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La Redazione

 

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Come sonnambuli verso il fascismo: la coerenza della politica estera della CIA/NATO degli ultimi 77 anni

L'Occidente dovrebbe avere il coraggio di ammettere la verità sulla sua complicità in molti dei problemi mondiali nati durante il periodo della Guerra Fredda
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A cura di Markus
Il 19 Maggio 2022
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Cynthia Chung
strategic-culture.org

[Questa è l’ultima puntata di una serie di cinque parti. Per la Parte 1 si rimanda qui; la Parte 2 illustra come il nazionalismo ucraino sia stato comprato e pagato dalla CIA nel secondo dopoguerra; la Parte 3 illustra l’Operazione Gladio della NATO; la Parte 4 illustra il ruolo della CIA e della NATO nel commercio globale di eroina, di Miami come nuovo centro del fascismo internazionale e come l’assassinio del Presidente Kennedy sia collegato a tutto ciò].[Tradotte anche su CDC, Parte 1, Parte 2, Parte 3, Parte 4]

Finora in questa serie abbiamo visto la NATO, la CIA e i fascisti, compresi i nazisti veri e propri, lavorare tutti per lo stesso apparato ed essenzialmente per lo stesso obiettivo: rovesciare i leader democraticamente eletti e sostituirli con dittatori e governi fascisti di destra. Nella quarta parte si è discusso di come i profitti del traffico di stupefacenti vengano a loro volta utilizzati per finanziare attività terroristiche di destra a livello globale, sul modello della struttura Gladio della NATO. Il “grande colpo di stato dell’eroina” da parte della CIA consisteva nell’avere il controllo completo dei profitti dell’eroina proprio a questo scopo.

È qui che riparte la nostra storia.

La neve è ora nera

Bertrand Russell, nel suo libro “L’impatto della scienza sulla società” (1952), aveva affermato che l’argomento che “avrà maggiore importanza politica è la psicologia di massa,” cioè la lente con cui un individuo vede la “realtà” e la “verità.” Russell era stato molto chiaro: tali “convinzioni” non sono generate dall’individuo stesso, ma devono essere modellate dallo Stato.

Naturalmente, gli individui non sono incoraggiati a pensare ad una verità o ad una realtà assoluta, ma piuttosto a pensare su una scala molto più piccola, su “fatti” individuali, perché questo è molto più facile da controllare e plasmare e limita anche il pensiero “problematico,” come l’analisi causa ed effetto.

Russell, nel suo “L’impatto della scienza sulla società,” spiega come si possa programmare una società per indurla pensare che la neve sia nera piuttosto che bianca:

“Primo, l’influenza familiare ostacola il processo. Secondo, non si può fare molto se l’indottrinamento non inizia prima dei dieci anni. Terzo, le frasi messe in musica e intonate ripetutamente sono molto efficaci. Quarto, l’opinione che la neve sia bianca dovrebbe dimostrare un gusto morboso per l’eccentricità. Ma io anticipo. Spetta ai futuri scienziati rendere precise queste massime e scoprire esattamente quanto costi per ogni individuo far credere ai bambini che la neve è nera, e quanto meno costerebbe far credere loro che è grigio scuro.”

Questo è ovviamente un programma per il più ambizioso “reframing” della “realtà,” tuttavia, come vediamo oggi, non è necessario iniziare prima dei dieci anni per altri tipi di “reframing” e in nessun luogo questo sembra essere il più riuscito ed efficace con qualsiasi gruppo di età rispetto alla politica “estera” dell’Occidente. La neve è qualcosa che vediamo e sperimentiamo regolarmente. È molto più difficile “riformulare” qualcosa di familiare, ma qualcosa di “straniero” no, perchè per millenni è sempre stato un concetto piuttosto confuso e indefinito, e quindi è un candidato molto più facile per lo Stato da “riformulare” e far diventare la nostra “realtà” collettiva, la nostra “paura esistenziale” collettiva. E così, per la maggior parte della storia, la nostra comprensione di chi sia il nostro “amico” e chi il nostro “nemico” è stata raramente determinata dal popolo stesso, ma piuttosto dalla sua struttura di governo.

Una tale struttura di governo è libera di determinare per noi che cosa sia “verità” o “falsità,” che cosa sia “fatto” o “finzione,” perché il popolo, nonostante tutti gli abusi e lo sfruttamento da parte di tale forza di governo, chiede ancora aiuto a questa stessa forza per avere sicurezza ed essere protetto dallo spaventoso “ignoto.”
Meglio il diavolo che si conosce? In questo caso, l’ignoranza non è certo una beatitudine…

Tuttavia, i “fatti”, sostenuti dallo Stato, dopo tutto, hanno dimostrato di non essere così “basati sui fatti,” infatti ora apprendiamo dagli angeli della giustizia, dagli impeccabili, onnipotenti e anonimi “verificatori di fatti” che la “verità” sta diventando sempre più non una questione di “giusto” o “sbagliato,” ma piuttosto un problema di semantica, di priorità e di ciò che si sceglie di enfatizzare.

Ad esempio, il reale problema dei neonazisti in Ucraina (si veda la Parte 1 e la Parte 2) è stato “riformulato” dai media in modo da: 1) riconoscere che ci sono effettivamente dei neonazisti in Ucraina, ma essi sono anche nazionalisti e quindi combattono per l’Ucraina intera; 2) sostenere che si tratta di neonazisti “riformati,” che sono stati apparentemente addomesticati ed ora sono rispettabili difensori dell’Ucraina; 3) che l’Ucraina ha un Presidente ebreo e quindi una cosa del genere è fondamentalmente impossibile.

Il fatto è che questa storia l’abbiamo già sentita, 77 anni fa…

È meglio il diavolo che si conosce?

Nel 1998, il Gruppo di lavoro interagenzie per i crimini di guerra nazisti e i documenti del governo imperiale giapponese (IWG), su richiesta del Congresso, aveva iniziato, su mandato del Congresso, quello che sarebbe diventato il più grande sforzo di declassificazione di un singolo soggetto storico. Di conseguenza, più di 8,5 milioni di pagine di documenti sono state aperte al pubblico ai sensi del Nazi War Crimes Disclosure Act (P.L. 105-246) e del Japanese Imperial Government Disclosure Act (P.L. 106-567). Questi documenti includono file operativi dell’Office of Strategic Services (OSS), della CIA, dell’FBI e dell’intelligence dell’esercito. L’IWG veva presentato tre rapporti al Congresso tra il 1999 e il 2007.

Era stato istituito un gruppo di ricerca per compilare e organizzare gli elementi chiave di questo enorme database appena declassificato; il risultato è stato la pubblicazione di “U.S. Intelligence and The Nazis” nel 2005, edito dagli Archivi Nazionali.

Parte del contenuto declassificato rivela come l’FBI e la CIA avessero consapevolmente collaborato con i criminali di guerra nazisti subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e, in molti casi, prima ancora che la guerra fosse finita.

Timothy Naftali scrive in “U.S. Intelligence and The Nazis” (1):

“Il Corpo di Controspionaggio dell’Esercito degli Stati Uniti (CIC) condivideva l’opinione della CIA che la caccia ai criminali di guerra nazisti fosse incompatibile con le esigenze della Guerra Fredda… ‘In questo momento, 1952, l’arresto di criminali di guerra non è più considerato una missione del CIC’, aveva scritto il 430° Distaccamento al quartier generale superiore dell’Esercito degli Stati Uniti in Austria. ‘Si ritiene inoltre che il perseguimento dei criminali di guerra non sia più considerato di primario interesse per le autorità statunitensi’…” [enfasi aggiunta].

Cosa stava causando questo brusco cambiamento di rotta all’interno di alcune organizzazioni degli Stati Uniti tale da indurle a proteggere i criminali di guerra nazisti e, in molti casi, personaggi che non erano nemmeno al servizio degli Stati Uniti? Perché questi criminali di guerra nazisti erano stati così rapidamente graziati e giudicati “innocui” agli occhi mondo, ora che avevano perso la guerra?

La ragione di questa decisione dell’FBI e della CIA era dovuta al fatto che la lotta al comunismo sovietico era diventata non solo la prima priorità mondiale del secondo dopoguerra, ma, apparentemente, anche l’unica priorità di queste agenzie di sicurezza, che erano arrivate a dichiarare pubblicamente che il loro lavoro non comprendeva la caccia ai criminali di guerra tedeschi, anche se risiedevano negli Stati Uniti (2).

