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La Redazione

 

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Essere professore ed essere bianco vuol dire vivere nella paura

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A cura di Markus
Il 18 Luglio 2020
931 Views

Paul Craig Roberts
paulcraigroberts.org

La tirannia governa l’Università

Gli accademici, se sono bianchi, vivono nella paura di perdere il proprio lavoro. I professori avevano perso la loro autorità quando le amministrazioni avevano smesso di appoggiarli, permettendo invece che i reclami degli studenti si trasformassero in vere e proprie indagini. Una volta che si instaura una procedura investigativa, questa si autofinanzia con l’investigazione. Le lamentele delle femministe, seguite poi dalla correttezza politica, avevano mantenuto il processo investigativo ben lubrificato anche prima dell’ascesa del wokism [risveglio]. Ora, quasi ogni parola può essere trasformata in un reato che richiede un’indagine. Un professore è nei guai perché ha letto in classe la “Lettera da un carcere di Birmingham,” di Martin Luther King. Il testo di King contiene la parola “negro.” Leggendo ad alta voce la lettera di King, il professore si è reso colpevole di incitamento all’odio e forse anche di un crimine razziale.

Ci sono anche esempi più ridicoli di questo, guardate per esempio qui.

Non solo i professori devono cercare di anticipare la prossima parola o espressione offensiva, ad esempio non si possono dire cose come “girls night out” [serata tra ragazze], ma vivono anche nella paura di qualcosa che potrebbero aver scritto anni addietro. Stanno spulciando i libri e gli articoli accademici già pubblicati, cercando di prepararsi in anticipo alle accuse della folla inferocita. Infatti, oggi vengono linciati molti più accademici ed opinionisti di quanto non lo siano mai stati gli Americani di colore.

Ne ero venuto a conoscenza quando avevo chiesto ad un mio amico professore dove avrei potuto trovare un suo articolo che anticipava l’ascesa del wokism. Volevo solo dire quanto fosse stato premonitore e includerlo in un pezzo che stava iniziando a prendere forma nella mia mente. Mi aveva chiesto di dimenticarmene e di non citarlo in nessun caso, poiché l’assenza di attenzione è essenziale per la sopravvivenza. Aveva affermato che aveva persino paura di visitare il mio sito Web, che è l’antitesi del wokism, perché la cosa avrebbe potuto scatenare accuse contro di lui. Aveva detto che se fossi stato ancora professore sarei stato licenziato da tempo, perché le verità che oggi esprimo sono inammissibili. Esternale e sei fuori.

C’è da dire che alcuni accademici bianchi stanno iniziando a capire di essere in pericolo, ma non tutti. La dottoressa Leslie Neal-Boylan, preside della Nursing School dell’Università del Massachusetts, è stata licenziata per aver scritto in un’e-mail che “la vita di tutti conta.”

Ecco il testo completo della sua dichiarazione:

“Scrivo per esprimere la mia preoccupazione e la mia condanna per i recenti (e passati) atti di violenza contro le persone di colore. Eventi recenti ricordano una tragica storia di razzismo e di pregiudizio che continua ad albergare in questo paese. Dispero per il nostro futuro come nazione, se non resisteremo alla violenza contro ogni persona. BLACK LIVES MATTER, ma anche, EVERYONE’S LIFE MATTERS. Nessuno dovrebbe vivere nella paura di essere preso di mira per come si appare o per quello in cui si crede.”

Qualcuno, identificatosi solo come “Haley,” ha trovato questa innocua dichiarazione “non richiesta e sconvolgente” e ciò è bastato all’università per licenziare la decana, una persona che era stata recentemente elogiata come “lungimirante” e che era considerata una risorsa per l’università.

Molte persone comuni non comprendono quanto siano in pericolo, perché i media nascondono la situazione al fine di portare avanti al meglio la loro agenda anti-bianchi. Di recente, una giovane madre bianca è stata assassinata da criminali neri per aver detto “tutte le vite contano.”

Altri bianchi hanno scoperto che i pubblici ministeri democratici, e probabilmente anche quelli repubblicani, li incriminerebbero per aver difeso le loro proprietà dalle violenze neri. Altri bianchi hanno scoperto che chiamare la polizia è inutile. La distruzione generalizzata delle proprietà private e dei monumenti pubblici ha avuto luogo perché le autorità pubbliche hanno dato il via libera.

