Commissione Parlamentare Covid: solo un inganno funzionale al sistema

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Di Alessio Fortunati per comedonchisciotte.org

Il 25 ottobre 2022, i deputati Faraone, Boschi, Gadda, Benzoni, Giachetti e Ruffino presentano la proposta di legge n. 459. Intendono proporre alla Camera: “l’Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione dell’epidemia di Covid-19, sulla gestione dell’emergenza pandemica, sulla misure adottate per la prevenzione e il contrasto della diffusione del virus nonché sulle conseguenze rilevanti per l’organizzazione del Servizio sanitario nazionale”.

Lo scorso 6 luglio 2023, la Camera approva la proposta di legge con 172 voti favorevoli. In attesa che venga approvata in via definitiva, con eventuali modifiche ed emendamenti, è opportuno chiederci se questa Commissione rappresenti davvero un passo nella giusta direzione, verso giustizia e verità riguardo le origini del SARS-CoV-2; su come sia stato possibile trasformare l’ipotetica diffusione di un ipotetico virus nella pandemia di Covid-19; sui responsabili ultimi, nazionali e internazionali, dell’attuazione di una strategia politico/sociale volta a trasformare l’umanità e guidarla verso un distopico futuro transumano, avvalendosi appunto della percezione di un pericolo mortale per individui e i popoli tutti. Mentre quest’ultime rimangono buone intenzioni, relegate nell’immaginario prospettico di una speranza, ovvero auspicio, che nella politica e dalla politica possa ancora trovarsi forte il bisogno di ricerca di verità e giustizia, e scaturire un impulso al libero pensiero nonché al ragionamento critico sul fenomeno Covid, rimane altresì chiaro e concreto il sospetto di assistere all’ennesimo atto di una tragicommedia dell’assurdo, ove ciascun attore recita il suo ruolo, all’interno comunque della sceneggiatura, dacché funzionale allo stesso sistema di potere totalitario che tale atto si prefigge di combattere.

Il testo della proposta di legge ci chiarisce sin dalle premesse la completa accettazione di tutta la narrazione psico-pandemica. S’intende analizzare le decisioni prese dallo Stato: “in virtù dell’alto numero dei casi registrati, giunti, alla data del 24 ottobre 2022, al totale di 22.672.607, e, soprattutto, del numero delle persone decedute, pari a 178.633”. Partiamo male. O meglio, i proponenti la Commissione parlamentare smentiscono dal principio l’assurda insensata idea che si possa anche solo lontanamente trattare di un servizio teso mettere in discussione la narrazione pandemica fin dalle sue radici. Si scolpiscono verità assiomatiche e assunzioni precostituite, non lasciando spazio ad alcun dubbio o legittima domanda critica in merito alle origini del SARS-coV-2, agli esperimenti di guadagno-di-funzione che da oltre vent’anni si svolgono negli Stati Uniti, in Africa e Asia; nulla sulla natura “chimerica” del Covid e sulla generale inefficacia di questo ennesimo esperimento pericoloso sfuggito al controllo dei ricercatori. I proponenti la Commissione anzi sottolineano la gravità della pandemia e il suo enorme impatto sulla società, sull’economia e sulla salute dei cittadini: ben oltre 22 milioni di casi registrati. Ma come abbiamo raggiunto questi numeri da apocalisse? Di questa domanda nessuna traccia. Eppure sappiamo bene quanto la narrazione pandemica si sia poggiata su due grandi pilastri: il numero di decessi per Covid e i positivi al tampone.

Per capire quanto questi siano pilastri dai piedi d’argilla, sblocchiamo un ricordo.

