Una previsione geopolitica a breve termine

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Dmitry Orlov
thesaker.is

Da quando Putin ha annunciato di volere garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti e della NATO (in breve, fermare l’espansione della NATO verso est, far ritirare la NATO sulle posizioni del 1997 e rimuovere le armi offensive dalle immediate vicinanze della Russia) la stampa occidentale ha continuato a bombardarci con un fuoco di fila di totali assurdità.

– Queste garanzie di sicurezza sono un ultimatum o uno strumento di negoziazione?

– Gli Stati Uniti e la NATO le accetteranno o le rifiuteranno?

– Putin invaderà l’Ucraina o sarà fermato sul suo cammino da giudiziosi e tempestivi aggrottamenti di ciglia, scuotimenti di testa, dita puntate e schioccare di labbra come segno di biasimo da parte di vari e assortiti luminari occidentali?

– Se Putin invaderà l’Ucraina, significherà che la Terza Guerra Mondiale è finalmente arrivata e che moriremo tutti?

Spero di non essere il solo ad averne piene le tasche di questo patetico e stancante tentativo di alzare una cortina fumogena per nascondere l’inevitabile realtà di ciò che sta per accadere. Nel caso in cui non vi sia ancora del tutto chiaro, vorrei scandirlo bene. Di solito sono più cauto quando faccio previsioni specifiche, ma, in questo caso, il nostro futuro immediato è già stato accuratamente tracciato da Russia e Cina, con gli Stati Uniti e i loro burattini assortiti ridotti allo status di personaggi non giocanti di un videogioco in grado di fare solo una cosa: nascondersi dietro una fitta cortina di risibili bugie.

In primo luogo, le richieste russe di garanzie di sicurezza non sono un ultimatum. Un ultimatum è una specie di “altrimenti”, una scelta tra conformità e conseguenze, mentre, in questo caso, sia la non condiscendenza che le conseguenze seguiranno automaticamente. L’Occidente e la NATO, per ovvie ragioni di politica interna, non sono in grado di firmare queste garanzie; quindi, le conseguenze si manifesteranno a tempo debito.

La Russia ha chiesto che sia gli Stati Uniti che la NATO mettano per iscritto il loro rifiuto di accettare le garanzie di sicurezza; questi pezzi di carta saranno importanti nel prosieguo del discorso. Per capire il perché, dobbiamo prendere in considerazione il fatto che tutto ciò che è contenuto in queste garanzie di sicurezza era già stato accettato dall’Occidente; vale a dire, la garanzia “non un centimetro verso est” data ai Russi dagli Stati Uniti 30 anni fa e il principio di sicurezza collettiva concordato da tutti i membri dell’OSCE. Firmando un documento in cui dichiarano il loro rifiuto ad attenersi a ciò che avevano precedentemente concordato, gli Stati Uniti e la NATO in pratica si auto-dichiarerebbero apostati del diritto e dell’ordine internazionale. Questo, a sua volta, implicherà che le loro esigenze di sicurezza potranno essere trascurate e che meriteranno di essere umiliati e puniti.

Inoltre, mettendo per iscritto il loro rifiuto, gli Stati Uniti e la NATO riconoscerebbero il principio di sicurezza collettiva stesso – in particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti e la NATO – come nullo e non valido, il che significa che se, per esempio, le Bahamas, una nazione sovrana dal 10 luglio 1973, decidesse di rafforzare la propria sovranità ospitando una batteria missilistica russa puntata, al di là della Corrente del Golfo, contro Miami e Fort Lauderdale, Florida, gli Stati Uniti non avrebbero voce in capitolo e, se gli Stati Uniti provassero ad alzare la voce, verrebbero colpiti con lo stesso pezzo di carta che avevano firmato. “Vi sentite minacciati ora?” chiederebbero i Russi; “Beh, forse avreste dovuto pensarci quando ci avevate minacciato mettendo i vostri missili in Polonia e in Romania”.

Lo scopo iniziale dichiarato delle due installazioni di sistemi Aegis Ashore in Polonia e Romania era quello di abbattere i missili iraniani, che non esistevano allora, non esistono adesso, e che, in ogni caso, non avrebbero mai fatto una deviazione gigantesca sorvolando la Polonia o la Romania. Anche se lo scopo dichiarato di questi sistemi era la difesa missilistica, le loro piattaforme di lancio possono essere utilizzate anche per armi strategiche offensive: i missili da crociera Tomahawk con carico utile nucleare. Questi Tomahawk sono obsoleti e i Russi sanno benissimo come abbatterli (come avevano dimostrato in Siria), ma questo è comunque molto fastidioso e poi disseminare di plutonio americano polverizzato la campagna russa non farebbe bene alla salute di nessuno.