E così, se i nazisti si concentravano unicamente sulla distruzione dell’Unione Sovietica, allora dovevano essere considerati “alleati” indispensabili alla causa del cosiddetto “mondo libero.”

Tuttavia, questa serie di articoli ha dimostrato che non era affatto così e che invece il terrorismo e la tirannia, come l’Operazione Gladio, il maccartismo e COINTELPRO, erano stati scatenati contro “mondo libero,” e quindi tutto ciò che non rientrava nel ristretto copione concordato doveva essere eliminato ed epurato. Questo includeva attivisti per i diritti umani e leader politici. A nessuno di loro era permesso di mettere in discussione il copione che avrebbero dovuto recitare. Qual era il copione? Un graduale spostamento verso governi fascisti di destra, il tutto, ovviamente, per proteggerci dal comunismo sovietico. I leader politici che avevano osato opposti erano stati giustiziati sommariamente dalle squadre speciali di Gladio, tra questi il Primo Ministro italiano Aldo Moro, il Primo Ministro svedese Olof Palme, il Primo Ministro turco Adnan Menderes, il Presidente Kennedy, Alfred Herrhausen ed Enrico Mattei.

Timothy Naftali scrive in “U.S. Intelligence and The Nazis” (3):

“Nel 1953, alla richiesta del Congresso di determinare se Eichmann [uno dei principali organizzatori nazisti dell’Olocausto] si nascondesse in Medio Oriente… la CIA aveva spiegato ai senatori americani interessati che non era più responsabile di rintracciare i fuggitivi nazisti, nemmeno il famigerato Eichmann. Sebbene la CIA continuasse ad interessarsi alla posizione e alle attività di individui come Eichmann“, aveva chiarito un funzionario della CIA con l’approvazione del vicedirettore dell’Intelligence centrale, “non ci occupiamo di catturare criminali di guerra e quindi non siamo in grado di assumere un ruolo attivo in questo caso.” I senatori apparentemente avevano accettato questa dichiarazione di missione… [e quindi senza ulteriori informazioni su Eichmann] l’inchiesta era stata sospesa nel 1954.” [enfasi aggiunta]

Incredibilmente, il 430° Distaccamento, nella sua nota al quartier generale superiore dell’Esercito degli Stati Uniti in Austria, aveva aggiunto alcune righe alla frase “non ci occupiamo di catturare criminali di guerra”:

“Pertanto, sembra che le autorità di polizia di Salisburgo debbano essere avvisate che l’arresto di [Adolf Eichmann] e il [suo] trasferimento al CIC non sono più desiderati.” (4) [enfasi aggiunta]

Timothy Naftali scrive in “U.S. Intelligence and The Nazis” (5):

“I comandanti degli Stati Uniti non erano pienamente d’accordo con la decisione del Distaccamento 430 di rinunciare ad occuparsi di Eichmann. I criminali di guerra nazisti erano in un elenco di ricercati e, se gli Austriaci avessero preso Eichmann, avrebbero dovuto consegnarlo al CIC. Ma non ci sarebbero stati nuovi tentativi statunitensi per rintracciarlo.”

Otto Adolf Eichmann era un SS-Obersturmbannführer tedesco-austriaco e uno dei principali organizzatori dell’Olocausto – la cosiddetta “Soluzione Finale della Questione Ebraica,” il nome in codice ufficiale per lo sterminio di tutti gli Ebrei reperibili, che non era limitato al continente europeo.

Eichmann era stato incaricato di facilitare e gestire la logistica della deportazione di massa di milioni di Ebrei nei ghetti e nei campi di sterminio dell’Europa orientale occupata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

In un’occasione, Eichmann si era lamentato con i suoi colleghi delle SS del fatto che, sotto la sua supervisione, erano stati uccisi solo 6 milioni di Ebrei. (6)
Il 23 maggio 1960, il Primo Ministro israeliano David Ben-Gurion si era presentato alla Knesset, il parlamento israeliano, per fare un annuncio sorprendente: “Adolf Eichmann, uno dei più grandi criminali di guerra nazisti, è sotto custodia custodia israeliana.”

Quasi due settimane prima, l’11 maggio 1960, Eichmann era stato catturato da agenti del Mossad in Argentina. Nel dopoguerra aveva vissuto per un decennio sotto lo pseudonimo di Richard Klement.

Timothy Naftali scrive in “U.S. Intelligence and The Nazis” (7):

“Il rapimento di Eichmann era stato una completa sorpresa per il governo statunitense. Gli Israeliani non avevano avvertito la CIA (dal 1951 il principale punto di contatto tra la comunità di intelligence israeliana e Washington) che avevano rintracciato il più famoso criminale di guerra nazista vivente e che lo avrebbero consegnato sommariamente alla giustizia.

… la cattura di Eichmann da parte di Israele aveva fatto molto di più che concentrare l’attenzione su quegli uomini che erano riusciti a sfuggire alla giustizia nel caos dell’immediato dopoguerra, questo evento inaspettato avrebbe costretto la CIA a riesaminare alcuni degli ex nazisti reclutati negli anni Cinquanta nella fretta di produrre risultati di intelligence. Alcuni dei collaboratori di Eichmann, si era scoperto, avevano lavorato per la CIA…

Poichè la CIA nel dopoguerra aveva avuto rapporti con persone che avevano lavorato al fianco di Adolf Eichmann nel perseguitare e sterminare milioni di persone? In quali circostanze individui con questi precedenti potevano essere considerati agenti accettabili? Tralasciando per un momento la questione morale, quale valore operativo potevano avere questi veterani della guerra contro gli Ebrei nella lotta clandestina con l’Unione Sovietica? L’organizzazione per cui lavoravano, l’SD e successivamente l’Ufficio principale per la sicurezza del Reich (RSHA), era il braccio di intelligence delle SS e del Partito nazista. Come la maggior parte dei servizi segreti dei regimi totalitari, l’SD era più un cane da guardia dell’ideologia che della verità. Il fatto che alcuni di questi uomini facessero parte dell’ufficio antiebraico di questo servizio già ideologizzato avrebbe dovuto rendere le loro credenziali di intelligence ancora più sospette.” [enfasi aggiunta]

Tuttavia, questo fatto assolutamente ovvio non aveva dissuaso il governo statunitense dallo sponsorizzare Reinhard Gehlen (capo del servizio di intelligence militare della Wehrmacht Foreign Armies East), inserendolo in un apparato di sorveglianza sostenuto dalla CIA istituito nella Germania Ovest chiamato Organizzazione Gehlen (1946-1956), trasformatosi poi nel Bundesnachrichtendienst (BND) dal 1956-1968, di cui Gehlen era stato il presidente fondatore.

Alla Germania Occidentale era stato detto che doveva essere tenuta a freno per i suoi crimini e le sue ambizioni naziste durante la Seconda Guerra Mondiale, tanto che era stata occupata per quasi 10 anni dalle forze armate britanniche, francesi e americane. Eppure, allo stesso tempo, un “ex” nazista di alto rango era stato messo a capo dei suoi servizi di sicurezza e di intelligence!

L’occupazione della Germania Occidentale era terminata il 5 maggio 1955, dopo l’accettazione da parte della stessa di aderire alla NATO. Solo dopo l’accordo di adesione alla NATO, la Germania Ovest aveva potuto disporre di un esercito di mezzo milione di uomini e riprendere la produzione di armi.

In altre parole, solo dopo aver accettato di legare il proprio destino al resto dei Paesi della NATO in un eterno stallo con l’Unione Sovietica alla Germania Ovest era stata concessa la sua briciola di “libertà.”

I diritti della Germania non venivano limitati a causa dei suoi crimini di guerra nazisti, infatti la CIA e la NATO avevano chiaramente dimostrato di essere pronte a perdonare i suoi criminali di guerra. La realtà era che la Germania veniva usata come baluardo contro l’Unione Sovietica e il popolo tedesco stava per pagare il prezzo dei crimini dei suoi leader nazisti. Sarebbe stato il popolo tedesco a dover chinare la testa in segno di sottomissione, mentre gli “ex” nazisti ricevevano un trattamento di prima classe da parte della CIA e dei suoi collaboratori (in gran parte pagati dai contribuenti americani, aggiungerei).

Timothy Naftali scrive in “U.S. Intelligence and The Nazis” (8):

“I materiali rilasciati dalla CIA e dal Dipartimento della Difesa in base al Nazi War Crimes Disclosure Act del 1998 consentono un’analisi approfondita delle origini, delle implicazioni e dei risultati della sponsorizzazione postbellica da parte del governo statunitense di Reinhard Gehlen e dell’organizzazione che, nel 1956, era diventata il Bundesnachrichtensdienst (BND), il servizio segreto della Germania Occidentale.