Siamo all’inizio del 2020, e in America parte la corsa delle grandi case farmaceutiche per farsi approvare l’uso e la commercializzazione di un sacco di prodotti e presidi medico-sanitari, dai tamponi, ai test PCR per il coronavirus, ai miracolosi vaccini anti-Covid. Tutti di corsa a presentare domanda alla Food & Drug Administration. L’FDA, come l’EMA nell’Unione Europea o l’AIFA in Italia, è l’agenzia responsabile dell’approvazione di qualsiasi prodotto farmacologico introdotto nel mercato statunitense. Con la dichiarazione dell’emergenza sanitaria, ora l’FDA poteva tranquillamente rilasciare tutte le autorizzazioni all’uso di emergenza che voleva, e senza fare troppe domande sulla qualità, sull’efficacia né tantomeno sulla sicurezza dei prodotti che, con la loro approvazione, sarebbero stati usati sulla popolazione. D’altronde c’era un’emergenza e il tempo per richiedere troppe analisi non c’era. In molte parti del mondo, come e soprattutto in Italia, quegli stessi prodotti, tamponi, test e vaccini li avrebbero persino resi obbligatori!

Così i grandi colossi farmaceutici Pfizer-Biontech, Moderna, Johnson & Johnson e poco dopo Astrazeneca ottennero quell’autorizzazione. Furono ben felici ovviamente. In pochi mesi avrebbero guadagnato miliardi di dollari, inoculando i loro sieri miracolosi su centinaia di milioni di persone. Tutto regolare, giusto?

Intanto però furono sottoposte all’FDA altre richieste di autorizzazione all’uso di emergenza. Molte case farmaceutiche fecero a gara per farsi approvare e poter vendere i loro kit per il test PCR sui coronavirus. Quanti bei ricordi tutti quei tamponi, vero? Sui test PCR avrebbero basato tutta la narrazione pandemica, tutte le scelte di governi e agenzie sanitarie, organizzazioni internazionali e persino religiose.

Guarda caso, molte grandi case farmaceutiche avevano già pronti e brevettati dei bei kit da sottoporre all’attenzione dell’FDA come unico strumento valido per testare la presenza di coronavirus in un campione di tessuto. Dovettero però chiarire e dichiarare loro stessi che quei test molecolari non erano stati studiati per uso diagnostico, che non potevano quindi essere usati sulla popolazione per diagnosticare il Covid-19. Tuttalpiù potevano servire ad uso sperimentale. Insomma, forse questi test potevano al più indicare con una certa probabilità se in quel campione di tessuto analizzato ci fossero tracce o meno di materiale genetico appartenente ai coronavirus. Oltretutto, una volta ottenuta l’autorizzazione alla commercializzazione, dovettero specificare e metterlo ben chiaro nei loro fogli illustrativi e libretti d’istruzione contenuti nei kit, che l’FDA non aveva determinato la sicurezza del test né se fosse capace di determinare la presenza del SARS-CoV-2. Come? Abbiamo capito bene? Gli stessi produttori dei test PCR ci stavano dicendo chiaramente che quelli non erano test diagnostici per il Covid e che anzi non era neppure chiaro se fosse sicuro usarli per la nostra salute e, per finire, che non era stato dimostrato fossero in grado di identificare proprio il SARS-CoV-2 tra i milioni di coronavirus che si possono trovare in un campione di tessuto delle vie respiratorie. Insomma non erano affidabili, né sicuri né efficaci. Ma allora cosa pensate abbiano deciso i nostri governanti di farne di test così inutili? Buttarli via? Ovviamente no; li hanno fatti passare come nulla fosse per lo strumento più sicuro nel diagnosticare proprio il Covid e sui risultati di quegli stessi test hanno poi costruito un’intera pandemia. Geniali, non trovate?

Ma d’altronde se una malattia non esiste bisognerà pur trovare un modo per convincere le persone del contrario. Ecco allora che i nostri governanti, suggeriti e guidati da manipoli di cosiddetti esperti hanno avuto un’altra brillante idea. Come facciamo ad aumentare a piacimento il numero dei positivi a test PCR fasulli, visto che non siamo sicuri che il Covid neppure esista? Beh si può sempre aumentare il numero di cicli di PCR. Detto fatto.

