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Dmitry Orlov
thesaker.is

Martedì 23 novembre, il generale russo più alto in grado, Valery Gerasimov, ha avuto una conversazione telefonica “deconflittuale” con il capo degli Stati Maggiori Riuniti dell’esercito americano, Mark Milley, nella telefonata i due hanno discusso di “questioni urgenti di sicurezza internazionale.” I dettagli veri e propri degli argomenti trattati non sono disponibili; ciò che è disponibile è la speculazione dei media occidentali, compresa la falsa notizia dei giorni scorsi di truppe russe ammassate sul confine ucraino e, presumibilmente, pronte all’invasione. Quello che i media occidentali hanno accuratamente ignorato è il reale concentramento di truppe ucraine ai confini del Donbass, l’industrializzata regione, temporaneamente ucraina, che è di fatto indipendente dal 2014, l’anno del putsch di Kiev.

In seguito a quel colpo di stato e al rifiuto del Donbass (insieme alla Crimea) di riconoscere il nuovo governo ucraino installato dal Dipartimento di Stato USA, gli Ucraini avevano tentato di riconquistare il Donbass con la forza. Questo tentativo era fallito e, nel febbraio 2015, Kiev era riuscita ad evitare la sconfitta totale firmando gli accordi di Minsk, senza, chiaramente, alcuna intenzione di rispettarli. Da allora, le forze ucraine hanno continuato a bombardare la terra di nessuno tra il territorio controllato dall’Ucraina (per lo più prateria aperta) e il Donbass (urbanizzato e densamente insediato), uccidendo un certo numero di civili e di membri della milizia locale e causando notevoli danni alle proprietà. Anche se la stampa occidentale riferisce in continuazione di “forze russe” nel Donbass, non ha mai presentato alcuna prova di ciò. E, anche se la stampa occidentale ama descrivere il Donbass usando l’epiteto trito e ritrito di “devastato dalla guerra,” la regione, in realtà, è più prospera e stabile del resto dell’Ucraina, visto che è integrata nell’economia russa e, in pratica, funziona come una regione russa.

A dispetto del rumore dei media occidentali, uno sforzo militare russo per catturare il Donbass, per non parlare del resto dell’Ucraina, è estremamente improbabile. La Russia ha già tutto quello che vuole. A differenza della Crimea, che, nel referendum del 2014, aveva espresso un 97% di voti a favore dell’integrazione con la Federazione Russa con un 83% di affluenza alle urne, in un referendum simile nel Donbass (tenutosi contro la volontà di Mosca) solo il 27,5% del 74,87% presentatosi ai seggi aveva votato a favore dell’adesione alla Federazione Russa. Sulla base di questo risultato, Mosca ha scelto di agire in sordina per quanto riguarda il Donbass, fornendo aiuti umanitari e sostegno diplomatico, concedendo la cittadinanza russa su richiesta e integrando gradualmente la regione al sistema sociale ed economico della Russia.

Se si fossero tenuti referendum simili in altre regioni dell’Ucraina, i fautori dell’integrazione con la Russia sarebbero stati, con ogni probabilità, ancora più pochi ed ora, sette anni dopo, sarebbero ancora di meno. Da ciò si può trarre una conclusione: a parte la Crimea (che ha fatto parte dell’Ucraina indipendente per soli 23 anni), nessun’altra regione dell’Ucraina era o è candidata ad essere inclusa nella Federazione Russa. I residenti russi riceveranno dalla Russia una certa quantità di supporto e, naturalmente, saranno i benvenuti se vorranno trasferirsi in Russia, ma questo è davvero tutto.

Dopo aver escluso ciò che è estremamente improbabile, passiamo a ciò che è abbastanza probabile e cioè una provocazione nel Donbass messa in scena dalle autorità di Kiev e dai loro gestori americani del Dipartimento di Stato, del Pentagono e della CIA, progettata per sviare l’attenzione dalla situazione economica attuale, veramente disastrosa, nella speranza di poter mantenere il controllo politico. Intervenendo goffamente in Ucraina e trasformandola in una sorta di baluardo anti-russo, gli Stati Uniti si sono guadagnati una colonia incredibilmente corrotta e sregolata. Incapaci di fermare il suo inesorabile scivolamento verso una condizione di stato fallito, con relativa disintegrazione politica e sociale, gli Stati Uniti si trovano ora di fronte alla prospettiva di un’altra disfatta in stile Afghanistan, con disperati ritardatari che inseguono gli aerei da trasporto statunitensi che decollano frettolosamente dall’aeroporto Borispol di Kiev. Dopo una cosa del genere, anche i cerebrolesi che dirigono l’Unione Europea sarebbero costretti ad ammettere che le garanzie di sicurezza americane sono solo una barzelletta e inizierebbero a prepararsi ad entrare al Cremlino in ginocchio per il bacio di rito alla pantofola di feltro tempestata di gioelli.