In primo luogo, nonostante fosse stato la principale fonte di finanziamento delle attività di Gehlen per quasi undici anni, il governo degli Stati Uniti non aveva mai ottenuto il controllo sulle operazioni di Gehlen che si aspettava, cercava o avrebbe dovuto avere. In secondo luogo, Reinhard Gehlen aveva spesso agito in malafede nei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Aveva ingannato una generazione di ufficiali dell’intelligence statunitense sui dettagli delle sue operazioni e violato gli accordi di base che progettati per sostenere questo sistema di cooperazione. In terzo luogo, un numero considerevole di ex membri dell’SD Foreign Intelligence, della Gestapo e delle Waffen-SS erano stati reclutati nell’organizzazione nel periodo in cui questa era finanziata dal governo statunitense. Il reclutamento di queste persone da parte di Gehlen non era avvenuto per volontà del governo statunitense; tuttavia, dopo aver appreso dell’uso di criminali di guerra da parte di Gehlen, Washington aveva scelto di non intervenire.

Infine, la CIA non aveva una grande considerazione di Gehlen e della sua organizzazione come risorsa di intelligence. I principali obiettivi dell’Agenzia nell’affare Gehlen erano quelli di facilitare la penetrazione degli Stati Uniti in una futura comunità di intelligence della Germania Occidentale” [enfasi aggiunta].

Di conseguenza, al popolo tedesco non sarebbe mai stato permesso di essere sovrano. Sarebbero stati gli eterni perdenti della Seconda Guerra Mondiale e non avrebbero avuto altra scelta se non quella obbedire alla volontà dei loro padroni alla CIA e al quartier generale della NATO, quest’ultimo popolato da una buona dose di “ex” nazisti che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sarebbero diventati comandanti di alto livello nella NATO.

La dubbia fedeltà della NATO

Non solo la CIA era disposta a lavorare con “ex” nazisti nell’ambito della politica estera americana del secondo dopoguerra; come nel caso dell’Unit-B di Mykola Lebed, affiliata ai nazisti, e dell’AERODYNAMIC della CIA (di cui si parla nella Parte 2), organizzazione in cui Stefan Bandera, affiliato ai nazisti, aveva continuato a promuovere pesantemente la propaganda ultranazionalista in Ucraina durante gli anni della Guerra Fredda con i finanziamenti della CIA. Questa radicalizzazione ultranazionalista di alcuni gruppi ucraini era giustificata dal fatto che incoraggiava l’odio verso l’Unione Sovietica. L’Ucraina avrebbe dovuto essere anche una sorta di baluardo, ma era considerata molto più sacrificabile della Germania.

Un analista della CIA aveva asserito che “una qualche forma di sentimento nazionalista continua ad esistere [in Ucraina] e… c’è l’obbligo di sostenerlo come arma della Guerra Fredda.” (9)

Questa filosofia si era vista molto chiaramente nella scelta del personale della NATO.

Adolf Heusinger, che aveva prestato servizio come capo delle operazioni all’interno dello Stato Maggiore dell’Alto Comando dell’Esercito tedesco nelle forze armate della Germania nazista dal 1938 al 1944. Poi nominato dai nazisti capo di Stato Maggiore ad interim.

Heusinger, come Gehlen, non era stato processato dal Tribunale di Norimberga. Gli era stato invece affidato il controllo del neonato esercito della Germania Occidentale, come generale della Bundeswehr dal 1957 al 1961. Era stato poi presidente del Comitato militare della NATO dal 1961 al 1964. Questo periodo era stato quello in cui si erano moltiplicati i tentativi di assassinio contro de Gaulle, in cui era implicata l’Operazione Gladio della NATO (cfr. Parte 3).

Hans Speidel, generale nazista, era stato uno dei principali leader militari della Germania Occidentale all’inizio della Guerra Fredda. Era stato uno dei principali fondatori della Bundeswehr. Era stato una figura importante nel riarmo tedesco e aveva supervisionato l’integrazione della Bundeswehr nella NATO. (10) Era stato consigliere militare del Cancelliere Konrad Adenauer e comandante supremo delle forze di terra della NATO in Europa centrale dal 1957 al 1963.

Secondo un articolo di Der Spiegel (11), che citava documenti rilasciati nel 2014 dal Bundesnachrichtendienst (l’agenzia di intelligence estera della Germania), Heusinger e Speidel potrebbero aver fatto parte delle Schnez-Truppe, un esercito segreto illegale che i veterani della Wehrmacht e delle Waffen-SS avevano costituito in Germania nel 1949 per respingere un attacco dell’Unione Sovietica.

Si potrebbe pensare che una cosa del genere sia improbabile o addirittura impossibile, ma la verità è che un tale esercito segreto illegale composto da nazisti del secondo dopoguerra segue il copione dell’Operazione Gladio della NATO.

Johannes Steinhoff, pilota di caccia della Luftwaffe durante la Seconda Guerra Mondiale e insignito della Croce di Cavaliere della Croce di Ferro (la più alta onorificenza dell’esercito nazista), nel 1960 era diventato rappresentante militare tedesco presso il Comitato militare della NATO, aveva ricoperto il ruolo di Comandante ad interim delle Forze aeree alleate NATO dell’Europa centrale dal 1965 al 1966, di Ispettore delle Forze aeree dal 1966 al 1970 e di Presidente del Comitato militare della NATO dal 1971 al 1974.

Johann von Kielmansegg, ufficiale di Stato Maggiore presso l’Alto Comando della Wehrmacht dal 1942 al 1944, era stato tenente generale del Comando Supremo delle Forze Terrestri Alleate dell’Europa Centrale della NATO a Fontainebleau e Comandante in Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale della NATO dal 1967 al 1968.

Jurgen Bennecke, anch’egli generale della Wehrmacht, era stato Comandante in Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale della NATO dal 1968 al 1973.

Ernst Ferber, maggiore della Wehrmacht e capo gruppo del dipartimento organizzativo del Comando Supremo dell’Esercito (Wehrmacht) dal 1943 al 1945, insignito della Croce di Ferro di 1a classe, era stato Comandante in Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale della NATO dal 1973 al 1975.

Karl Schnell, capo batteria nella campagna occidentale del 1940, poi primo ufficiale di Stato Maggiore del LXXVI Corpo Panzer nel 1944 e insignito della Croce di Ferro di 2a classe, era stato Comandante in Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale della NATO dal 1975 al 1977.

Franz Joseph Schulze, tenente della riserva e capo della 3ª batteria del Reggimento Flak Storm 241, insignito della Croce di Cavaliere della Croce di Ferro nel 1944, era stato il Comandante in Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale della NATO dal 1977 al 1979.

Ferdinand von Senger und Etterlin, tenente della 24ª Divisione Panzer della 6ª Armata tedesca, aiutante del Comando Supremo dell’Esercito, era stato Comandante in Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale della NATO dal 1979 al 1983.

[Nota: questo non è un elenco completo di “ex” nazisti che hanno servito sotto la NATO].

Quindi, dal 1957 al 1983, la NATO aveva avuto uno, se non molti, “ex” nazisti di alto rango al comando di più dipartimenti all’interno della sua struttura.

La posizione di Comandante e Capo delle Forze Alleate dell’Europa Centrale (CINCENT Commander in Chief, Allied Forces Central Europe – AFCENT) è stata occupata esclusivamente da “ex” nazisti per 18 anni di fila, dal 1965 al 1983.

Riuscite a vedere lo schema che si sta formando?

Come accennato in precedenza in questa serie, in tutto questo contesto, il recente scandalo della NATO, che ha postato su Twitter il simbolo occulto nazista del Sole Nero durante l’ultima giornata internazionale della donna, potrebbe non essere stato un errore, dopo tutto…

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La verifica dei “Fact-Checkers” sull’Ucraina

Prima di passare in rassegna la situazione dell’Ucraina di oggi, vorrei condividere con voi una storia molto interessante su come la CIA compra i giornalisti.

Udo Ulfkotte era un noto giornalista tedesco e autore di numerosi libri. Aveva lavorato per 25 anni come giornalista, 17 dei quali per la Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), anche come direttore. Nel suo libro del 2014 “Journalists for Hire: How the CIA Buys News“, Ulfkotte racconta di come la CIA e i servizi segreti tedeschi (BND) corrompessero i giornalisti affinché scrivessero articoli che distorcevano la verità o addirittura completamente inventati per promuovere un orientamento filo-occidentale e filo-NATO e di essere stato egli stesso uno di quei giornalisti comprati.