Questi test molecolari si basano, infatti, sulla tecnica della Reazione a Catena della Polimerasi, la PCR appunto. La polimerasi è un enzima capace di duplicare frammenti di DNA. Così, preparando una reazione che ciclicamente ripeta questa duplicazione potrò avere, almeno a livello teorico, un aumento esponenziale del numero di molecole di DNA che voglio amplificare, fino al punto che un sistema di rilevazione sia in grado di leggerne il segnale e dare una stima relativa sulla presenza e sulla quantità di quel frammento. Ovviamente non posso riprodurre questa reazione all’infinito. Il numero di volte che posso replicare i cicli di reazione non è elevatissimo e si aggira intorno ai 18-25 cicli, soprattutto nelle reazioni di real time qPCR (quantitative Polimerase Chain Reaction – real time). Un numero più basso probabilmente non mi sarà sufficiente ad amplificare il segnale al punto da essere rilevato, soprattutto se il materiale di partenza è poco. Un numero più alto di cicli, al contrario, porterà a quello che viene chiamato un falso positivo. Dopo tanti cicli di amplificazione, la reazione infatti perde di significato, i componenti cominciano a finire all’interno della provetta, si accumulano frammenti di DNA eterogenei, si ottiene un grande ammasso di pezzettini di materiale genetico che vengono si rilevati in laboratorio ma che certo non rappresentano una misura qualitativa del nostro piccolo coronavirus. Considerato tutto questo, cosa pensate abbiano deciso di fare i nostri esperti? Di fare le cose per bene? Ma ovviamente no. Anzi decisero di imporre e raccomandare ai laboratori di analisi di innalzare il numero di cicli di PCR fino a 35 o addirittura 45! Questi dati li ritroviamo nei protocolli del CDC e applicati in tutti i laboratori di analisi dei test molecolari di tutto il mondo, compresa l’Italia.

E pensare che su questa colossale truffa hanno costruito un’intera pandemia. Qualche dubbio sul fatto che forse siamo stati ingannati sin dall’inizio non vi è ancora venuto? Non è ancora venuto ai nostri parlamentari? Allora proseguiamo nel nostro ricordo. C’è sempre da considerare che quella usata per il Covid sia una tecnica ben collaudata. Non era mica la prima volta che usavano test PCR per diagnosticare una patologia virale, sapete? Vi ricordate dell’AIDS? Di quanto ci hanno terrorizzato sulla pericolosità del virus dell’HIV, negli anni novanta? Come credete abbiano deciso di determinarne l’infezione? Esatto, proprio usando test PCR. Sullo scandalo dell’HIV e quanto poco affidabile fosse il dr. Fauci, all’epoca già direttore del NIAID (National Institute of Allergy & Infectious Diseases), sulla truffa dietro i test PCR, ci aveva già avvertito tanti anni fa proprio l’inventore stesso della PCR, il dr. Kary Mullis, vincitore anche del premio Nobel per questa sua straordinaria invenzione. Comunque per dare l’idea di una situazione tragica nel mondo, rappresentare il Covid come una vera e propria apocalisse sanitaria, tamponi fasulli e test inaffidabili non sarebbero di certo bastati. Occorreva un modo per convincere le persone che quel virus, il SARS-CoV-2 era davvero letale e stava mietendo vittime di giorno in giorno. Ma come fare? I decessi non si potevano certo moltiplicare come i positivi a un tampone. Così pensarono a una nuova strategia. D’altronde il tasso di mortalità del Covid era troppo basso, nonostante tutti i test molecolari assolutamente inaffidabili. Negli Stati Uniti, secondo i dati riportati dalla John Hopkins University, il tasso di mortalità al 26 aprile 2022 era appena dell’1,23%. In altri Paesi occidentali, tutti sotto il pressante controllo delle élite globaliste, era anche più basso. In Italia ad esempio era all’1,01%, Spagna e Grecia appena lo 0,88, nel Regno Unito il tasso di mortalità era dello 0,79% e addirittura scendeva allo 0,55 in Germania e 0,51% in Francia.

Certo non sembravano delle statistiche così allarmanti, né tantomeno anche solo lontanamente vicine a numeri che potessero generare panico. Eppure sono stati proprio questi i numeri che loro ci hanno dato, facendo affidamento sulla propaganda e sulla buona conoscenza della psicanalisi delle masse. E se andiamo a vedere un po’ più a fondo, scopriamo che di questi ipotetici decessi imputati al Covid, già rari di per sé, oltre l’80% erano persone anziane, con più di ottant’anni di età; e solo meno del 2,6% di quell’un percento iniziale aveva meno di 45 anni. Secondo il CDC, meno dello 0,02% degli americani sotto i quarantacinque anni di età sarebbe deceduto a causa della malattia. Ma c’è di più.

