UE e FMI salvano l’Egitto in cambio di servizi a Israele e alla sua guerra genocida

Di fronte alla peggiore crisi economica degli ultimi 50 o 60 anni e alle crescenti tensioni sociali, l'Egitto ha sfruttato la sua posizione di principale complice di Israele nella guerra genocida del regime sionista contro Gaza per assicurarsi una serie di salvataggi da parte del Fondo Monetario Internazionale, dell'Unione Europea (UE) e degli alleati del Golfo del Cairo.

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Di Jean Shaoul, wsws.org

Lo scorso fine settimana, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen si è recata al Cairo, accompagnata dai leader austriaco, belga, cipriota, greco e italiano, per firmare un accordo con il macellaio del Cairo Abdel Fattah al-Sisi. Presentato come un “pacchetto di aiuti” da 8,1 miliardi di dollari, l’accordo mira a sostenere l’economia del Paese più grande del mondo arabo, il cui collasso destabilizzerebbe la regione e farebbe precipitare massicci flussi di migranti verso l’Europa.

L’Egitto ospita circa 10 milioni di migranti dal Medio Oriente, tra cui 450.000 persone che sono fuggite dalla guerra civile di 11 mesi nel vicino Sudan.

Il finanziamento dell’UE comprende 5,45 miliardi di dollari in prestiti agevolati e 2 miliardi di dollari in investimenti in energia rinnovabile, commercio e ‘sicurezza’ – ossia il sostegno alle forze di sicurezza armate egiziane – nei prossimi tre anni.

L’economia egiziana, in declino da decenni, è stata colpita duramente dalla pandemia COVID-19, che ha portato a un calo del turismo vitale, che rappresenta il 15% dell’economia, e ha provocato il ritorno dei lavoratori del Golfo e la perdita delle loro rimesse, ingrossando le file dei disoccupati. La situazione è stata peggiorata dallo scoppio della guerra USA-NATO contro la Russia in Ucraina, che ha fatto lievitare il costo delle importazioni agricole, in particolare di grano, mais e olio da cucina. Questi due fattori combinati hanno portato ad un deflusso di 20 miliardi di dollari di capitale speculativo – più della metà del capitale investito nel Paese – alla ricerca di tassi di interesse più elevati.

La guerra a Gaza ha portato ad un ulteriore calo del turismo e ad un catastrofico calo del 50% delle entrate del Canale di Suez, in quanto le navi evitano la rotta del Mar Rosso in seguito agli attacchi dei ribelli Houthi nello Yemen contro le navi commerciali legate ad Israele e ai suoi finanziatori americani e britannici. Le industrie manifatturiere, farmaceutiche e tessili egiziane hanno sofferto molto di conseguenza.

La guerra ha avuto ripercussioni anche sul mercato dell’energia, con un calo delle riesportazioni di gas di oltre il 50 percento nell’ultimo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022.

I problemi economici dell’Egitto sono stati esacerbati dai megaprogetti vanitosi di Al-Sisi, tra cui un’espansione da 8 miliardi di dollari del Canale di Suez, il cui promesso aumento delle entrate non si è concretizzato; un investimento da 300 miliardi di dollari in nuove strade, porti e ferrovie; un massiccio programma di riarmo; e una nuova capitale amministrativa da 58 miliardi di dollari in costruzione dal 2015 – nel deserto, a 28 miglia [45 chilometri] da una possibile nuova rivolta popolare al Cairo.

Di conseguenza, l’Egitto sta spendendo 32,79 miliardi di dollari, più della metà del suo bilancio, per il servizio del debito. A beneficiarne sono state le aziende legate all’esercito che dominano l’economia egiziana e l’esercito, che ora controlla un quarto del bilancio.

La disoccupazione, la sottoccupazione e la rabbia per la mancanza di servizi educativi e sanitari sono molto diffuse. Circa il 30% dei 108 milioni di abitanti dell’Egitto vive al di sotto della soglia di povertà, mentre un altro 30% vive al limite della stessa. L’Egitto, un tempo potenza leader del Medio Oriente e persino alla fine degli anni ’60 più prospero della Corea del Sud e di Taiwan, ha il sesto PIL pro capite più basso della regione e il quarto tasso di alfabetizzazione più basso.

Al-Sisi mantiene il potere con un pugno di ferro ben peggiore di quello del dittatore di lunga data Hosni Mubarak. Centinaia di oppositori politici sono stati uccisi negli ultimi dieci anni del suo governo e 65.000 detenuti politici sono rinchiusi nelle carceri egiziane, spesso senza accusa o processo, dove sono sottoposti a tortura. Otto alti esponenti dell’opposizione sono stati recentemente condannati a morte.

I media indipendenti sono censurati e i giornalisti internazionali sono stati arrestati; i giornalisti di Al Jazeera sono stati detenuti per anni senza accusa. Tutti i media occidentali hanno ritirato i loro giornalisti. Tutti gli scioperi e le manifestazioni sono brutalmente repressi.