In un’intervista, Ulfkotte descriveva come, in risposta allo scoppio della crisi ucraina del 2014, avesse finalmente trovato il coraggio di pubblicare il libro, dopo che per anni era rimasto a prendere polvere, dichiarando:

“Ho sentito che era arrivato il momento giusto per finirlo e pubblicarlo, perché sono profondamente preoccupato per la crisi ucraina e per le possibili conseguenze devastanti per tutta l’Europa e per tutti noi… Non sono affatto favorevole alla Russia, ma è chiaro che molti giornalisti seguono e pubblicano ciecamente tutto ciò che arriva dall’ufficio stampa della NATO. E queste informazioni e questi rapporti sono completamente di parte.” [enfasi aggiunta]

In un’altra intervista Ulfkotte aveva dichiarato che:

“È chiaro come la luce del sole che gli agenti di vari Servizi erano negli uffici centrali della FAZ, il luogo dove ho lavorato per 17 anni. Erano apparsi più volte articoli con il mio nome, ma non erano un mio prodotto intellettuale. Una volta ero stato avvicinato da qualcuno dei servizi segreti tedeschi e della CIA, che mi aveva detto che avrei dovuto scrivere su Gheddafi e riferire di come stesse cercando di costruire segretamente una fabbrica di armi chimiche in Libia. Non avevo alcuna informazione in merito, ma mi avevano mostrato vari documenti, dovevo solo mettere il mio nome sull’articolo. Crede che questo possa essere definito giornalismo? Non credo.”

Ulfkotte aveva poi dichiarato pubblicamente:

“Me ne vergogno. Le persone per cui ho lavorato sapevano fin dall’inizio tutto quello che facevo. E la verità deve venire fuori. Non si tratta solo di FAZ, ma dell’intero sistema che è corrotto fino in fondo.” [enfasi aggiunta]

Udo Ulfkotte, nel frattempo, è deceduto. È morto nel gennaio 2017, in casa sua, si dice per un attacco di cuore. Il corpo è stato subito cremato, impedendo così ogni possibilità di autopsia. Oggi è praticamente impossibile trovare il suo libro.

La situazione odierna, per quanto riguarda l’informazione dei media sull’Ucraina, non sembra essere diversa, semmai è molto peggiorata.

Per sostenere le forze armate ucraine, Kiev ha sfornato un flusso costante di propaganda sofisticata volta a suscitare il sostegno pubblico e ufficiale dei Paesi occidentali.

La strategia di propaganda dell’Ucraina le è valsa l’elogio di un comandante della NATO che ha dichiarato al Washington Post: “Sono davvero eccellenti nelle comunicazioni strategiche, nei media, nelle operazioni di influenza e anche nelle psy-ops.” Il Post ha infine ammesso che “i funzionari occidentali dicono che, pur non potendo verificare in modo indipendente molte delle informazioni che Kiev diffonde sull’evoluzione della situazione sul campo di battaglia, compresi i dati sulle vittime di entrambe le parti, esse rappresentano comunque una comunicazione strategica molto efficace.”

Dan Cohen per Mint Press News scrive:

“La chiave dello sforzo propagandistico [di Kiev] è un numero incredibile di società internazionali di pubbliche relazioni che lavorano direttamente con il Ministero degli Affari Esteri ucraino per condurre una guerra dell’informazione.” Secondo il sito di notizie PRWeek, l’iniziativa è stata lanciata da una figura anonima che avrebbe fondato una società di pubbliche relazioni con sede in Ucraina…

Secondo l’anonimo, più di 150 società di pubbliche relazioni hanno aderito al blitz propagandistico.

Questo sforzo internazionale è guidato dal cofondatore della società di pubbliche relazioni PR Network, Nicky Regazzoni e da Francis Ingham, un consulente di pubbliche relazioni di alto livello con stretti legami con il governo britannico. Ingham aveva lavorato in precedenza per il Partito Conservatore britannico, fa parte del Consiglio per la strategia e la valutazione del servizio di comunicazione del governo britannico, è amministratore delegato dell’International Communications Consultancy Organisation e dirige l’associazione dei comunicatori degli enti locali britannici, LG Comms.

In questo modo, Ingham, che è stato membro del governo britannico e continua ad avere contatti di altissimo livello all’interno del governo britannico, sta svolgendo un ruolo di primo piano nella rappresentazione della guerra in Ucraina.

Dan Cohen spiega in modo esauriente come queste “società di pubbliche relazioni” siano responsabili di riportare e diffondere notizie inventate e che, anche quando tali notizie si rivelano definitivamente false, continuano comunque ad essere utilizzate. Questi strumenti di PR includono grafici di propaganda, creati per incoraggiare la radicalizzazione e la promozione dell’identità ultranazionalista; l’uso di un linguaggio xenofobo e razzista (non solo nei confronti dei Russi), l’elogio, quasi come fossero eroi, dei neonazisti ucraini, la trasformazione in idolo del leader dell’Unità B affiliata ai nazisti Stefan Bandera e l’incoraggiamento a compiere atti violenti contro altri individui (per gli esempi, si veda l’articolo di Cohen).

Perché una persona come Ingham dovrebbe essere coinvolta in una cosa del genere? Se avete già letto la seconda parte di questa serie, avrete capito che questa è solo la continuazione di un copione che va avanti da decenni.

Se vi foste mai chiesti chi c’è dietro gli onnipotenti “fact-checkers,” nel caso di StopFake, autodefinitisi tali, sono finanziati dal National Endowment for Democracy (NED), alias il dipartimento della CIA a tutti gli effetti, dal Consiglio Atlantico, dalla International Renaissance Foundation (finanziata dal miliardario della Open Society Foundation George Soros), dall’Ambasciata britannica in Ucraina, dal British Foreign & Commonwealth Office, dal German Marshall Fund, tra gli altri.

StopFake è stata assunta da Facebook nel marzo 2020 per “frenare il flusso di propaganda russa,” ma si è scoperto che impiegava diverse figure strettamente legate a neonazisti violenti. Tuttavia, questo non ha scoraggiato Facebook dal continuare a lavorare con StopFake.

Alla fine dei conti, non sembra avere importanza quante volte questi arbitri della verità si rivelino sbagliati, perché i funzionari statunitensi hanno già ammesso che stanno letteralmente mentendo al pubblico su ciò che sta accadendo in Ucraina.

Quanto è seria la storia d’amore tra Ucraina e neonazisti?

È interessante notare che lo stesso Consiglio Atlantico, in un articolo pubblicato nel 2018 intitolato Ukraine’s Got a Real Problem with Far-Right Violence (And No, RT Didn’t Write This Headline),” riconosce che è un problema piuttosto grave,.

Josh Cohen per il Consiglio Atlantico scrive [i link sono tratti dall’articolo originale]:

“Sembra roba da propaganda del Cremlino, ma non lo è. La scorsa settimana Hromadske Radio ha rivelato che il Ministero della Gioventù e dello Sport ucraino sta finanziando il gruppo neonazista C14 per promuovere “progetti di educazione patriottica nazionale” nel Paese…”

Sì, avete letto bene, il C14, insieme al Battaglione Azov, con l’incoraggiamento e il finanziamento del governo ucraino attraverso il Ministero della Gioventù e dello Sport, sotto il titolo di “progetti di educazione patriottica nazionale,” ha addestrato bambini, anche nelle tattiche terroristiche.

Josh Cohen continua [i link sono tratti dall’articolo originale]:

“Dall’inizio del 2018, il C14 e altri gruppi di estrema destra, come la Milizia Nazionale affiliata ad Azov, Settore Destro, Karpatska Sich e altri hanno attaccato più volte gruppi di Rom, oltre a manifestazioni antifasciste, riunioni dei consigli comunali, un evento ospitato da Amnesty International, mostre d’arte, eventi LGBT e attivisti per l’ambiente. L’8 marzo, gruppi violenti avevano lanciato attacchi contro i partecipanti alla Giornata internazionale della donna nelle città di tutta l’Ucraina. Solo in pochi casi la polizia aveva fatto qualcosa per prevenire gli attacchi e, in alcuni casi, aveva addirittura arrestato i pacifici manifestanti piuttosto che i veri responsabili.