Il CDC specifica bene che oltre il 95% di tutte le persone che sono state dichiarate morte per il Covid, guarda caso, fossero affette da almeno una due, o tre patologie gravi preesistenti. Ci stavano forse dicendo che magari tutte quelle persone messe nei bollettini di morte che poi la propaganda mainstream ripeteva tutto il giorno per spaventarci, erano decessi normali, causati da tutt’altro che un virus pandemico? Forse però almeno il restante 5% di quei già pochissimi casi sarà davvero imputabile al fantomatico virus. No, neppure quelli. In una nota scritta in piccolo sul loro sito ufficiale, il CDC ci spiega che quell’ultimo 5% di decessi, dove nel certificato di morte il Covid risulta come unica causa di decesso, va chiarito che questo è probabilmente dovuto ad una mancanza di dettagli clinici sulla condizione del paziente al momento della sua morte. E poi tutti questi decessi per polmonite, ipertensione, diabete, Alzheimer e sepsi come hanno fatto i mass media a crearci su un’intera campagna di propaganda sulla devastante mortalità del virus killer? Semplice; bastava modificare le regole con cui si compilano i certificati di morte e il gioco è fatto.

All’inizio di aprile del 2020, il CDC rilascia una guida aggiornata per la compilazione dei certificati di morte per aggiornarli alla nuova emergenza sanitaria. Sistema che poi sarà applicato in gran parte del mondo, a partire dall’Italia. Viene spiegato ai medici autoptici che durante un’emergenza sanitaria compilare accuratamente il certificato di morte di un paziente è molto importante, per monitorare l’andamento della pandemia. Quando i medici confermano che la causa di un decesso è il Covid, questo deve essere riportato nel certificato di morte. Anche se si pensa che il virus possa semplicemente aver giocato un ruolo nel decesso del paziente, anche se non può essere fatta una diagnosi definitiva ma si sospetta o s’ipotizza come probabile, è ovviamente accettabile riportare il Covid nel certificato di morte.

Insomma, non importa di cosa sia effettivamente deceduto un paziente, basta che esso risulti positivo al test PCR, o semplicemente che il medico pensi che forse potrebbe aver avuto il Covid, che quella persona magicamente farà parte del grande numero di decessi per quella malattia. Al resto penseranno giornali e televisione. Questa strategia non si limitava certo alla compilazione dei certificati di morte. Non potendo obbligare medici e strutture sanitarie a indicare il Covid come causa di decesso per ogni persona che perdeva la vita, pensarono bene di dare un piccolo incentivo agli scettici. Da una parte, infatti, medici, ospedali e strutture sanitarie erano caricati di un’enorme responsabilità. Era grazie al loro scrupoloso servizio di registrazione dettagliata e puntuale dei decessi che il sistema di sorveglianza sanitaria dell’emergenza poteva funzionare correttamente; quanto sarebbe pericoloso e incosciente non scrivere tra le cause del decesso il Covid, lasciando così medici, infermiere e personale sanitario a rischio di infettarsi con il pericolosissimo SARS-CoV-2. Se qualcuno nell’ospedale, o tra i familiari di pazienti e medici ci fosse stato qualche contagiato o deceduto proprio a causa di una mancata dichiarazione che il Covid era stata una delle cause di morte di un paziente, con conseguente abbassamento dei livelli di guardia e attenzione? Chi sarebbe stato responsabile di quella terribile tragedia? Sembrò proprio un modo molto furbo e efficace per dire ai medici, senza obbligarli, di stare attenti: se qualcosa succede e si scopre che non avevate fatto attenzione nel compilare il certificato di morte, sapete di chi è la responsabilità?

