10 DOMANDE SUL GRANDE RESET

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(Andrea Cavalleri)

 

L’azione più difficile e determinante, che porta alla comprensione di un fenomeno nuovo o sconosciuto, è quella di porsi le domande giuste.

E infatti la manipolazione mediatica agisce proprio attraverso la restrizione degli argomenti, portando l’attenzione sul dito anziché sulla luna, o fomentando discussioni e liti su aspetti totalmente secondari e tacendo colpevolmente le istanze principali.

Il pubblico viene trattato come un infante, che viene distratto con lucine e sonaglietti, mentre i manovratori agiscono indisturbati sotto il suo naso.

Pertanto è opportuno provare a esaminare il piano come una proposta di cui si possa dibattere e provare a vagliarlo con le domande opportune.

 

Il programma del grande reset

Sommando le dichiarazioni provenienti dal forum di Davos, i dati finanziari di pubblico dominio e le indiscrezioni provenienti dal Canada possiamo farci un quadro della “proposta” (che in realtà vuole essere imposta in modo totalmente autoritario).

Il ventilato piano canadese (esposto qui https://scenarieconomici.it/fughe-di-notizie-dal-canada-sul-grande-reset-campi-di-detenzione-e-tabella-di-marcia-diffondere/) narra che, a seguito di una successione di serrate (designate col termine carcerario di lockdown: “isolamento” nel senso di prigione dura), si arriverà alla penuria di rifornimenti (volgarmente detta “fame”) e al completo controllo militare del territorio.

In queste condizioni verrà attuata la riforma e la trasformazione del sistema di sussidi di disoccupazione per la transizione verso un reddito universale.

Per compensare il crollo economico internazionale, il governo federale offrirà un taglio del debito, dei debiti personali, dei prestiti, delle ipoteche, grazie al FMI nell’ambito del programma mondiale di reset del debito; in cambio, i cittadini perderanno per sempre la proprietà privata di qualsiasi bene.

Questa risoluzione sorprendente non è affatto estranea al “pensiero di Davos”, come appare dagli scenari illustrati dai loro analisti, che vedono nel futuro un mondo in cui i beni sono tramutati in servizi e la proprietà privata, quasi per conseguenza naturale, è scomparsa insieme alla privacy.

https://it.ihodl.com/lifestyle/2016-11-30/benvenuti-nel-2030-dove-la-proprieta-privata-e-la-privacy-non-esistono/

Un altro fatto che si accorda col tema della proposta è che, a livello macroeconomico, i debiti mondiali risultano nettamente maggiori dei crediti, anomalia registrata da numerosi analisti finanziari, e questo non dovrebbe sorprendere più di tanto perché è la conseguenza naturale dell’emissione di denaro-debito soggetto a interessi.

Infatti, poiché è impossibile che si restituisca una cifra maggiore di tutto il denaro che è stato immesso in circolazione, il debito totale non è ripagabile.

Ma poiché il debito è frazionato tra molteplici soggetti alcuni di essi (guadagnando sugli altri) lo onorano e altri diventano insolventi,

E siccome il fenomeno è graduale, le società creditrici (tipicamente le banche) svalutano i crediti inaffidabili ed ecco come i crediti diminuiscono a fronte di debiti, ancora in essere, che non si potranno onorare.

Dunque o si accetta l’insolvenza con conseguente discredito di tutto il sistema monetario e finanziario, oppure si proclama una moratoria, un giubileo o qualcosa di simile.

Anche l’incidenza dell’automazione nella trasformazione del lavoro e dei mezzi di sostentamento è un fatto acclarato e previsto da molto tempo. Cito:

Su invito di Michail Gorbaciov. nel settembre 1995 al Fairmont Hotel di San Francisco, si svolse un incontro sul tema “il futuro del lavoro” con vari leader mondiali.

I convenuti tratteggiarono un nuovo ordine sociale e sembra che tutti fossero d’accordo nel pensare che nella società del ventunesimo secolo solo il 20 per cento delle persone avrebbe avuto un lavoro.

In quella stessa occasione Brzezinski coniò il termine tittytainment per designare la strategia di controllo semi-ipnotico con cui ammansire l’80% della popolazione rimasta disoccupata.

