Caschi Bianchi, attacchi con gas tossici e perfidi Russi: il nuovo videogioco Call of Duty è propaganda della CIA?

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OLLIE RICHARDSON
thesaker.is

Siamo in Medio Oriente e, dopo una grande esplosione provocata da un bombardamento aereo, una bambina rimane bloccata sotto le macerie, arriva gente per spostare i detriti ed estrarre la bambina. Poi viene rilasciato gas venefico.

Vi sembra una scena familiare? No, non è il soggetto dell’ultima sceneggiatura inviata dal Dipartimento di Stato americano al quartier generale del settore comunicazioni di Al Qaeda ad Idlib, noto anche come “Caschi Bianchi.” Perchè, se lo avessero chiesto a me, anch’io avrei pensato alla bufala del “Sarin usato da Assad.” In realtà, questa è la trama dell’ultima puntata della serie di videogiochi Call of Duty, che, in pratica, promuove i crimini di guerra americani e l’idea che sparare ad un’altra persona non solo è una buona cosa, ma può anche far ottenere ricompense.

Ecco ulteriori dettagli sulla trama di cui sopra:

• La Russia ha utilizzato il gas e ha massacrato i civili;
• La scena sopra descritta è il flashback di un “combattente ribelle.”

Sappiamo tutto questo grazie ad un blog di videogiochi che è stato invitato dagli sviluppatori della Activision a recensire ciò che verrà utilizzato nei prossimi 12 mesi del ciclo capitalista/consumista per trasformare i giovani in zombi ultra-liberali. Ecco la descrizione completa della scena (è importante leggerla tutta):

“La seconda missione [del videogame] che ci è stata presentata era narrata in flashback e ci aveva permesso di capire perché due personaggi che già fanno parte di Call of Duty (nel capitolo Modern Warfare) siano diventati combattenti ribelli. Questi guerriglieri si collegheranno poi con [la serie] Capitan Price durante lo svolgimento di Modern Warfare (questo non ce lo hanno fatto vedere, ma ce ne hanno parlato); questa specifica missione si svolge vent’anni prima ed è la storia che farà capire il perché delle motivazioni di questi combattimenti ribelli.

Nota: la parte della demo mostrataci, comprese le scene tagliate e il gameplay, è narrata dal punto di vista della figlia.

La scena inizia con una grande esplosione in un paese del Medio Oriente. Dopo l’esplosione, vediamo le cose dalla prospettiva di una bambina rimasta sepolta sotto le macerie provocate dall’esplosione. La deflagrazione è stata causata da un attacco di droni (credo russi). La bambina è spaventata e grida per chiedere aiuto. Un’altra ragazza è bloccata accanto a lei ma non risponde. Cerca di liberarsi dalle pietre e dai pezzi di cemento, ma è troppo piccola [e non ce la fa]. Poi sentiamo qualcuno arrivare da sopra e spostare le macerie fino a vedere la ragazza bloccata lì sotto. Molte più persone arrivano e rimuovono freneticamente gli ultimi detriti (anche, ad un certo punto, utilizzando una sega a motore). Tolti i rottami, tirano fuori la bambina, che viene presa per mano dal padre, che le chiede dove si trovi il fratello. L’altra ragazza rimasta con lei sotto le macerie non sembra sopravvivere. Poi, nella medesima località, si verifica un nuovo bombardamento aereo.

Il padre fa alzare la bambina ed entrambi iniziano a correre alla ricerca del fratellino. La sorella dice che il fratello era rimasto a casa a studiare, quindi non era con lei. Devono tornare a casa per ritrovarlo, ma, durante il tragitto, arrivano dei veicoli con dei soldati russi a bordo, che scendono e iniziano ad aprire il fuoco contro tutti: si sentono donne e bambini che gridano di non sparare; uomini e donne che urlano dal dolore. Il padre mette giù la bambina e le dice di seguirlo. Mentre iniziano a correre e ad avvicinarsi alla loro casa, i soldati russi lanciano un attacco con qualche tipo di gas nervino, o comunque letale. [Padre e figlia] riescono ad entrare nella loro casa, chiudono la porta e trovano il fratello. Parlano di cosa fare dopo (e alla bambina e al ragazzo vengono dati dei telefoni cellulari). Il padre rivela che la loro madre è stata uccisa. Il padre dà al ragazzo una maschera antigas, gli dice che in quel momento la bambina sarà al sicuro anche senza maschera e si preparano ad uscire.