Ma non è tutto. A completare l’astuta tecnica di convincimento a collaborare nel portare avanti questa folle narrazione, il governo di molti paesi, dagli Stati Uniti all’Italia, pensarono bene che impaurire i medici non fosse sufficiente. Occorreva premiare tutti quelli che da bravi obbedivano alle richieste del padrone. Così, inventarono gli incentivi, rimborsi e premi in denaro alle strutture sanitarie e ospedaliere per ogni decesso che venisse imputato al virus. Il dr. Robert Redfield, ex direttore del CDC, in un’audizione al Congresso degli Stati Uniti dichiarò proprio che quanto stava succedendo non era nulla di nuovo. Quest’assurda strategia degli incentivi alle strutture sanitarie per una “corretta” compilazione dei certificati di morte non era certo la prima volta che veniva usava. Redfield spiega che era stata applicata per molte altre malattie, soprattutto per l’epidemia di HIV. <<Qualcuno>> spiega Redfield, <<può avere un attacco di cuore, ma anche avere l’HIV – l’ospedale preferirà classificarlo come decesso per HIV, perché c’è un rimborso più grande.>>

In Italia, già dall’agosto del 2021 e con effetto retroattivo, il governo aveva emanato un decreto legge per rimborsare gli ospedali che ospitavano pazienti positivi al Covid di quasi 4.000 euro al giorno a paziente. Se poi quei pazienti finivano in terapia intensiva lo stato avrebbe rimborsato l’ospedale con 9697 euro, al giorno e per ogni paziente. Certo non ci stupisce tutta quest’ansia da tampone negli ospedali, e qualche sospetto su come diavolo sia stato possibile improvvisamente intasare le terapie intensive di mezzo mondo può magari sorgere, non trovate? D’altronde sono davvero un sacco di soldi. Intanto, basandosi su questi due pilastri d’argilla, i nostri governanti hanno potuto imbastire una perfetta sceneggiatura, atta a portare avanti molti dei punti più estremi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, fino ad arrivare all’ultimo grande inganno: i vaccini. Leggendo il testo presentato alla Camera, da come sarà strutturata questa eventuale Commissione Covid, dai suoi compiti e ambiti d’indagine, si capisce chiaramente che non intenda minimamente toccare l’argomento, nonostante il triste atto tragicomico messo in scena da molti dei nostri parlamentari. Dalle indagini di sempre più numerosi laboratori indipendenti, ricercatori, giudici e avvocati, associazioni in varie parti del mondo, sempre più dati emergono sugli aspetti finanziari, economici e sanitari oltre che scientifici, sulla realtà di questo fenomeno. I danni diretti o indiretti provocati dall’inoculazione delle sostanze contenute in questi prodotti di biologia sintetica a centinaia di milioni di persone cominciano ad essere allarmanti e difficili da soffocare nel silenzio tombale dei massmedia. Eppure, dal testo di proposta di legge, sembra che la Commissione si occuperà al più di indagare eventuali frodi o favoritismi o episodi di corruzione nella gestione delle scorte di vaccino, riguardo alla loro distribuzione territoriale e nazionale, giacché lo Stato non può certo accusare se stesso di aver collaborato alla distribuzione fino al punto da imporla, di sieri sperimentali potenzialmente dannosi o letali.

Con quest’ultima scena si chiude l’ennesimo atto della narrazione pandemica. Risultato sperato e previsto della sua messa in opera è nel convincere dubbiosi e scettici della buona fede delle istituzioni, spaccando ancor di più il già fragile e disomogeneo mondo dei tanti cittadini italiani consapevoli di una società che sta voltando pagina, indipendentemente dal governante totalitario di turno, verso un deumanesimo post-finanziario. Dividere ancora, creando due nuove categorie, fatte stavolta da coloro i quali vedono di buon grado l’istituzione di una Commissione parlamentare Covid, per fare giustizia, e coloro che la considerano inutile, uno specchietto per le allodole che la politica muove per distrarci e confonderci. Tutto funzionale al sistema. Intanto, nel mondo reale, il grande ingranaggio globale prosegue il suo percorso, conducendo le nostre civiltà verso nuovi lidi, inesorabile e starà a ciascuno i noi prenderne coscienza e provare a fermarlo o al più cambiare strategia per non esserne travolti.

Di Alessio Fortunati per comedonchisciotte.org

Dott. Alessio Fortunati, PhDDottore in Scienze Biologiche, Biologo Molecolare, Saggista e libero pensatore.

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