Dato questo sgradito scenario, gli Stati Uniti sono abbastanza desiderosi di controllare la narrativa e di far sembrare che sia tutta colpa della Russia. Dal momento che il semplice saltare su e giù e gridare “I Russi stanno arrivando! I Russi stanno arrivando!” non è più sufficiente, stanno cercando qualcosa – qualsiasi cosa – che faccia sì che i Russi arrivino davvero e combattano anche solo un pochino, in modo che la CNN e la MSNBC possano mettere online le foto di una coperta per bambini insanguinata e il Congresso degli Stati Uniti possa poi blaterare sull'”aggressione russa” e imporre sanzioni ai produttori russi di coperte per bambini. Questo “qualcosa” si chiama provocazione, e il posto migliore per metterlo in scena è il Donbass, una piaga sanguinolenta di cui stanno cercando di liberarsi da sette anni.

Naturalmente, lo farebbero con grande trepidazione per un’escalation che non sarebbero in grado di controllare, da qui la frettolosa conferenza di “deconflittualità” con il generale Gerasimov: “Guarda, noi facciamo bum-bum, poi voi fate bum-bum, poi dichiariamo la fine delle ostilità e brindiamo con vodka e caviale, OK?”

Dato che una provocazione di qualche genere sembra essere molto probabile, vale la pena riflettere su come si svolgerebbe e quale potrebbe essere il risultato.

In primo luogo, ecco un po’ di background. L’Ucraina (che in russo significa “terra di confine”) è sempre stata non tanto un Paese quanto un territorio eterogeneo e conteso all’infinito, sballottato avanti e indietro tra Russia, Turchia, Polonia, Austria, Germania e persino, molto brevemente, Svezia. Confina principalmente con la Russia (Crimea, Krasnodar, Rostov, Voronezh, Belgorod, Кursk e Bryansk). Confina anche con la Bielorussia (abbreviazione di “Russia Bianca”) che è assai simile alla Russia. Ha confini più ridotti con la Polonia, la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Moldavia e con la Transnistria, non riconosciuta e difesa dalla Russia. Confina anche con le regioni di Donetsk e Lugansk, conosciute collettivamente come Donbass, che sta per “Bacino carbonifero di Donetsk” e che, in passato, facevano parte dell’Ucraina ma che, di fatto, sono indipendenti da 7 anni e integrate economicamente con la Russia.

Di questi, l’Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia fino a poco tempo fa facevano parte dell’URSS, mentre il resto militava nel Patto di Varsavia, alleato dell’URSS. Per la maggior parte di questi Paesi quelli erano stati i bei tempi; per ragioni incomprensibili ai rapaci imperialisti occidentali, la Russia aveva profuso una grande attenzione e copiosi investimenti nella sua etnicamente eterogenea periferia, non solo costruendovi una grande quantità di infrastrutture sociali e industriali, ma delocalizzandovi anche una certa quota di popolazione russa. Questa, e la maggior parte dei Russi ora se ne rende conto, era stata una decisione sbagliata. La lezione è continuamente rafforzata dall’osservazione del peggioramento economico delle ex repubbliche sovietiche avvenuto dopo la loro indipendenza. L’Ucraina è un caso esemplare, visto che ha perso quasi un terzo della sua popolazione (i numeri esatti sono impossibili da accertare) ed è passata, da regione prospera e altamente sviluppata, a fanalino di coda di tutta l’Europa.

L’Ucraina aspira a far parte della NATO e dell’UE, ma questa prospettiva appare estremamente improbabile poiché la nazione è molto più una passività che una risorsa: indigente, in bancarotta, politicamente instabile e non in grado di controllare il proprio governo o il proprio territorio, in pratica uno stato fallito. Inoltre, anche l’UE e la NATO probabilmente non rimarranno ancora molto a lungo in questo mondo; l’UE ha recentemente perso il Regno Unito e la NATO ha appena fallito alla grande in Afghanistan e non è davvero in grado di accettare nuovi membri.