Dunque i problemi sul tappeto ci sono, non sono inventati, ma proprio per questo è doveroso discuterli e non essere messi di fronte al fatto compiuto di una “soluzione”, studiata magari da sedicenti esperti, e presentata come se fosse l’unica via d’uscita.

 

Doverose domande

1) Quando si ammette la necessità di un reset, si sancisce il totale fallimento del sistema precedente.

Chi ha governato il sistema precedente deve essere ritenuto responsabile per tale completo, totale, e assoluto fallimento.

E chi ha fallito in modo totale ha appena dimostrato di essere inadatto al governo e alla gestione di qualsivoglia sistema.

Quindi, come è possibile che le stesse persone, che hanno in mano ora le leve del potere e sono i primi responsabili del fallimento del sistema (e che si ritrovano in vacanza a Davos), possano essere autorizzate a gestire il cambiamento verso un assetto economico-sociale totalmente nuovo?

2) Un reset non è un’azione tecnica, che avviene entro il sistema, ma è un’azione di programmazione del sistema.

Visto che in questo caso il “sistema” è la società civile, soggetto dell’economia, quale voce ha avuto detta società civile nella scelta degli amministratori del sistema?

Chi ha mai legittimato i membri di un club privato, come il forum di Davos, a decidere del destino dei popoli? Possono vantare qualche diritto divino? Oppure, democraticamente parlando, quale popolo è mai stato interpellato a proposito?

3) La proposta può funzionare?

A giudicare dalle esperienze passate dei regimi comunisti più rigidi ed estremi, sembra che la piccola proprietà privata sia stata impossibile da eliminare.

Perché mai dovrebbe diventare possibile adesso?

4) Un ente opaco autoproclamatosi gestore del “programma del reset del debito”, collegato al FMI, propone l’azzeramento dei debiti. Chi gli conferisce l’autorità per gestire/imporre un simile cambiamento? Cosa ne pensano i creditori? Quale compenso ne avranno?

5) Si parla, con esempi, dell’eliminazione della piccola proprietà privata e per nulla della grande proprietà privata. Cosa ne sarà di quest’ultima?

I miliardari di oggi rinunzieranno a tutte le loro proprietà in cambio di un reddito di base?

Chi vive nei castelli e nelle ville con piscina verrà trasferito in un bilocale nel Bronx?

6) Un reddito universale di base garantisce una domanda virtuale, ma chi garantirà l’offerta, cioè

chi garantirà che ci saranno le merci da comprare?

 

Il sistema attuale prevedeva che il reddito derivasse dalla produzione di merci e questo garantiva la presenza delle merci stesse; un reddito incondizionato solleva il problema dell’incentivazione alla produzione.

Se l’idea è che le merci siano prodotte dai robot, dove sono tutti questi robot? Occorreranno anni o decenni affinché i robot siano in grado di provvedere al sostentamento dei 7,5 miliardi di abitanti della terra, o forse i robot sono pochi perché i “filantropi” di Davos hanno deciso di ridurre drasticamente (leggi sterminare) la popolazione mondiale?

 

7) Per quanto la percentuale della popolazione lavorativa sia in calo, esiste pur sempre il bisogno di lavoratori (e siamo ancora su quote ben superiori al 20% previsto).

È necessario che costoro siano spremuti come limoni in nome della produttività, mentre gli altri stanno a guardare?

8) Quando le macchine avranno ridotto la percentuale di occupazione umana, l’assegnazione del lavoro a una minoranza del 20% con quali criteri avverrà?

Ha senso un sistema competitivo in cui un 20% di vincenti prende tutto e un 80% di perdenti nulla?

9) Quanto divergerà il tenore di vita dei lavoratori da quello dei non-lavoratori?

E quanto sarà distante il tenore di vita della gente comune da quello dei governatori mondiali?

Ci sarà uniformità, oppure esisteranno ancora il lusso e l’abbondanza per alcuni?

10) La proprietà privata garantisce degli ambiti di libertà e autonomia, che riguardano la famiglia, l’educazione dei figli, le scelte valoriali e religiose.

Sopprimendo la proprietà privata si vogliono estirpare anche questi ambiti di libertà e autonomia?

In caso contrario cosa li garantirà?

 

Altri approcci

Ho parlato solo del programma economico finanziario, trascurando il secondo pilastro del piano che riguarda le vaccinazioni obbligatorie.