Ad un soldato russo viene ordinato di fare un controllo porta a porta ed entra nella loro casa prima che i tre possano allontanarsene. Il padre lo supplica di non sparare perché in casa ci sono dei bambini. Il padre quindi si lancia verso l’attaccante per disarmarlo e pugnalarlo. Il ragazzino cerca di aiutare il padre ad avere la meglio sul’aggressore, ma il soldato sbatte il ragazzo contro la porta, facendogli perdere i sensi. Il soldato russo è molto più forte e spara al padre numerose volte, sotto gli occhi della figlia. La bambina cerca di nascondersi. Il soldato inizia a cercarla in giro per la casa, e lei si acquatta in una presa d’aria. Questo dà inizio un breve inseguimento tipo gatto col topo. La bambina raccoglie un cacciavite, corre incontro al soldato, lo colpisce ad una gamba. Lui urla. La bambina fugge di nuovo, cercando riparo, mentre l’attaccante non è rallentato dalla ferita. Tutto questo inseguimento in stile gatto col topo si ripete per altre due volte, con la ragazza che lo pugnala ripetutamente alle gambe con un cacciavite mentre il fratello riprende i sensi. L’azione si sposta nella cucina di casa, dove nuovamente si scatena la lotta. La sorella accoltella l’aggressore, mentre il fratello cerca di soffocarlo. Quando l’uomo viene gettato a terra, la bambina riesce alla fine ad impadronirsi del suo fucile mitragliatore e gli spara una raffica. Il fratello e la sorella discutono poi su ciò che bisogna fare, e la ragazza sfila la maschera antigas dell’attaccante per poterla usare lei stessa.

Ora i due ragazzi si avvicinano piangenti al padre. L’uomo sta per esalare il suo ultimo respiro, dice ai figli che devono fare tutto ciò che serve per sopravvivere. Quindi muore.

I due bambini decidono di uscire di casa, indossando entrambi la maschera antigas. La ragazza sale sui piedi del fratello per riuscere ad aprire la serratura bloccata della porta. Ora [il gioco] si trasforma in un’azione dove bisogna rimanere invisibili.

I due bambini devono attraversare un’ampia zona, dove ci sono soldati russi che ridono e uccidono i civili per la strada. Mentre stanno camminando, si può ascolare un soldato dire che stanno “rastrellando” donne e bambini da portare via ma, che che le donne di fronte a lui sono troppo malconce. Poi si odono dei colpi di arma da fuoco.

Quindi, un civile ferito vede il ragazzo e, mentre implora di essere aiutato, afferra la sua maschera antigas, che si sfila per un momento. I due ragazzi inciampano su quest’uomo e continuano a correre (il civile ferito muore soffocato per gli effetti del gas nervino), ma, poiché la sua sua maschera si è spostata per un secondo, il ragazzo iniziare a tossire a causa del gas. I bambini continuano a correre fino ad uscire dall’area interessata dal gas. Entrambi si tolgono le maschere e iniziano a cercare un modo per fuggire. Arrivano in un piccolo villaggio e vedono numerosi soldati che uccidono i civili. I bambini corrono attraversando un capannone, con i proiettili fischiano sopra le loro teste, mentre si sentono i civili urlare.

Arrivano in un’altra zona nelle vicinanze dove vedono un camion di cui decidono di impadronirsi per cercare di allontanarsi. Visto che il ragazzo sta tossendo, la ragazza dice che prenderà una pistola ed ucciderà entrambi gli autisti, ma ha bisogno che vengano distratti. Il ragazzo va dall’altra parte di una staccionata, mentre la ragazza inizia lentamente ad avvicinarsi. Vede una pistola sul tavolo, una .44 Magnum, e ha bisogno di una diversione per impadronirsene. Tira fuori il suo telefono e chiama quello del fratello,  i due soldati russi si alzano per verificare la causa dello squillo. La ragazza si precipita, afferra l’arma, e inizia a portarsi in una posizione tale da poter sparare ad un soldato russo. Solleva la pistola, tutta tremante, e la punta alla testa dell’attaccante. Sentiamo un ‘bang’ e lo schermo si annerisce.”