Questa chiara dimostrazione della perdita di fiducia da parte dei bianchi non può che portare ad un peggioramento della situazione.

Anche i giornalisti di sinistra vengono eliminati. L’editore del New York Times è stato licenziato perché aveva pubblicato un articolo che non era piaciuto ad un senatore degli Stati Uniti. Il direttore del Philadelphia Inquirer è stato licenziato perché un titolo del suo giornale aveva fatto arrabbiare Black Lives Matter.

Un editore del New York Times si è dimesso perché l’ex quotidiano è diventato un Ministero della Verità.

Nel frattempo, nelle università, la situazione non potrebbe essere peggiore. Non c’è più alcuna fiducia. Il Consiglio di Amministrazione della Princeton University ha deciso che Woodrow Wilson, il 13° rettore della Princeton University e, come Democratico, il 28° presidente degli Stati Uniti, era un razzista e ha rimosso il suo nome dalla Woodrow Wilson School of Public and International Affairs. Secondo il Consiglio di Amministrazione, il tragico omicidio di George Floyd “ha riportato l’attenzione sulla lunga e dannosa storia del razzismo in America.” Il consiglio ha quindi deciso che il nome di Wilson dava alla scuola un’immagine razzista e che doveva essere eliminato.

Alcuni potrebbero pensare che ci siano molte ragioni migliori del razzismo per rimuovere il nome di Wilson. Tuttavia, notate la velocità degli amministratori, persone che uno immaginerebbe essere intelligenti e riflessive, nello stabilire che Floyd era stato ucciso. Il rapporto tossicologico mostra nel sangue di Floyd la presenza di una dose letale di fentanil. Sarebbe morto comunque, indipendendentemente da qualunque cosa la polizia avrebbe potuto fare. I giornalisti hanno nascosto questo fatto al pubblico.

Quindi, ciò che è successo è che quelli che avrebbero dovuto essere amministratori responsabili hanno rimosso il nome di un presidente, sulla base delle false notizie diffuse dai media secondo cui Floyd sarebbe stato assassinato dalla polizia. Quale migliore immagine potremmo avere di un popolo allo sbando?

All’Università di Oxford, dove il 25% delle iscrizioni è riservato a persone che Oxford stessa ammette non essere qualificate per gli studi e per le quali l’università dovrà finanziare almeno un anno di corsi di recupero per dar loro la possibilità di laurearsi, la statua di Cecil Rhodes, all’Oriel College, verrà rimossa, perché è [l’effige] di un colonialista ed è offensiva nei confronti degli studenti delle ex colonie britanniche. Ci si chiede cosa accadrà alle un tempo prestigiose Rhodes Scholarships. Se nella statua c’è un marchio d’infamia, allora dev’esserci anche nelle borse di studio.

Anche l’Università di Cambridge si sta mondando dai razzisti. Il Gonville & Caius College sta rimuovendo una finestra che commemora Sir Ronald Fisher, Fellow della Royal Society ed ex presidente del college.

Fisher è considerato il genio che quasi da solo aveva creato le basi della scienza statistica moderna ed è ritenuto il singolo personaggio più importante nella statistica del 20° secolo. Il crimine di Fisher era stato quello aver diretto il programma di eugenetica dell’Università di Cambridge.

Tutto questo, nella nostra insensata epoca, lo rende un razzista, perché l’eugenetica riconosce le differenze nelle razze ed è proibito ammettere che tali differenze esistano.

Si consideri la noncuranza dell’amministrazione Cambridge e del Consiglio di Amministrazione di Princeton. Se Fisher era un razzista, la cui memoria deve essere cancellata da Cambridge perché era interessato all’eugenetica, allora, per il semplice fatto avere un programma di eugenetica, deve essere razzista anche l’Università di Cambridge. Se il 13° rettore dell’Università di Princeton era un razzista, anche l’università che lo aveva nominato deve essere razzista. Qui si tratta di due organizzazioni che stanno cercando di addossare il loro razzismo a personalità individuali. Sono Cambridge e Princeton che devono essere cambiate. E non solo i nomi. Tutte le facoltà bianche, gli amministratori bianchi e le materie dei bianchi, come la matematica e la scienza, dovranno essere rifiutate. Saranno ammesse solo facoltà del terzo mondo e materie del terzo mondo.