Percependo la propria debolezza e proiettando sulla Russia i propri istinti fagocitatori e divoratori, [l’UE e la NATO] automaticamente danno per scontato che la Russia sfrutterà questa debolezza e riconquisterà l’Ucraina e forse anche qualche altra parte dell’Europa orientale. Ma questa è solo una proiezione, perché il progetto russo contemporaneo è ben diverso. La Russia sposta periodicamente le truppe sul prorio territorio, mantenendo così l’Occidente in un costante stato di agitazione nervosa, al limite del panico, ma, dal punto di vista russo, questo è solo un piacevole effetto collaterale di esercitazioni regolarmente programmate. Per esempio, c’è stato un recente sfogo isterico nella stampa occidentale sui carri armati russi ammassati al confine bielorusso. La Russia è sempre “sul punto di invadere,” specialmente il martedì, ma, stranamente, non si decide mai.

Questo non è perché alla Russia manchino i mezzi o l’opportunità; è perchè le manca completamente il motivo. Ha bisogno di più terra? Certamente no! Ha bisogno di una popolazione risentita e alienata che poi chiederà di essere nutrita, ricoverata se necessario e tenuta al sicuro e al caldo mentre resiste all’assimilazione? Assolutamente no! Ha bisogno della perdita di reputazione derivante da un’aggressione non provocata? Di nuovo, no. Al contrario, la Russia ha molta più voglia di tracciare la propria linea rossa, una Grande Muraglia Russa virtuale, con il mondo russo ortodosso/musulmano/buddista stabile, economicamente liberale e socialmente conservatore da una parte e un’Europa aliena, sempre più in bancarotta, culturalmente degenerata, sessualmente deviata e permanentemente ostile dall’altra. Questo darà alla Russia la pace e la stabilità di cui ha bisogno per continuare a svilupparsi. Il problema è che, a causa del modo disordinato in cui l’URSS si era dissolta, molti Russi erano rimasti bloccati dalla parte sbagliata di confini precedentemente insignificanti e quindi questa Grande Muraglia deve rimanere porosa, per permettere ai Russi di filtrare nuovamente all’interno.

Si può affermare che la storia d’amore della Russia con l’Europa occidentale è sempre stata destinata a finire in lacrime. Gli istinti cooperativi ed egualitari della Russia si erano sviluppati e perfezionati nel corso di molti secoli in un contesto eurasiatico di una popolazione relativamente piccola alle prese con un territorio vasto ma selvaggio, con risorse quasi infinite ma abbastanza sparpagliate. In questo contesto, la cooperazione piuttosto che la competizione era la chiave della sopravvivenza.

Questo istinto di cooperazione era andato sprecato nei piccoli feudi dell’Europa orientale, che passavano il tempo a litigare per dei piccoli appezzamenti di terra. La loro storia li ha condizionati a capire e rispettare solo la sottomissione e la dominazione, inducendoli a considerare la generosità russa come una debolezza da sfruttare.

Quando l’URSS si era improvvisamente dissolta, avevano rapidamente cambiato alleanza, dimenticando il russo, imparando l’inglese e accogliendo a braccia aperte i ladri e i truffatori americani e dell’Europa occidentale che venivano a derubarli. Ed ora che sono stati ripuliti e che gli Americani se ne stanno andando, probabilmente sarebbero felici che la Russia li “rioccupasse” e riprendesse a nutrirli (se non fosse per il loro orgoglio ferito), ma la Russia non ne vuole sapere.

All’interno di questo contesto generale, ogni paese dell’Europa orientale ha un destino unico. La maggior parte di essi – in particolare Estonia, Lettonia, Lituania e Moldavia – sono semplicemente troppo piccoli e insignificanti per avere importanza e sono stati lasciati appassire lentamente, essendo di scarso interesse sia per l’Occidente che per la Russia. La Bielorussia si distingue perchè era entrata rapidamente a far parte della Federazione Russa, ma questo non l’aveva salvata da alcune nefaste alleanze con l’Occidente, che erano quasi finite in un disastro nell’estate del 2020, quando una rivoluzione colorata istigata dall’estero aveva minacciato di rovesciare il governo eletto e di installare una tirapiedi occidentale di nome Svetlana Tikhanovskaya, soprannominata la fatina della cotoletta. Da allora, Minsk e Mosca hanno messo il turbo al loro processo d’integrazione, arrivando alla strana situazione in cui i Bielorussi si sentono liberi di mettere due dita negli occhi negli occhi dei leader occidentali mentre, allo stesso tempo, si nascondono dietro le ampie spalle della Russia.