Dopo aver letto tutto questo, il lettore probabilmente penserà: “Ci sono per caso anche i Caschi Bianchi?” Bene, secondo Sputnik, la risposta è abbastanza eloquente. Guardate lo screenshot qui sotto:

In effetti, è improbabile che la serie Call of Duty sia stata, ad un certo, punto cooptata dalla CIA ad integrazione della campagna globale “Assad must go” finanziata dal sionismo, dal wahhabismo, dal salafismo, dal liberalismo e da ogni altra ideologia “civilizzata.” No, è stato uno strumento della CIA fin dall’inizio. Le trame e le immagini di tutti gli episodi di Call of Duty raffigurano gli Americani come i bravi ragazzi e i Russi, gli Arabi e chiunque osi resistere alla macchina della morte capitalista come il nemico, ed è un gioco a cui hanno partecipato milioni di ragazzi. Un po’ come nei fumetti! Qui possiamo vedere un estratto dal numero 8 della serie a fumetti DC “Doomsday Clock“:

Allora, come mai la CIA si sta dando così tanto da fare per mobilitare l’industria dell’intrattenimento contro la Russia? Evidentemente, Washington ha paura di essere scavalcata nel controllo del cyberspazio e teme quindi che la verità sulla guerra in Siria venga a galla. Un sacco di tempo (e di denaro) è stato speso in campagne di pubbliche relazioni specializzate nel far passare i militanti di Al Qaeda come “ribelli moderati.” Da Bana/JK Rowling a Hadi Al-Abdallah e alla sua banda di pagliacci a Kafranbel, i social media sono diventati il campo di battaglia principale, dove le armi dell’informazione americane e russe si scambiano i colpi.

Il primo “attacco con i gas,” a Ghouta nel 2013, era stato un successo per l’America, perché Mosca non aveva mai assistito in precedenza ad un simile attacco informativo/ibrido e quindi poteva solo imparare. Il secondo “attacco con i gas,” a Douma nel 2018, di successo ne aveva avuto molto meno, perché, a quell’epoca, la Russia aveva capito il meccanismo e aveva messo a punto un’efficace campagna mediatica (con il coinvolgimento di giornalisti indipendenti) per invalidare le affermazioni [americane]. Di conseguenza, la Russia aveva preso l’iniziativa e aveva iniziato a sua volta una campagna mediatica, però su un ipotetico terzo “attacco con i gas.” Nell’ottobre 2018, sei mesi dopo i raid aerei di aprile (concordati con la Russia, perché se, da un lato, gli Stati Uniti non potevano permettersi di bombardare personale russo, dall’altro la Russia non era grado di fermare il bombardamento senza correre rischi troppo grandi per la Russia stessa [attaccando i vettori prima del lancio dei missili NdT], da qui l’uso dei sistemi Pantsir per respingere l’attacco), non appena i sistemi informativi del Ministero della Difesa russo avevano avuto il sospetto di un altro finto “attacco con i gas,” i media russi erano stati mobilitati nel tentativo di anticipare e tendere a loro volta un agguato, prima agli attacchi mediatici in arrivo dall’Occidente e poi ai Tomahawk veri e propri, una sorta di gioco ‘acchiappa la talpa’ (ricordate che gli attacchi di Trump alla Siria erano controllati, servivano come moneta di scambio nel grande gioco geopolitico “è solo business, niente di personale,” ed erano un modo per soddisfare l’AIPAC). Il risultato per Mosca era stato a doppio taglio, dal momento che la Russia sembrava stesse gridando al lupo (e i media mainstream avevano certamente sfruttato la cosa), ma, dietro il sipario, la Russia aveva, a tutti gli effetti, messo il bastone tra le ruote degli Stati Uniti e aveva iniziato a controllare la tempistica della guerra di informazioni.