Quindi, dovremmo aspettarci che accadano brutte cose a queste installazioni, ma dovremmo anche pensare che ci terrebbero abbastanza all’oscuro sui dettagli. Mentre i non-negoziati sulle richieste di garanzie di sicurezza russe saranno il più possibile pubblici (nonostante il piagnucolìo dell’Occidente che chiede che si tengano in segreto) i “mezzi tecnico-militari” che la Russia userà per affrontare l’inadempienza occidentale non saranno affatto ampiamente pubblicizzati. L’installazione rumena potrebbe diventare non operativa a causa di un piccolo vulcano appena scoperto nelle vicinanze; quella polacca potrebbe soccombere a causa di una strana esplosione di gas di palude.

Un’ulteriore serie di sfortunati incidenti potrebbe far sì che gli Stati Uniti e la NATO diventino timidi e reticenti a far scorribande ai confini della Russia. Le truppe della NATO di stanza nel Baltico, a due passi da San Pietroburgo, la seconda città più grande della Russia, potrebbero lamentarsi di sentire ripetutamente la parola “Bum!” annunciata chiaramente e ad alta voce, con susseguenti diagnosi di schizofrenia ed evacuazione generale. Un aereo spia degli Stati Uniti potrebbe andare incontro ad un leggero malfunzionamento del sistema GPS che lo indurrebbe ad entrare nello spazio aereo russo, dove sarebbe abbattuto e il suo pilota, messosi in salvo con il paracadute, condannato a molti anni di insegnamento dell’inglese negli asili di Syktyvkar o Petropavlovsk-Kamchatsky. Le navi della Marina degli Stati Uniti e della NATO, già inclini a collidere tra loro, con montagne sottomarine e boe galleggianti, potrebbero subire un numero insolitamente elevato di tali incidenti in prossimità della costa russa, stimolando in loro il forte desiderio di starne alla larga. Un gran numero di eventi del genere, la maggior parte dei quali si verificherebbe lontano dalla vista del pubblico, e le cui notizie verrebbero soppresse dalla stampa occidentale e dai social media, costringerebbe il potente esercito statunitense ad affrontare una scomoda domanda esistenziale: “I Russi hanno ancora paura di noi o ci stiamo solo prendendo per il culo?” La loro risposta sarà quella di rifiutare la realtà e di masturbarsi l’un l’altro più forte e più velocemente che mai.

Ma, se davvero si stanno solo masturbando a vicenda, allora che ne è della loro politica di contenimento? Come fare a contenere la Russia e impedirle di ricreare una URSS 2.0? A parte il fatto che i Russi non sono stupidi, hanno già imparato la lezione e Madre Russia non permetterà più ad un mucchio di inutili e ingrati non Russi di succhiare al suo prosperoso seno. “Ma la Russia quando invaderà l’Ucraina?”, chiedono le menti curiose, specialmente quelle che hanno prestato attenzione alle fonti di notizie occidentali che affermano che la Russia avrebbe ammassato 100.000 uomini sul confine ucraino (falso).

L’ultima teoria è che ciò che impedisce alla Russia di invadere è il caldo. A quanto pare, è insolitamente caldo dal 2014 ed è per questo che le truppe russe non hanno ancora attraversato il confine ucraino. Cosa stanno aspettando? La prossima era glaciale che arriverà da un millennio all’altro? No, la Russia ha già ottenuto i pezzi di Ucraina che voleva – la Crimea, il Donbass e un paio di milioni di professionisti russofoni specializzati – il tutto senza mettere in scena alcuna invasione, ed ora sta aspettando che il resto dell’Ucraina degeneri nel suo stato finale di parco a tema etnico e riserva naturale. L’unica cosa ancora non realizzatasi in questo piano è che l’Ucraina deve essere smilitarizzata, come richiesto dalle recenti richieste di garanzie di sicurezza della Russia.

Ma cosa succederà se le garanzie di sicurezza della Russia non saranno soddisfatte e gli USA/NATO continueranno a riempire l’Ucraina di armi, mandando istruttori e stabilendo basi? Beh, allora queste ultime dovranno essere distrutte. La cosa potrà essere portata a termine lanciando alcuni razzi da piccole navi nel Mar Caspio, come era stato fatto per distruggere le basi dell’ISIS in Siria; non sarà necessaria nessuna invasione con forze di terra. Non ci vorrà molto per spingere gli USA/NATO ad evacuare l’Ucraina in preda al panico, visto che hanno già elaborato i piani per farlo e hanno annunciato che non combatteranno per difenderla.

Se questi saranno gli eventi, cosa pensate che succederà in seguito? Gli Stati Uniti inizieranno una guerra nucleare per l’Ucraina? Umm… che ne dite di un bel “NO!!!”? Gli Stati Uniti imporranno “sanzioni infernali”? Forse, ma dovete capire che, in questo momento, gli Stati Uniti e le altre economie occidentali possono essere descritte umoristicamente come un vaso di cristallo pieno di escrementi appoggiato al bordo di un alto scaffale con sotto un duro pavimento di marmo. La speranza è che nessuno starnutisca, perché la pressione sonora potrebbe spingerlo un pochino più in là. Sembra che le sanzioni infernali provocherebbero solo qualche starnuto. Inutile dire che gli Stati Uniti continueranno a parlare di sanzioni demoniache e, forse, anche ad approvare qualche legge così titolata e affermeranno di aver inviato “un messaggio forte”, ma senza alcun effetto.