E poi c’è l’Ucraina. È il secondo paese più grande d’Europa per superficie, secondo solo alla Russia, e si trova in una posizione strategica piuttosto importante. Fin dalla sua indipendenza, ottenuta contro la volontà della maggioranza della popolazione, quando l’URSS era stata sciolta da un piccolo gruppo di cospiratori, è stata governata da una serie di ladri e di truffatori che l’hanno continuamente saccheggiata e derubata fino a ridurla ad una mera ombra di se stessa, distrutta e sul lastrico. Questo l’ha fatta diventare un facile bersaglio per gli ingegneri geopolitici occidentali che hanno cercato di modellare una sorta di anti-Russia, con l’idea di impedire alla Russia di ritornare ad essere un impero, una teoria basata su alcuni ragionamenti errati di un Polacco rabbiosamente russofobo, Zbigniew Brzeziński. I grandi piani concepiti dagli sciocchi tendono a fallire alla grande, e questo non fa eccezione. Invece di contenere in qualche modo la Russia, ha dato alla Russia tutto ciò che poteva desiderare:

1. Il fantastico livello di disfunzione politica ucraina, un risultato dell’infinita ingerenza politica occidentale, ha trasformato il Paese da principale concorrente regionale della Russia a grande caso disperato regionale e fornitore di manodopera qualificata di lingua russa. L’Ucraina una volta aveva industrie strategicamente importanti che erano essenziali per la produzione militare e civile della Russia, tra cui grandi diesel marini, motori per elicotteri, motori a razzo, costruzione aereonautiche, navali e molto altro. Tutte queste industrie sono state ora trasferite in Russia, spesso insieme a tutti i progetti e alle competenze tecniche, e producono beni di grande grande valore sia per il consumo interno che per l’esportazione.

2. Il putsch del 2014 aveva permesso alla Russia di riprendersi la Crimea annullando due errori: quello di Krusciov, che l’aveva ceduta all’Ucraina nel 1954 e quello di Gorbaciov, che non era riuscito a riprenderla nel 1991. Aveva anche permesso alla Russia di annullare parzialmente un errore ancor più vecchio: quello di Lenin, che aveva dato il Donbass all’Ucraina nel 1920. anche se il Donbass non è strategicamente molto importante, la restituzione della Crimea ha fornito numerosi benefici. Insieme all’enclave occidentale di Kaliningrad sul Baltico e ai nuovi razzi ipersonici russi, la Crimea permette alla Russia di mantenere tutto il territorio europeo della NATO nella sua sfera di dominio militare, fornendo una cura efficace al difetto congenito dell’Europa che periodicamente la induce a marciare su Mosca. Le sanzioni occidentali imposte come risposta all’annessione russa della Crimea hanno consentito alla Russia di recuperare tutti gli svantaggi che aveva subito aderendo all’Organizzazione Mondiale del Commercio, sviluppando il settore agricolo e quello dei prodotti industriali chiave, trovando nuovi partner commerciali più amichevoli in tutto il mondo e properando in condizioni di limitata autarchia. La Crimea ha anche fornito un’utilissima cartina di tornasole per la partecipazione politica: il poter escludere in maniere automatica chiunque sostenga che la Crimea è ucraina ha reso possibile un’efficace epurazione di tutti i nemici interni e gli agenti stranieri. Ci sono anche numerosi altri benefici, troppi da menzionare.

3. La guerra civile nel Donbass, attualmente in corso, ha dato alla Russia l’opportunità di forzare gli accordi di Minsk, la cui implementazione è imposta dalla risoluzione 2202 (2015) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e che richiedono all’Ucraina di federalizzarsi e di concedere un alto livello di autonomia alle sue regioni. Questo, nel contesto ucraino, equivale alla fine dello stato unitario ucraino. A questo punto, l’Ucraina diventerebbe un insieme di feudi diversi, scollegati e dominati da stranieri, ognuno con la sua piccola e patetica oligarchia, con Kiev mantenuta come capitale puramente simbolica, museo e attrazione turistica dell’antica Russia kievana. Il governo di Kiev ha resistito all’attuazione degli accordi di Minsk, comprendendo bene che questo avrebbe significato la sua fine, ma questo è solo un rinvio. La guerra civile ha anche semplificato qualsiasi futura operazione di pulizia antinazista e l’eventuale instaurazione di un tribunale per i crimini di guerra. Mentre prima i vari nazionalisti ucraini e i cripto-nazisti potevano essere difficili da identificare, la guerra civile li ha costretti non solo ad alzarsi in piedi e a farsi contare, ma anche a commettere crimini per i quali non c’è prescrizione, rendendo facile toglierli definitivamente dalla circolazione quando arriverà il momento di ripulire il posto.