Anche le milizie del Donbass hanno usato questa strategia, specialmente nel 2018, quando Poroshenko aveva sfruttato la “zona grigia” e aveva cercato di presentare delle “vittorie” all’elettorato nazionalista. Il portavoce della milizia della DPR, Eduard Basurin, aveva spesso fatto dichiarazioni molto esplicite riguardo ad una “prossima offensiva dell’UAF” (esempio 1 ed esempio 2) allo scopo di far abortire sul nascere uno qualsiasi dei progetti di Kiev, perché se l’UAF avesse davvero portato a termine un attacco dopo l’avvertimento della DPR, tutti i bla bla bla sul fatto che l’aggressore fosse la DPR sarebbero stati vanificati. In altre parole, una trappola. Dal punto di vista di Kiev, sui media era necessario far passare la DPR (“terroristi russi“) come l’aggressore, ecco quindi perché le dichiarazioni di Basurin avevano funzionato come un blocco stradale digitale. Sarebbe stato come dire: “Ehi, la tua offensiva sarà priva di significato, dal momento che ti abbiamo già sconfitto nel cyberspazio.” Che cosa era successo quando la data annunciata dell’attacco era trascorsa senza incidenti? La DPR era passata alla seconda fase della campagna informativa (esempio), che aveva come scopo finale quello di umiliare l’UAF.

Questo era nuovamente accaduto durante il fiasco della legge marziale (esempio), visto che le repubbliche del Donbass erano state molto rapide nel rilasciare dichiarazioni e bloccare i tentativi di Poroshenko di annullare le elezioni (il massimo che aveva potuto ottenere era stato un mese di legge marziale: l’UE non avrebbe permesso un periodo più lungo, perchè avevano bisogno delle elezioni e della successiva rimozione di Poroshenko).

Questo è un argomento molto complesso e varrebbe la pena fare un articolo separato sul ruolo dell’informazione nei conflitti postmoderni. Ma bisognerebbe sapere che l’America è in grado di usare i suoi speciali trucchi mediatici solo una volta, prima che i “nemici” se ne accorgano e formulino piani per contrastarli. Lo stesso vale per la tecnologia delle “rivoluzione colorate,” che ormai è trita e ritrita, ecco il motivo per cui Putin è ancora al potere (negli ultimi 10 anni ci sono stati dozzine di seri tentativi per rimuoverlo, un esempio sono le pagliacciate di Nemtsov).

Quindi, che cosa dovrebbe fare la Russia per contrastare questa spazzatura psy-op tipo “quelli di Al-Qaeda sono i buoni,” prescritta da Call of Duty ad adolescenti brufolosi (o a zombie pseudo-adulti affetti da deficit di attenzione/iperattività) che vivono nel mondo dei meme e dei selfie su Instagram? Qualche esempio:

• Dare la massima diffusione al lavoro di quei giornalisti sul campo che si battono per divulgare la verità sui falsi “attacchi con i gas.” Più a fondo RT e Sputnik penetrano negli spazi mediatici dei “partner,” più efficace diventa l’azione;

• Attuare le necessarie manovre diplomatiche per tenere sotto scacco Ankara (la Turchia impiegherà molto tempo per pagare il conto dell’abbattimento del Sukhoi), come, ad esempio, bombardare sporadicamente Idlib e indebolire il principale asso nella manica di Erdogan; i media riferiranno che “i colloqui sono falliti,” formula che va bene sia ad Ankara che a Mosca, ma la realtà è che la Turchia è semplicemente obbligata a liquidare lentamente i suoi mercenari di Al-Nusra (e quindi il progetto “Caschi Bianchi“) e a voltare le spalle al neoliberalismo;

• Richiamare l’attenzione sulle conclusioni negative dell’OPCW (esempio) tramite i media statali russi, facendo quindi affidamento sul meccanismo descritto sopra (controllate l’indice di gradimento su Internet di tutti i principali media mainstream propagandistici e poi verificate quello dei media statali russi, non c’è da stupirsi che la CNN stia tagliando posti di lavoro);

Questo non vuol dire che anche la Russia non dovrebbe combattere il fuoco con il fuoco. Così, i Russi hanno effettivamente realizzato un videogioco basato sulla guerra in Siria che racconta una storia più veritiera: che non sono la Russia o Assad gli antagonisti, ma le stesse formazioni terroristiche!

Ho pensato ad una trama per il seguito:

L’America invade il Medio Oriente dopo un “attacco terroristico” a New York, usando come pretesto finte fiale di antrace ed una falsa storia sull’ossido di uranio del Niger. Le truppe americane massacrano civili e bombardano a tappeto i villaggi. Un giornalista che fa la spia su questi crimini di guerra viene incarcerato e processato per spionaggio…..

Ollie Richardson

Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/white-helmets-gas-attacks-evil-russians-the-new-call-of-duty-video-game-is-cia-propaganda/
31.05.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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