset e l’Agenda 2030. Jesse vive attualmente in Messico. I suoi articoli sono stati pubblicati su Global Research, Activist Post e TruthTalk.UK.