Questo, dunque, è il background della situazione attuale, che ci porta al presente, in cui gli Stati Uniti sembrano star cucinando qualcosa in gran fretta. Prima, gli Stati Uniti inviano il messaggio che Kiev deve rispettare i termini degli accordi di Minsk. Poi, gli Stati Uniti sostengono che la Russia sta ammassando truppe sul confine ucraino, preparandosi a invadere. L’esercito ucraino smentisce. Gli Stati Uniti ripetono la loro affermazione e inviano anche altre armi all’Ucraina. Poiché l’esercito ucraino non è ancora sicuro di cosa sta succedendo, viene convocato e gli viene detto esattamente cosa pensare. E così, ci sarà una provocazione. Ma la Russia non è certamente interessata a nessun tipo di attacco o di invasione, quindi cosa pensate che succederà? Un piano di battaglia ragionevole è che l’Ucraina attacchi per prima, per prevenire l’invasione russa e prendere posizioni difensive all’interno del territorio del Donbass. Questo è un piano brillante, se lo dico io!

Il massimo che l’esercito ucraino può fare è lanciare un attacco nel Donbass. Attaccare la Crimea attraverso l’istmo sarebbe stupido e patetico; attaccare la Crimea dal mare sarebbe stupido e assolutamente esilarante da vedere. E così deve essere il Donbass, di nuovo. Non ci vorrà molto perché i Russi rispondano usando vari sistemi di artiglieria di precisione a lungo raggio e demoliscano le linee di rifornimento degli Ucraini, intrappolandoli in calderoni dove finiranno munizioni, cibo e carburante e, gradualmente, si dissangueranno. Questo è quello che era successo nel 2015 e che aveva indotto Kiev a firmare gli accordi di Minsk, perché l’alternativa era quella di perdere l’intero esercito. Solo che ora non ci sarà un’altra serie di accordi di Minsk, nessun termine di resa, nessun cessate il fuoco e nessun corridoio sicuro per il ritiro.

Ci sarà solo la morte. Per i Russi, queste persone sono terroristi, e i terroristi incontrano Dio prima di tutti gli altri.

E questo, forse, può essere il nocciolo della questione. Gli Stati Uniti vogliono chiudere l’intera, triste saga ucraina, limitare le perdite, fare come in Afghanistan e andarsene in fretta, perché hanno una lunga lista di Paesi da cui devono ritirarsi prima che finiscano il carburante e i soldi e hanno un gran bisogno di accelerare il passo. Okinawa è su quella lista, insieme a Guam, Porto Rico, Alaska, California, Texas. L’Ucraina ha rifiutato persino di iniziare a rispettare gli accordi di Minsk, che comportano una deescalation militare lungo la linea di contatto. Quale sembra essere il problema? Forse, come gli Stati Uniti hanno finalmente capito, ha a che fare con il fatto che l’Ucraina ha un esercito; se non avesse più alcun tipo di esercito, non ci sarebbe nulla da deescalare e il problema non esisterebbe. E così questo potrebbe essere il piano intelligente per l’Ucraina: un suicidio per mano della Russia. Come bonus aggiuntivo ci sarà la Russia da incolpare perché, senza alcun dubbio, sarà stata tutta colpa della Russia. Le sanzioni contro i produttori russi di coperte per bambini sono in fase di elaborazione proprio mentre sto scrivendo. Ai telespettatori americani la cosa piacerà. Penseranno: “I sono Russi cattivi! L’America è forte!”

“Ma che ne sarà dell’Ucraina?” ci si potrebbe chiedere. Beh, la risposta corretta a questa domanda sembra essere: “Non importa a nessuno.” Seriamente, guardando la recente storia ucraina, questa sembra essere l’unica risposta che ha senso. Agli Americani certamente non è mai importato, ai Russi una volta importava, ma importa sempre meno ogni giorno che passa, e nemmeno agli Ucraini stessi importa e lo hanno dimostrato votando con i piedi. L’Unione Europea e la NATO potrebbero preoccuparsi molto di avere un grande stato fallito nel bel mezzo dell’Europa, e dovrebbero, perché questo sarà probabilmente solo l’inizio, ma è un ottimo inizio.

Dmitry Orlov

Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/who-wants-some-ukraine/
25.11.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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