Per quante voci girino sui doppi fini delle vaccinazioni (e i sospetti siano gravi e fondati) non ho conoscenze certe in merito.

Probabilmente riguarderanno la riduzione della popolazione, ma, vista l’insistenza sulla rimozione della privacy, sicuramente riguardano il controllo delle masse.

Infatti il piano del grande reset finanziario, ben lungi dal rispondere alle domande che ho posto, ha tutte le ragioni di temere malfunzionamenti e creazione di situazioni innaturali che provocheranno reazioni e ribellioni.

In quest’ottica (una delle poche cose veramente realistiche del programma) diverse tappe dovranno essere imposte con la forza.

Di sicuro un programma di reset finanziario si basa su di un patto sociale, in quanto il dare-avere è un caso particolare del criterio più generale diritto-dovere, ha a che vedere con il principio di legalità e con la fonte del diritto, e deve essere affrontato valutando possibili soluzioni confrontando costi e benefici.

Non può arrivare qualcuno (con un curriculum di fallimento) a dire: “È così perché ve lo dico io”.

Altri approcci potrebbero essere basati

– sulla credibilità dell’azione, quindi prima si espropria la grande proprietà e solo successivamente si valuta se limitare quella piccola.

– sulla rappresentatività popolare, per cui prima si approva per votazione il nuovo sistema finanziario e poi si abolisce quello vecchio.

– sull’adozione di soluzioni non traumatiche, ad esempio attraverso una transizione alla riserva 100% con riacquisto del debito pubblico attraverso moneta emessa dallo Stato e redistribuzione della ricchezza indebitamente concentrata attraverso la socializzazione d’impresa.

(Soluzione non traumatica per il 99,9% della popolazione, per un ristretto numero di miliardari sarebbe abbastanza traumatica, ma non si può condizionare un sistema e la stragrande maggioranza delle persone che lo compongono per salvaguardare i privilegi indebiti di una minuscola minoranza, che è quanto avviene oggi).

– su nuovi criteri di solidarietà e di utilità pubblica, per cui si stabilisce la piena occupazione obbligatoria (con conseguente riduzione degli orari di lavoro e l’introduzione della retribuzione per le donne che liberamente scelgono di fare le casalinghe) e l’introduzione di coefficienti di utilità sociale nei bilanci delle imprese, per cui ad esempio l’agricoltura venga tassata al -5% (lo Stato aggiunge il 5% al fatturato dell’azienda per consentire un giusto compenso ai dipendenti) e il gioco d’azzardo al 95% (comprendendo in questa categoria anche alcuni strumenti finanziari) e tutta una gamma intermedia in mezzo.

– sull’espansione dei servizi alla persona: per quanto i robot siano lavoratori indefessi e sempre più efficienti (anche se gli odiosi risponditori automatici delle aziende, a partire da quelle della telefonia, inducono a dubitare di questa meravigliosa efficienza) credo che qualunque anziano o malato se dovesse scegliere fra essere assistito da un robot o da una persona non avrebbe dubbi.

Ma anche altri tipi di rapporto di assistenza (educazione, personal trainer, facilitatori e servizio d’ordine nel commercio, nell’intrattenimento, nel turismo e nei trasporti) potrebbero essere sviluppati man mano che le macchine sostituiscono l’uomo nei mestieri usuranti o di livello più materiale.

Il mantenimento della piena occupazione favorirebbe transizioni finanziarie non traumatiche.

– sull’abolizione di tutti i titoli finanziari: dato che l’economia reale non ha problemi di debito, dichiarare nulli tutti i titoli risolverebbe automaticamente anche il problema debitorio.

– …altro

 

Sono esempi buttati giù al momento, ma servono per capire che la soluzione proposta non è l’unica, non è brillante e si distingue solo per una smisurata capacità coercitiva dei cittadini, che si troveranno a dipendere totalmente da un potere centrale opaco.

In pratica un potere autocratico e autoproclamato propone di condonare un debito, generato dalle sue stesse cattive pratiche, in cambio della libertà.

Non è un grande affare.

Ma di fronte alla prospettiva di un cambiamento epocale, la pratica più odiosa è quella di escludere i cittadini dalla conoscenza e dalla discussione dei problemi.

Quindi ecco questo foglio di appunti che possa aiutare il pubblico a formarsi un’opinione.

 

Andrea Cavalleri

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