Dopo gli attacchi dell’8 marzo 2018 contro i partecipanti alla Giornata internazionale della donna, Amnesty International aveva scritto: “L’Ucraina sta sprofondando in un caos di violenza incontrollata per colpa di gruppi radicali e della totale impunità a loro concessa. Praticamente, in queste condizioni, nessuno nel Paese può sentirsi al sicuro.”

Josh Cohen scrive:

“Per essere chiari, i partiti di estrema destra come Svoboda ottengono scarsi risultati nei sondaggi e nelle elezioni ucraine e gli Ucraini non manifestano alcun desiderio di essere governati da loro. Ma questo argomento è un po’ una sorta di “depistaggio.” Non sono le prospettive elettorali degli estremisti che dovrebbero preoccupare gli amici dell’Ucraina, piuttosto la riluttanza o l’incapacità dello Stato di affrontare i gruppi violenti e di porre fine alla loro impunità.” [enfasi aggiunta]

Tuttavia, abbiamo sentito, direttamente dalla bocca di Yevhen Karas, il leader del gruppo neonazista ucraino C14, che ciò che determina chi detiene il potere in Ucraina non è mai stato veramente una questione di sondaggi ed elezioni.

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Come il famoso nastro “f*ck the EU” aveva rivelato al mondo stupefatto, il popolo ucraino non ha voce in capitolo su chi gestisce il suo governo. Dopo la cosiddetta “Rivoluzione della Dignità,” in cui gli Ucraini erano letteralmente morti per la “democrazia,” gli Stati Uniti hanno continuato a “influenzare” la composizione del nuovo governo ucraino, in particolare i membri di Svoboda e Pravyi Sector (Settore Destro), che hanno ricoperto cinque ruoli di primo piano nel nuovo governo, tra cui la carica di vice primo ministro.

Ma i neonazisti non hanno ricevuto solo il sostegno occidentale nella sfera politica.

Proprio lo scorso ottobre, secondo il giornalista francese Thierry Meyssan, Victoria Nuland, come reazione al fallimento della sua visita diplomatica in Russia, aveva “imposto” Dmytro Yarosh al Presidente Zelensky. Il 2 novembre 2021, il Presidente Zelensky aveva nominato Dmytro Yarosh (leader per il periodo 2013-2015 del gruppo paramilitare ultranazionalista affiliato ai neonazisti Settore Destro) consigliere del Comandante in Capo delle Forze Armate dell’Ucraina, Valerii Zaluzhnyi (per maggiori informazioni si rimanda alla Parte 1).

Si tratta dello stesso Dmytro Yarosh che, dal 2014, è inserito nella “lista dei ricercati” dell’Interpol.

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I neonazisti hanno anche ricevuto un addestramento continuo da parte della CIA, del SAS (Special Air Service) britannico e di altri Paesi della NATO, come il Canada, almeno dal 2014. Questo addestramento è continuato nonostante l’ingresso della Russia in Ucraina, confermato da The Times, Ottawa Citizen, CTV News e Radio Canada.

Il governo canadese ha tentato di negare di essere a conoscenza dell’addestramento di militanti neonazisti in Ucraina, affermando di non essere responsabile della verifica di chi stia effettivamente addestrando, e che tale responsabilità spetta al governo ucraino. Tuttavia, tali affermazioni di ignoranza sono cadute quando gli stessi neonazisti che si stavano addestrando avevano pubblicato foto sui loro account nei social media, mostrando a tutti i distintivi neonazisti che li identificavano come tali.

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Lo stesso giorno dell’inopportuno tweet della NATO, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, di un soldato ucraino con il simbolo occulto nazista del Sole Nero, sul feed twitter della NEXTA erano apparse fotografie che mostravano il battaglione neonazista Azov mentre veniva addestrato da istruttori provenienti da “Paesi NATO” su come utilizzare i lanciagranate NLAW.

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Il distintivo sul braccio del personaggio in primo piano è quello del Battaglione neonazista Azov

Anche l‘ultranazionalista Settore Destro è sceso in campo con lanciagranate NLAW di fabbricazione britannica.

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Il 9 marzo, il Segretario alla Difesa britannico Ben Wallace ha dichiarato alla Camera dei Comuni che “ad oggi, abbiamo consegnato 3.615 NLAW [alle forze ucraine] e continuiamo a consegnarne altri. A breve inizieremo anche la consegna di una piccola partita di missili anticarro Javelin.”

Per un elenco completo di tutte le armi inviate all’Ucraina dal 2014 da tutti i Paesi coinvolti, consultare qui.

Coloro che sono particolarmente irremovibili sul fatto che i neonazisti non fanno “ufficialmente” parte dell’esercito ucraino, sappiano che il Battaglione Azov fa parte della Guardia Nazionale Ucraina e quindi, sì, fa ufficialmente parte dell’esercito ucraino.

Andriy Biletsky, il primo comandante del Battaglione Azov e successivamente parlamentare del Corpo Nazionale, aveva guidato in precedenza l’organizzazione paramilitare neonazista “Patriota dell’Ucraina” e, nel 2010, aveva dichiarato che la missione della nazione ucraina era quella di “guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale… contro gli Untermenschen [subumani] guidati dai Semiti.”

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Nel 2019, il Soufan Center, che segue i gruppi terroristici ed estremisti in tutto il mondo, aveva avvertito:

“Il Battaglione Azov sta emergendo come un nodo critico nella rete transnazionale dell’estremismo violento di destra… [Il suo] approccio aggressivo al networking serve uno degli obiettivi generali del Battaglione Azov, trasformare le aree ucraine sotto il suo controllo in un hub primario per la supremazia bianca transnazionale.”

Il Centro Soufan aveva descritto come la “rete aggressiva” del Battaglione Azov arrivasse tutto il mondo per reclutare combattenti e diffondere la sua ideologia suprematista bianca. I combattenti stranieri che si addestrano e combattono con il Battaglione Azov tornano poi nei loro Paesi per applicare ciò che hanno imparato e reclutare altri.

Nel 2014, Newsweek aveva pubblicato un articolo intitolato “Volontari nazionalisti ucraini che commettono crimini di guerra ‘stile ISIS.'” Era forse un’indicazione su come sia l’Azov che l’ISIS avessero ricevuto finanziamenti e addestramento dalle stesse fonti? Hmmm.

La NATO si è recentemente spinta fino a realizzare un cortometraggio in onore dei collaboratori nazisti baltici, i “Fratelli della foresta.” Il filmato della NATO esalta come eroi anticomunisti i “Fratelli della foresta,” ex combattenti delle Waffen SS che avevano collaborato volontariamente con i nazisti.

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Dovid Katz, un importante storico e investigatore antinazista, ha condannato il film della NATO per aver riscritto la storia:

“Oltre al chiudere un occhio sul culto delle forze filo-hitleriane nell’Europa dell’Est...[la NATO] sta oltrepassando il limite per offrire la propria legittimazione morale alle forze naziste ,come le Waffen SS lettoni.” [enfasi aggiunta]

David Ignatius, editorialista del Washington Post e voce affidabile dell’intelligence statunitense, ha osservato che, anche prima dell’invasione russa dell’Ucraina, “gli Stati Uniti e gli alleati della NATO [erano] pronti a fornire armi e addestramento per una lunga battaglia di resistenza.”

Si tratta dello stesso David Ignatius, un tempo presidente del National Endowment for Democracy (NED) (alias specialisti in rivoluzioni colorate), che, in un’intervista del 1991, aveva arrogantemente affermato che “molto di ciò che facciamo oggi era stato fatto in modo nascosto 25 anni fa dalla CIA… La differenza più grande è che quando queste attività vengono svolte in modo palese, la possibilità di falsa testimonianza è prossimo allo zero. L’apertura è la sua stessa protezione.”

Credo che il NED abbia cambiato idea su “l’apertura è la sua stessa protezione.”

Jeremy Kuzmarov per Covert Action Magazine in un articolo intitolato “National Endowment for Democracy Deletes Records of Funding Projects in Ukraine” scrive [link dall’articolo originale]:

“Il National Endowment for Democracy (NED) – un’emanazione della CIA fondata all’inizio degli anni ’80 per promuovere in tutto il mondo iniziative di “promozione della democrazia” – ha cancellato dal suo database pubblicamente accessibile “Awarded Grants Search” tutte le registrazioni di progetti di finanziamento in Ucraina.