La Russia agirà immediatamente dopo aver ricevuto per iscritto il rifiuto dell’Occidente di fornirle le garanzie di sicurezza richieste? No, ci sarà sicuramente un ritardo. Vedete, mancano appena due settimane al 4 febbraio, e questo non è un tempo sufficiente per iniziare e portare a termine un’azione militare. Cosa c’è il 4 febbraio? La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino, naturalmente, alla quale Putin sarà ospite d’onore mentre i dignitari statunitensi non sono stati nemmeno invitati.

Alle Olimpiadi Putin e Xi firmeranno una serie di importanti accordi, uno dei quali potrebbe trasformare la già molto forte relazione tra Cina e Russia in una vera e propria alleanza militare. L’ordine mondiale tripartito annunciato dal gen. Milley, in cui USA, Russia e Cina figuravano come uguali, sarà durato tre mesi. Con Russia e Cina che agiscono come un’unità, la SCO, che ormai comprende quasi tutta l’Eurasia, diventa molto più di un semplice polo geopolitico. In confronto, gli Stati Uniti e i 29 nani della NATO non costituiscono un polo geopolitico e il mondo ritornerà ad essere unipolare, ma con la polarità invertita.

E quindi non dobbiamo aspettarci alcuna azione militare tra il 4 e il 20 febbraio. Se qualche mossa militare dovesse avvenire durante le Olimpiadi, che sono tradizionalmente un momento di pace nel mondo, sarà sicuramente una provocazione occidentale, poiché le Olimpiadi sono il tradizionale momento delle provocazioni occidentali (la Georgia durante le Olimpiadi di Pechino nel 2008; l’Ucraina durante le Olimpiadi russe di Sochi nel 2014). Possiamo essere sicuri che tutti [in Russia] sono assolutamente preparati per un’eventualità del genere e che sarà trattata molto severamente.

Il peggior tipo di provocazione sarebbe se i consiglieri della NATO riuscissero effettivamente a spingere le truppe ucraine, impotenti e demoralizzate, ad invadere il Donbass. Se dovesse accadere una cosa del genere, l’operazione si svolgerebbe in due fasi. La prima consisterà nel confondere gli Ucraini e farli cadere in una trappola. La seconda sarà quella di minacciare di distruggerli usando l’artiglieria a lungo raggio da oltre il confine russo. Quando era successo in passato, il governo ucraino di Kiev era stato costretto a firmare gli accordi di Minsk, in base ai quali l’esercito ucraino avrebbe dovuto ritirarsi e il governo di Kiev concedere l’autonomia al Donbass, modificando la costituzione dell’Ucraina.

Ma, poiché nel corso degli anni il governo di Kiev non ha mostrato alcuna intenzione di voler rispettare i termini di questi accordi, facendo anzi del proprio meglio per sabotarli, non c’è motivo di aspettarsi che venga firmata una nuova versione degli accordi di Minsk. Invece, sarà la fine dello stato ucraino. Putin ha promesso esattamente questo. I consiglieri della NATO saranno probabilmente frustrati nei loro sforzi di indurre gli Ucraini ad attaccare: preferiranno rimanere seduti a farsi punzecchiare e pungolare dai loro responsabili della NATO e a farsi tormentare dai funzionari e dalle spie USA/UE, piuttosto che farsi obliterare dall’artiglieria russa o affrontare un ultimo round di umiliazione nazionale.

Dopo il 20 febbraio, tuttavia, dovremmo aspettarci qualche nuova e interessante distrazione interna. Potrebbe avere a che fare con il castello di carte/schema piramidale finanziario occidentale che finalmente va in frantumi o potrebbe essere un nuovo e divertente virus o la scarsità di gas naturale che causerebbe un’enorme emergenza umanitaria. Potrebbe anche essere una combinazione di queste due: del virus verrà incolpata la Cina, dell’emergenza gas la Russia e del crollo finanziario entrambe. Mentre tutti sono distratti, una o due portaerei potrebbero scomparire, l’installazione Aegis Ashore in Polonia potrebbe essere distrutta da una strana esplosione di gas di palude e così via. Ma allora nessuno ci farebbe più caso.

Ci sarebbe ancora la grande domanda esistenziale che assilla il complesso militare/industriale statunitense: “La Russia e la Cina hanno ancora paura di noi o ci stiamo solo prendendo per il culo? Penso di sapere quale potrebbe essere la risposta di Russia e Cina: “Non preoccupatevi di noi. Continuate a farvi le seghe a vicenda”.

Dmitry Orlov

Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/a-short-term-geopolitical-forecast/
20.01.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org

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