Mentre faceva sprofondare nel buco della memoria un suo ex leader, nonchè fondatore della statistica moderna, l’Università di Cambridge si è precipitata a difendere una docente di sesso femminile del terzo mondo che aveva dichiarato che “le vite dei bianchi non contano,” promuovendola a professore ordinario. Priyamvada Gopal non ha avuto problemi per i suoi discorsi di incitamento all’odio. È stata premiata per questo, perché l’odio era rivolto contro i bianchi.

Cambridge aveva istituzionalizzato il pregiudizio razziale nei confronti delle facoltà e degli amministratori bianchi quando l’università aveva affiancato ad ogni docente, come commissario, una persona di colore, per assicurarsi che non fossero pronunciate parole spiacevoli o insegnate offensive verità. L’unico motivo per cui oggi una persona bianca debba frequentare la Cambridge University è diventare un bianco che odia se stesso, pieno di colpa e contrizione e quindi utile alla causa del rovesciamento della civiltà occidentale.

Nessuno sfugge. All’Università di Chicago, l’economista Harald Uhlig, editore del prestigioso Journal of Political Economy, di cui una volta ero collaboratore e revisore, è stato messo sotto indagine dall’università, temporaneamente sollevato dalla sua posizione editoriale e privato del suo contratto con la Federal Reserve semplicemente perché aveva twittato che Black Lives Matter aveva danneggiato la propria causa sostenendo il taglio dei fondi destinati alla polizia. Dopo essersi scusato per aver espresso un’opinione assolutamente condivisibile, sembra che Uhlig sia riuscito a mantenere il suo posto di lavoro, ma non con il contratto con la Federal Reserve.

Il ricercatore della Michigan State University, Stephen Hsu, è stato costretto a rassegnare le dimissioni dalla carica di vicepresidente della cattedra di ricerca e innovazione per aver citato uno studio dell’anno scorso di un professore di psicologia della stessa Michigan State University, secondo cui la polizia spara di più ai bianchi americani che ai neri americani. Hsu, che, a giudicare dal nome è asiatico, è comunque un altro “razzista bianco” per aver riportato le conclusioni di uno studio che non supporta la tesi tanto cara al ‘risveglio’ del “razzismo sistemico della polizia.” La domanda che mi pongo da tempo: “se quando la polizia spara a una persona di colore è razzista, che cos’è quando spara ad una persona bianca?” rimane senza risposta.

Le università sono luoghi non sicuri per i maschi bianchi. Facoltà e personale vivono nel timore di accuse infondate che possono distruggere la loro carriera e la loro vita finanziaria. Gli studenti bianchi di sesso maschile vengono regolarmente denigrati dalle femministe e dai professori neri e non possono lamentarsi, perchè tutte le lamentele sono considerate prove del fatto che il maschio bianco è misogino e razzista. La politica identitaria è l’ideologia che prevale nelle università, nei media, nel Partito Democratico e sempre di più all’interno delle grosse aziende. La politica dell’identità priva il maschio bianco di qualsiasi base per protestare, perché identifica il maschio bianco come il carnefice di tutti quanti. Tutti sono sue vittime. Essendo l’oppressore, non potrà mai essere sostenuto, solo denunciato.

Il mio consiglio alle donne e agli uomini bianchi è di evitare le università, in particolare le scuole di specializzazione, perchè non otterrete mai un incarico accademico. Le università preferiscono i tipi “oppressi” del terzo mondo, come Priyamvada Gopal. Se insistete nel commettere l’errore di andare all’università, probabilmente avrete più possibilità di essere ammessi ad Oxford come parte del 25% non qualificato all’ammissione di quante ne avreste entrando in competizione con il 75% già qualificato. D’altra parte, la riserva di Oxford del 25% per i candidati non qualificati potrebbe essere destinata solo alle “persone di colore” e ai privilegiati transgender.

Oggi è impossibile per qualsiasi studente bianco frequentare una qualsiasi università del mondo occidentale senza dover in continuazione ascoltare quanto malvagia sia la “bianchezza.” L’intento è quello di distruggere la fiducia dei bianchi in se stessi, in modo che ciò che è così diffusamente proclamato, “abolire il bianco,” possa finalmente essere conseguito.

Paul Craig Roberts

Fonte: paulcraigroberts.org
Link: https://www.paulcraigroberts.org/2020/07/16/white-professors-live-in-fear/
16.07.2020

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