La pagina web archiviata, registrata il 25 febbraio 2022 dalle 14:53, mostra che NED ha concesso all’Ucraina 22.394.281 dollari sotto forma di 334 premi dal 2014 ad oggi. L’acquisizione alle 23:10 dello stesso giorno mostra “Nessun risultato trovato” per l’Ucraina. Al momento, non ci sono ancora “risultati trovati” per l’Ucraina…

La cancellazione dei registri del NED è necessaria per convalidare la grande menzogna dell’amministrazione Biden – riecheggiata dai media – secondo cui l’invasione russa dell’Ucraina sarebbe stata ‘non provocata.’” [enfasi aggiunta]

Chi soffrirà di più in questo piano per una lunga battaglia di resistenza? Il popolo ucraino.

Se la ragione principale per cui Putin è entrato in Ucraina è quella di “denazificare” il Paese, e la CIA, la NATO ed altri continuano a “nazificare” le componenti politiche e militari dell’Ucraina, si può capire come questo sta rendendo impossibile una situazione di pace in Ucraina, e che la colpaè della CIA e della NATO.

Si può anche capire come l’ingresso dell’Ucraina nella NATO [per Mosca] fosse inaccettabile, anche solo per la sua posizione geografica (la distanza tra il confine ucraino e Mosca è di 450 km), tuttavia, se si aggiunge il fatto che la NATO è coinvolta nella promozione dei militanti neonazisti in Ucraina e che ora sia la Svezia che la Finlandia hanno espresso il desiderio di entrare nella NATO (senza referendum, dato che la democrazia è ufficialmente morta nella Guerra Fredda 2.0), è chiaro che è in arrivo una vera e propria tempesta di merda.

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Tuttavia, questa non è solo una minaccia per la Russia. La realtà della situazione è che l’Ucraina è stata in guerra civile negli ultimi 8 anni, anche se i media occidentali si rifiutano di riconoscere questo fatto molto importante.

Ivan Katchanovski, professore di studi politici all’Università di Ottawa, ha dichiarato a MintPress:

“Chi prende per buona la copertura mediatica occidentale ha una percezione molto distorta del conflitto ucraino e delle sue origini… [Questi media] omettono o negano che ci sia una guerra civile nel Donbass, anche se la maggior parte degli studiosi che [hanno] pubblicato o presentato questo conflitto in sedi accademiche occidentali la classificana come una guerra civile con intervento militare russo.” I media occidentali hanno anche omesso il fatto che le recenti “marce dell’unità” a Kharkiv e Kyiv e la messa in scena di un addestramento di civili, tra cui una nonna, erano state organizzate e guidate dall’estrema destra, in particolare dal Battaglione Azov neonazista.”

Robert Parry di Consortium News scrive:

“Domenica, un articolo del Times a firma di Andrew E. Kramer menzionava negli ultimi tre paragrafi l’emergente ruolo paramilitare neonazista… In altre parole, le milizie neo-naziste che si erano riversate in prima linea nelle proteste anti-Yanukovych… sono ora organizzate come truppe d’assalto inviate ad uccidere i Russi etnici nell’est [dell’Ucraina] – e lo fanno in modo così aperto da issare in un villaggio conquistato con una popolazione di circa 10.000 abitanti una bandiera neo-nazista simile ad una svastica.

Seppellire questa informazione alla fine di un lungo articolo è anche tipico del modo in cui il Times e altri organi di informazione mainstream statunitensi avevano trattato in passato il problema dei neonazisti. Quando si parla di realtà, di solito è necessario che il lettore conosca molto bene la storia dell’Ucraina e che sia in grado di leggere tra le righe di un resoconto giornalistico statunitense.” [enfasi aggiunta]

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Nell’immagine qui sopra, che delinea la distribuzione all’interno dell’Ucraina della popolazione di etnia ucraina e russa, si può capire come una visione ultranazionalista che si identifica esclusivamente con l’etnia ucraina possa essere un catalizzatore per una guerra civile.

La popolazione del Donbass ha comprensibilmente chiesto l’indipendenza dall’Ucraina, ma il governo ucraino si è rifiutato di concederla e di intervenire per una risoluzione pacifica. Cosa significa questo? La guerra potrà finire solo quando una delle due parti sarà completamente morta.

Non solo è noto a tutti che gli Stati Uniti e la NATO hanno finanziato e addestrato i neonazisti, ma hanno anche fornito una massiccia quantità di armi (come già detto). Si era arrivati ad un punto tale che, nel 2018, il Congresso aveva dovuto vietare agli Stati Uniti di inviare ulteriori armi alle milizie ucraine legate ai neonazisti, citando in particolare il Battaglione Azov. Per qualche motivo questo divieto doveva durare solo tre anni, quindi ora sarebbe tutto regolare?

Ma, direte voi, che dire dei crimini della Russia contro il popolo ucraino, non sono forse molto più gravi di quelli commessi dai feroci neonazisti? In particolare il bombardamento del teatro di Mariupol e il massacro di Bucha. Sul primo sono già state fatte approfondite indagini giornalistiche, che si possono trovare qui, e che dimostrano in modo inequivocabile che il bombardamento del teatro di Mariupol è stato un false-flag.

Per quanto riguarda il massacro di Bucha, non sono state ancora presentate prove che dimostrino in modo definitivo chi ha commesso questa atrocità, ma solo affermazioni.

Ricordiamo che anche gli attacchi chimici in Siria erano pieni di affermazioni, sulle quali il giornalista investigativo Seymour Hersch aveva scritto un articolo intitolato “Whose Sarin,” che dimostrava in modo definitivo che le affermazioni portate avanti dal governo Obama nel tentativo di incriminare il governo siriano erano, in realtà, false. Anzi, indicava che ad usare il Sarin sui civili siriani erano stati i veri terroristi, che ricevevano finanziamenti e armi americane e di altri Paesi.

Sfortunatamente, il tempo è fondamentale per indagare su crimini come questi e, nonostante le grida di disumanità di questi eventi, c’è sempre un forte ritardo, se non un vero e proprio rifiuto, per un’indagine ufficiale e neutrale su queste scene del crimine. Perché?

La Russia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di effettuare un’indagine e di discutere del massacro di Bucha. Anche la Cina ha chiesto un’indagine ufficiale su questo caso, ma ha ricevuto un’accoglienza negativa per il fatto di non aver voluto accusare [la Russia] fino a quando non si conosceranno tutti i fatti. In ogni caso, un’indagine ufficiale è stata ripetutamente rifiutata. Perché? Questo dovrebbe essere il protocollo ufficiale per tali questioni.

Invece, la risposta delle Nazioni Unite è stata la sospensione della Russia dall’organismo per la difesa dei diritti umani. In questo modo, non solo è stata negata un’indagine ufficiale, ma è stata negata alla Russia la possibilità di rispondere alle accuse.

L’enorme e inquietante incongruenza in tutto questo è che il Battaglione Azov è già stato giudicato colpevole di atrocità simili contro lo stesso popolo ucraino, cosa che era stata oggetto di un’indagine approfondita da parte di Max Blumenthal e Esha Krishnaswamy e che può essere consultata qui (attenzione, contenuti grafici).

Il Battaglione Azov è stato anche riconosciuto colpevole di aver messo deliberatamente in pericolo i cittadini ucraini posizionando artiglieria e truppe in aree ed edifici residenziali, compresi asili e ospedali, cosa che persino il Washington Post ha dovuto riconoscere nel suo articolo dal titolo fuorviante “La Russia ha ucciso civili in Ucraina. Le tattiche di difesa di Kiev aumentano il pericolo.”

Tuttavia, non si tratta di semplici “tattiche di difesa,” ma di palesi crimini di guerra, riconosciuti come tali dal diritto internazionale. Questi crimini di guerra sono pubblicamente riconosciuti e causano la morte di un numero significativo di ucraini. Per essere chiari, in tempo di guerra, come riconosce anche il Washington Post, i soldati e gli armamenti ucraini sono obiettivi legittimi per l’esercito russo. Non è la Russia a commettere un crimine di guerra, ma il governo ucraino. Sono stati letteralmente sorpresi ad usare i loro stessi cittadini come scudi umani.

Vi sembra ancora un movimento patriottico nazionalista per il benessere e la sovranità del popolo ucraino?

Secondo quanto detto in un’intervista da Scott Ritter, ex ufficiale dei servizi segreti della Marina degli Stati Uniti, i militari russi hanno chiarito che in Ucraina stanno usando “tattiche siriane.”