Sullo sfondo delle preoccupazioni per la ‘sicurezza’ dell’Egitto, le potenze europee hanno messo da parte le loro critiche ipocrite sulle violazioni dei diritti umani. Temono che l’offensiva di terra pianificata da Israele sulla città di confine egiziana di Rafah, a sud di Gaza, che potrebbe costringere centinaia di migliaia di palestinesi nella penisola egiziana del Sinai, possa essere l’ultima goccia.

Il regime di Al-Sisi è coinvolto fino al collo nel genocidio. Ha sigillato il confine meridionale di Gaza e si sta coordinando strettamente con il regime fascista di Netanyahu per bloccare le consegne di aiuti e costruire un centro di detenzione temporanea per i Palestinesi che attraversano il confine. L’esercito egiziano sta conducendo una guerra brutale contro la popolazione della Penisola del Sinai con il pretesto di combattere il ‘terrorismo islamico’, utilizzando metodi simili a quelli usati da Israele contro i Palestinesi.

L’accordo dell’UE segue la decisione della Banca Centrale egiziana di aumentare i tassi di interesse di 6 punti percentuali senza precedenti e di permettere alla sterlina di fluttuare, portando a una svalutazione del 60% della valuta e a un aumento del costo dei beni importati. Il Governo ha accettato di privatizzare le aziende statali e di tagliare la spesa per i progetti infrastrutturali e lo stato sociale. Queste misure fanno parte di un pacchetto di ‘riforme di mercato’ realizzate in cambio di un prestito del FMI di 5 miliardi di dollari, oltre ai 3 miliardi di dollari concessi nel dicembre 2022. Il prestito aggiuntivo arriva dopo che il FMI ha trattenuto i fondi l’anno scorso a causa delle preoccupazioni sugli abusi del governo e sulla cattiva gestione.

Altri fondi sono in programma. Lunedì, l’organizzazione sorella del FMI, la Banca Mondiale, ha annunciato che fornirà all’Egitto un’assistenza finanziaria di oltre 6 miliardi di dollari nei prossimi tre anni “per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi di sviluppo”.

I prestiti seguono la vendita da parte del Cairo, il mese scorso, dei diritti di sviluppo della località mediterranea di Ras el-Hekma agli Emirati Arabi Uniti (EAU) per 35 miliardi di dollari, definita come il più grande affare mai concluso dall’Egitto, con un pagamento anticipato immediato di 10 miliardi di dollari da parte degli EAU. In base all’accordo, il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti ADQ svilupperà il resort, che includerà hotel, luoghi di intrattenimento, distretti finanziari e commerciali e un aeroporto a sud della città.

Il Fondo Pubblico di Investimento dell’Arabia Saudita e l’Autorità di Investimento del Qatar sono in trattative per concludere accordi simili.

Questi accordi con il brutale dittatore egiziano indicano la vera natura dei colloqui tra l’amministrazione Biden, l’Egitto e gli Stati del Golfo, svoltisi con il pretesto di negoziare un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas a Gaza. La questione è come evitare il collasso dello Stato più grande e strategicamente importante del mondo arabo, mentre la guerra a Gaza minaccia la stabilità regionale.

Poche settimane prima dei colloqui, le elezioni presidenziali farsa tenutesi in Egitto a dicembre hanno riportato al-Sisi al potere fino al 2030, con il 90% dei voti contro i candidati dei partiti che facevano parte del regime. Gli Stati Uniti e le principali potenze europee hanno espresso il loro sostegno in diverse occasioni prima delle elezioni.

La complicità del regime militare nel genocidio dei palestinesi è strettamente legata alla sua repressione della classe operaia egiziana. Il rovesciamento di Mohamed Morsi da parte di al-Sisi nel luglio 2013 non era semplicemente diretto contro i Fratelli Musulmani, ma mirava alla sanguinosa repressione della classe operaia egiziana, la più potente della regione.

Milioni di lavoratori e di giovani avevano rovesciato Mubarak nel gennaio 2011 dopo giorni di scioperi e manifestazioni di massa, scuotendo non solo il capitalismo egiziano, ma l’intera regione. Mentre la dittatura militare di Al-Sisi ha fatto tutto il possibile per affogare nel sangue il movimento di massa, è seduta su una polveriera sociale, come tutte le potenze imperialiste e regionali sanno perfettamente.

Migliaia e migliaia di persone hanno protestato contro il genocidio israeliano a Gaza. A febbraio, i lavoratori tessili di Mahalla al Kubra, un centro storico della lotta di classe in Egitto, hanno scioperato per una settimana per ottenere un aumento del salario minimo, costringendo Al-Sisi a fare una concessione e segnalando la crescente opposizione della classe operaia alla sua dittatura militare controrivoluzionaria.

Di Jean Shaoul, wsws.org

28.03.2024

Fonte: https://www.wsws.org/fr/articles/2024/03/27/wuhu-m27.html

Titolo originale: L’UE, le FMI et les puissances régionales renflouent l’Égypte en échange des services rendus à Israël et à sa guerre génocidaire

Traduzione a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org

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