Festa della mamma abolita

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di una mamma italiana, indignata perché quest’anno per la festa della mamma i bambini non porteranno a casa nessun pensierino scritto a scuola.

La scuola statale italiana è alle prese con una “nuova emergenza” silente, ma epocale, che è l’abolizione di ogni festività tradizionale in nome di una fantomatica inclusione di ogni genere, volta alla cancellazione di ogni memoria.

Nella scuola materna di mio figlio, Enea, da quest’anno sono state abolite la festa del papà e della mamma, palesando come unica verità l’inclusione di bambini con situazioni “particolari”.
Ipocrisia, menzogna.
Il patto di corresponsabilità che viene propinato come mantra ai genitori all’inizio di ogni anno scolastico recita che la famiglia si impegnerà a non contrastare, screditare neppure involontariamente la scuola e le insegnanti o i nuovi possibili piani di offerta formativa, lasciando di fatto piena autonomia didattica ed ideologica alla scuola.
E alla luce di questo tutto si spiega.
La scuola italiana è fautrice di un nuovo ordine.
È il più forte mezzo da combattimento atto ormai ad inculcare ai bambini, specie nelle materne, un nuovo pensiero, quello unico, non critico.
La scuola statale italiana sta esercitando un elettroshock sulla mente dei nostri figli.
Abolire, senza possibilità di dialogo o confronto coi genitori, (purtroppo spesso complici accidiosi) la festa della mamma e del papà è un atto che non si può lasciar passare.
Per tale ragione mio figlio perderà la frequenza, ma non la memoria delle nostre tradizioni e rimarrà un bambino libero che saprà ancora tramandare la nostra cultura e ciò che ci ha sempre caratterizzato.
Imparerà ad accogliere situazioni particolari senza però perdere la sua.
Negli ultimi mesi trascorsi allo statale è spesso tornato a casa con documenti da far firmare ai genitori.
Sopra lo spazio relativo alla firma c’è scritto genere 1 e genere 2.
Le parole belle, significative, “madre e padre”, sono già scomparse.
Sostituite da qualcosa di indefinito, voluttuoso.
Nelle nostre scuole sta avvenendo la vera e silente rivoluzione atta non a liberare ciò che i nostri figli portano dentro, ma al contrario volta a renderli schiavi.
Incapaci di ricordare, generi indistinti che diventeranno un giorno non molto lontano bambino 1 e bambino 2 come è appena successo per la madre e per il padre.
Mio figlio Enea, uscirà da questo contesto istituzionale e il giorno che diventerà padre sarà fiero di essere chiamato tale.

Francesca

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