Scott Ritter spiega che la tattica dell’esercito russo in Siria era stata:

“… circondare le aree urbane dove questi Jihadisti si erano radunati, terrorizzando la popolazione, circondarli e dare loro la possibilità di andarsene su autobus con la sicurezza garantita dalla polizia militare russa. Un approccio morbido che proteggeva i civili e che salvaguardava le aree urbane.”

Era stata questa tattica che aveva permesso ai Russi, insieme all’esercito siriano, di sconfiggere l’ISIS e gli altri affiliati al terrorismo. Oggi i terroristi occupano solo la provincia di Idlib. La presenza [ad Idlib] di questi terroristi non sarebbe stata possibile senza il sostegno della Turchia. L’iniziativa di liberare la Siria dall’ISIS non è mai stata sostenuta dagli Stati Uniti.

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Nell’immagine a sinistra il rosso e in gran parte il blu rappresentano la regione controllata dai terroristi, o come amava chiamarli Obama, “ribelli moderati” nell’anno 2017, nell’immagine a destra il viola e il grigio rappresentano la regione controllata dai terroristi nell’anno 2021. Il verde rappresenta la presenza illegale degli Stati Uniti e alleati nel Paese.

È interessante notare che, quando i Russi erano entrati in Siria per combattere i terroristi su richiesta del governo siriano, alcuni media occidentali avevano parlato di “invasione russa.” Tuttavia, non erano stati i Russi a bombardare le città siriane, ma i buoni, vecchi Stati Uniti d’America.

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Nella stessa intervista, Scott Ritter ha dichiarato che quegli stessi terroristi che sono stati dislocati a Idlib vengono ora trasferiti in Ucraina:

“…[Zelensky] ha aperto la porta ai guerrieri illegali, ai mercenari europei… agli sfruttatori del conflitto… [e] hanno portato gli Jihadisti… hanno portato persone… [che] apparentemente vogliono uccidere i Russi… È una pillola di veleno… ora avremo questi Jihadisti, che, tra l’altro, sono armati con missili Javelin e Stinger. Immaginate cosa succederebbe se un gruppo di Jihadisti assetati di sangue portasse queste armi in Europa. Vi piacerebbe essere il Cancelliere tedesco che guida su un’autostrada sapendo che sulle colline potrebbe esserci una squadra di sicari jihadisti armati di Javelin?… Portare in Ucraina una tale quantità di armi in modo incontrollato è letteralmente il peggior tipo di decisione che si potesse prendere. Anche prima che arrivassero gli Jihadisti, le stavate suonando sode ai neonazisti, che non possono arrendersi. Non possono arrendersi perché verrebbero uccisi, giustamente. Quindi cosa fanno i disperati quando non possono arrendersi e non muoiono? Scappano con le armi che hanno. Le seppelliscono, creano nascondigli, le ripescano, continuano la futile resistenza e, nella loro rabbia verso l’Occidente, si scagliano contro l’Occidente… è così che nasce il terrorismo globale.”

Come può essere tutto questo nell’interesse del benessere di chiunque in Europa, per non parlare dell’Ucraina? Non lo è.

Nel novembre 2015 era stata presentata una risoluzione delle Nazioni Unite che condannava la glorificazione del nazismo. Su un totale di 126 Stati membri, 53 Paesi, compresi i Paesi membri dell’Unione Europea, si sono astenuti dal voto, mentre quattro Paesi hanno votato contro la risoluzione: Canada, Palau, Stati Uniti e Ucraina.

Secondo voi, perché?

Zelensky: l’enigma

Molti sono rimasti particolarmente confusi su come l’Ucraina possa avere un problema neonazista così grave, quando ha un presidente ebreo.

C’è qualcosa che dovreste sapere sulla posizione del “Presidente” dell’Ucraina dal 2014, in un Paese in cui i neonazisti sono diventati più sicuri di quanto lo sia mai stata la mafia, e che non possono essere letteralmente toccati, dal momento che hanno l’appoggio e la protezione diretta degli Stati Uniti e della NATO.

Quando il Presidente Poroshenko (giugno 2014 – maggio 2019) aveva negoziato gli accordi di Minsk, nel settembre 2014, aveva concordato, con Germania e Francia, lo speciale status autonomo di Donetsk e Lugansk e che, a questa condizione speciale, sarebbero rimaste a far parte dell’Ucraina.

Secondo un’intervista (12) a Scott Ritter, ciò era inaccettabile per i neonazisti, che avevano minacciato di morte Poroshenko. se fosse stata attuata una cosa del genere.

Gli accordi di Minsk non sono mai stati messi in pratica. Al contrario, l’Ucraina è entrata in una guerra civile che si è protratta per 8 anni e continua tuttora. Gli accordi di Minsk sono scaduti ufficialmente il 21 febbraio 2022, lo stesso giorno in cui la Duma di Stato della Russia ha approvato una legge che riconosce ufficialmente Donetsk e Lugansk come Stati indipendenti. Questo rifiuto definitivo da parte del governo ucraino è stato un chiaro segnale di inasprimento della guerra contro il Donbass.

La situazione con il Presidente Zelensky non è diversa.

Nell’ottobre 2019, il Presidente Zelensky (entrato in carica nel maggio 2019) aveva avuto un confronto, registrato, faccia a faccia con i militanti del Battaglione Azov, che avevano lanciato una campagna denominata “No alla capitolazione” per sabotare l’iniziativa di pace.

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Il Kyiv Post aveva tradotto la conversazione come segue:

“Ascolta, Denys [Yantar], sono il presidente di questo Paese. Ho 41 anni. Non sono un perdente. Sono venuto da te e ti ho detto: togli le armi. Non spostare la conversazione su qualche protesta,” aveva detto Zelensky, come mostrano i video della conversazione. Mentre diceva questo, Zelensky si era avvicinato aggressivamente a Yantar, che dirige il Corpo nazionale, una propaggine politica del battaglione di volontari di estrema destra Azov, nella città di Mykolaiv.

“Ma ne avevamo già parlato,” aveva detto Yantar.

“Volevo vedere comprensione nei tuoi occhi. Invece ho visto un uomo che ha deciso che quello davanti a lui è un perdente,” aveva detto Zelensky.

Il Kyiv Post continua nel suo articolo affermando che questa affermazione del Presidente Zelensky aveva ricevuto forti reazioni negative da alcuni settori dell’Ucraina:

“Andriy Biletsky, capo del Corpo Nazionale e del Battaglione Azov, aveva minacciato Zelensky sul suo canale YouTube sul fatto che altri veterani si sarebbero diretti a Zolote se il presidente avesse cercato di sfrattarli dalla città. Ci sarebbero state migliaia di persone invece di alcune decine,” aveva detto…

La cantante Sofia Fedyna, rappresentante del partito Solidarietà Europea dell’ex presidente Petro Poroshenko, che ha 27 seggi in parlamento, era stata particolarmente aggressiva nella sua risposta. Aveva lanciato minacce fisiche contro Zelensky.

“Il signor Presidente pensa di essere immortale,” aveva dichiarato in un video condiviso su Facebook. Una granata potrebbe esplodere lì, per caso. E sarebbe il massimo se ciò accadesse durante i bombardamenti di Mosca, quando qualcuno viene al fronte indossando una camicia bianca o blu.”

Zelensky si era in preceenza recato al fronte in abiti civili, anziché in tenuta militare.

Così, il battaglione neonazista Azov aveva minacciato pubblicamente Zelensky se fosse intervenuto per cercare di negoziare la pace e porre fine alla guerra civile ucraina.

Tuttavia, questa non è la storia completa.

Il Presidente Zelensky è anche sostenuto dall’oligarca ucraino Ihor Kolomoisky, che aveva sponsorizzato l’ascesa alla presidenza di Zelensky, non solo durante la sua campagna presidenziale, ma anche nella serie televisiva “Servo del Popolo,” in cui Zelensky aveva letteralmente “interpretato” la parte del Presidente per tre stagioni, dal 16 novembre 2015 al 28 marzo 2019. Zelensky era stato eletto presidente dell’Ucraina meno di due mesi dopo l’ultima puntata, il 20 maggio 2019.

L’ex presidente Poroshenko, durante la campagna presidenziale, aveva persino definito pubblicamente Zelensky “il burattino di Kolomoisky.” (13)

Il Kyiv Post riporta:

“Per anni, la società di Zelensky ha prodotto spettacoli per il più grande canale televisivo di Kolomoisky, 1 + 1. Nel 2019, i canali mediatici di Kolomoisky avevano dato un forte impulso alla campagna presidenziale di Zelensky. Dopo la vittoria di Zelensky, Kolomoisky aveva mantenuto i suoi rapporti con il presidente, nominando oltre 30 parlamentari per il nuovo partito di Zelensky e mantenendo i rapporti con molti di loro in parlamento.”

Dalla presidenza di Zelensky, Kolomoisky è riuscito ad assicurarsi il controllo di una parte significativa del settore energetico ucraino, tra cui Ukrnafta e Centrenergo, oltre a Burisma Holdings.

Uno studio del 2012 su Burisma Holdings, condotto in Ucraina dal Centro d’azione anticorruzione (ANTAC), ha rilevato che il vero proprietario di Burisma Holdings altri non era che Kolomoisky.

Ricordiamo lo scandalo di Joe e Hunter Biden su Burisma Holdings, la società ucraina del gas. I legami dei Biden con Kolomoisky e la situazione dell’Ucraina di oggi non sono una coincidenza.

Negli anni ’90, Kolomoisky aveva creato PrivatBank, che era cresciuta rapidamente fino a diventare una delle più grandi istituzioni finanziarie dell’Ucraina.

Nel 2016, l’Ucraina aveva nazionalizzato PrivatBank da Kolomoisky e dal suo partner commerciale, Gennadiy Boholiubov. Secondo una denuncia di revoca civile del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti del dicembre 2020, i due uomini “hanno sottratto e defraudato la banca di miliardi di dollari.” [enfasi aggiunta]

C’è anche la questione dei Pandora Papers, che aveva confermato che l’oligarca ucraino Kolomoisky stava incanalando milioni di dollari in beni nascosti offshore. Anche Zelensky era stato coinvolto in questa vicenda. E, ovviamente, ciò significa che la City di Londra ha lo zampino in tutto questo.

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Kolomoisky è noto per essere un vero e proprio “raider” di aziende ucraine, come confermato da Harper’s Magazine e Forbes.

Forbes riporta:

“Bogolyubov e Kolomoisky si erano fatti una solida reputazione come raider aziendali a metà degli anni 2000, diventando famosi per una serie di acquisizioni ostili. Ovvero acquisizioni ostili in stile ucraino, che spesso includevano il coinvolgimento attivo delle squadre quasi militari di Privat.”

Kolomoisky, che è ebreo, è anche un finanziatore del battaglione neonazista Azov fin dalla sua costituzione, nel 2014, come confermato da Reuters, Newsweek e Aljazeera.

Ha anche finanziato milizie private, come i Battaglioni Dnipro e Aidar, e le ha schierate personalmente per proteggere i suoi interessi finanziari.

In altre parole, Kolomoisky sta finanziando il battaglione neonazista Azov che ha combattuto gli ucraini dell’Est negli ultimi 8 anni, alimentando così direttamente la guerra civile in Ucraina. Uno dei motivi è che il Donbass è una regione con molte risorse naturali, soprattutto per il settore energetico, risorse di cui Kolomoisky vorrebbe entrare in possesso.

Questo potrebbe avvenire solo con lo sterminio della popolazione o con l’occupazione del Donbass.

È interessante notare che lo scorso Giorno della Vittoria (8 maggio), l’intervista su Sky News del primo vice rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, era stata bruscamente interrotta quando il diplomatico aveva fatto notare che Zelensky aveva condiviso sul suo account Twitter per il Giorno della Vittoria l’insegna nazista della 3a Divisione Panzer SS Totenkopf.

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Dopo anni di guerra civile, la città di Mariupol è stata liberata. Un editoriale di Strategic Culture Foundation riporta:

“Ma, forse, il più evidente banco di prova per separare le bugie dai fatti è sicuramente la liberazione di Mariupol da parte della Russia. La città sta tornando alla normalità dopo settimane di pesanti combattimenti. Gli aiuti umanitari vengono forniti dalle forze russe in coordinamento con le Nazioni Unite e la Croce Rossa. Come in altre parti del Donbass liberato, i civili esprimono sollievo e gratitudine per essere stati liberati dei militanti che li tenevano sotto assedio con la loro odiosa ideologia nazista.”

Pensate che la gente in Occidente sentirà mai parlare di questo?

Dove andremo a finire?

Beh, mettiamola così. Gli Stati Uniti e la NATO sanno di non poter sconfiggere la Russia o la Cina in una guerra diretta, da qui tutti i conflitti per procura degli ultimi anni con la scusa della “guerra al terrorismo.” Come ha onestamente riferito David Ignatius, il loro desiderio è quello di una guerra di lunga durata. Questo perché credono di poter mandare in bancarotta la Russia e/o di porre le basi per disordini interni e per un eventuale colpo di stato. Tuttavia, è chiaro che le cose non stanno andando come previsto.

Ciò che è stato fortemente sottovalutato in questa situazione è 1) la solida alleanza della Cina con la Russia, 2) il fatto che la Russia è il Paese più ricco di risorse al mondo da cui l’Europa dipende e 3) la genialità economica di Sergey Glazyev.

Anche il rublo russo non è crollato come ci si aspettava. Anzi, si è rafforzato come non mai.

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Alasdair Macleod scrive su Goldmoney:

“I Keynesiani in Occidente hanno interpretato male la situazione. Pensano che l’economia russa sia debole e che sarà destabilizzata dalle sanzioni. Questo non è vero. Inoltre, sostengono che una moneta rafforzata dall’obbligo del pagamento in rubli del petrolio e del gas naturale spingerà l’economia russa verso la depressione. Ma questo è solo un effetto statistico e non coglie il vero progresso economico o la sua mancanza, che non può essere misurata. Il fatto è che in Russia i negozi sono ben forniti e il carburante è liberamente disponibile, cosa che non accade necessariamente in Occidente.

I vantaggi per la Russia sono che, quando le valute occidentali sprofonderanno nella crisi, il rublo sarà protetto. La Russia non soffrirà della crisi valutaria dell’Occidente, otterrà comunque una compensazione dell’inflazione dai prezzi delle materie prime e i suoi tassi d’interesse diminuiranno mentre, quelli occidentali andranno alle stelle. Il surplus della bilancia commerciale sta già toccando nuovi record.”

È l’Occidente che in tutto questo ha sbagliato i calcoli, ed è la sua economia che si dissolverà completamente a causa di una guerra “di lunga durata” che questi oligarchi hanno sognato per Dio sa quanti anni.

Tutto questo ce lo siamo fatti da soli. E, se vogliamo veramente correggere la situazione, dovremmo prima avere il coraggio di ammettere la verità sulla nostra complicità in molti dei problemi mondiali nati durante il periodo della Guerra Fredda. Quelli di noi che hanno vissuto nell’abbondanza, nel comfort e nella sicurezza, dovrebbero fare il primo passo per parlare e dire basta al resto del mondo che vive nell’agonia della fame e della guerra.

Dobbiamo smettere di prenderci cura di noi stessi a scapito di tutto il resto. Dobbiamo iniziare a preoccuparci prima di tutto degli altri e riconoscere i crimini che sono stati commessi in nostro nome. Solo allora potremo davvero avere l’umiltà di vedere che la soluzione è sempre stata davanti ai nostri occhi.

Se falliamo in questo, il mondo occidentale non sarà in grado di sostenersi economicamente ancora a lungo. E quando cadrà, da che tipo di persone pensate di essere circondati dopo tutti questi anni di sostegno al fascismo, proprio sotto il vostro naso?

Cynthia Chung

Note:
(1) Timothy Naftali et al. (2005) U.S. Intelligence and The Nazis. National Archives & Cambridge University Press: pg. 338
(2) Ibid. pg. 338
(3) Ibid. pg. 337
(4) Ibid. pg 338
(5) Ibid. pg. 338
(6) Ibid. pg. 337
(7) Ibid. pg. 337
(8) Ibid. pg. 376
(9) Richard Breitman and Norman J.W. Goda. (2011) Hitler’s Shadow Nazi War Criminals, U. S. Intelligence, and the Cold War. National Archives: pg. 89
(10) David Clay Large. (1996). Germans to the Front: West German Rearmament in the Adenauer Era.
(11) Klaus Wiegrefe, “Files Uncovered: Nazi veterans Created Illegal Army”, Spiegel Online, 14 May 2014.
(12) https://www.youtube.com/watch?v=AYm8pDrIXBg minuto 19:33
(13) https://www.youtube.com/watch?v=MXgli7TpINw minuto 0:49

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2022/05/16/sleepwalking-into-fascism-why-cia-natos-foreign-policy-has-been-consistent-for-the-past-77-years/
16.05.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

 

 

 

 

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